Maid
Bonjour mes amis,
Bentornati nella nostra rubrica lettrici e lettori.
Oggi “vittima” della nostra recensione sarà “Maid”, una miniserie Netflix. L’ho vista qualche settimana fa, pensando che sarebbe stata un ottimo spunto per un articolo, e quale occasione migliore se non il 25 Novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ma andiamo con ordine.
Maid è una miniserie Netflix, ossia si compone di poche puntate: 10 in totale. Alex, la protagonista, è interpretata Margaret Qualley, giovani attrice figlia d’arte che ha avuto anche un ruolo minore in “C’era una volta a Hollywood”. Sua mamma è l’attrice Andie MacDowell, nominata al Golden Globe per la sua parte nel film “Quattro matrimoni e un funerale”, e nella miniserie interpreta il ruolo della stessa mamma della protagonista.
“Maid” ha ottenuto un enorme successo a livello internazionale, piazzandosi al primo posto sulle tendenze su Netflix – e spodestando “Squid Game”. La critica lo adora, e sui vari quotidiani online, quando si va ad analizzare il successo della serie, si parla sempre del fatto che sia di una realtà così cruda e schiacciante che inconsciamente ci spinge ad immedesimarci nelle situazioni vissute dalla protagonista.
Mais mes amis io non penso proprio che sia “solo” questione di immedesimarsi nella situazione: sono anche le doti recitative di Margaret, che è emersa come attrice grazie a questa serie, sono i dialoghi, di una naturalezza sconcertante, e sono i personaggi, che non vengono percepiti come fittizi perché riescono ad avere una caratterizzazione tale per cui ci sembrano reali… bon peut-être che effettivamente la sensazione di realtà che emerge quando si guarda “Maid” sia effettivamente il motivo per cui ha avuto tanto successo.
La storia segue Alex, una giovane mamma che decide di scappare di casa con sua figlia quando una sera il marito, tornato ubriaco, inizia a minacciarla. Alex non sa dove andare perché non ha né un lavoro né una casa, allora si reca presso un’assistente sociale per chiedere aiuto. Tutte le scene tra Alex e l’assistente sono di una realtà spiazzante: si parla di inghippi burocratici -Alex ha bisogno di un lavoro per poter iscrivere la figlia all’asilo, ma le servirebbe che la figlia andasse all’asilo per poter cercare un lavoro-, ma soprattutto viene affrontato il tema della violenza domestica. Alex non si sente vittima di violenza perché, come dice lei, non c’è stata aggressione fisica, ma l’assistente sociale le dice che l’abuso può essere anche mentale, e questo cambia l’intera concezione che Alex ha della sua relazione con l’ex. Il fatto che si tratti però di un abuso psicologico e non fisico comporterà ulteriori complicazioni però per la lotta per la custodia della figlia.
Bref mes amis “Maid” è una serie tv che merita. Di sicuro non è adatta a un binge watching, perché si perderebbe l’essenza dell’intera storia, ma quando siete pronti ad affrontare una serie tv più impegnativa, vi consiglio di iniziare proprio da “Maid”.
À bientôt mes amis,
Emanuela Batir