Credits by Emanuela Batir

Eurovision Song Contest 2022

Bonjour mes amis,

oggi vorrei parlarvi dell’Eurovision Song Contest. Per chi non lo sapesse, l’Eurovision è un contest musicale internazionale che coinvolge tutti gli Stati della placca europea (si parla quindi di un’Europa geografica, non dell’Unione Europea, ecco perché mes amis vi partecipano anche Stati come la Svizzera, la Turchia, l’Israele).

Segue il modello del Festival di Sanremo ed è nato proprio su proposta dell’Italia. Siamo nei primi anni ’50, in un’Europa che si trova a dover fare i conti con il lascito della Seconda Guerra Mondiale: il muro di Berlino, la Germania divisa, la Russia che si oppone agli Stati Uniti d’America creando di fatto due grandi blocchi politico-economici che spezzano il mondo intero a metà. Nel 1950 era nata l’Unione europea di radiodiffusione, di fatto una specie di alleanza tra le reti radiofoniche dei vari Stati europei per permettere di creare un’unione ed eventi che promovessero la pace. Proprio nel tentativo di cercare un evento da sponsorizzare a livello europeo-internazionale per creare un momento di pace e condivisione – un po’ come le olimpiadi – l’UER iniziò a stilare una serie di eventi da proporre, ed emerse in questo contesto Sergio Pugliese, drammaturgo italiano e giornalista RAI, che suggerì di realizzare un contest musicale sul modello del Festival di Sanremo. Nel 1951 si era svolta la prima edizione di Sanremo, nel 1956 si svolse la prima edizione dell’Eurovision: la musica, mes amis, divenne lo strumento per riunire.

L’Italia ha partecipato fin dalla prima edizione, pur se con qualche interruzione. Tra gli anni ’80 e gli anni ’90, la RAI sospese più volte la partecipazione dell’Italia al Contest, adducendo motivazioni economiche: secondo i vertici RAI infatti il pubblico non aveva lo stesso interesse per l’Eurovision come per Sanremo, e se a ciò si sommavano i costi da pagare per poter partecipare, il gioco non valeva la candela. Nel 1997 l’Italia, data per favorita dai bookmakers, è arrivata terza, e la RAI decise di sospendere del tutto la partecipazione all’Eurovision. C’è chi sostiene che in realtà la RAI stessa abbia spinto per non vincere, proprio per i costi enormi che comporterebbe ospitare l’evento, altri danno la colpa al sistema di votazione dell’epoca, poco chiaro e confusionario, che più volte aveva fatto vincere due Paesi all’unanimità. Di sicuro organizzare un evento di questa portata non è facile e l’UER stessa ha modificato più volte il regolamento per cercare di ovviare alle varie problematiche emerse. L’Italia torna a partecipare all’Eurovision nel 2011, con Raphael Gualazzi, su spinta di Raffaella Carrà, fino a giungere nel 2015 ad un regolamento ufficiale: l’Italia sarà rappresentata all’Eurovision dal vincitore di Sanremo, a meno che questi non rifiuti esplicitamente.

Finora abbiamo vinto l’Eurovision tre volte: nel 1964 con “Non ho l’età (per amarti)” di Gigliola Cinquetti, nel 1990 con “Insieme: 1992” di Toto Cutugno e nel 2021 con “Zitti e buoni” dei Måneskin. L’Italia è anche uno dei big five, ovvero i 5 Stati che accedono direttamente alla finale in virtù dei fondi che mette a disposizione.

Insomma, ora che il regolamento dell’Eurovision è più delineato e che la RAI ha stabilito come selezionare i cantanti rappresentanti, l’Italia sta nuovamente conquistando le classifiche europee e internazionali: i Måneskin sono diventati famosi in tutto il mondo, Mahmood con “Soldi” aveva conquistato il pubblico e “Brividi” quest’anno è stata per settimane nella Top 50 Global su Spotify.

Ma al di là dei numeri e dei vincitori, l’essenza ultima dell’Eurovision mes amis è creare unione, è vedere uno spagnolo lanciarsi a ballare la hora tipica moldava durante l’esibizione della Moldavia, sentire un inglese che cerca di cantare “Brividi” in italiano e sentire l’intero PalaOlimpico di Torino gridare BITI ZDRAVA quando parte la canzone della Serbia, pur non sapendo cosa significhi. Avendo assistito al Jury Show della finale, vi posso assicurare che un evento del genere riunisce l’intera Europa e vedere che ogni lingua e cultura del nostro continente vengono apprezzate dagli altri Stati è meraviglioso, perché evoca il potere della condivisione e dell’unione, fine ultimo di questo Contest.

Emanuela Batir