Antrum: The Deadliest Film Ever Made

Bentornati a tutti, cari lettori di #Receustioni. Questa settimana la recensione sarà leggermente diversa da quella di “Dolittle”, un po’ meno divertente -I know, eravate qui per le risate, ma questa settimana faccio la seria, sorry-, e un po’ più… scottante, in tutti i sensi. Questa settimana, udite udite, parliamo di un film horror. Quindi amanti del genere, a me.

Da anni ormai, più precisamente da quando Netflix è sulla piazza, si parla spesso di film horror prodotti da queste piattaforme streaming, e a volte emergono titoli, come ad esempio “Veronica”, che sembrano essere l’Horror con la H maiuscola, capace di non farti dormire per settimane -un po’ come “The Ring” quando eravamo pischelli noi-. And it happened again. Quest’anno infatti su Prime Video è uscito un mockumentary horror che ha fatto molto discutere gli amanti del cinema: “Antrum”. A onor del vero, Prime Video ne è solo il distributore a livello globale, perché in realtà il film è una pellicola indipendente, girata da Amito e Laicini, uscita nel 2018 e proiettata durante vari festival cinematografici.

Ma, mes amis, procediamo con calma: innanzitutto che cosa significa mockumentary? Un mockumentary è un falso documentario, quindi in breve “Antrum” su Prime Video è strutturato come un documentario, con la pretesa di raccontare la vera storia del film horror “Antrum” uscito negli anni ‘70. Oui, je sais mes amis, sento la vostra confusione. Mi spiego meglio. La trama del film è sviluppata come la sesta stagione di “American Horror Story” (per chi se ne intende): si inizia con un documentario in cui si parla di questo horror uscito negli anni ‘70, che ha portato alla morte di diverse persone a causa di attacchi d’isteria in seguito alla visione del film; poi ci si ritrova catapultati nel 2018, quando viene rinvenuta una copia di questa pellicola, che viene per la prima volta ridistribuita al pubblico… E qui inizia l’horror vero e proprio. La presunta pellicola parla di due bambini, fratello e sorella, che vanno in una foresta maledetta per accedere all’Inferno e poter rivedere il loro cane. Je sais, è inquietante come trama, per me basta già questo a farmi avere le palpitazioni, ma iniziamo la nostra receustione.

Signori e signore, chapeau. Questo film è un CA-PO-LA-VO-RO. I brividi sono assicurati, e badate bene che le scene splatter sono quasi inesistenti in questo film, non sono il sangue o la violenza a fare paura, bensì sono le colonne sonore, le immagini e la recitazione degli attori a rendere il tutto spaventoso. Quando parte la pellicola del presunto film horror degli anni ‘70, sembra proprio di guardare un film degli anni ‘70: i colori, i vestiti dei protagonisti, l’audio… tutto sembra così realistico che diventa facile credere che effettivamente questa pellicola maledetta sia esistita sul serio.

Le scene in cui i due bambini eseguono rituali occulti per poter accedere all’Inferno sono state studiate con molta cura dai due registi -nonché sceneggiatori- Amito e Laicini, che si sono concentrati sui dettagli per rendere il tutto il più realistico possibile. Oralee, la sorella maggiore, ha con sé un libro dell’occulto con tutti i rituali da fare per poter man mano scendere nei gironi Infernali, e ci sono anche Cerbero e Caronte: l’Inferno di Dante è stato usato come fonte d’ispirazione, e penso che ciò renda il tutto ancora più poetico e terrificante -forse anche in memoria della mia professoressa delle medie che ci fece studiare quasi tutto l’Inferno a memoria… alcune terzine me le sogno ancora la notte-.

Gli attori sono spettacolari: i due protagonisti sono Rowan Smyth (oggi 14 anni sulla carta, candidato già a vari premi per il suo film “I believe”, uscito nel 2017) e Nicole Tompkins (doppiatrice di Jill Valentine nel videogioco “Resident Evil 3” e comparsa nella quinta stagione di “American Horror Story”). Le espressioni facciali della Tompkins sono il punto forte del film, riescono a veicolare quella sensazione di inquietudine che fa stare con il fiato sospeso, e il piccolo Rowan Smyth riesce a farti immedesimare nel protagonista… Insomma, sono entrambi giovanissimi e bravissimi, spero proprio che ne sentiremo ancora parlare in futuro.

Per quanto riguarda la colonna sonora invece, non ho niente da dire perché non saprei proprio da dove partire. Avete presente la sensazione di irrequietezza che si prova guardando “Shining”? Quella scena in cui la famigliola viaggia in macchina per dirigersi verso l’hotel, e c’è quella musica che vi fa già salire l’ansia -che poi io sia l’ansia fatta persona è una cosa a parte-? Ecco, questa colonna sonora trasmette le stesse sensazioni. La narrazione procede un po’ a rilento: ci sono molte inquadrature sul viso dei protagonisti e sulla foresta, e tutto ciò rende il tutto ancora più terrificante.

Ammetto di essere debole di cuore di mio, ma vi garantisco che questo film vi lascerà con il battito accelerato e una strana sensazione addosso… Fa uno strano effetto guardarlo, e lo definirei un vero e proprio Horror -sì, con l’H maiuscola-. Quindi se avete una serata libera, possibilmente in compagnia di un fratello/genitore/coinquilino non deboli di cuore, guardate questo capolavoro e fatemi sapere se ne è valsa la pena!

À bientôt mes amis!

Emanuela Batir