#CURIOSITÀDALMONDO: JUSTIN TRUDEAU

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Post da milioni di visualizzazioni, follower scatenati ed esperimenti su Snapchat. Il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, è ormai l’indiscussa star del web. Una viralità rincorsa per la necessità, sempre più evidente tra i politici, di essere notiziabili 24 ore su 24.

Simpatico. Carismatico. Al primo posto tra i leader più sexy del mondo, secondo Vogue, e tra quelli più stilosi. Ma soprattutto: virale. Per Justin Trudeau, 43 anni, dal 5 novembre 2016 premier del Canada, ogni frase, parola o scatto è sinonimo di clic. Trudeau in posa con due cuccioli di panda. Trudeau che si dichiara «orgogliosamente femminista» o che fa campagna per il Gay Pride di Toronto. Trudeau che, compito e rilassato, spiega a una platea di giornalisti cosa sono e come funzionano i computer quantistici. È ormai un caso (anche) social. E se il termine «Trudeaumania» esiste dai tempi di suo padre, l’ex primo ministro Pierre Trudeau, icona di stile anni Settanta, celebre tra l’altro per aver avuto love story con Barbra Streisand, Margot Kidder e Kim Cattrall, per Justin la consacrazione è arrivata dal web.

Il New York Times ha parlato di lui come «digital star», «un leader impegnato a dimostrare di essere il miglior Justin al mondo dopo Bieber», ha scritto l’Independent.    

Maestro di snowboard, appassionato boxeur, Trudeau si è fatto fotografare mentre solleva il figlio con una mano sola o mentre si cimenta nella posizione del pavone, in bilico sulla sua scrivania. Una prova, quest’ultima, diventata virale anche grazie a centinaia di migliaia di persone che hanno provato a ripeterla nei loro uffici e poi postando i propri tentativi online.

#UNINTSIGHTSEEING: Giardino di Ninfa (LT)

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A breve distanza da Roma, più precisamente a Cisterna di Latina, si nasconde un giardino unico nel suo genere, il Giardino di Ninfa, dove, sugli antichi ruderi di una città perduta, la città di Ninfa, crescono piante rare e secolari. Il nome deriva da un tempietto di epoca romana dedicato alle Ninfe Naiadi, divinità delle acque sorgive, costruito nei pressi dell’attuale giardino.


Fiorente cittadina medievale, Ninfa sorgeva sull’unica via di comunicazione che da Roma portava al sud, al riparo da briganti e dalla palude insalubre. Grazie ai dazi versati dai passanti, la ricca cittadina prosperava nell’arte e nella cultura, all’ombra di un imponente castello: il Castello Caetani di Sermoneta. Ma la storia non fu clemente con Ninfa, che nel 1300 finì abbandonata e saccheggiata. Prima della rovina, i Caetani salvarono gli affreschi più importanti di Ninfa per esporli nella loro tenuta, in un’opera avanguardistica di salvaguardia dei beni culturali e restauro ante litteram. Secoli dopo, intorno ai ruderi della città, diedero inizio alla costruzione del Giardino all’inglese di Ninfa. Le rovine furono restaurate, la zona bonificata e le piante, per lo più esotiche e provenienti dai viaggi della famiglia all’estero, colorarono il parco. Lelia, l’ultima rappresentante della famiglia Caetani, non avendo eredi, lasciò il castello ed il giardino alla fondazione Caetani che tuttora si occupa del giardino di Ninfa.


Secondo il New York Times, si tratta del giardino più bello e romantico al mondo, visitato tutti gli anni da migliaia di turisti ed intorno al quale sorge un’oasi WWF per la salvaguardia della flora e della fauna del luogo. All’interno del giardino di otto ettari si possono ammirare ben 1300 specie di piante, tra cui 19 varietà di magnolia decidua, betulle, iris acquatici e aceri giapponesi. A primavera, i ciliegi ornamentali fioriscono creando un panorama da fiaba.

Nel 2020 il giardino di Ninfa ha preparato per il pubblico una serie di novità che permettono di visitarlo in tutte e 4 le stagioni con un unico biglietto e di partecipare a interessanti percorsi letterari.

La zona non è servita da mezzi pubblici ed è raggiungibile esclusivamente con mezzi propri, anche se è possibile arrivare nei dintorni con il treno e servirsi un servizio di taxi dalla stazione, molto vicina al giardino.

#MONDAYABROAD: CURIOSITÀ DA SCOPRIRE SUL BELGIO

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Il Belgio è una nazione che presenta sia strange and fun facts che molte curiosità, tra cui Manneken Pis, la statua del ragazzo che urina. Eccone alcuni!

  • La rete stradale del Belgio è l’unica rete stradale visibile dalla luna a causa del numero di luci.
  • L’aeroporto di Bruxelles, Zaventem, vende annualmente tonnellate di cioccolato ed è il più grande punto di vendita di cioccolato al mondo, con una media di 1,6 kg di cioccolato venduti ogni minuto.
  • La città di Durbuy è la città più piccola del mondo, con una popolazione di circa 500 abitanti.
  • Sono ben tre le lingue ufficialmente parlate in Belgio. Anche per questo Bruxelles è soprannominata “Capitale d’Europa”! Difficile perciò arrivare in Belgio e… non riuscir a comunicare.
    Si parla fluentemente l’olandese a nord, il francese a sud e il tedesco a ovest. Conosciuto anche il vallone, un’antica lingua romanza da molti ancora parlata quasi dialetticamente (soprattutto ovviamente in Vallonia, regione a Sud del Belgio) e più che altro tramandata in famiglia, di generazione in generazione.
  • Più di 1000 varietà di birra sono fabbricate in Belgio; puoi bere una diversa varietà di birra ogni giorno per tre anni senza ripetizioni. Non sono solo le patatine fritte e il cioccolato ad esser famosi da queste parti. L’anno scorso l’UNESCO ha inserito la cultura belga della birra nella sua lista del “patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. La produzione della birra in Belgio risale al XII secolo e oggi nel paese esistono circa 180 birrifici. Certo, magari ci sono altri paesi che, in termini di quantità, producono più birra, ma il Belgio è noto soprattutto per la grande varietà di tipologie di birra.
  • È importante ricordare che se la sede del Parlamento Europeo si trova a Strasburgo, la maggior parte delle attività delle commissioni parlamentari si svolge a Bruxelles. Per anni, infatti, il Belgio e la Francia si sono contrapposti sulla determinazione della sede ufficiale. È stato in occasione del consiglio europeo di Edimburgo, nel 1992, che è intervenuto un accordo politico, con cui il Belgio accettava che Strasburgo diventasse a termine la sede ufficiale, con dodici sessioni plenarie, a condizione che le altre attività politiche (riunioni delle commissioni, dei gruppi politici e plenarie supplementari) restassero a Bruxelles. Questo accordo è stato ufficialmente sancito dal trattato di Amsterdam (in vigore dal 1999).

#PEOPLEOFUNINT

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La scelta di approfondire lo studio delle lingue scaturisce da un legame con il Brasile. Sono entrata in contatto con la cultura brasiliana sin dall’età di 4 anni in quanto mio padre è originario di San Paolo del Brasile, dunque ho viaggiato tra l’America e l’Europa spessissimo. Mi ha sempre incuriosito tutto ciò che riguardasse la conoscenza delle varie culture nel mondo. Gli insegnamenti acquisiti dal liceo classico mi hanno permesso di venire a conoscenza dell’esistenza di un cosmopolitismo che fondasse le proprie radici nel mondo classico, assorbendo (da esso) l’idea che siamo “dei nani sulle spalle dei giganti” rapportandomi dunque ai classici sempre con curiosità e voglia di imparare.
Ritengo che lo studio delle lingue, e conseguentemente delle culture ad esse correlate, sia una sorta di trampolino di lancio per poter scambiare cultura e conoscenza con altri popoli di cui si studia la lingua, gli usi e i costumi, così da poter dare un contributo proprio (“cogito ergo sum” o il discorso sulla maieutica socratico) al mondo.
Ritengo infine che l’apertura mentale e la conoscenza di altre culture con le quali veniamo in contatto sia fondamentale per arginare l’indifferenza verso i problemi che affliggono le varie etnie nei loro paesi di origine e conseguentemente l’indifferenza culturale. Questo proposito si raggiunge rafforzando i rapporti tra i popoli così da evitare (possibilmente) guerre, poiché laddove c’è ignoranza e voglia di predominare l’uno sull’altro senza un dialogo e guidati dalla mera violenza, quello che si ottiene è proprio l’eliminazione di un popolo e conseguentemente la sua cultura.

È proprio la storia che ci insegna che tramite lo scambio e il contatto con nuove culture e popolazioni è possibile ampliare i propri confini economici (come il commercio delle spezie, la Via della Seta nella storia) e sociali (istituzione degli organi dell’ONU come la FAO, la UNHCR per lottare contro la fame nel mondo, i crimini di guerra e promuovere gli aiuti umanitari). Infatti è grazie alla conoscenza delle culture e alla non indifferenza che si è arrivati all’istituzione di tali organi per garantire la pace tra i popoli che condividono con noi questo fantastico pianeta chiamato Terra.

Clara Leone

#PEOPLEOFUNINT

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Come ti descriveresti?
La costanza, l’impegno e la dedizione sono il mio punto forte. Sono una ragazza determinata, desiderosa di apprendere e sempre pronta a lanciarsi in nuove avventure. Sono nata in Puglia, terra del sole, del mare e del calore della gente. Ho da sempre avuto l’istinto a relazionarmi con il prossimo, a voler conoscere persone, luoghi nuovi, realtà con cui potermi confrontare. La mia terra rappresenta un insieme di culture differenti, le quali mi hanno sempre affascinata e spinta a studiare lingue, nello specifico l’inglese e il russo. Oggi sono una interprete e traduttrice e non vedo l’ora di potermi affermare al più presto.


La persona che sei oggi è chi sognavi di essere?
Il mio grande sogno è quello di diventare interprete di trattativa: amo gestire i flussi di parola, sapere di cosa si sta trattando, essere l’ago della bilancia in un certo senso. La persona che sono oggi rispecchia quello che avrei voluto essere perché ogni scelta che ho fatto, l’ho presa chiedendomi se fosse quella giusta per me. Grazie alla conoscenza delle lingue, ogni barriera, ogni muro, all’apparenza invalicabile, crolla. Nella vita dobbiamo essere consapevoli che a volte le scelte che intraprendiamo potranno non essere condivise da tutti, ma non dobbiamo mai perdere di vista i nostri obiettivi e continuare lungo la nostra strada. Io di per certo so che voglio creare ponti. Amo il mondo, rispetto le culture di ogni Paese, dato che siamo tutti cittadini del mondo.


Se tornassi indietro, cosa diresti alla te di un tempo?
Alle me di qualche anno fa consiglierei di essere un po’ più sicura di se stessa e meno titubante di quelle sono le mie capacità; che nella vita contano più i fatti delle parole; che non dobbiamo mai smettere di credere nei nostri sogni; che nessuno è perfetto; che possiamo sbagliare, ma non per questo ci è vietato di tornare sui nostri passi. Tempo al tempo, tutto arriva. For now, I made it!

Chi semina bene, raccoglie buoni frutti!

Costanza

#PEOPLEOFUNINT

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Il “multiculturalismo” viene definito nelle enciclopedie come “appartenenza o partecipazione a diverse culture”. Significa riconoscere il rispetto dell’identità linguistica, religiosa e culturale di tutte le altre etnie. Comprende quindi l’aspetto religioso e culturale ma soprattutto l’aspetto linguistico di un popolo. La lingua è una componente fondamentale di ogni società e, che sia scritta o orale, risulta vitale poiché se l’uomo non comunicasse con se stesso, con gli altri e con l’ambiente circostante, morirebbe.

Nella società di oggi, il plurilinguismo si inserisce nel quadro del “melting-pot”, termine utilizzato per definire la mescolanza di diverse etnie in un contesto geografico. Il plurilinguismo è una qualità che, se coltivata, può cambiare il nostro modo di vedere il mondo e la nostra percezione della realtà.

Mi chiamo Angela, ho 18 anni e sogno di essere plurilingue. In realtà potrei già definirmi tale, in un certo senso. Nonostante abbia solo 18 anni, ho un buon livello di inglese, francese e tedesco e il mio dialetto lucano è piuttosto fluente. Lo studio delle lingue mi ha senza dubbio cambiata: mi ha permesso di avvicinarmi a realtà che non conoscevo e mi ha portata ad essere una persona dalla mente aperta, sempre alla ricerca del nuovo e alla scoperta del diverso. Potrò essere di parte, ma credo che lo studio di almeno una lingua, oltre alla lingua madre, sia fondamentale per tutti gli individui. Anziché pensare ad una lingua solo ed esclusivamente come mezzo per comunicare con persone provenienti da un’altra nazione, bisognerebbe rivalutare il fine formativo dello studio di un nuovo codice e l’enorme ricchezza culturale che ogni lingua porta con sé. Dopo la maturità ho finalmente iniziato il percorso che mi porterà, spero presto, a diventare la versione migliore di me stessa. Tra i miei obiettivi c’è sicuramente la laurea, ma anche un’esperienza Erasmus e una prima esperienza lavorativa in campo linguistico.

Le ragioni principali che mi hanno spinta ad intraprendere un percorso linguistico-culturale sono tre: confronto, passione, viaggi. Quando si entra in contatto con una nuova lingua, si iniziano a rivalutare molti aspetti della propria cultura d’origine: noi italiani abbiamo il vizio di gesticolare molto quando parliamo; per noi è un’azione del tutto naturale, quasi innata. Se ci spostassimo in un’altra nazione come l’Inghilterra però, noteremmo subito una differenza: il distacco evidente tra gli interlocutori. Pertanto, confrontarsi con gli altri e in particolar modo con chi non parla la nostra stessa lingua e non ha la nostra stessa cultura, evidenzia quei tratti che ci contraddistinguono e che ci rendono in un certo senso “speciali”.
Il mio plurilinguismo è alimentato dalla passione e dalla curiosità insaziabile che mi insegnano ogni giorno qualcosa di nuovo. Mi stupisce quanto sia complesso il linguaggio umano e quanti aspetti nascosti ci siano. Fra le tante, l’aspetto etimologico del linguaggio e la conoscenza dell’evoluzione della lingua nel tempo sono sicuramente caratteristiche che spingono ad approfondire l’affascinante mondo della lingua.
I viaggi sono altrettanto importanti perché completano la formazione teorica. Bisognerebbe studiare una lingua e parlarla immergendosi nella cultura e nella mentalità di quel popolo, perché la lingua parlata è ben diversa da quella studiata sui libri di grammatica. Dietro una lingua c’è sempre una cultura, un modo di fare diverso, un modo di pensare alternativo al nostro. Viaggiare non significa solo migliorare la lingua, ma anche “partecipare” ad un’altra cultura.

Di viaggi ce ne sono stati tanti. Ricordo la mia prima volta a Londra, 5 anni fa. Ero incollata al finestrino dell’aereo impaziente di arrivare. Londra la definirei una “piacevole tempesta” perché quello, che è stato il mio primo viaggio fuori dall’Italia, mi ha cambiata profondamente. La realtà che ho sperimentato per una settimana circa era completamente diversa dalla realtà che vivevo tutti i giorni, nel mio piccolo paesino di provincia, che oramai mi stava stretto. Osservavo la gente camminare per strada in maniera disinvolta e indifferente. Chiunque sembrava libero di mostrare se stesso, senza filtri, senza maschere. Da lì è iniziato tutto: valigie, carte d’imbarco, aeroporti, sono diventati il mio modo di evadere la routine noiosa per scoprire aspetti di me stessa e del mondo che prima ignoravo o meglio, non riuscivo a vedere.

Per questo motivo, ho scelto di continuare i miei studi per diventare un’interprete e fare delle lingue un mestiere: decodificare realtà diverse e renderle comprensibili per me e per gli altri, riuscire a trasmettere anche solo una minima parte della mia passione per le lingue. Questo è ciò che sogno.

Essere plurilingue è come possedere un terreno: vi si piantano semi diversi e ci si prende cura del raccolto, si gode poi dei frutti che si condividono con gli altri. Sono Angela, e faccio parte dell’universo.

Angela Berteramo

#CURIOSITÀ DAL MONDO: PUTIN MADE IN RUSSIA

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Il presidente Vladimir Putin da creatura immortale al mito di Vlad l’imperatore, comunemente noto come il Conte Dracula.

Lo sapevi che..?
Per i cospirazionisti non ci sono dubbi: Putin è immortale, o quanto meno è un viaggiatore temporale che serve da secoli la Grande Madre Russia. I sostenitori di questa tesi hanno lanciato la leggenda che Putin sia una creatura mitologica, immortale e onnipotente, che risiede sul pianeta Terra da secoli, forse millenni.
Ma, a quanto pare, ci sarebbe più di una teoria del complotto. Secondo un’altra teoria infatti, ugualmente bizzarra, Vladimir Putin sarebbe in realtà Vlad l’Impalatore, meglio noto come il Conte Dracula. Queste restano teorie tutt’ora non verificate.

Il presidente preferisce passare le sue brevi vacanze in modo attivo, per esempio nella selvaggia taiga siberiana, andando a pesca in laghi di montagna, discendendo in rafting impetuosi torrenti montani, facendo trekking e così via.
Inoltre gioca a hockey, e gli piace sciare e andare a cavallo.
Ad essere onesti, questo tipo di attività sono un bel grattacapo per gli uomini della sua sicurezza.


Ma non dimenticate che Putin è un maestro di judo e sambo, ed è stato più volte campione di Leningrado. E inoltre è cintura nera di karate, judo e taekwondo! Iniziò ad allenarsi nel sambo (un’arte marziale originaria dell’Unione Sovietica) all’età di 14 anni, prima di passare al judo, sport che continua a praticare tutt’oggi. Suona anche il pianoforte.

#UNINTSIGHTSEEING: CALCATA (VT)

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Cuore dell’Agro Falisco, lo scenario offerto dalla Valle del Treja è considerato uno dei più incantevoli paesaggi laziali. A soli 40 chilometri da Roma, tra la folta e impenetrabile vegetazione e le rocce tufacee, sorge, arroccato su una montagna di tufo, il centro storico di Calcata. Al borgo si accede dall’unica porta che si apre sulle mura. Non appena oltrepassatala, lo spettatore è portato indietro nel tempo, in un medioevo magico e arcano.

Tra i tanti motivi per cui Calcata attrae visitatori c’è la grande varietà delle realtà artistiche. Non a caso è stata rinominata anche come il ‘borgo degli artisti‘, per l’alto numero di creativi provenienti da tutto il mondo che vivono e lavorano nel villaggio. Non solo pittori e scultori, ma anche musicisti e attori, con cui è possibile entrare a contatto visitando i loro studi d’arte o ammirandone le opere esposte nelle gallerie e negli spazi espositivi. Merita una menzione speciale il Museo Opera Bosco, situato in località Colle, nei pressi di Calcata. Nato da un’idea degli artisti Anne Demijttenaere e Costantino Morosin e aperto al pubblico dal 1996, si tratta di un itinerario che percorre quasi due ettari di bosco, ove tra la vegetazione sorgono circa quaranta opere, eseguite interamente con materiali naturali, che riproducono i più svariati soggetti: un perfetto connubio tra arte e natura, realizzato per comunicare l’importanza della tutela e della valorizzazione del territorio, che gli ideatori del museo infondono anche attraverso seminari educativi e varie attività multidisciplinari.

Il borgo, ha ottenuto la Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra.

Le vie che si irradiano dalla lunga piazza, centro del vissuto collettivo e punto di ritrovo nel quale si è allo stesso tempo spettatori e attori, portano tutte verso gli strapiombi della rupe e spesso nascondo, nei sotterranei, umide grotte tufacee. Ai piedi dello sperone opposto a Calcata sorge tempio falisco, e la Necropoli di Pizzo Piede, situata su un vasto altopiano da cui si aprono splendidi panorami verso il Monte Soratte e la Valle del Tevere. Proprio lungo il sentiero per Pizzo Piede è inoltre visibile un enorme monolite, simile ad un “menhir”, che si pensa venisse utilizzato a mo’ di torre di vedetta.

Per raggiungere il borgo è possibile usufruire degli autobus COTRALSPA.

#MONDAYABROAD: 5 CURIOSITÀ SU BRIGHTON

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Melting pot di stili e culture, la cittadina affacciata sulla Manica attira ogni anno milioni di turisti. Forse perché, come dicevano i Queen, “qui c’è ancora un po’ di magia nell’aria”. Oggi vi parliamo di cinque curiosità da scoprire sulla residenza estiva sul mare scelta dalla famiglia reale alla fine del XVIII secolo, nell’East Sussex. Da città di pescatori a vivido centro culturale, universitario, artistico e capitale del mondo L.G.B.T., ecco alcune curiosità su Brighton!

  1. Brighton Pier, l’unico rimasto. È stato anche uno degli ultimi moli ad essere costruiti in Inghilterra. Venne realizzato su progetto di R. St. George Moore, che lo disegnò per servire da area di piacere e divertimento locale. Ah..State attenti se mangiate qualcosa mentre siete lungo il molo! Potrebbe arrivare un attacco di gabbiani alla riscossa.
  2. Un Taj Mahal inglese. Brighton è sempre stata la meta turistica più ambita dai Londinesi, in particolare la  Regina Elisabetta, che trascorreva le sue vacanze estive al Royal Pavilion.
    Un palazzo che alcuni sostengono sia simile al Taj Mahal in India, esotico, orientaleggiante.
    Racchiude l’eccentricità britannica e le sinuosità cinesi con un’architettura indiana .
    Come studiavamo sui libri di scuola delle medie, fu costruito fra il XVII e il XIX per volere di Re Giorgio IV. 
  3. Bansky, all’asta il bacio dei poliziotti: venduto per 420mila euro. L’opera “Kissing coppers” è stata venduta alla Faam di Miami, la più importante casa d’aste della Florida. L’acquirente è anonimo. “Kissing coppers” è un fiore all’occhiello per la comunità di Brighton in Inghilterra che per 7 anni l’ha accolta su un muro accanto al pub Prince of Albert. Anche se molti vedevano quell’appassionato bacio tra due uomini in divisa come fumo negli occhi, il murale era comunque diventato una sorta di attrazione turistica. Negli anni, tuttavia, l’opera ha subito anche dei danneggiamenti, cosa che nel 2008, ha convinto il proprietario del pub a venderla ad una galleria newyorkese. Il bacio è stato così trasferito su tela e al suo posto è stato collocato un fac simile, suscitando molte critiche. In generale però graffiti di vario genere si trovano in tutta la città.
  4. Un luogo affascinante dove il vento la fa da padrone, in un paesaggio che più verde non si può: Seven Sisters. Bellissime e maestose, a pochi chilometri da Brighton, sono sette scogliere di gesso che occupano una superficie di 280 ettari, a picco sul mare. Lo sapevi che spesso sono state utilizzate in alcuni film, al posto delle note scogliere di Dover perché molto più bianche e più alte?
  5. Negozi da perderci la testa! Qui a Brighton potrete trovare questo negozio, Choccywoccydoodah, il cui nome è davvero un rompicapo . È sia un negozio che un bar. Choccywoccydoodah è un paradiso per gli amanti del cioccolato ed è situato nel quartiere dei South Lanes. Le sue incredibili vetrine vengono regolarmente aggiornate per adattarsi alla stagione o alla festività del momento e le sue cioccolate calde e le torte al cioccolato sono le migliori della città. Recentemente choccywoccydoodah è comparso in un programma televisivo, diventando così un simbolo della città: è sempre un tesoro ma non più così nascosto.

#PEOPLEOFUNINT

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Come ti descriveresti?

Mi descriverei come una persona intraprendente, sempre pronta ad imparare e ad accettare nuove sfide per migliorarsi e per scoprire nuovi lati di sé. Mi reputo una persona solare, aperta al dialogo e al confronto, ma anche una persona in grado di affermare le proprie idee. Sono una ragazza alla quale piace molto conoscere nuove persone e instaurare rapporti perché credo fermamente che il contatto con il prossimo permette di scoprire qualcosa di nuovo e di ampliare così la propria cultura e mentalità. Inoltre mi piace molto poter aiutare il prossimo e sono costantemente attenta alle esigenze delle persone che mi circondano e cerco, nel mio piccolo, di poter fare qualcosa per aiutarle: un gesto, una parola o un ritaglio del proprio tempo per qualcuno possono davvero fare la differenza. 

La persona che sei oggi è chi sognavi di essere?

La persona che sono oggi rispecchia quello che avrei voluto essere: sono felice di dove sono ora, sono laureata e sono soddisfatta sia del percorso di studi che ho portato a termine sia del modo in cui l’ho affrontato. Avrei voluto fare un percorso che mi permettesse di interagire con paesi e culture diverse e le lingue che ho scelto e studiato me lo permettono; avrei voluto fare un’esperienza Erasmus per potermi immergere in una realtà diversa da quella in cui sono cresciuta e l’ho fatto. La persona che sono oggi rispecchia quello che avrei voluto essere perché ogni scelta che ho fatto, l’ho presa chiedendomi se mi arricchisse e se mi permettesse di diventare chi volevo essere. Consapevole di ciò, so di potermi sempre migliorare e lavoro ogni giorno per questo.

Se tornassi indietro, cosa diresti alla te di un tempo? 

Di non aver mai paura di mostrarsi per quello che si è, anche se è difficile, perché chi ti vuole bene veramente resta, nonostante tutto, nonostante i nostri limiti e difetti. Di non aver paura di amare e di mostrare i propri sentimenti, sia che si tratti di una relazione che di amicizia, perché non dovremmo mai dare nulla per scontato, tanto più l’amore!

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Eleonora