Nella mia vita ho sempre cercato di comprendere da cosa derivi la mia
ammirazione verso l’apprendimento di una nuova lingua e cosa esattamente mi affascini di più di questa: se la cultura o la grammatica in sé. Sin dagli anni delle elementari, quando la maestra ci faceva giocare a
bingo per memorizzare i vocaboli in inglese, è sempre spiccata la mia
propensione verso lo studio delle lingue.

Credo che l’infanzia sia una fase importante della vita, poiché mette in luce le abilità e spesso e volentieri anche gli interessi di una persona. Durante questo periodo infatti il bambino non ha sviluppato una consapevolezza tale da poter dire cosa vuole fare della sua vita ma è proprio da questo suo limite di irrazionalità che riesce ad esprimere molto di più della sua persona. Quando si diventa grandi si avverte spesso l’influenza dei genitori o della società sulle proprie scelte; mentre da bambino tutto scorre in maniera più naturale.


Ricordo ancora quel giorno a tavola con mamma e papà: stavamo
cenando e come ogni sera decisero di accendere la tv per ascoltare le
notizie del giorno al telegiornale. Io ero affascinata dalla parte dell’inviato
speciale che appariva per testimoniare sul luogo dell’accaduto. Dissi a
mamma che quello era il lavoro che volevo fare ma feci una precisazione: “lo voglio fare in una lingua diversa dall’italiano!” Mamma scoppiò a ridere ed iniziò a farmi centinaia di domande sul perché scelsi proprio quel mestiere (che poi “scelsi” è un parolone dal momento in cui a quei tempi l’unica certezza che avevo era che frequentavo la prima media e avevo soli undici anni!). Io amavo viaggiare e soprattutto nei viaggi cimentarmi nelle mie ancora limitate abilità linguistiche. Forse vedevo nel ruolo dell’inviato ciò che potesse soddisfare questi miei interessi.

All’età di diciannove anni le mie idee ed i miei sogni si sono piano piano trasformati ed in parte esauditi. Innanzitutto ho avuto la possibilità di frequentare un liceo che mi ha insegnato tanto, non solo sulla base delle lingue, ma soprattutto a livello umanistico. Con questo mi riferisco alle acquisizioni di materia filosofica, storica e letteraria che reputo di estrema importanza per sviluppare la propria personalità individuale. Una più consapevole introspezione mi ha permesso quindi di riscoprire i miei desideri, che seppur in linea con quelli che coltivavo da bambina, risultano in parte cambiati. Nel corso degli studi superiori ho iniziato ad interessarmi maggiormente sul tema politico-economico, tanto da voler capire sempre di più la realtà che mi circonda. Nonostante questo però la mia passione per le lingue non è svanita ma anzi si è plasmata intorno a quest’ambito più specifico. Ho maturato così l’idea di sfruttare e coltivare le mie conoscenze linguistiche in un contesto più ampio legato all’ambiente politico internazionale.

Questa è la strada che ho deciso di intraprendere oggi, con la scelta di un’università che mi permette di lavorare sulle lingue e allo stesso tempo sulle materie di carattere politico-economico. Spesso mi fermo a pensare quali siano i fondamenti di una passione così forte che mi accompagna dall’età dell’infanzia, addirittura per lingue che non hanno alcuna affinità con l’italiano. Reputo che sia stato molto influente per me l’ambiente familiare dove sono cresciuta. Mamma mi lasciava spesso con la nonna quando andava a lavorare ed io passavo lunghe giornate insieme a lei nell’hotel di famiglia. Ho sempre ammirato sia mia nonna che i miei zii perché sapevano parlare in ben tre lingue diverse fluidamente. Probabilmente è da qui che ho incominciato a maturare il mio sentimento nei confronti delle lingue che mi hanno sempre dato tanta soddisfazione nel metterle in pratica.


La lingua che considero attualmente la mia preferita è il russo ed in tanti mi chiedono come faccia a piacermi una lingua così complicata dal punto di
vista dell’alfabeto, della grammatica e dell’articolazione dei suoni. Io non trovo mai la spiegazione giusta da fornire: mi piace e basta. Mi piace perché
le parole scorrono fluide, perché così come in tedesco dove sono presenti i
casi, mi viene semplice comporre le frasi ma soprattutto mi affascina tanto
quella loro cultura, che seppur rigida, è fatta di tradizioni che mi ispirano un senso di tranquillità e calore. Quando penso alla Russia mi appare alla mente l’immagine di un dolce momento di serenità con amici e parenti mentre si sorseggia una tazza di tè, guardando fuori dalla finestra la neve che ricopre di bianco gli alberi del giardino.


Apparentemente sembra la scena di un tipico film natalizio ma in realtà è una tradizione culturale del Paese; così come quella della sauna all’interno delle abitazioni di campagna, luogo prediletto per un weekend fuori città.
Mi piace venire a contatto con altre culture ed integrarmi al meglio
all’interno di un Paese diverso dal mio ma ci tengo altrettanto a diffondere le mie tradizioni e la mia cultura che difendo con tanto orgoglio.
Vorrei che in un futuro questo mio legame che sento e nutro sin da bambina nei confronti delle lingue, possa realizzarsi un giorno in un lavoro che metta in comune esse con la mia lingua madre.
Questo è il mio sogno ed il mio obiettivo che senza pretese per la mia vita mi impegnerò a raggiungere in ogni modo.