Un’ondata iconoclasta travolge l’Occidente. Ma qualcuno dice basta…

Stampa inglese

Con la morte dell’afroamericano George Floyd il movimento Black Lives Matter ha ripreso notevolmente vigore, tanto da stimolare delle ondate di protesta globali contro la disuguaglianza razziale. Perturbanti, sono sicuramente gli atti devastatori rivolti verso i monumenti di gloriosi personaggi storici che stanno accompagnando queste rivolte.

La BBC racconta come le statue dei leader confederati siano state l’oggetto principale di una serie di atti vandalici. Statue decapitate, ridicolizzate, abbattute. Così è in corso la distruzione massiva di monumenti collegati al colonialismo e alla schiavitù. Sta crescendo infatti, la pressione sulle autorità per rimuovere tutta una serie di sculture commemorative. Negli Stati Uniti l’ira dei manifestanti si è scagliata principalmente contro Cristoforo Colombo: a St. Paul, Richmond e Boston le statue dell’esploratore sono state demolite. A Bristol, la statua di bronzo di Edward Colston è stata prima abbattuta e poi gettata nelle acque vicino al porto, il commerciante è responsabile di aver trasportato in America circa 80.000 schiavi africani. Nella capitale scozzese di Edinburgo, il busto di uno dei politici più influenti della nazione del diciottesimo secolo, Henry Dundas, è stato deturpato poiché aveva presentato un emendamento a un disegno di legge che avrebbe poi ritardato l’abolizione della schiavitù. E ancora, in Belgio ad esser preso di mira è stato il re Leopoldo II, che nel 1908 aveva trasformato il Congo nella sua colonia privata, affidandolo di fatto a delle compagnie concessionarie che avevano instaurato un regime brutale per sfruttare le ricchezze legate all’avorio e alla gomma.

Il Financial Times riporta le dichiarazioni di Boris Johnson in risposta alla vorticosa iconoclastia del momento. Una presa di posizione netta quella del Primo Ministro britannico. In primo luogo, ha dichiarato che è vergognoso che la statua di un eroe della patria come Winston Churchill debba essere considerata a rischio attacco. Poi ha aggiunto che il Regno Unito non deve censurare il suo passato, in quanto i monumenti che sono presenti oggi nel Paese sono state messe da generazioni passate che avevano differenti prospettive, abbatterle pertanto, vorrebbe dire alterare la verità storica e depauperare la visione educativa delle future generazioni.

Stampa statunitense

Il New York Times afferma che la rabbia esplosa nei giorni immediatamente successivi alla morte di George Floyd ora sta alimentando il movimento nazionale volto a rimuovere i simboli che richiamano il razzismo e l’oppressione negli Stati Uniti d’America. Il movimento ebbe inizio nel 2015 a seguito del massacro di Charleston avvenuto per mano di un suprematista bianco poco più che ventenne, il quale uccise nove fedeli della più antica chiesa per afroamericani della storia degli Stati Uniti. Adesso i manifestanti e gli attivisti del movimento Black Lives Matter chiedono a gran voce la rimozione di quei monumenti che fungono da promemoria della storia oppressiva che ha creato la realtà che stanno combattendo oggi. Si tratta di monumenti considerati un insulto alla libertà e alla democrazia. Ci si interroga sul dove verranno trasferiti questi monumenti, almeno quelli non rimossi con la forza e senza troppe accortezze. La maggior parte di essi verrà depositata in magazzini poiché impossibile da conservare in un museo date le dimensioni.

La CNN elenca alcuni nomi dei personaggi che in passato si sono macchiati di atti di razzismo oppure che hanno perpetrato massacri nei confronti della popolazione di colore o ancora che sono passati alla storia come brutali colonizzatori e schiavisti. La lista dei monumenti che sono stati rimossi e che verranno rimossi è particolarmente lunga perché vede coinvolti e sotto accusa monumenti che si trovano sparsi su tutto il territorio statunitense.

The Intelligencer sottolinea come la maggior parte dei Repubblicani non sia favorevole a questa ondata di proteste che sta scuotendo il Paese. In particolar modo, il giornale menziona la National Statuary Hall Collection che si trova a Washington D.C. poiché custodisce diverse statue che raffigurano personaggi importanti dei vari Stati Confederati. Collezione ora oggetto di discussione ed aspre critiche ed accuse, rigettate dai membri del Grand Old Party – ossia il Partito Repubblicano. Il Presidente – è sempre la CNN la fonte – è arrivato, in varie occasioni, a invocare il carcere per chi distrugge le statue.

Tuttavia, come nota Usa Today, non vi è unanimità tra i Repubblicani nel sostenere la posizione del Presidente Trump riguardo la conservazione di questi simboli. Il Presidente ha più volte sottolineato la necessità di conservare questa eredità mostrandosi non favorevole alla rimozione dei monumenti degli Stati Confederati. In queste settimane, diversi esponenti del partito hanno proposto di rinominare le basi militari che oggi portano il nome di alcuni leader del tempo della Confederazione. Sembra vi sia una spaccatura nel partito circa questo tema: da una parte troviamo chi sostiene che si stia attuando una sorta di “cancellazione della storia”, dall’altra chi dimostra un approccio più aperto e crede che sia ingiusto mantenere sulle insegne di scuole e basi militari il nome di coloro che richiamano a crudeltà e barbarie.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

FONTI:

Boris Johnson says it’s ‘shameful’ Churchill statue is at risk of attack disponibile su https://www.ft.com/content/3b728ba9-38e5-4020-8921-93bc9ccb71cb, consultato il 11/07/2020

Confederate and Columbus statues toppled by US protesters disponibile su https://www.bbc.com/news/world-us-canada-53005243, consultato il 11/07/2020

George Floyd protests: The statues being defaced disponibile su https://www.bbc.com/news/world-52963352, consultato il 11/07/2020

Honoring the unforgivable disponibile su https://edition.cnn.com/2020/06/16/us/racist-statues-controversial-monuments-in-america-robert-lee-columbus/index.html, consultato il 12/07/2020

Cities Want to Remove Toxic Monuments. But Who Will Take Them? Disponibile su https://www.nytimes.com/2020/06/18/us/confederate-statues-monuments-removal.html, consultato il 12/07/2020

Some Republicans split with Trump, support removing Confederate statues and renaming military bases disponibile su https://eu.usatoday.com/story/news/politics/2020/06/11/confederate-statues-some-gop-lawmakers-break-president-trump/5343830002/, consultato il 12/07/2020

Republicans Defend Confederates in the U.S. Capitol disponibile su https://nymag.com/intelligencer/2020/06/republicans-defend-confederate-statues-in-the-capitol.html, consultato il 12/07/2020

Reconsidering the Past, One Statue at a Time disponibile su https://www.nytimes.com/2020/06/16/us/protests-statues-reckoning.html, consultato il 12/07/2020