La pesca “affonda” la Brexit?
Il divorzio dal continente inciampa in un ostacolo imprevisto

Stampa inglese

Perché la pesca è così importante nei negoziati commerciali sulla Brexit? Lo chiarisce la BBC.

Il Regno Unito ha lasciato l’Unione Europea il 31 gennaio, tuttavia ci sono ancora alcune norme vincolanti che lo tengono legato al contesto europeo. Una di queste è la politica comune della pesca (PCP), che dovrebbe pesare sugli interessi britannici fino alla fine di quest’anno. Per la precisione, la politica comunitaria consente alle flotte pescherecce dei vari Stati membri di accedere alle acque del Paese, a parte le prime 12 miglia nautiche dalla costa. Ecco perché i sostenitori della Brexit vedono la pesca come il simbolo di quella sovranità che verrà riconquistata. Ma l’UE vuole che l’accesso da parte delle sue imbarcazioni continui a essere garantito. Per questo motivo, i diritti acquisiti sulla gestione della pesca rappresentano una importante questione in sospeso nei negoziati. Complessivamente, oltre il 60% del tonnellaggio proveniente dalle acque britanniche viene raccolto dagli altri Paesi. Cioè, la maggior parte del pescato viene esportato e, circa i tre quarti venduti all’interno dell’UE. Con l’uscita dall’Unione, secondo il diritto internazionale, il Regno Unito diventando ‘Stato costiero indipendente’ potrà controllare la sua zona economica esclusiva (ZEE), che si allunga fino a 200 miglia nautiche nel Nord Atlantico. Quando un Paese è invece membro dell’UE, la propria ZEE è gestita appunto in modo congiunto assieme agli altri membri, proprio perché è considerata una risorsa comune. Inoltre, non si tratta solo di esercitare il controllo su chi può pescare nelle proprie acque, ma anche di dove si può pescare e verso quale luogo il pesce può essere venduto.

The Guardian spiega come la dimensione economica dell’industria della pesca nel Regno Unito rappresenti lo 0,1% dell’intera economia; ciò nonostante per le comunità costiere questa attività è vitale. Un esempio è fornito dalla città di Brixham, nel sud del Devon, che vanta la sua storia di pesca già dal XIV secolo. Brixham è diventata il centro più importante del mercato britannico in termini di valore del pesce venduto e, oltre il 70% del suo pescato viene esportato in Francia, Belgio, Paesi Bassi e Spagna. L’UE è dunque il suo principale cliente. Ma – prosegue il quotidiano – il settore della pesca è indubbiamente in contrazione e molti ritengono che l’adesione all’UE sia la causa principale di questo declino. Infatti, secondo i dati del governo, i pescherecci europei catturano fino a otto volte di più nelle acque del Regno Unito rispetto ai pescatori britannici nelle acque europee.

Una successiva lettera di opinione, indirizzata al giornale britannico e pubblicata prontamente pochi giorni fa, chiarisce ulteriormente le dinamiche di tale peggioramento. In pratica, alla fine degli anni Ottanta, furono messe a disposizione alcune sovvenzioni dall’Europa per l’ammodernamento delle barche e delle attrezzature delle comunità dei pescatori. Tali sussidi, dovevano essere ad ogni modo erogati dai governi nazionali, e il Regno Unito non lo fece. Come conseguenza di tutto ciò, i pescatori britannici, non riuscendo a competere con l’efficienza dei pescherecci più moderni, vendettero le loro quote alle società di pesca francesi, olandesi o spagnole, per preservare gli stock ittici. Così si è espressa Veronica Hardstaff.

Stampa statunitense

Il tempo stringe. La Gran Bretagna sarà ufficialmente fuori dall’Unione Europea il 1° gennaio 2021, ossia tra poco meno di due mesi. Il Primo ministro Boris Johnson si trova ad affrontare una questione inaspettatamente complessa: il diritto dei Paesi comunitari di pescare nelle acque territoriali britanniche dopo l’uscita dall’UE. Politics sottolinea come questa questione possa potenzialmente mettere a rischio l’intera negoziazione post Brexit. Il tutto trova la sua origine nel lontano 1973, quando Londra concesse il diritto ai Paesi limitrofi di pescare nelle sue acque. Questo diritto trova la sua origine nell’entrata della Gran Bretagna nell’antenata dell’attuale Unione Europea, la Comunità Economica Europea.

Come riporta The New York Times, nonostante il mercato del pesce contribuisca per meno dello 0,5% del PIL nazionale, esso si è costruito nel corso degli anni delle solide fondamenta politiche, che sembrano inaspettatamente rappresentare l’ago della bilancia nel dibattito sull’addio all’Europa.

The Washington Post ricorda comeil governo di Boris Johnson ha ad oggi la responsabilità di gestire nelle modo più diplomatico e corretto possibile il rapporto con i cinque Stati europei più interessati alla possibilità di pescare nelle acque britanniche del canale della Manica, del mare del Nord e dell’oceano Atlantico: Francia, Irlanda, Danimarca, Belgio ed Olanda. Per la Danimarca in particolare, le decisioni che verranno prese nel breve futuro determineranno la sopravvivenza di un settore vitale per l’economia del Paese. Ma è la Francia di Macron il paese più deciso a raggiungere a breve degli accordi vincolanti. Infatti il Presidente francese chiede espressamente che dopo il 1° gennaio 2021 non ci siano più limitazioni all’accesso di pescherecci UE in acque britanniche, altrimenti ogni altro accordo con Londra perderà la sua valenza, spiega Foreign Policy.

Sono forse queste le premesse per una “guerra del pesce” tra Gran Bretagna ed Unione Europea? Non è ben chiaro chi abbia il coltello dalla parte del manico, ma le economie di entrambe dipendono l’una dall’altra. Quindi il rapido raggiungimento di un accordo è nell’interesse di tutti.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:

Brixham’s fishermen hope Brexit will tip the scales for a shrinking industry disponibile su https://www.theguardian.com/business/2020/oct/17/brixhams-fishermen-brexit-tip-scales-shrinking-industry, consultato il 31/10/2020

Letters: Brtitain at fault for Brexit fishing woes disponbile su https://www.theguardian.com/commentisfree/2020/oct/25/britain-at-fault-for-brexit-fishing-woes-letters, consultato il 31/10/2020

Fishing: why is fishing important in Brexit trade talks? disponibile su https://www.bbc.com/news/46401558, consultato il 31/10/2020

The Issue That Might Sink the Brexit Trade Talks: Fishing disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/28/world/europe/fishing-brexit-trade-deal.html, consultato il 31/10/2020

Why Fishing Could Sink Britain’s Brexit Deal With Europe disponibile su https://foreignpolicy.com/2020/10/06/why-fishing-could-sink-britain-brexit-deal-with-european-union/, consultato il 31/10/2020

Flanders will use charter from 1666 to guarantee post-Brexit fishing rights disponibile su https://www.politico.eu/article/flanders-waives-century-old-charter-to-guarantee-post-brexit-fishing-rights/, consultato il 31/10/2020

It’s all about the cod. Boris Johnson threatens a no-deal Brexit as Britain and France fight over fish disponibile su https://www.washingtonpost.com/world/europe/brexit-no-deal-fisheries/2020/10/16/2ec812c0-0f21-11eb-b404-8d1e675ec701_story.html, consultato il 31/10/2020