Don’t look up
Welcome back dearies, nella recensione di oggi voglio parlarvi di un film che a mio parere non ha ricevuto le standing ovations che meritava, sto parlando di Don’t look up, diretto da Adam McKay ed uscito su Netflix a dicembre 2021.
Il cast di questo film è semplicemente stellare, infatti ci ritroviamo come protagonisti Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, rispettivamente un professore e una dottoranda in astronomia, oltre a Cate Blanchett, Timothée Chalamet, Jonah Hill e Ariana Grande.
Se non vi ho ancora convinti, continuate a leggere, you won’t regret it, I swear!
Kate Dibiasky (Jennifer), scopre per caso l’esistenza di una cometa non identificata, e dopo aver mostrato i propri calcoli al professor Mindy (Leo), i due si rendono conto di un’agghiacciante verità: la cometa colpirà la Terra tra esattamente sei mesi, e date le sue dimensioni, viene definita una killer di pianeti, in quanto il suo impatto comporterebbe la distruzione totale di qualsiasi forma di vita, se non si fa qualcosa per deviarla, o almeno diminuirne la massa in qualche modo.
Qui iniziano i tentativi disperati del professor Mindy e di Kate di farsi ascoltare da una Meryl Streep nei panni di presidente degli Stati Uniti, più interessata alla propria immagine che alle “teorie complottiste” dei due protagonisti, dal giornalismo inaffidabile, da una classe dirigente che prova in tutti modi a negare l’evidenza e poi a trarne profitto.
Nel corso del film assistiamo sgomenti, ad un’eterna contrapposizione tra chi, con i dati in mano tenta di mettere in guardia il mondo intero del suo destino, e chi urla al complotto, sminuendo (magari per paura, anche inconsciamente) e facendo passare per folli ed esagerati gli stessi uomini di scienza che si ostinano a trattare come semplici ospiti da talkshow.
Un carosello che non tarda a far sentire chi assiste come se fosse uno spettatore, di uno show a tratti grottesco e tragi-comico, in cui il mondo si divide in fazioni, in chi ci crede e chi non vuole farlo, mostrando le crepe di un sistema sociale spesso troppo impegnato nel salvare le apparenze, anche in vista di una possibile apocalisse.
Giustissimo definire quindi questo film fantascientifico, ma anche fortemente satirico e a tratti comico, il tutto presentato tramite i volti di attori che conosciamo e quasi ci sembrano ricordarci noi stessi, in una corsa contro il tempo che qualcuno ha definito “Basata su eventi reali.. non ancora accaduti..”, come metafora dell’incredulità o della leggerezza con cui di frequente finiamo per considerare il cambiamento climatico ad esempio, o come all’inizio era considerata la pandemia che stiamo ancora vivendo.
Tutto questo dovrebbe, eppure non riesce a risultare pesante o angosciante, anzi ogni personaggio, seppur incarnando l’esagerazione di quel modo di fare, incarna le paure, gli interessi, e la voglia di trovare sempre il lato positivo (o speculatorio) delle cose.
In un mondo iperconnesso, in cui per assurdo faccia più notizia la rottura di due cantanti famosi che uno scienziato preoccupato per una cometa killer, Don’t look up dimostra alla fine che al di là di ogni allarmismo o incredulità, il giusto sta sempre nel mezzo, e che proprio quando tutto sembra perduto, la più grande ricchezza di cui disponiamo, è trovarci di fronte a qualcuno che sceglie di agire prima che la tragedia sia inevitabile, mettendo da parte l’egoismo e scegliendo di frantumare le apparenze per proteggere la sostanza il più efficacemente possibile, o almeno, non lasciare nulla di intentato.
Worth the hype, isn’t it?
Let me know!
Francesca Nardella