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Il silenzio delle ragazze

Buongyy,

Nella scorsa recensione, vi raccontavo della spesa pazza fatta in questa libreria parigina troppo carina e del primo dei tre libri che avevo finito, Il quaderno delle parole perdute. Oggi, fedele alla mia parola, vi porto su questi schermi il secondo libro che ho finito, Il silenzio delle ragazze.

Il romanzo della scrittrice britannica Pat Barker racconta le vicende dell’Iliade narrate dal punto di vista di Briseide. Il concetto di base, nonostante in sé sia tanto semplice, mi è sembrato rivoluzionario. L’autrice parte dal presupposto che i racconti della mitologia siano spesso parziali, perché il punto di vista delle donne viene completamente tagliato. Si parla solo degli eroi, delle loro gesta, e le donne vengono giusto menzionate en passant, perché madri o mogli di qualcuno. Questo retelling, invece, mette al centro i sentimenti e la vita delle donne catturate come bottino di guerra e rese schiave.

Linesso viene conquistata dai greci, guidati da Achille. Briseide, moglie del re, sopravvive al massacro della sua famiglia e, considerata premio di valore, viene consegnata ad Achille. All’età di 19 anni diventa quindi schiava, concubina e infermiera, alla mercè dell’eroe, così come tante altre donne.

Qualche tempo fa, ho letto La canzone di Achille, di Madeline Miller, e l’ho adorato. Per questo, quando ho letto la trama de Il silenzio delle ragazze, sono andata a colpo sicuro e con aspettative molto alte, che non sono state deluse. La storia è la stessa però raccontata dal punto di vista di Briseide. Mentre nel romanzo di Miller, Achille e Patroclo sono i buoni della situazione, qui vengono presentati in maniera un po’ meno romanzata: sono guerrieri che hanno massacrato interi popoli e stuprato donne senza alcuna pietà. Briseide è una donna che a modo suo si ribella, pur non trovandosi nelle condizioni di poter agire. È una donna forte in una società e in un momento storico in cui una donna non può essere forte.

Un particolare del libro che ho trovato brillantemente delineato sono i sentimenti della protagonista nei confronti di Patroclo. Più mite dell’amico e degli altri guerrieri, diventa per lei quanto più di vicino a un amico esista date le circostanze. Nonostante ciò, ha comunque preso parte al massacro della famiglia e della città di Briseide, che quindi prova nei suoi confronti dei sentimenti contrastanti. Il fatto di essere migliore dei compagni non cancella quello che ha fatto.

La vita nell’accampamento è sempre incerta per Briseide, costretta a piegarsi alla volontà del suo proprietario. Un altro passaggio molto ben riuscito, a mio avviso, è il litigio tra Achille e Agamennone e il terrore cieco che questo provoca in Briseide. Infatti, sebbene fino a quel momento fosse stata costretta ad avere rapporti con la stessa persona che aveva massacrato la sua famiglia, la prospettiva di diventare la schiava di Agamennone, famoso tra le donne per essere violento, è ancora peggiore.

Non sono un’amante di tutto ciò che afferisce a ferite, sangue e guerra, per cui a tratti ho trovato alcune descrizioni un po’ crude. Vi rassicuro: non è nulla di particolarmente splatter, sono solo io che sono molto delicata! D’altronde, è una storia che parla di guerra e lo sapevo dall’inizio.

Insomma, questo libro è stato un po’ una ventata di aria fresca: vicende che tipicamente ruotano attorno agli uomini raccontate dal punto di vista di una donna. Invece di narrare le gesta sensazionali dei grandi eroi greci, i riflettori sono puntati sulla totale assenza di potere delle donne, premi e merce di scambio, senza alcuna speranza di far valere la loro opinione o la loro volontà.

I meccanismi mentali di adattamento che le donne, in particolare Briseide, mettono in atto sono molto realistici e ben descritti, per questo immedesimarsi è molto facile. Sono anche degli spunti di riflessione davvero interessanti e più vicini ai giorni nostri di quanto si possa pensare.

Se avete letto le mie precedenti recensioni ormai avete imparato a conoscermi: se c’è una protagonista femminile forte, spunti interessanti e descrizioni in grado di risucchiare il lettore nella storia, per me è un libro che vale la pena leggere!

Elisabetta Lupo