Terra Longe
(Pedro Corsino Azevedo)


Aqui, perdido, distante
Das realidades que apenas sonhei,
Cansado pela febre do mais-além,
Suponho
Minha Mãe a embalar-me,
Eu, pequenino, zangado pelo sono que não vinha.
“Ai, não montes tal cavalinho,
Tal cavalinho vai terra longe,
Terra longe tem gente-gentio,
Gente-gentio come gente”.
À doce toada
Meu sonho caía de manso
Da bôca de minha Mãe:
“Cala, cala, meu menino,
Terra longe tem gente-gentio,
Gente-gentio come gente”.
Depois vieram os anos,
E, com êles, tantas saüdades!…
Hoje, lá do fundo, gritam: Vai!
Mas a voz da minha Mãe,
A gemer de mansinho
Cantigas da minha Infância,
Aconselha ao filho amado:
“Terra longe tem gente-gentio,
Gente-gentio come gente”.
Terra longe! terra longe!…
Ó Mãe que me embalaste!
Ó meu querer bipartido!

(Claridade, 4, 1947)

Terra Lontana: [Qui, perduto, distante // dalle realtà che ho soltanto sognato, // Stanco per la febbre dell’oltre, // Penso a mia madre che mi culla, // Io, piccolino, arrabbiato per il sonno che non sopraggiungeva. // “Ahi non salire su quel cavallino, // Quel cavallino va verso la terra lontana, // Nella terra lontana c’è gente straniera, // La gente straniera si mangia la gente”. // Alla dolce cantilena il mio sonno arriva lento, // Dalla bocca di mia madre: // “Dormi, dormi, mio piccolo, alla terra lontana c’è gente straniera, // La gente straniera mangia la gente”. // Poi passarono gli anni, // E con essi, tanta nostalgia! // Oggi la dal fondo, gridano: Vai! // Ma la voce di mia madre che geme piano, // Canzoni della mia infanzia, // Consiglia al figlio amato: “terra lontana, c’è gente straniera, // La gente straniera si mangia la gente”. // Terra lontana, terra lontana! // Oh madre che mi hai cullato! // Oh mio volere diviso in due!]

Terra Longe, considerata una tra le poesie più emblematiche del poeta Pedro Corsino Azevado nonché uno dei precursori del movimento letterario Claridade, rivista storica capoverdiana che riuscì ad ispirare scrittori ed intellettuali dell’arcipelago. I versi di Terra Longe, rispecchiano perfettamente i sentimenti contrastanti tipici della poetica capoverdiana. La malinconia domina la scena, il protagonista si lascia cullare dai suoi stessi sogni, da quei desideri che lo portano ad andare verso terre lontane, verso paesi economicamente più avanzati, alla ricerca di un futuro roseo e fruttuoso. Ma, come recita nel verso successivo, è ormai stanco della “febbre dell’oltre”, di questa fervida speranza di poter migliorare la propria condizione di vita. Il poeta solleva una questione fondamentale per l’uomo di Capo Verde: che sia meglio emigrare verso nuovi orizzonti per elevare il proprio status sociale a vette più alte o rimanere nella terra natia tra i propri affetti in una dimensione ormai consolidata? Il poeta sembra combattuto da sentimenti contrastanti, riaffiorano i ricordi delle braccia sicure della madre con cui lo cullava, delle parole che gli sussurrava: “non salire su quel cavallino che va verso terre lontane, dove gli stranieri mangiano le persone”. Una ninnananna che evidenzia quanto sia radicata l’idea dell’odiata partenza.  L’uomo di Capo Verde si ritrova davanti un bivio, la brama dell’oltre e il legame con la patria. “A gente-gentio” ovvero gli “stranieri” ai quali si va incontro e che estirpano le radici degli immigrati, i quali poi vengono spogliati della loro vera natura, avviando così un processo di omologazione culturale per la nuova realtà ospitante. Spicca la figura materna che in uno primo momento calma affettuosamente il bambino, lo culla e spazza via le sue paure; in un secondo momento, invece, si trasforma in madre apprensiva e impaurita che il bambino possa spiccare il volo e si allontani troppo dal nido, dimenticandosi delle sue radici. Fin dalla tenere età tenta di trasmettergli angoscia per ciò che è diverso e sconosciuto, infonde in lui un senso di inquietudine. La figura della madre può essere interpretata come Madre Terra che cerca di alleviare e di proteggere i suoi figli. Anteposta ad essa, vi è la Metropoli, personificata nella gente straniera, che allontana l’uomo dalle sue radici. Il poeta ribadisce per tutta la lunghezza della poesia la problematica che affligge il capo verdivano generando un’atmosfera di saudade, di nostalgia. L’animo del capo verdivano dunque sarà sempre in contraddizione: innamorato della propria terra incapace di offrire serenità ai suoi figli, un terreno inospitale che genera fame e carestie costringendo gli abitanti ad emigrare verso altri continenti col cuore colmo di rimpianto e amarezza. 

Greta Accardi