L’Ungheria è ancora un Paese democratico? Freedom House dice di ‘no’. E intanto la stampa indipendente è sotto attacco…

Stampa statunitense

Classificata come “regime ibrido o in transizione”, l’Ungheria oggi non può più essere considerata una democrazia secondo il report Nations in Transit 2020 pubblicato da Freedom House lo scorso maggio. Secondo quanto riporta la suddetta ONG, l’Ungheria si colloca nel crescente gruppo di regimi ibridi, situandosi nella zona grigia tra democrazie e pure autocrazie. Infatti, è stato registrato un peggioramento nei punteggi che si riferiscono alla classificazione del processo elettorale, dell’amministrazione locale democratica e della corruzione. Inoltre, a fronte di ciò, è fondamentale fare chiarezza sull’idea di democrazia e di quanto essa possa essere distorta e strumentalizzata. È possibile così individuare le manifestazioni pragmatiche del significato profondo di democrazia, ovvero quelle che hanno una influenza sul concetto stesso di essa. La democrazia in quanto tale se non “quantificabile” perde ogni credibilità: essendo un concetto apparentemente impossibile da misurare, come se ne può determinare il livello? Impiegando degli indici, pur non parlando di unità di misura scientifiche in quanto la democrazia non è un dato misurabile. Questi indici non rappresenteranno certo la soluzione perfetta ma quantomeno quella migliore.

Secondo il report Freedom in the World, Freedom House assegna all’Ungheria un punteggio pari a 70 su 100 per quanto riguarda il livello di democrazia nel Paese. Relativamente a quanto specificato sopra, riguardo la possibilità di poter quantificare il livello di democrazia facendo uso di indici, quelli utilizzati da Freedom House si diramano in due macro gruppi: diritti politici e libertà civili. All’interno di quest’ultimo ritroviamo la libertà di espressione che, in relazione al caso ungherese in queste settimane, è al centro del dibattito internazionale.

Il New York Times sottolinea la concentrazione nelle mani del governo ungherese dei mezzi di informazione, compresivi dei media e della stampa, e come questo fenomeno si stia estendendo anche alla vicina Polonia. Infatti, il giornale riporta la notizia del licenziamento dell’editore Szabolcs Dull e le successive dimissioni di metà dello staff di Index, giornale ungherese online di notizie nazionali ed internazionali. Si tratta di un giornale indipendente che risulta evidentemente scomodo al Governo.

Foreign Policy racconta come il Primo Ministro ungherese abbia sfruttato la pandemia per togliere potere e credibilità all’opposizione e ai nuovi sindaci schierati all’opposizione, limitando la loro capacità di portare avanti gli atti di ordinaria amministrazione delle loro città. In particolar modo, questo è apparso chiaro nel caso del nuovo sindaco di Budapest, Gergely Karacsony, rappresentante dell’opposizione, poiché Orban ha apportato dei tagli sostanziali alle principali fonti di finanziamento del municipio della capitale. Foreing Policy parla di democrazia “illiberale” riferendosi all’Ungheria.   

Lo smantellamento, da parte del Primo Ministro Viktor Orban, del meccanismo istituzionale di “controlli e contrappesi”, che caratterizza i rapporti tra i vari poteri dello Stato negli ordinamenti democratici, ha portato Freedom House a collocare il Paese nella categoria dei regimi ibridi. Questo è quanto riporta Bloomberg.

Secondo Bloomberg, sarebbe stata proprio la pandemia – e il conseguente approccio governativo – a far scivolare la nazione ungherese nella categoria del “sistema ibrido” fra democrazia e autarchia, nel rapporto di Freedom House. Questa organizzazione non governativa internazionale realizza delle indagini per tenere costantemente sotto controllo il grado delle libertà e dei diritti dei vari Paesi, fornendo un punteggio democratico che si basa su sette categorie principali, tra cui corruzione e libertà dei media. Ebbene, l’Ungheria non è più una democrazia: tale è la conclusione di Freedom House dopo l’ulteriore consolidamento del potere da parte di Orban.

Il Politico si occupa invece di riportare le dichiarazioni di Vĕra Jourová, vicepresidente della Commissione Europea e responsabile del coordinamento delle politiche sui valori e la trasparenza, la quale si è mostrata gravemente preoccupata in merito alla situazione del sito di notizie ungherese Index. Stando alle parole della vicepresidente, è importante che vengano garantite la pluralità di stampa e la libertà di espressione; l’indipendenza politica sarebbe infatti ora esposta a un grande rischio, che finirebbe per compromettere le libere elezioni nel Paese.

Stampa inglese

Anche la BBC parla dell’incessante scontro con l’Unione Europea, ricordando che il governo di Orban si è più volte scontrato con l’Unione in materia di stato di diritto. Poi, l’emittente britannica si sofferma sulla questione Index, denunciando il fatto che nel World Press Freedom Index l’Ungheria sia 89° su 180 nazioni. Quasi tutte le testate ungheresi, difatti, attendono le direttive da parte del governo su cosa denunciare e su come farlo e l’unico media svincolato da qualsiasi forma di assoggettamento era Index.  Tuttavia, le preoccupazioni per la sua indipendenza hanno iniziato a concretizzarsi quando diversi mesi fa Miklos Vaszily, un imprenditore pro-Orban, ha acquisito una quota del 50% della società che gestisce le pubblicità e le entrate di Index. Non a caso Szbolcs Dull, il caporedattore, solamente un mese fa aveva pubblicato un pezzo preoccupante nel quale affermava che la testata era esposta a una tale pressione esterna che avrebbe potuto mettere fine alla loro redazione.

Proprio l’editore capo è stato licenziato, e quasi tutta la sua équipe si è successivamente dimessa come forma di protesta. Reuters racconta la protesta di Budapest, dove migliaia di ungheresi hanno marciato verso la sede del Primo Ministro per opporsi alle azioni di governo per esercitare pressione sul sito e sui media in generale. Il pubblico verrebbe così privato del punto di vista più indipendente nel panorama dei media ungheresi.

Affinché l’opinione pubblica sia considerata come tale, devono sussistere precise condizioni, tra cui la libertà di espressione. Se i flussi di informazione vengono privati della loro autonomia, la democrazia perderà uno dei suoi elementi costitutivi, scivolando inevitabilmente in un allarmante stato patologico.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

Fonti

Hungary’s Independent Press Takes Another Blow and Reporters Quit disponibile su https://www.nytimes.com/2020/07/24/world/europe/hungary-poland-media-freedom-index.html, consultato il 29/07/2020

Viktor Orban Has Declared a War on Mayors disponibile su https://foreignpolicy.com/2020/07/28/viktor-orban-has-declared-a-war-on-mayors/, consultato il 29/07/2020

Orban’s Hungary Is No Longer a Democracy, Freedom House Says disponibile su https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-05-06/orban-s-hungary-is-no-longer-a-democracy-freedom-house-says, consultato il 29/07/2020

Thousands of hungarians march for media freedom after website muzzled disponibile su https://www.reuters.com/article/us-hungary-media/thousands-of-hungarians-march-for-media-freedom-after-website-muzzled-idUSKCN24P1CQ, consultato il 28/07/2020

Hungary’s Index journalists walk out over sacking disponibile su https://www.bbc.com/news/world-europe-53531948, consultato il 28/07/2020

Jourová raises concerns as Hungarian reporters resign disponibile su https://www.politico.eu/article/commissioner-vera-jourova-raises-concerns-as-hungarian-reporters-resign/, consultato il 28/07/2020

Freedom House disponibile su https://freedomhouse.org/country/hungary/freedom-world/2020#CL, consultato il 29/07/2020