Il 21 marzo 2021 è stata la giornata mondiale dedicata alla poesia, per questo ho deciso di proporvi i meravigliosi versi di Murilo Mendes dedicati alla città di Taormina. Il poeta brasiliano nel 1957 occupò la cattedra come professore di letteratura e cultura brasiliana alla Sapienza di Roma. Approfittò di questo lungo soggiorno in Italia per poter esplorare in lungo e in largo il paese, e rimase esterrefatto dalla bellezza siciliana. Infatti decise di scrivere una raccolta di poesia intitolata “siciliana”.



Tra queste approfondiamo insieme l’elogia di Taormina:

A dupla profundidade do azul
Sonda o limite dos jardins
E descendo até à terra o transpõe.
Ao horizonte da mão ter o Etna
Considerado das ruínas do templo grego,
Descansa.

Ninguém recebe conscientemente
O carisma do azul.
Ninguém esgota o azul e seus enigmas.

Armados pela história, pelo século,
Aguardando o desenlace do azul, o desfecho da
[bomba,

Nunca mais distinguiremos
Beleza e morte limítrofes.
Nem mesmo debruçados sobre o mar de Taormina.

Ó intolerável beleza,
Ó pérfido diamante,
Ninguém, depois da iniciação, dura
No teu centro de luzes contrárias.

Sob o signo trágico vivemos,
Mesmo quando na alegria
O pão e o vinho se levantam.
Ó intolerável beleza
Que sem a morte se oculta.

“La doppia profondità dell’azzurro delimita il confine dei giardini e giungendo fino a terra lo oltrepassa. Ad un palmo dall’orizzonte, l’Etna, scorto dalle rovine dei templi greci, riposa. Nessuno si sottrae consapevolmente all’incanto dell’azzurro. Nessuno può dissolvere l’azzurro e i suoi enigmi. Armati della storia, dai secoli, attendendo la dissoluzione dell’azzurro e lo scoppio della bomba, non distingueremo mai più i limiti della morte e della bellezza neppure se affacciati sul mare di Taormina. Oh insopportabile bellezza! Oh perfido diamante, Nessuno, dopo una tale consacrazione, resiste nel tuo scontro di luci contrarie. Sotto il tragico segno viviamo, anche quando, con allegria il pane e il vino si innalzano al cielo. Oh insopportabile bellezza che senza la morte si occulta.”

La Sicilia, trinacria degli antichi greci, rappresentò lo scenario fantastico per generazioni e generazioni di poeti. Terra di ciclopi, di scirocco e di profumi. Innumerevoli scrittori si invaghirono di questa culla, tra i quali spicca Murilio Mendes. Mendes inizia la sua poesia dalla riflessione sull’ azzurro, un colore che emerge dal mare, si confonde con il cielo per poi mescolarsi con i colori dei giardini. Intravede attraverso i ruderi del tempio greco, l’imponente vulcano Etna, nonché gigante di fuoco che simboleggia la regione ma in questa poesia è descritto come dormiente. Percepiamo una sorta di adorazione per il mare siciliano, tra i suoi versi risalta sempre il colore azzurro, lo posiziona quasi come soggetto indiscusso della sua poesia. Si avverte la catastrofe come destinazione e la bellezza come tragedia. Tra le sue strofe constatiamo anche il terrore della guerra acuita dalla minaccia della bomba atomica, e della vana invocazione al cielo che ne deriva. La bellezza, adesso, non si distacca dalla morte e per questo diventa un “diamante perfido” la cui luce contraddittoria attrae e respinge. 

Siamo dinnanzi una poesia che si caratterizza non solo per la tematica ma anche per il linguaggio dell’autore: l’azzurro che troviamo nell’incipit, dal valore essenzialmente sensoriale, riappare successivamente investito da una carica simbolica. “Siciliana” approfondisce temi come il significato del tempo e la ricerca di una voce poetica come strumento d’espressione ma non solo. Scava anche nella quotidianità sicula segnata dalle ombre che l’hanno attraversata. 

La figura di Mendes è molto interessante in quanto abbracciò la corrente surrealista brasiliana ma al contempo visse un forte lucidità che lo distanziò da tale movimento. All’ interno delle sue opere, creò degli scenari onirici e mistici. Per Mendes il mondo è antico ed anche futuro. La sua poesia si avvale dunque dell’onnipotente sogno, di associazioni insolite ma anche di un’idea potentissima e quasi nervosa di Dio. Visse durante il periodo bellico, e all’interno dei suoi componimenti non mancano le tematiche di denuncia sociale: scrive di dolore, di pietà cristiana, descrive l’orrore per i crimini nazisti, delinea la guerra come apocalisse terrena. Una volta terminata la guerra, l’animo del poeta si rasserenò e si dedicò alla meditazione e alla stesura di opere a tema culturale come “Siciliana” e “Tempo espanhol”. Inoltre, le sue poesie e i suoi volumi di saggistica sulla musica e sulla pittura, gli permisero di vincere, nel 1972, il prestigioso Premio Internazionale di Poesia Etna-Taormina grazie al quale ottenne maggior fama. Le sue opere vennero così apprezzate da personaggi illustri come Jacobbi e Ungaretti, che quest’ultimo le tradusse in italiano. Mendes dunque è considerato come poeta d’avanguardia, modernista. In seguito si trasferì a Lisbona, dove trascorse i suoi ultimi anni di vita e si spense il 13 agosto del 75. Ancora ora viene ricordato come il poeta brasiliano di Roma.

Greta Accardi