#UNINTSPORT: LE PAGELLE IGNORANTI. LA PARTITA DEL 4 MARZO 2020

Pubblicato il

Lorenzo Pizzuti: 2. Come i gol subiti. Viene elogiato ogni settimana, ma questa volta, senza apparente motivo, si prende una bocciatura. Forse per la lite con il Mister, o forse no. COMUNQUE BELLISSIMO

Silvio Negretto: 6.5. Che dura la vita da bomber. Schierato titolare non riesce a incidere come vorrebbe. Fisico e voglia non bastano, a quanto pare servono anche i piedi. VERO NUEVE

Sofian Ayoub: 9. Finalmente una gran partita. Nonostante il poco minutaggio segna una doppietta. So, Su, Sussu, chiamatelo come volete, lui risponderà presente. AYO

Francesco Nicolosi: 6. Entra e comincia a litigare per difendere la Juve. Ciccio e l’Inter sono nemici per natura: come Ciccio e Lorenzo, come Ciccio e Silvio, come Ciccio e Ciccio. Maledetti Ciccio, hanno rovinato la Sicilia! (semicit. Willie il giardiniere). CAMPIONATO FALSATO

Davide D’Amore: 8. Capigliatura da fante di bastoni e si va a comandare. In squadra da poche settimane ma è già un veterano. ABBIAMO LA SUA FOTO?

Costantino Porcu: 8. Un talento naturale. Ha una media di 2 palloni toccati e 2 gol in questo campionato. Dal suo gol nasce la crisi della John Cabot. IL GOL DEL KO

Dario Martufi: 10. In settimana mi ha dato un passaggio in macchina. In qualche modo devo sdebitarmi. Voto meritatissimo. Ha anche giocato? TAXI DARIER

Francesco Ristori: 9. Se la memoria non mi tradisce, è il suo esordio. Se non è il suo esordio, è comunque la prima volta che gioca per più di 34 secondi. Sfiora anche il gol e si prende gli applausi dal suo pubblico. IL NUOVO PUPILLO

Maxim Burac: 8. Ma quanto è forte? Nuovo look da muratore e va subito a segno con un missile dalla distanza. Seguitelo su IG. IOSONOMAXIM

Walter Caruso: 8. Si presenta con un documento in bianco e nero. Pochissimo bianco. In campo fa quello che vuole. A 10 minuti dalla fine si stufa e se ne va. SCUSATE HO UNA CENA

Alessandro Putano: 10. E meno male che era mezzo infortunato. Entra e dà la svolta alla partita. PS: agli allenamenti non c’è, ma a cena sì. AUGURI SANDRONE

Valentin D’Amico: 6.5. Gioca fuori ruolo, e si vede. Gestisce tanti palloni e ne perde altrettanti, ma almeno è costante e coerente. CARMINE TORNA PER FAVORE

Vanni Nicolì: 10. È nervoso, e non si lascia mettere i piedi in testa. Un vero leader, un vero Mister. Pretende e ottiene. Ottiene un bel calcio in c*lo dal capitano. AHIA

Tifosi: 1000. Nel primo tempo sostengono la squadra. Nel secondo tempo si innamorano di Abdul Aboushweisha, attaccante e portiere della John Cabot. TIFOSI A TUTTO TONDO

Valentin D’Amico 

#GUESS WHO?: WILLIAM SHAKESPEARE

Pubblicato il

A partire dalla notizia uscita qualche giorno fa sulla netta somiglianza e omonimia che lega l’attrice newyorkese Anna Hathaway e suo marito Adam Shulman alla figura di William Shakespeare e di sua moglie, sembra che i due amanti del ‘600 sarebbero legati da una teoria ovviamente non confermata che li vede come due viaggiatori nel tempo, per via della eco lasciata dal loro grande amore.

Perché non ricordare qualche curiosità su questo grande poeta del ‘600? William Shakespeare è uno dei drammaturghi più amati di tutti i tempi e degli scrittori più celebri della cultura occidentale.

Lo sapevi che..?

Le sue opere sono state trasposte in 360 versioni cinematografiche piuttosto fedeli, e in 63 versioni liberamente ispirate. Senza contare tutti i film indipendenti e le parodie diffuse ovunque.

Si racconta che i genitori e i figli di Shakespeare fossero analfabeti. Con tutta probabilità nessuno dei suoi parenti sapeva tantomeno leggere o scrivere, mentre William frequentò le scuole a Stratford.

Shakespeare sposò a 18 anni una donna più grande di lui di 8 anni, Anne Hathaway appunto, che era incinta di tre mesi. Tre anni dopo nacquero i gemelli Hamnet e Judith.

La morte dei suoi figli e dei suoi nipoti senza figli ha portato all’estinzione del suo albero genealogico.

Probabilmente Shakespeare non si scrive così. Secondo le fonti del tempo ci sono oltre 80 modi diversi di scrivere Shakespeare, da “Shappere” a “Shaxberd”. Nessuna della sei firme che si conservano fino ad oggi possiamo ritrovare il cognome scritto così come lo conosciamo oggi. Infatti si firmò “Shakespe”, “Shakspe”, “Shakspere”,“Shakespear” “Willm Shakp,” “Willm Shakspere” and “William Shakspeare”.

Inventò ben 1700 parole ed espressioni: un vero creatore e ampliatore di vocabolario, creò nuove locuzioni come fashionable”, “eyeball” , “wild goose chase”, “swag” etc, entrate nel linguaggio comune, oltre a molte espressioni popolari come “non è tutto oro quello che luccica” oppure “ molto rumore per nulla”, alcune delle quali sono anche dei titoli di commedie.

Si pensa che possa avere delle origini italiane: il suo vero nome era forse Guglielmo Spaccalancia, figlio di una nobildonna siciliana e perseguitato a causa della religione calvinista. A sostegno di questa tesi c’è infatti l’amore di Shakespeare per l’Italia, l’ambientazione di molte sue opere e la conoscenza non solo del teatro italiano ma anche della sua lingua.

#UNINTSightseeing: Orvieto (TR)

Pubblicato il

Orvieto è un borgo di rara bellezza e di storia antichissima, dove tutto alimenta il desiderio di osservare, assaporare, esplorare. Ha fatto da sfondo a numerosi film tra cui quelli a cui hanno preso parte Colin Firth, Daniel Craig. È facile incontrare in uno dei tanti ristoranti della zona, anche Martin Scorsese o l’affascinante Richard Gere, ospite fisso di Villa Malva, una splendida costruzione, sede di un moderno studio di registrazione, dove hanno inciso i loro pezzi artisti del calibro di Celine Dion.
Orvieto è una chicca che può essere paragonata a un piccolo fiore in una landa che più verde non si può. È il cuore dell’Umbria, terra di forti colori, di un popolo di storia millenaria, dove tutto sussurra di antiche leggende, di paesaggi infiniti e dove lo sguardo si perde con struggente emozione.

Una storia, quella di Orvieto, cantata e tramandata da mille generazioni che affondano le proprie radici nel popolo etrusco che su quel “sasso che si erge verso le nubi al cielo” (Saxum per nubila coeli surgit), come declamò nel Duecento un poeta orvietano, edificò quella che rimarrà una delle più fascinose e ricche città della loro straordinaria cultura.
Qui svetta maestoso ed imponente il simbolo della città nell’immaginario collettivo, il Duomo di Orvieto detto anche il Giglio d’oro delle cattedrali per i mosaici che ornano la sua impareggiabile facciata e per gli interni, un tripudio di opere d’arte e per un gioiello artistico, la Cappella di San Brizio, sulle cui pareti il cortonese Luca Signorelli affrescò (1499-1504) un Giudizio Universale che è una delle più eccelse testimonianze della pittura italiana, si erge maestoso nel centro della città. Da qui si snoda un percorso di strade, stradine e viuzze, su cui si affacciano, piccole botteghe di alto artigianato e segno di affetto al proprio passato, a cui si affianca l’antica arte del merletto orvietano, tramandato dalle abili donne, il cui ornato è arricchito da foglie d’edera, uva, animali, tutti ben presenti nei bassorilievi del Duomo e che può raggiungere quotazioni di altissimo prestigio.

Ad Orvieto c’è un mondo nascosto dalla luce del sole. Un mondo sotterraneo fatto di cunicoli, grotte e pozzi, nato ben 2.500 anni fa per soddisfare quello che era il reperimento del bene più prezioso, ovvero l’acqua: un bene indispensabile ma purtroppo assente sull’alto pianoro della Rupe orvietana tanto da far nascere l’esigenza di scavare profondissimi pozzi.

Profondi, angusti, a sezione rettangolare, precipitano a strapiombo per decine di metri alla ricerca delle vene sotterranee. Di questi il più suggestivo, il Pozzo di San Patrizio, fortemente voluto da papa Clemente VII nel 1527, un’opera architettonica di sapiente ingegneria di gigantesche dimensioni. Si scende giù, sempre più giù e si getta poi, come vuole la tradizione, una moneta, esprimendo un desiderio, perché, come dice pure l’iscrizione posta all’entrata: “Quod Natura Munimento Inviderat Industria Adiecit”: Ciò che non aveva dato la natura, procurò l’industria! Suvvia, aiutati che il ciel t’aiuta!

#MONDAYABROAD

Pubblicato il


Oggi #MondayAbroad torna a Lille… passando per l’Algeria! La splendida Maïssane è, difatti, francese, ma con origini (da parte di entrambi i genitori) algerine.
Le lingue sono la sua grande passione: se si parla (in) di algerino, inglese e italiano, Maïssane si sente sicuramente a suo agio. Studia italiano da 7 anni: “mi piacerebbe insegnare francese in questo meraviglioso stato o, comunque, italiano in Francia. L’Italia è meravigliosa: fino a ora sono riuscita a vedere molto, ma non sono ancora soddisfatta. Vorrei andare in Sicilia, visitare il sud e riuscire a toccare con mano quanto posso di questa grande cultura.”

“Culture, amusement et voyage!” Maïssane racconta così la sua esperienza. Tre parole che la dicono lunga sull’Erasmus di per sé. A mio avviso, ha scelto le parole migliori: la cultura è fondamentale quando si vivono queste avventure, si parte con la piena consapevolezza della propria, ma al rientro ti rendi conto che c’è, anche se in piccola parte, una coscienza straniera è entrata a far parte di te. Si tratta di Intercultura, quello spazio che rimane a metà tra due (o più) culture, l’incontro, lo scontro e, infine, la loro unione. Nella maggior parte degli Erasmus, questa crescita culturale si sviluppa attraverso il divertimento: ridendo e scherzando, non ti rendi conto del passare del tempo e delle tante nozioni che hai appreso, delle varie tradizioni a cui hai partecipato e le abitudini che hai sviluppato. Il tutto unito all’esperienza che più t’insegna a vivere: il viaggio.
Viaggiare non è solo prendere un aereo e partire; viaggiare è la meraviglia di scoprire il nuovo anche là dove non ce lo saremmo mai aspettati; viaggiare è crescere, stupirsi e tornare più ricchi di prima (shh, non diciamolo al portafoglio!;) )

Come ho già detto, Maïssane ha origini algerine “pur essendo nata in Francia, mi sento molto più algerina che francese… e il bello è che non ho mai avuto il piacere di andare in Algeria! C’è, comunque, qualcosa che mi porta a dirlo: sarà l’educazione che i miei genitori mi hanno impartito, la lingua che con loro sono abituata a parlare… dopo quest’esperienza, comunque, sono consapevole di avere anche una terza casa: l’Italia.”

Maïssane Boussekine

#UNINTSPORT: LE PAGELLE IGNORANTI. LA PARTITA DEL 27 FEBBRAIO 2020

Pubblicato il

Lorenzo Pizzuti: 120. La sua altezza in centimetri. Quando viene chiamato in causa risponde presente, nella sua splendida divisa XS bambino. Nel dubbio riesce ad innervosirsi anche sul 10-0. PICCOLO MA CATTIVO

Carmine Caputo: 3. Aveva una missione. Solo una. Prendere un cartellino giallo. Non ce l’ha fatta. Bocciatura piena per il “Miglior fumatore d’Italia 2020” appena proclamato all’unanimità da me stesso. COMPLIMENTI

Silvio Negretto: 10. Si presenta senza barba e va a segno per la seconda volta nella sua carriera. L’ultimo suo gol risaliva alla lontana estate del 1999 al prestigiosissimo Torneo Infrasettimanale dei Fenicotteri veneti. SHAVE LIKE A BAMBÙ (semicit.)

Davide Polletta: 3+1. Vedi Carmine Caputo. Il +1 è per il gol segnato. Si vede che ha ripreso la sua dieta ferrea a base di birra e amianto. KYLIAN M’BAFFÈ (cit.)

Sofian Ayoub: 7. Stava per segnare il gol più bello della sua vita facendo partire un razzo terra-aria da ben 27mm dalla riga della porta. Gol che gli viene incredibilmente rubato dal ladro Ciccio. QUASI GOL

Francesco Nicolosi aka Ciccio: 8. Il talento siciliano ci delizia danzando sul pallone con classe. Entro la fine dell’anno riuscirà a non cascare alla finte che egli stesso realizza. Ruba un gol già fatto (vedi sopra, ndr). ARSENIO LUPIN

Davide D’Amore: 6,5. Il nostro Davide The Love è un po’ sottotono, complice San Valentino che non c’entra niente ma è passato senza salutare. 14 FEBBRAIO

Alessandro Aiala: 6. Sei politico. Non era presente ma ce l’avevo in lista. ASSENTE

Costantino Porcu: 9. Dopo 4 mesi scopriamo che in realtà si chiama Carlo. Un campione. Gioca poco anche lui, spaventato dalle notizie sulle quarantene sulle sue navi. COSTA CROCIERE

Maxim Burac: 2. Così impara a rispondere sul gruppo WhatsApp della squadra con 3.000 emojis. Gioca pochi minuti ma riesce a mostrare le sue capacità a scarpe invertite. FANTASTICO

Walter Caruso: 27. Il voto che avrebbe preso se fosse stato schierato titolare al Fantacalcio. Anche oggi non va in bianco, segnando ben 6 gol. Difficile vada in bianco anche in futuro. GRAZIE OSTIANTICA CALCIO

Alessandro Putano: 8. A sorpresa non è tra i titolari, e si capisce subito il motivo. Tira fuori da dietro la panchina una borsa frigo con la peperonata del giorno prima. Poi purtroppo entra e rovina tutto con una doppietta. FAME DI GOL

Valentin D’Amico: 1. Gioca solo 10 minuti (egregiamente, ndr). Viene convocato solo per scrivere le pagelle. Ed eccolo qua, alle 23.10 di un piovoso giovedì ad elogiare i suoi compagni con queste dolci parole. Comunque il miglior panchinaro della squadra, che giocatore. GRAZIE MISTER

Vanni Nicolì: 1. I suoi in campo fanno faville, ha quindi la possibilità di far giocate tutti. Per colpa sua le pagelle da scrivere sono 12, ecco spiegata la bocciatura. MAGNANIMO

Tifosi: 1000. Freddo, caldo (non ancora ma arriverà), sole, luna, pioggia, loro sono sempre presenti. Cantano senza mai fermarsi. 11 gol dedicati a loro. 4 STAGIONI

Valentin D’Amico

Edizione straordinaria di #FACCIAMOILPUNTO

Pubblicato il

STORIE DALLA SIERRA LEONE

Nessun uomo è un’isola” questo verso di John Donne è recentemente diventato il mio motto.

Mi trovo in Sierra Leone, uno dei paesi più ricchi di risorse e più poveri al mondo.
Sono partita perché l’Africa da tanto tempo rappresentava il tassello mancante nel puzzle delle mie necessità esplorative e formative.
Sono partita perché volevo toccare con mano le tradizioni e le difficoltà di questo paese pieno di bambini, di colori e martoriato da una povertà dilagante.

L’anima e la guida di questo mio viaggio è Daniel Sillah, un “black Italian” come si lascia scherzosamente chiamare.
Daniel era appena adolescente quando scoppiò la guerra civile in Sierra Leone e nei suoi racconti è ancora molto vivido il ricordo delle atrocità vissute in quel periodo.
L’esercito dei ribelli era solito prendere i ragazzi giovani come lui e farne degli “scudi umani”, per fermare l’avanzata delle forze governative.
Daniel però riuscì a salvarsi grazie ad un prete italiano, che lo portò con sé in Italia garantendogli istruzione e formazione.
Ma dopo aver studiato e lavorato per dieci anni, scoprì che la sua famiglia era sopravvissuta allo sterminio condotto dalle forze ribelli nel suo villaggio e decise di tornare.

Il rientro a casa per Daniel fu allo stesso tempo gioioso e doloroso, le immagini legate alle violenze vissute durante la guerra affollavano la sua mente. Ritrovare i suoi cari però gli diede la forza di riconoscersi fra i pochi “fortunati” e da qui nacque il desiderio di impegnarsi nei confronti della maggioranza della popolazione sierraleonese, in estrema difficoltà.
In particolare, da diversi anni Daniel e la moglie, Lucy, si battono per garantire un luogo sicuro e una vita serena ai bambini orfani e abbandonati delle zone più povere del paese.

Se c’è una cosa che ho imparato finora è che la parola “fortuna” è estremamente volubile e facilmente manipolabile a seconda dei contesti.
E in questo risiede forse l’apprendimento più prezioso maturato in queste settimane: la relatività dei valori e delle cose che possediamo.

Mi sono riscoperta molto fragile, una volta scardinate le tante e comode certezze materiali che do per scontate.
Mi sono riscoperta fortunata, nel momento in cui ho capito che la mia felicità è relativa allo spazio e al tempo che mi è concesso di vivere.
Mi sono scoperta incompleta, quando ho percepito la vastità dei problemi che avevo finora ignorato.

Poi un giorno ho giocato con delle macchinine con un bambino che non ne aveva mai avute.. e a quel punto tutto è diventato relativo, ed io completa.

Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.
” (John Donne)

Sara

#UNINTSIGHTSEEING: SPERLONGA

Pubblicato il

Piccolo comune del basso Lazio, situato in provincia di Latina, oltre a offrire alcune delle spiagge più belle della Penisola è anche uno dei borghi più belli d’Italia: parliamo di Sperlonga. Affascinante anche in inverno, spazzata dal vento che viene dal mare, con le spiagge vuote e le strade bianche come il latte, questo piccolo centro può offrire davvero una vacanza unica e inaspettata. Con i suoi tesori d’arte, storia, cultura e tradizioni, rappresenta la meta ideale del turismo più curioso e disparato.


Il borgo, oltre ad offrire lunghe e meravigliose spiagge, vanta anche di un gran numero di servizi, oltre che di diversi luoghi da visitare, sia in inverno che in estate. Le viuzze che disegnano sali e scendi con scorci sul mare, sono imbiancate a calce, come le strade e le case del paese, che offre ottimi spunti per una vacanza alla scoperta della cultura locale. Il borgo bianco, visitabile a piedi o in bicicletta, la sera si anima e diventa il luogo ideale per cene o passeggiate, mentre, per i più giovani o “scatenati”, non mancano i locali notturni in cui passare la serata.


Elemento caratteristico di questa località è la scogliera di Capovento situata a soli 3 km dal borgo, ove si erge una torre a picco sul mare, costruita nel Medioevo per avvistare e difendersi dai Saraceni, insieme ad altre quattro torri. La Torre Centrale e la Torre del Nibbio sono oggi incorporate tra le case del paese, dando al borgo quell’aspetto arroccato e tortuoso proprio dei torrioni medievali. La Torre Truglia, invece, è stata più volte restaurata, e ha anche ospitato per diversi decenni la sede della Guardia di Finanza, motivo per cui gode di continua ed ottima manutenzione. Meritano una visita anche le piccole e pittoresche chiese di Sperlonga, situate per lo più nel cuore antico della città.


Altro elemento caratteristico, da non perdere assolutamente, sono la Villa e della Grotta di Tiberio. Affacciate direttamente sul mare, sono molto facili da raggiungere: basterà seguire le indicazioni sulla strada che collega Sperlonga a Gaeta per circa un chilometro. La Grotta di Tiberio è una grande cavità naturale rocciosa aperta sul mar Tirreno, affiancata da un piccolo tratto di spiaggia estremamente affascinante. La Villa è invece situata all’interno del sito ove è possibile visitare anche il Museo archeologico locale, che ospita i gruppi statuari che un tempo decoravano la città.

#MONDAYABROAD

Pubblicato il

Oggi Monday Abroad vola a Marrakech con Ihssane Rouhi!

Marrakech, situata al centro-sud del Marocco, è la più importante delle quattro Città Imperiali (Marrakech, Fès, Rabat e Meknès, devono il nome all’opera delle varie dinastie regnanti che, in tempi diversi, le scelsero come residenza, aumentandone il fascino durante il proprio regno attraverso importanti interventi architettonici). È divisa in due parti: la Città Vecchia (Medina, una vecchia cittadina fortificata brulicante di venditori con le loro bancarelle) e la Ville Nouvelle (costruita dai francesi negli anni ’30 durante la dominazione coloniale).

La Medina è patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 1985, significa “la città illuminatissima” ed è un luogo magico dove ci si può lasciar trasportare dal profumo del tè. La città vecchia è protetta da un insieme di bastioni di terra rossa in un labirinto di viuzze e palazzi, mercati e moschee, cupole e minareti.

Uscendo dalla Città Vecchia, arriviamo alla Ville Nouvelle, i cui simboli sono il quartiere Guéliz e il suo complesso residenziale moderno l’Hivernage, il Mercato Generale e il minareto della Koutubia, la famosa moschea con il minareto a base quadrata.

Oltre a raccontarmi della sua meravigliosa città, Ihssane si è divertita a spiegarmi il “problema delle lingue”: un po’ come qua in Italia ci distinguiamo per i nostri vari dialetti, anche in Marocco si parlano più lingue, come per esempio l’arabo marocchino, chiamato “Darija”, molto diverso dall’arabo standard perché caratterizzato da una diversa pronuncia, vocaboli e coniugazione dei verbi (molto difficile, tra l’altro, da imparare, in quanto si tratta di una lingua parlata e il solo modo per apprenderlo è attraverso la gente locale).

Ihssane descrive il suo Erasmus con tre splendide parole: “enjoy, friends, travelling”.

“È stata un’esperienza diversa da qualsiasi altra: mi sono confrontata con gente proveniente da zone del mondo diverse da me, sono quindi cresciuta, ho studiato e ho imparato. Ho conosciuto persone stupende che porterò sempre nel cuore… È stato tutto perfetto, anche se è ora di tornare a casa.”

Ilaria Violi

#PEOPLEOFUNINT

Pubblicato il

Come ti descriveresti?

Sono Rosanna e ho 24 anni. Se mi dovessi descrivere in quattro parole, sarebbero: responsabile, determinata, curiosa e scherzosa. Ho un senso del dovere particolarmente sviluppato e quando mi prefiggo un obiettivo faccio di tutto per raggiungerlo. La monotonia un po’ mi spaventa perciò cerco sempre di sperimentare cose nuove anche se costano più sacrificio del previsto e mi mettono a dura prova. A casa e con gli amici, sono un po’ la mascotte di turno e tra le battute e la mia spontaneità cerco sempre di strappare un sorriso e di regalare spensieratezza.

Sono una neolaureata della magistrale di Economia e Management Internazionale, curriculum in Digital Marketing.  La scelta di avviare i miei “ultimi” due anni di studio alla UNINT è stata determinata dal mio percorso di studi precedente, ovvero in Marketing e Comunicazione d’Azienda, e dalla passione che mi muove verso la comunicazione digitale, i social media, il copywriting, il branding e il marketing in tutte le sue sfaccettature.

La persona che sei oggi è chi sognavi di essere?

Ad oggi sto svolgendo uno stage come marketing assistant, consapevole che si tratta di un punto di partenza e non di arrivo. Ho un’idea del lavoro dei miei sogni, ma devo ancora metterla a fuoco, perché sto constatando concretamente che le opportunità e i profili professionali di un “laureato in economia” sono molteplici e richiedono una formazione continua e sempre aggiornata.

Mi piacerebbe diventare brand manager di una casa di moda del settore sportivo e supportarla nello sviluppo della brand awareness avvalendomi degli strumenti di comunicazione digitale. Non perché io sia la classica ragazza “healthy” attenta alla linea; mi piace l’idea che la gente possa vestirsi sportiva e sentirsi cool allo stesso tempo, in qualsiasi situazione.   

La persona che sono oggi è sicuramente diversa rispetto a quella che immaginavo di diventare, ormai quasi sei anni fa. Vado fiera delle scelte che ho fatto, sebbene alcune di esse mi abbiano fatto cadere, ma tutte mi hanno reso più forte e consapevole.

Se tornassi indietro, cosa diresti alla te di un tempo?

Alla me di qualche tempo fa consiglierei di continuare a credere e a praticare l’onestà, il rispetto e il non prevaricare sugli altri; di accogliere gli imprevisti come delle opportunità; di non aver timore di osare e non smettere mai di credere in se stessa.

Solo chi non sa dove sta andando può arrivare lontano!

Rosanna