Ogni anno il 25 aprile
ricorre l’Anniversario della Liberazione d’Italia, anche chiamato anniversario
della Resistenza. Ma di cosa si tratta?
La Festa della
Liberazione è un giorno fondamentale per la storia d’Italia e ha un importante valore
sia a livello politico che militare. Questa giornata infatti è il simbolo della
vittoriosa lotta di resistenza dell’esercito italiano e delle forze partigiane
durante il secondo conflitto mondiale contro il governo fascista della Repubblica
Sociale Italiana e l’occupazione nazista.
L’istituzione della festa
nazionale su proposta del Presidente del Consiglio De Gasperi portò il Re
Umberto II, allora principe del Regno d’Italia, il 22 aprile del ’46 ad emanare
un decreto legislativo che dichiarava appunto il 25 aprile, festa nazionale. Da
quella data, ogni anno, tutte le città organizzano manifestazioni pubbliche in
memoria dell’evento.
Quando si pensa alla
Resistenza, non si può non menzionare una delle canzoni più note addirittura a
livello internazionale: Bella Ciao. Le sue sono parole che inneggiano alla
bramosia di libertà, alla lotta contro le dittature e all’opposizione agli
estremismi. Nonostante siano passati 75 anni, questi desideri sono, ancora
oggi, più attuali che mai.
Quest’anno tutta l’Italia
festeggerà il 75° Anniversario della Liberazione in maniera insolita: stando a
casa. Di fatti sarà una celebrazione un po’ diversa, la prima nella storia
italiana, sarà una Liberazione virtuale. Sono diverse infatti le iniziative in
programmazione sui social media, in tv e soprattutto in radio che verranno
trasmesse via streaming.
Quindi, fra maratone di musica e film che ci ricordano questo Anniversario…non ci resta che affacciarci alla finestra… e cantare!
La rassegna stampa
internazionale dell’UNINT sul COVID-19
La percezione del tempo che scorre è soggettiva, si sa.
Per alcuni il tempo sembra si sia fermato, per altri sta
volando via insieme a progetti ed opportunità.
In Italia la gravità della situazione sembra
ridimensionarsi, i trend del contagio sono incoraggianti.
Per la prima volta, giovedì 23 aprile, si è registrato un maggior numero di nuovi guariti che di nuovi contagiati nell’arco di una giornata.
Tuttavia, le cifre rimangono elevate, soprattutto quelle legate
al numero di decessi giornalieri, che continuano a non diminuire.
Nel frattempo l’intero Paese rimane con il fiato sospeso
in attesa della dichiarazione del Presidente del Consiglio che detterà le linee
guida per la tanto attesa “Fase 2” ormai molto vicina ma che sembra non
arrivare mai.
Sara Nardi
“La vita non ha prezzo, ma l’economia ed il lavoro hanno bisogno di tornare alla normalità”. È questa la frase più emblematica del discorso del Presidente del Brasile Jair Bolsonaro che il giorno 16 aprile ha presentato Nelson Teich come nuovo Ministro della Salute. Il Ministro precedente, Luiz Herique Mandetta – che appoggiava pubblicamente le misure di isolamento e distanziamento sociale indette dall’amministrazione locale – si è dimesso a causa delle aspre divergenze soprattutto sul modo di affrontare la pandemia. Bolsonaro lo definisce un “divorzio consensuale”. Il nuovo Ministro della Salute Nelson Teich è un medico oncologo e un politico. Ha conseguito un master in Economia della Salute e un master in Amministrazione delle Imprese ed un corso di “Gestione per proprietari e presidenti di imprese” alla Business School di Harvard, negli Stati Uniti. In precedenza, Teich ha lamentato la polarizzazione della risposta alla pandemia che, a suo parere, obbliga i leader politici ad indovinare quello che succederà e a adottare posizioni radicali, pregiudicando la capacità di affrontare la situazione. Modelli e misure estreme generano più problemi che soluzioni: vi è la necessità di un approccio diverso, che parta dall’economia ed eviti morte e sofferenza. Successivamente il Ministro si è dichiarato a favore delle ampie misure di isolamento sociale che Bolsonaro critica. Nel suo discorso del 16 aprile ha inoltre affermato che “non ci sarà una definizione brusca, eccessivamente rigida, per quanto riguarda l’isolamento sociale”. Il Brasile (che fino ad ora conta 25.262 casi di malattia, con un tasso di mortalità del 6,1%) il 15 aprile ha registrato il record giornaliero di morti per il Covid-19: 204, secondo quanto riferito dal Ministero della Salute. Il Ministro ha affermato che, in questo momento di eccezionale confusione sociale, è fondamentale far luce sui fatti per garantire la maggior chiarezza sulla vicenda e per capire quale sia la miglior forma di isolamento e distanziamento. Il Governo si impegnerà quindi nel dare il maggior numero di informazioni nel minor tempo possibile, nel diffondere notizie concrete. Inoltre, il Ministro ha sottolineato il completo allineamento con il Presidente e con tutto il gruppo del Ministero. Ha ribadito che salute ed economia sono profondamente complementari e pertanto non possono essere messe a confronto. È come paragonare bene e male, persone verso denaro. È impossibile. Ha fatto sapere che il conseguimento dei vaccini e delle cure avverrà in modo assolutamente tecnico e scientifico, menzionando l’uso della clorochina, farmaco utilizzato per la prevenzione ed il trattamento della malaria. L’uso di tale principio attivo, pur non essendo stato approvato dalle autorità scientifiche, è incentivato dal Presidente brasiliano ed è stato uno dei principali punti di attrito con Mandetta.
Chiara Ruscio
In Australia,
grazie all’arrivo di dispositivi medici e di protezione personale tra cui
100000 mascherine, il National Cabinet
ha deciso che possono riprendere gli interventi chirurgici elettivi, fino ad
ora sospesi per liberare posti negli ospedali, ma solo dopo il weekend dell’AnzacDay, festa commemorativa di tutti i soldati caduti in guerra,
celebrata in Australia e Nuova Zelanda ogni 25 aprile. Quest’anno sarà
possibile prendervi parte solamente attraverso la diretta TV e online. Il
numero di casi rimane stabile e pertanto si rivela vincente la strategia
adottata per contrastare il virus.
Nel Regno Unito il segretario alla salute Matt Hancock afferma che il Covid-19 ha raggiunto il picco di contagi. Tuttavia, bisogna aspettare che la curva cominci a scendere prima di allentare il lockdown e ha inoltre escluso l’ipotesi di distribuire mascherine gratuitamente alla popolazione, come hanno già fatto altri paesi. A questo proposito, il dipartimento della salute ha varato un piano con lo scopo di aumentare la produzione di PPE (Personal Portection Equipment, ossia dispositivi di protezione personale), aumentarne l’importazione, ma soprattutto assicurare l’accesso prioritario a coloro che sono a più alto rischio di contagio, ossia medici e infermieri. Secondo il The Guardian, la risposta all’emergenza è arrivata troppo tardi ed è stato un fallimento generale, forse per via della Brexit, poiché il governo e il popolo erano distratti e nessuno immaginava che l’epidemia si sarebbe diffusa così velocemente.
In Canada,
due charter federali canadesi ritornano dalla Cina a mani vuote. Il traffico
aereo e le severe norme di controllo attuali non avrebbero permesso di fare
tutto nei tempi stabiliti; si spiega anche che nelle settimane passate, il
Canada ha ricevuto dei rifornimenti di mascherine e dispositivi medici dalla
Cina. Secondo il The Globe and Mail,
sembra lecito chiedersi se Pechino non stia usando la situazione a suo
vantaggio nelle frizioni esistenti fra Cina e Canada riguardo ad Hong Kong.
Recentemente il governo canadese si è espresso a favore della protesta pacifica
e dell’accordo del ’97 “one country and two
systems” (una nazione e due sistemi), che garantisce una certa autonomia
all’ex-colonia britannica, pur facendo parte della Repubblica Popolare di Cina.
In una recente conferenza stampa, il Presidente
degli Stati Uniti Donald Trump ha
fatto il punto della situazione statunitense, aprendo poi una parentesi
sull’Italia: secondo lui il paese è stato duramente colpito dal Covid-19 perché
i flussi di persone che sarebbero dovuti arrivare negli Stati Uniti si sono
invece diretti in Italia, per i rapporti economici e commerciali consolidati
tra Cina e Italia e perché le frontiere statunitensi sono state chiuse a
gennaio. Il sito factcheck.org, che si occupa di lotta contro la
disinformazione, ha riportato che in realtà, l’afflusso di cinesi in Italia
risale a prima delle misure restrittive americane, spiegando che l’Italia aveva
imposto il blocco del traffico aereo da e verso la Cina già prima che le misure
restrittive americane venissero implementate.
La Spagna rappresenta il secondo paese al mondo con il maggior numero di casi individuati, dietro soltanto agli Stati Uniti d’America. Il primo caso registrato risale al 31 gennaio, ma la crescita esponenziale dei casi è iniziata nel mese di marzo. Attualmente, i numeri del contagio sono i seguenti: 213.024 positivi al virus, 22.157 i deceduti, 89.250 i guariti. Senza ombra di dubbio, la notizia positiva è che i casi confermati giornalmente sono in netto calo. Dalla scorsa settimana, i servizi non essenziali che avevano subito una battuta d’arresto sono tornati operativi e dal 27 aprile sono previste uscite limitate per i minori di 12 anni. Tutte le comunità autonome registrano casi di persone contagiate. Madrid continua ad essere il fulcro dell’epidemia con oltre 59.000 positivi e 7.500 morti.
In Catalogna, i casi confermati sono oltre 43.000. In occasione della festa di Sant Jordi, otto scrittori e scrittrici hanno donato alcune copie delle loro opere presso l’Hospital Clínic, inviando inoltre dei video per infondere “fuerza y ánimo” a pazienti e personale sanitario, a cui sono state inoltre distribuite 5.000 rose. Il 30 aprile si riunirà la Commissione Generale delle comunità autonome alla presenza di senatori, del Governo e dei rappresentanti delle regioni. Considerata l’emergenza sanitaria, e per evitare che gli interpreti debbano spostarsi, lo scorso giovedì il presidente della commissione, il socialista Manuel Cruz, aveva proposto ai portavoce di utilizzare per l’occasione unicamente e in via del tutto eccezionale il castigliano. Fa discutere in queste ore la presa di posizione dei nazionalisti e degli indipendentisti che in piena pandemia rifiutano di comunicare per l’occasione in castigliano, pretendendo la presenza fisica degli interpreti a Madrid. I cittadini sottolineano di aver chiesto alle altre forze «buon senso»; «Non si può mettere il nazionalismo davanti alla salute», rimproverano.
In America Latina,
osserviamo che in Messico la situazione è vicina alla fase più critica:
il numero dei contagi ha raggiunto quota 10.544 con 970 decessi. Inoltre, nella
giornata di mercoledì, il Governo ha annunciato un taglio alle spese pubbliche
e una riduzione dei salari più alti per far fronte alla crisi. Lo stesso giorno
è stato inaugurato il primo ospedale di campagna a Città del Messico con
l’obiettivo di dare ossigeno al sistema sanitario locale: dai primi di giugno
saranno disponibili 854 posti letto. La struttura è stata finanziata da
imprenditori messicani.
In Ecuador sono
10.398 le persone con diagnosi positiva e sono state registrate 520 vittime, la
cui cifra sale a 1.400 qualora si aggiungessero quei pazienti probabilmente
deceduti per COVID-19.
In Cile, infine, i
casi confermati sono 10.832 mentre sono 147 le persone decedute.
Alessia De Meo,
Martina Valeriano
In Francia, Le
Parisien riporta le affermazioni del virologo Luc Montagnier secondo il quale
il virus COVID-19 sarebbe stato creato in laboratorio nel tentativo di trovare
un vaccino contro l’AIDS e conterrebbe sequenze del virus dell’HIV. La teoria è
stata totalmente smentita da diversi ricercatori e dalla comunità scientifica,
poiché priva di fondamento empirico. Intanto, dall’ospedale parigino La
Pitié-Salpêtrière giunge un’incredibile notizia: la nicotina proteggerebbe dal
virus pandemico. L’ipotesi proviene dalla bassa percentuale di fumatori su un
campione di 350 ricoverati, ma ciò sarà oggetto di studi clinici più
approfonditi, pertanto i ricercatori avvertono: il fumo non è una soluzione al
virus.
In Belgio, dove
l’emergenza sanitaria si combina al timore di una recessione economica senza
precedenti, il settore edile ha conosciuto un rilancio paradossale. Infatti, di
fronte alla preoccupazione dei belgi di non poter trascorrere le vacanze estive
all’estero, si è registrato un notevole aumento delle domande per la
costruzione di piscine private: nuova tendenza dell’estate 2020. Tuttavia, si è
rivelato difficile gestire in maniera adeguata quest’incremento a causa della
mancanza di attrezzature di lavoro importate da Spagna, Francia e Italia, i cui
circuiti logistici sono stati duramente colpiti.
In Svizzera, la
Banca nazionale ha perso 38,2 miliardi (5 a settimana): un risultato più
negativo del previsto. Inoltre, il governo non intende accelerare le
riaperture: è prevista per gli asili nido un ritorno all’attività, ma i
sindacati richiedono regole igieniche severe, ad esempio la disinfezione dei
giocattoli e il lavarsi spesso le mani. Emergono truffe ai danni dei cittadini:
finte farmacie vendono mascherine e hacker mandano e-mail di phishing. A Friburgo
è nato un centro telematico di medicina per offrire consultazioni senza
affollare gli ospedali. Anche per i processi civili si ricorre alle
videoconferenze: ora si divorzia online.
Al contempo, il mondo
intero ha gli occhi rivolti verso l’Africa, in particolare verso la
grande isola del Madagascar dopo l’annuncio del presidente Andry Rajoelina
sulla scoperta del “Covid-Organics”, un possibile rimedio naturale,
che si è dimostrato efficace contro il nuovo coronavirus. Con molto entusiasmo
il presidente ha dichiarato: “Cureremo il coronavirus con un rimedio a base di
piante coltivate in Madagascar. Potrebbe cambiare la storia del nostro paese,
del mondo intero”. Ma alcuni scienziati di IMRA (Institut malgache de
recherches appliquées) restano cauti, anzi, hanno detto apertamente che in
ricerca non si può correre ma bisogna portare prove tangibili sull’efficacia
della terapia contro il COVID-19.
Oltreoceano, in Canada, la distanza corretta da mantenere è “un bastone da
hockey sul ghiaccio”. È stato il ministro della sanità Patty Hadju a fornire un
riferimento concreto ai cittadini, consigliando di mantenere una distanza di
due metri, ovvero la lunghezza di un bastone da hockey. La nuova indicazione è
stata inserita nei cartelli stradali dei parcheggi. Resta comunque una
situazione momentanea, perché non si potrà andare in giro con bastoni da hockey
per sempre. L’hockey è uno sport molto praticato in Canada, quindi non sarà
stato difficile per la popolazione apprendere la nuova direttiva.
Dalla Germania
arriva la notizia della cancellazione dell’Oktoberfest 2020, annunciata in
conferenza stampa congiunta dal presidente della Baviera Markus Söder e dal
sindaco di Monaco di Baviera, Dieter Reiter. Söder ha spiegato che la decisione
è stata presa per problemi relativi alla sicurezza: negli affollati padiglioni
del festival sarebbe impossibile chiedere ai visitatori il rispetto delle norme
di sicurezza.
La notizia è stata
accolta con favore dall’opinione pubblica, ma ora si temono conseguenze per
l’economia, anche se non è la prima volta che la popolare festa viene
cancellata (l’ultima volta è successo nel 1945).
L’Oktoberfest è uno dei
festival più famosi al mondo e assicura ogni anno un afflusso di oltre 2
milioni di turisti alla Baviera, un’entrata di circa 450 milioni di euro
e circa 13 mila posti di lavoro.
Intanto i Länder hanno
approvato l’obbligo per tutti i cittadini di indossare le mascherine all’aria
aperta, sui mezzi pubblici e nei supermercati. L’obbligo entrerà in vigore a
partire dalla prossima settimana, e nel Mecklenburg-Vorpommern sono già
previste contravvenzioni pecuniarie per chi non si adeguerà.
Queste notizie sembrano in contrasto con le precedenti dichiarazioni di Angela Merkel riguardo a possibili riaperture.
La Cancelliera ha evidenziato in conferenza stampa come la curva dei contagi sia al momento stabile. Questo forse permetterebbe di riaprire scuole e attività commerciali in breve tempo, pur con la dovuta prudenza e sempre continuando a monitorare strettamente la situazione. Tuttavia, Merkel ha precisato che “stiamo camminando sul ghiaccio sottile” e qualora il fattore R dovesse aumentare, anche di poco, il sistema sanitario tedesco potrebbe arrivare al collasso già a luglio (il fattore R indica il numero di persone che una persona può contagiare; al momento in Germania si aggira intorno a 1).
Per questo motivo, al
momento le previsioni di riapertura delle scuole e di ripresa del campionato
(la Bundesliga) fatte nei giorni scorsi appaiono ancora troppo premature.
Il Robert Koch Institut
(l’istituto che si occupa di monitorare i contagi in Germania) e la John
Hopkins Universität hanno infatti reso noto che il numero dei contagi è in
rapida risalita e avrebbe anzi toccato la quota più alta dal 19 aprile. Ancora
una volta, le regioni più colpite sono la Baviera, il Baden-Württemberg
e il Nordrhein-Westfalen.
Anche in Austria
in questi giorni hanno prevalso le previsioni ottimistiche. Il cancelliere
Sebastian Kurz sta prendendo in considerazione l’idea di una riapertura delle
frontiere con i Paesi che stanno gestendo al meglio l’emergenza (come la
Germania), ma senza menzionare una data specifica.
Kurz ha anche confermato
che le restrizioni per i cittadini austriaci si esauriranno come previsto alla
fine di aprile. Questo ottimismo appare giustificato: dopo solo un mese di
lockdown la situazione in Austria è già sotto controllo e ogni giorno vengono
registrate solo poche centinaia di nuovi casi, in costante diminuzione.
Francesca Della
Giulia
Quest’anno il mese di Ramadan fa capolino nel
mondo islamico in un clima non convenzionale dal momento in cui il nuovo
Coronavirus ha sconvolto la vita quotidiana, sollevando molti dubbi legati
soprattutto al rituale del digiuno. Secondo una dichiarazione del Grande Imam
di al-Azhar «non vi sono prove scientifiche – finora – che vi sia una
correlazione tra digiuno e contagio da Coronavirus […]. Pertanto, le
disposizioni della Sharia islamica restano invariate in quanto è obbligatorio
per tutti i musulmani, ad eccezione di coloro i quali hanno una valida
giustificazione». La dichiarazione trova riscontro anche nell’Organizzazione
Mondiale della Sanità che ha ribadito l’importanza di bere 8 – 10 bicchieri
d’acqua al giorno e che, durante il Ramadan, questa regola può essere applicata
nel lasso di tempo che va dall’ ‘ifṭār, pasto serale che spezza il
digiuno e che viene consumato tra la ṣalāt al-maghrib (preghiera
del tramonto) e la ṣalāt al-Faǧr (preghiera del mattino). Il
rappresentante del settore alimentare della Camera di Commercio giordana,
Raed Hamadeh, ha invitato il governo a rilasciare l’autorizzazione per aprire
tutte le pasticcerie del Regno in concomitanza con l’inizio del mese di
Ramadan. Si tratta di una stagione importante per i proprietari delle
pasticcerie per rilanciare le loro vendite e mantenere i loro dipendenti che
ora vivono situazioni finanziarie precarie e sarebbero dunque ben felici di
rientrare a lavoro nel pieno rispetto delle norme di prevenzione. La felicità
sarebbe anche dei giordani che non rinuncerebbero in questo modo al
tradizionale Qatayef (sorta di raviolo dolce ripieno di noci e panna) e
altri dolciumi. Recentemente, la Fondazione islamica dei Waqf volta alla tutela
dei beni religiosi islamici di Gerusalemme ha annunciato la proroga
della chiusura della Moschea di Al-Aqsa durante il mese di Ramadan come
previsto dalle misure di contenimento del Coronavirus. Prima di oggi, la
moschea era stata chiusa per un’intera giornata nel 1969, in seguito a un
incendio doloso, e negli ultimi anni per un paio di ore al massimo a causa di
atti criminosi isolati. Altri paesi si apprestano a celebrare il Ramadan nel
rispetto delle misure preventive nella lotta al Covid-19. In particolare,
domenica il Ministro del Commercio iracheno al-Ani ha annunciato di aver
presentato una proposta al Consiglio del Ministri per fornire ai cittadini, già
inclusi nella rete di previdenza sociale, una razione aggiuntiva di cibo
gratuita come quella già erogata. Al-Ani ha ribadito che la «proposta deve
essere presentata durante una delle sedute del Consiglio dei ministri e il più
rapidamente possibile per permettere al Consiglio di decidere in merito,
tenendo conto di questa fetta di popolazione più fragile». Non ci resta che
augurare a tutti i nostri lettori musulmani “Ramadan Mubarak”!
Valentina Baldo,
Roberta Elia, Maria Antonietta Reale
A Mosca, dopo un’iniziale
stabilizzazione del numero dei ricoveri durante la scorsa settimana, la
situazione è peggiorata e la curva dei contagi ha cominciato nuovamente a
salire con un conseguente aumento del numero dei ricoveri; questo è quanto si
legge nel report pubblicato dalla Sede Operativa per il controllo e il
monitoraggio del COVID-19. Infatti, mentre la scorsa settimana il numero dei
ricoverati rimaneva stabile alle 1300 persone, in soli quattro giorni è
costantemente salito, fino a toccare quota 1900.
“Si ricorda la necessità
di un rigoroso rispetto del regime di auto-isolamento per gli anziani e per le
persone che soffrono di malattie croniche” questo è il comunicato della sede
operativa in risposta all’aumento dei contagi. I pazienti paucisintomatici
invece, continuano ad essere trattati e monitorati da casa attraverso il
controllo di specialisti e con l’aiuto di tecniche di telemedicina. Fino al
primo maggio, tutti i residenti della capitale, indipendentemente dall’età,
sono tenuti a non lasciare il luogo di residenza. Le misure adottate vengono
introdotte al fine di ridurre il numero di spostamenti dei moscoviti e, di
conseguenza, di contenere i contagi.
Ampliando
lo sguardo e lasciando la capitale si analizza quale sia la situazione nella
Federazione.
In Russia le misure restrittive adottate per contenere la pandemia hanno generato malcontento e dissenso nella maggior parte della popolazione. Perciò, per fare chiarezza sulla questione, la Corte Suprema ha pubblicato un documento contenente delucidazioni in merito alle sanzioni adottate in caso di violazione delle misure di contenimento del contagio da COVID-19. Da tale documento si evince che, secondo l’articolo 6.3 del Codice Penale, il tetto massimo di sanzione pecuniaria prevista ammonta a 15000 rubli. Tra le violazioni contemplate dal documento vi sono: l’allontanamento da casa per più di 100 metri, il rifiuto del trattamento sanitario, l’inadempienza alle regole stabilite dall’organo di sorveglianza sanitaria ed epidemiologica statale e la mancata quarantena dopo aver fatto ritorno da un paese estero. Nei comportamenti sanzionabili rientrano: il mancato rispetto del distanziamento sociale e uscire di casa senza giusta causa (lavoro, spesa, veterinario). Le multe variano a seconda della categoria: per i cittadini da 15 mila (184 euro) fino a 40 mila rubli (490 euro), per le forze dell’ordine e altri servizi da 50 mila (615 euro) a 150 mila rubli (1847 euro) e per le persone giuridiche da 200 (2463 euro) fino a 500 mila rubli (6158 euro).
Paola D’Onofrio, Angela
Doria
La Cina e il G77
(organizzazione intergovernativa delle Nazioni Unite formata da 134 paesi del
mondo) hanno espresso in una dichiarazione congiunta tutto il loro sostegno
all’Organizzazione Mondiale della Sanità riconoscendone il ruolo guida nella
lotta contro la pandemia. Come riportato nella nota, “il G77 e la Cina
sono profondamente preoccupati per la rapida diffusione della pandemia, una
delle più gravi crisi di salute pubblica nella storia moderna. […] La priorità è salvare vite umane”.
Hong Kong ha esteso le
misure di distanziamento sociale per garantire che la situazione epidemiologica
rimanga sotto controllo. Martedì mattina infatti, il capo esecutivo di Hong
Kong, Carrie Lam, ha sottolineato durante una conferenza stampa che le misure
di prevenzione devono continuare ad essere rispettate, e che in caso contrario
tutti gli sforzi compiuti finora potrebbero andare sprecati. Le misure di
contenimento del contagio messe in atto dal governo includono la limitazione di
assembramenti e la chiusura di diversi locali di intrattenimento.
Shanghai ha adottato
diverse misure volte a consolidare la fiducia dei consumatori e a rilanciare la
loro domanda, considerata la prossimità di alcune feste nazionali quali la
Festa dei Lavoratori, la Giornata dei Bambini e il Festival delle Barche Drago.
Numerosi esperti cinesi hanno ribadito che, data l’attuale espansione del virus su scala globale, sarà difficile risolvere la situazione in tempi brevi. In una conferenza stampa tenutasi ieri ed organizzata dall’Ente Comune di Prevenzione e Controllo del Consiglio di Stato, Shi Yi, noto ricercatore dell’Istituto di Microbiologia dell’Accademia Cinese delle Scienze, ha dichiarato che nonostante la Cina abbia messo in campo tutto l’impegno possibile per contrastare efficacemente l’epidemia, essa continuerà a costituire una minaccia globale fino a quando non sarà definitivamente debellata.
Geng Shuang, portavoce
del Ministero degli Affari Esteri, ha annunciato il 23 aprile che la Cina
stanzierà, a fronte dei precedenti 20 milioni, altri 30 milioni di dollari a
favore dell’Oms.
Gabriele Bonanni, Nicolò Cornacchia
FONTI e SITOGRAFIA
Per la lingua PORTOGHESE
CYR // JH. Lusa/Fim. Novo ministro
da Saúde do Brasil empenhado em salvar vidas e a economia. Lusa. 17.04.2020
Guilherme Mazui e Filipe Matoso.
Novo ministro da Saúde diz que não haverá ‘definição brusca’ sobre isolamento
social. Globo.com. 16.04.2020.
Per la lingua INGLESE
9News. (2020). “How to
commemorate Anzac Day during coronavirus shutdown”
Sas, N. & Timms, P. (2020). “New Zealand wants coronavirus elimination, Australia wants COVID-19
‘suppression’ — but can we have both?”. ABCNews.
Worthington, B. (2020). “IVF
and low-risk elective surgery to begin again as National Cabinet ditches
coronavirus ban”. ABCNews.
Helm, T. Graham-Harrison,
E. & McKie,
R. (19/04/2020). “How did Britain get
its coronavirus response so wrong?”. The Guardian
Mi chiamo Emanuele, ho 19 anni e sono
italiano, nato a Roma da genitori italiani.
Il mio primo contatto con una lingua
straniera è avvenuto, come per molti, a scuola. L’inglese mi ha appassionato
fin da subito, e ha accresciuto in me la voglia di conoscere altre lingue e
culture.
Durante il periodo delle scuole
elementari e medie non ho avuto tempo né modo di viaggiare, poiché i miei
genitori lavoravano molto ed ero troppo piccolo per muovermi da solo.
Una volta giunto il momento di
scegliere quale strada intraprendere per la scuola superiore ero molto
indeciso, ma grazie ai consigli dei miei genitori ho capito che continuare ad
impegnarmi nello studio delle lingue era il percorso migliore per me. Poco
prima dell’inizio delle superiori i miei genitori decisero di partire per Berlino.
Proprio questo viaggio mi ha permesso di innamorarmi di una lingua come il
tedesco.
Per i cinque anni di scuola superiore
decisi quindi di studiare, oltre all’inglese (obbligatorio), lo spagnolo (a
continuazione dei tre anni di scuola media) ed il tedesco. Sebbene quest’ultima
sia una lingua complessa, mi impegnai al massimo affinché le mie capacità
linguistiche aumentassero di giorno in giorno.
In più, crescendo ho avuto la
possibilità di viaggiare da solo, con la scuola o con i miei genitori: tra i
viaggi più importanti ci sono stati quelli in Spagna, Germania e Inghilterra.
Anche l’Erasmus è stato un progetto
fondamentale, a cui ho preso parte negli ultimi tre anni di superiori: ho
passato un mese a Siviglia, uno a Londra ed una settimana a Stoccarda, e questi
soggiorni mi hanno permesso un’immersione completa nella lingua.
Proprio questo percorso pieno di
influenze positive dal punto di vista delle lingue straniere mi ha portato a
credere che il lavoro da interprete fosse il migliore per me.
Oggi sto studiando nel percorso
trilingue di tedesco, portoghese e cinese, cercando quindi di perfezionare le
mie conoscenze per quanto riguarda la lingua tedesca, e ampliare il mio
bagaglio culturale con due nuove lingue.
Seppur difficile, sento che questa è la
mia strada, e cercherò di raggiungere i miei obiettivi con il massimo impegno,
perché credo nelle parole di Abraham Lincoln: “decidete che una cosa si può e
si deve fare e troverete il modo”.
Lo Smart Working nella moda Quando la distanza cambia il modo di ascoltare, prendere decisioni e fare progetti
Sempre più aziende scelgono il lavoro a distanza, lo smart working
sembra l’unica soluzione al periodo di emergenza che tutti stiamo vivendo. Esso
appare la risposta perfetta per arginare il contagio e per non arrestare l’economia.
Lo smart working risulta immediato, produttivo e concreto, ma purtroppo non può
essere applicato in tutti i settori professionali. Alcuni lo percepiscono come
la rivoluzione dell’attuale sistema organizzativo, la giusta “spinta” che assicura
una medesima o addirittura ampliata produttività oltre al notevole risparmio
per quello che concerne i costi relativi agli spostamenti dei dipendenti (emissioni
di CO2). Altri invece vi riscontrano delle criticità: in primis la difficoltà
di comunicazione ed il probabile misunderstanding tra i colleghi che
formano un gruppo di lavoro. In Secundis vanno considerati i casi di cali di attenzione
connessi ad un uso eccessivo del pc, da non trascurare la sensazione di
isolamento che potrebbe provocare.
Il mondo della moda, grafico e sempre al passo con
i tempi, ha deciso di adoperare la modalità smart per quanto riguarda la
sua amministrazione e più generalmente parlando, esso sta cercando di cogliere un
lato positivo dalla tormenta covid-19. Ma si può davvero parlare di
produttività e riequilibrio nel mondo della moda o le sue caratteristiche
specifiche di creatività e celerità pregiudicherebbero la buona riuscita dello smart
working?
Cercherò di
rispondere a questo quesito attraverso degli esempi tangibili valutando vari
aspetti.
Una considerazione positiva arriva sicuramente dal taglio dei costi: la
modalità smart consente una riduzione delle spese aziendali in termini
di logistica e di costi energetici. Alcune aziende come Alexa Chung studios con
sede a Londra, hanno uno spazio ricreativo composto da cucina e dispensa ed
addirittura un bagno con doccia per permettere al loro staff di ricomporsi
prima di partecipare a un evento mondano. Inoltre, calcolando l’impatto ambientale,
si potrebbe stimare un risparmio minimo annuale di 135kg di CO2 per non parlare
del fatto che la modalità smart sembri conciliare il dilemma su cosa
scegliere, “vita privata-vita lavorativa”, in maniera soddisfacente. Questa
modalità rivela una soddisfazione personale di +35% dovuta al fatto di potere essere
impeccabili ed efficienti in entrambi i campi.
Passando invece, come dovuto, agli effetti negativi si stima che la
percezione dell’isolamento e la difficoltà di comunicazione seppur
adeguatamente sopportate dalle tecnologie, siano ancora il cruccio centrale
della questione.
Delle considerazioni e delle intuizionipositive arrivano
soprattutto dal mondo della moda che ancora una volta dimostra di non essere
solamente il bello e il piacevole, ma anche di essere un settore concreto,
funzionale e ben organizzato. Qui la modalità smart è diventata
tendenza, come lo è sempre stata quella di abbracciare “smart people” proiettati
a guidare un’azienda che comporta qualità e caratteristiche specifiche sia nel
canale offline sia in quello online: abilità nel prendere decisioni, capacità
di ascoltare, di osare e di reagire alle pressioni elaborando soluzioni.
È il caso di Hélène Poulit-Duquesne, Ceo di Boucheron,
azienda di orologeria e gioielleria con sede a Parigi. Si parla di programmi che,
nonostante contemplino tassativamente diverse ore di meeting online, concedono anche
la possibilità di riscoprire i piccoli piaceri dimenticati dalla frenetica vita
parigina. Tuttavia, la nostalgia dell’ufficio è solo uno dei piccoli tasselli
dell’ingranaggio -conseguenza Covid-19 – Ma cosa succederà quando il lockdown
terminerà?
Un altro esempio è Jean-Christophe Babin, Ceo di Bulgari
che sottolinea l’importanza del pianificare adesso in relazione al futuro. Per
poter gestire in maniera soddisfacente il lavoro da casa, sono necessari alcuni
strumenti di lavoro come ad esempio Microsoft Teams e Zoom. In particolare
quest’ultimo programma, disponibile anche in versione app, si sta
rivelando uno strumento fondamentale per l’industria della moda in quanto
permette la visualizzazione del prodotto, in questo caso, il prezioso gioiello,
nel particolare dei suoi dettagli: un’esperienza essenziale e appagante per il
cliente.
Tutto ciò permette all’azienda di far fronte
all’emergenza in maniera efficace andando ad incidere su quella porzione di
lavoratori che non sono direttamente impegnati nella produzione di gel
sanitario, come ha dichiarato più volte la casa madre LVMH. Altre misure
concrete riguardano la sospensione della nuova collezione di alta gioielleria
BVL: come specifica Babin, la data stabilita per giugno 2020 resta
ancora troppo incerta per l’organizzazione di un evento collettivo.
Per quanto riguarda l’industria del vestiario, Nicolas
Santi-Weils direttore artistico di Ami Paris, sostiene l’importanza
di pianificare un timing per le conferenze tramite Zoom: un massimo di
40 minuti è da considerarsi il necessario per la produttività. Oltre alle tempistiche,
si parla di tagli; se la collezione autunnale resterà immutata si potrà pensare
a una leggera riduzione per quanto riguarda gli ordini all’ingrosso della
collezione invernale.
L’unico canale su cui investire ora sembra quello online.
Tuttavia le perplessità riguardanti la presentazione della nuova collezione
sembrano abbondare soprattutto per quello che concerne la creatività, la
fluidità dei tessuti e l’armonia della mise nel suo complesso. Bastien
Daguzan, direttore artistico di Paco Rabanne, sostiene che la
creatività nella moda non possa essere compensata dall’efficienza. Con la
preparazione della collezione SS-21 in corso, l’azienda si interroga sulla
validità dell’organizzazione di un evento così importante come una sfilata su catwalk,
da remoto. Ma la direzione, almeno per il momento, sembra protendere per lo
showroom digitale poiché calcolando anche le restrizioni di viaggio nel post
cov-19, ad assistere sarebbe inevitabilmente un pubblico limitato.
Quindi che sia in un attico soleggiato a Parigi, in un
appartamento di New York o in un cottage in Normandia, la moda non si
ferma: si fa smart e si dà degli obiettivi in attesa di poter riprendere
a catturare il suo pubblico dal vivo. E noi siamo con lei, rigorosamente in smart-mode.
IL LIBANO PAESE DEI CEDRI VIVE UNA DUPLICE EMERGENZA
Per
inaugurare la rubrica che parla di #destinationgems non potevo iniziare
con un paese diverso da quello dove sono nata e dove ho passato gli anni più
belli della mia infanzia e adolescenza, anche se purtroppo oggi questo paese
vive una duplice emergenza dettata non solo dal Virus Covid-19, urgenza che
tutto il pianeta sta affrontando, ma anche dalla gravissima crisi economica culminata
(per la prima volta nella sua storia), con la dichiarazione di Default.
In passato, il Libano, Paese dei Cedri, veniva
chiamato “la Svizzera del Medio Oriente” per lo spiccato senso dei suoi
abitanti per gli affari, oggi quest’affermazione potrebbe sembrare una
contradizione! Durante gli Anni ‘60, Beirut, la Capitale, era conosciuta come
la “Parigi del Medio Oriente” oggi purtroppo viene menzionata soprattutto per
la terribile Guerra civile in cui la città andò in rovina dal 1975 al 1990. Non
voglio usare il passato nel mio racconto, semplicemente per una speranza di
ritorno del Libano al suo vissuto splendore, un paese emozionante e
straordinario.
Beirut è una città che sembra non avere pace, una
serie infinita di conflitti che l’hanno ferita profondamente, eppure i suoi
abitanti sono vitali, forti e dinamici: non a caso il Libano rappresenta
un’eccezione, rispetto agli altri paesi del Medio Oriente di lingua araba, e
questo grazie alla sua multiculturalità. È un paese legato alle tradizioni, ma
aperto alle novità e alla mentalità occidentale. Inoltre, il Libano ha una
storia antichissima che affonda le radici nell’epoca fenicia ed oggi custodisce
città antiche e reperti romani, località sciistiche e balneari, un’infinità di
alberghi lussuosi, locali e ristoranti che animavano le notti infinite
arrestate dal Covid-19.
Il Libano è un paese pieno di divergenze e
contrapposizioni causati dal melting pot di culture, religioni, credenze e
gruppi etnici. Diciotto sono le confessioni riconosciute ufficialmente, tra le
quali Cristiana Maronita che segue la chiesa Cattolica Apostolica di Roma,
Cristiana Greco-Ortodossa, l’armena Apostolica, la Sciita, la Sunnita,
l’Ebraica, la Drusa, la Protestante e la Copta. Beirut, sopranominata “la Parigi del Medio-Oriente” il suo centro comprende
grattacieli di lusso, negozi e ristoranti ispirati all’Occidente. Beirut è
affascinante, coinvolgente e sorprendente, soprattutto caratterizzata da una
storia millenaria dove i suoi vecchi monumenti raccontano del passato di grandi
fasti e ricchezze in coesistenza con palazzi distrutti dalle bombe dell’ultimo
conflitto che gridano il dolore del popolo.
L’arabo
è la lingua ufficiale, ma oltre a quello classico studiato nelle scuole e
scritto nella letteratura, i libanesi parlano un dialetto orale derivante
dall’arabo classico intercalato da espressioni francesi e inglesi. I libanesi
dialogano tra di loro usando contemporaneamente queste tre lingue. La seconda
lingua ufficiale è il francese, seguita di pari passo dall’inglese e in percentuale
minore troviamo anche la lingua armena e quella curda diffuse grazie alla
presenza di comunità armene e curde stabilitesi da tempo.
Per
comprendere Beirut e la mentalità libanese occorre capire le contraddizioni
presenti in seno alla società. Visitare Beirut delinea e narra un viaggio in un
mondo dove una chiesa cristiana si innalza accanto a una moschea e/o adiacente
ad una Sinagoga. Il quartiere cristiano di Ashrafieh, dove sono nata e
cresciuta, si trova su una collina a est della città, è uno dei più antichi di
Beirut, offre scuole prestigiose soprattutto francesi
e il Palazzo Sursock, una volta residenza della facoltosa famiglia di
cui porta il nome, oggi sede del museo di arte contemporanea. Nicolas Sursock,
collezionista di oggetti d’arte, volle che, alla sua morte, avvenuta nel 1960,
la sua casa fosse trasformata in museo. Invece Hamra insieme al
lungomare di Raucheh, sono i quartieri a maggioranza musulmana con
ristoranti, bar, hotel di lusso, catene internazionali e appartamenti
prestigiosi affacciati sul lungo mare. A Hamra ha sede UAB, l’Università
Americana di Beirut. Le strade del centro e dello shopping sono moderne, con
negozi, ristoranti, bar all’aperto e numerosi spazi per eventi e spettacoli. Il Libano è anche culla di stilisti di Alta moda. Le Fashion Week internazionali pullulano delle
loro collezioni che fanno sentire la donna che le indossa una vera Odalisca o
Principessa. Il più conosciuto è sicuramente Elie Saab, il suo atelier
principale si trova ancora a Beirut. I suoi negozi si possono trovare in tutto
il mondo, a partire da Parigi, Londra, Milano, Dubai, New York e Melbourne.
Elie Saab è famoso per vestire le star sul red carpet, Angelina Jolie è stata
una di loro. Tra le sue clienti più famose troviamo la regina Rania di Giordania
e Halle Berry. Altri Fashion Designer amati dalle VIP e principesse sono Zuhair
Murad, Abed Mahfouz che per oltre 15 anni ha sfilato a ALTAROMA sempre nella
fashion Week Romana hanno partecipato Missaki Couture, Tony Ward, Rani Zakhem e
molti altri. Il Libano non è solo famoso per l’alta moda ma anche per l’ottima
cucina conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, il famoso Hummus
(crema di ceci) ormai fa parte di tutte le tavole internazionali. Anche la
produzione di Vini viene riportata nelle migliori guide di Enologia; la
produzione libanese è costituita per lo più da vini rossi provenienti da
varietà internazionali importate dalla Francia. La zona di coltivazione più
fertile è la Valle della Bekaa, Château Ksara è la più antica azienda
vinicola, fondata nel 1875 dai Gesuiti. Ksara è attualmente uno dei più
importanti produttori del Libano e uno dei suoi fiori all’occhiello è lo Château
Rouge.
Tutto
questo sembra solo appartenere a un sogno, oggi invece Beirut è diventata una
città deserta, dal 26 marzo il governo ha adottato un lockdown e un coprifuoco
dalle 5 di sera alle 7 del mattino, misure attuate quando i casi di Covid-19
erano ancora pochi, questo per evitare che l’epidemia potesse assumere le
dimensioni di altri paesi con rischi di implosione del sistema sanitario in
quanto non potrebbe rispondere efficacemente vista anche la grande maggioranza
di profughi provenienti soprattutto dalla Siria. La città così deserta è un
panorama inimmaginabile. Solo qualche mese fa le piazze erano gremite di manifestanti
che protestavano in modo pacifico contro la corruzione del governo e la crisi
economica aggravatasi nel 2019 e, come detto, culminata di recente con il
default. I conti pubblici avevano raggiunto dei livelli disastrosi. “Ma come si è arrivati a questo punto? Il
piccolo Libano si reggeva su di un paradosso. Se sul fonte politico era
conosciuto come il più instabile Paese del Medio Oriente, su quello finanziario
era in assoluto il più stabile. Ancora nel 2011 il brillante e dinamico settore
bancario privato, su cui si reggeva l’intera economia di questo Paese.” “La
guerra civile nella vicina Siria, scoppiata nella primavera del 2011, ha poi
dato il colpo di grazia. Un milione e mezzo di profughi siriani si è riversato
nel piccolo e impreparato Libano, trasformandolo nel Paese con il più il più
alto rapporto al mondo di rifugiati per abitante. Le sue strutture e
infrastrutture, già insufficienti per i libanesi, hanno resistito ma alla fine
non hanno retto alla pressione.” (Cit. Sole24Ore)
Mi
chiedo se anche questa duplice
Emergenza potrà essere superata come tutte le precedenti situazioni complicate.
Il popolo libanese non si è mai perso d’animo, ottimista di carattere, ha
sempre permesso al paese di sollevarsi e di superare tutte le crisi e tutti i
contrasti avvenuti in passato come le guerre civili, i bombardamenti e
attacchi che lo hanno sempre messo a dura prova. Di declini, il piccolo paese
dei Cedri ne ha vissuti tanti, alcuni anche lunghi e dolorosi ma oggi nel 2020
l’epidemia si abbatte su una economia in disfacimento. Il governo libanese il 9
marzo ha scelto di fallire danneggiando il sistema bancario. Questi avvenimenti
mi rattristano molto e non amo pensare al mio Paese d’origine, una volta meta
del jet set internazionale e luogo di villeggiatura dei Principi Arabi,
evolversi con una traiettoria senza fine. Una volta era la Svizzera del Medio
Oriente, oggi è un paese povero orfano di uomini d’affari e imprenditori che
colmavano banche, teatri e ristoranti.
Maria Christina Rigano
Maria Christina Rigano – Lungomare di Beirut 1995
Fonti:
Il Sole 24 Ore / 16 Aprile 2020/ L’inchiesta di Roberto
Bongiorni (quotidiano)
Cambiò per sempre il corso della storia di Roma, sancendo la fine della Repubblica e l’inizio dell’Età Imperiale. Fu uno dei più importanti uomini politici, condottieri e autori della storia: stiamo parlando di Caio Giulio Cesare, nato a Roma nel 100 a.C. da una famiglia illustre, la Gens Julia.
Sapevate che…?
In gioventù, volle recarsi a Rodi per studiare filosofia e cultura greca, ma lungo il tragitto venne catturato dai pirati, che lo tennero in ostaggio sull’isola di Farmacussa. Svetonio narra che durante la prigionia, durata circa quaranta giorni, scrisse poesie, sottoponendole al giudizio dei suoi carcerieri, con i quali interloquiva tranquillamente e giocava ai dadi, non mancando di ricordare loro che, appena sarebbe stato liberato, li avrebbe puniti e giustiziati. Cosa che poi fece effettivamente, una volta che i suoi uomini pagarono il riscatto richiesto.
Un altro aneddoto che lo vede protagonista riguarda il periodo della sua permanenza in Spagna: un giorno, nell’ammirare una statua di Alessandro Magno, Cesare scoppiò in lacrime e, non riuscendo a darsi pace, esclamò: “Non vi sembra che ci sia motivo di addolorarsi se alla mia età Alessandro regnava già su tante persone, mentre io non ho fatto ancora nulla di notevole?”.
Si racconta inoltre che la sua morte fu annunciata da una serie di eventi insoliti. Nei giorni precedenti, si videro fuochi celesti e si udirono insoliti rumori notturni; lo stesso Cesare, mentre sezionava un uccello per fare un sacrificio, non riuscì a trovargli il cuore (presagio di cattivo auspicio); i cavalli che aveva liberato sul Rubicone si misero a piangere; alla vigilia del suo omicidio, sua moglie Calpurnia sognò la casa crollarle addosso per poi ritrovarsi a stringere fra le braccia il marito morente.
Sono Barbara Bartoli, ho 47
anni, sono di Trieste ma vivo a Roma. Ho una bambina di 8 anni che si chiama Maria
e sono felicemente sposata.
Sono un’esperta di
marketing e comunicazione, idealista e visionaria perché credo fermamente che ogni persona, azienda, associazione, istituzione
abbia il dovere di rendere il mondo un posto migliore.
IL MIO PERCORSO
Professionalmente non nasco come docente e non sono cresciuta nel mondo accademico, bensì ho sempre lavorato in diverse realtà nell’ambito del marketing e della comunicazione: prima nel digital advertising – Virgilio il primo portale italiano, correva l’anno 2000, poi nel mondo delle ricerche di mercato qualitative internazionali – Synovate Censydiam, oggi parte del gruppo Ipsos, poi in aziende multinazionali del largo consumo – Unilever, Algida), fino ad approdare in Amnesty International come Direttore Crescita e Innovazione.
Le mie esperienze, prima
nel mondo profit e poi nel mondo del non profit, mi hanno permesso di
raggiungere la consapevolezza che il
marketing e la comunicazione, lavorando sui bisogni delle persone, hanno una grande responsabilità etica,
quella non solo di generare profitto, ma anche quella di produrre sensibilizzazione, consapevolezza, cambiamento, impatto sulla
collettività per un futuro migliore.
Oggi sono una consulente
indipendente e mi occupo di Innovazione
e Brand Activism in una società che si chiama Purpose House.
Cosa faccio? Studiando i
trend, i bisogni delle persone e della società supporto
aziende, organizzazioni, associazioni per incentivarle
ad andare oltre mere logiche di business, individuando e lavorando sul proprio scopo sociale con
l’obiettivo di produrre azioni incentrate sul raggiungimento del bene comune, nel rispetto e nella promozione degli
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, concordati dagli Stati membri delle Nazioni
Unite nell’ambito dell’Agenda Globale 2030.
UNINT PER ME
Sono docente del corso di International Brand Management che ha
l’obiettivo di formare gli studenti sulle logiche e sulle best
practices di marchi internazionali sia del mondo profit che del non profit
facendo intervenire esperti di settore e giornalisti.
Ho una modalità
d’interazione con gli studenti molto partecipativa: nelle mie lezioni racconto
esperienze vissute, casi e accadimenti aziendali sia di successo che di
fallimento.
Penso, infatti, che
concentrarsi solo su storie di successo possa creare distanza e
scoraggiare chi ti ascolta, per questo io racconto esperienze vissute, i miei
successi, ma anche i miei insuccessi. A volte sono soprattutto le difficoltà,
le sfide, gli errori a rimanere più impressi e vivi negli studenti. Quindi, raccontare
le dinamiche del mondo del lavoro, la gestione dei conflitti e l’importanza di
lavorare sulle soft skills e sull’assertività per raggiungere i propri obiettivi,
è un buon modo per guidare e ispirare i giovani.
Cosa chiedo a loro? Li invito a mettersi in gioco, a esporsi, a uscire dalla loro comfort zone, perché credo fortemente nel valore dell’apprendimento attraverso l’esperienza.
L’insegnamento alla UNINT significa avere modo di “GIVE BACK”, ovvero di restituire ai ragazzi, il significato e il valore del mondo lavorativo, le dinamiche interpersonali, le sfide a cui saranno esposti per prepararli ad essere professionisti di valore di domani.
IN COSA CREDO E SU COSA DEDICO TUTTA ME STESSA
Credo nelle persone, nelle
capacità e unicità individuali e nell’importanza di valorizzarle al meglio per
individuare il proprio scopo nella vita, il sogno da realizzare ed il percorso
da fare per raggiungerlo.
Gli studenti della UNINT,
ma anche di altre facoltà in cui insegno, sono didatticamente preparati,
concentrati e incentivati a dare il meglio di sé. Tuttavia, quando la domanda
si sposta dai risultati universitari al chi
voglio essere e cosa voglio diventare, emergono dubbi, paure, incertezze,
sfiducia nel sistema.
Quindi il lavoro che faccio,
all’interno del mio corso, è passare dal marketing del profit, al marketing
sociale fino ad arrivare al personal
branding & personal storytelling attraverso l’individuazione del proprio scopo.
Per portare avanti
quest’obiettivo, a fine corso, oltre al project work, invito gli
studenti a partecipare ad un workshop dal titolo IO SONO, IO POSSO.
È una lezione esperienziale di #PERSONALBRANDING che unisce la meditazione kundalini alla scrittura creativa finalizzata allo storytelling personale grazie all’individuazione del proprio scopo, il #personalpurpose.
L’output della sessione viene, poi, usato per arricchire di unicità e purpose il profilo LINKEDIN, perché le aziende, oggi, non cercano solo brillanti studenti, ma persone con sogni e ambizioni capaci di cambiare il mondo.
Curioso/a? Il prossimo workshop IO SONO IO POSSO sarà venerdì 24 aprile alle ore 15.00.
La rassegna stampa internazionale dell’UNINT sul COVID-19
Il
tempo passa e la morsa del virus sembra più lieve, perlomeno nel nostro Paese.
Si
inizia a considerare un lento e graduale ritorno alla normalità, anche se pare
inappropriato definirla così.
Secondo il vocabolario
Treccani infatti, “normalità” è il carattere, la condizione, di ciò che si
ritiene normale, cioè regolare, consueto, non eccezionale o patologico con
riferimento sia al modo di vivere, sia allo stato di salute fisica o psichica
di un individuo, sia ad avvenimenti del mondo fisico e situazioni (politiche,
sociali, …) più generali.
Quello
che ci attende (volendo rimanere fiduciosi) dopo il 4 maggio, non sarà dunque
un ritorno alla normalità. Ma l’inizio di una nuova appunto “novità” che
richiederà la ri-pianificazione e la ridefinizione delle priorità e delle
necessità delle nostre vite.
Sara Nardi
Dall’inizio della
pandemia, l’Angola ha registrato 24
casi positivi al Covid-19. Tra queste 24 persone 2 sono decedute, 6 sono
guarite e solo 2 sono state dimesse dall’ospedale. Durante una conferenza
pubblica, il Viceministro della salute Franco Mufinda ha confermato che i due
pazienti dimessi sono in condizioni stabili. C’è da dire però che la situazione
angolana ha avuto un andamento alquanto atipico, insolito rispetto a quello che
è successo nel resto del mondo. Il numero di contagi (che è comunque basso) non
è rimasto fisso, anzi, è aumentato durante il corso di una settimana ma
solamente con l’incremento di 5 nuovi casi. Ciò è stato possibile solo grazie
all’isolamento imposto dal Governo angolano che ha, senza alcun dubbio,
determinato il contenimento della diffusione del contagio a partire dal 27 di
marzo. Lo stato di isolamento doveva durare fino all’11 di aprile ma è stato
preventivamente prolungato al 25 dello stesso mese. Ovviamente tutto ciò ha
comportato delle conseguenze dal punto di vista economico ma il Paese non aveva
scelta, si è ritrovato costretto ad adottare misure cautelative per contrastare
il virus. La Banca di sviluppo statale – BAI – ha reso disponibili oltre 10
miliardi di kwanza per fornire agli
ospedali le risorse necessarie. Si prevede infatti che nei prossimi 20 giorni
arriveranno in Angola 300 macchinari BIPAP (Biphasic
Positive Airway Pressure) per la ventilazione non invasiva e un
rifornimento superiore ai 2 milioni di strumenti utili al personale sanitario
per lavorare in sicurezza (si parla quindi di mascherine, cuffie e camici
elastici monouso, guanti chirurgici sterili ma anche protezioni per le scarpe e
occhiali protettivi). Come se tutto ciò
non fosse sufficiente è stato programmato anche l’arrivo di 200 mila kit sierologici
per il virus, 200 mila test rapidi e, infine, oltre i 3 milioni di
somministrazioni di Coartem: farmaco usato contro la malaria. In aggiunta il
BAI ha promesso di rinnovare le infrastrutture ospedaliere per impedire la
diffusione del virus.
Oltre alla situazione
angolana è interessante presentare quella di São Tome e Principe in cui sono stati registrati fino ad oggi
solamente 4 casi positivi al Covid-19. Le 4 persone sono seguite nelle loro
case dai medici curanti e sono in condizioni stabili. Il Primo Ministro Jorge
Bom Jesus dichiara che la priorità è salvaguardare la salute dei cittadini e
per questo motivo è stata investita una somma di 14 milioni di euro a favore
della produzione agricola locale. La finalità è quella di garantire la sovranità
alimentare al Paese visti i blocchi aerei e navali. Il Ministro
dell’Agricoltura Francisco Ramos spiega che è essenziale investire nella
produzione locale sostenendo agricoltori e fornitori del posto. Il Governo per
questo ha garantito che verrà istituito un fondo agricolo con interessi
agevolati ad agricoltori e allevatori.
Francesco Cabras
In Australia, il Governo ritiene che le scuole siano sicure, ma sono i
singoli stati a gestire gli istituti, per i quali fino ad ora si è preferita la
chiusura. Si lavora per un graduale ritorno nelle aule, grazie anche al trend
di casi ormai stabile da settimane. Questi infatti hanno da poco superato i
6600 e le vittime ammontano a 70. Lo scorso giovedì il Primo Ministro ha
annunciato che erano state mosse critiche nei confronti dell’OMS e il governo
avrebbe riconsiderato sostegno all’organizzazione, escludendo però un recesso
come quello degli USA alla luce degli aiuti da parte dell’organizzazione in
casi di emergenza nelle regioni del Pacifico. La ministra degli affari esteri,
Marise Payne ha richiesto un’indagine nella gestione della pandemia in Cina e
non crede che sia l’OMS a doverla mandare avanti, ma invita ad una cooperazione
internazionale trasparente tra Paesi.
In Sud Africa, paese del Commonwealth, le statistiche attuali
riportano 3.158 casi con 54 vittime e 903 guariti; il presidente Cyril
Ramaphosa ha tenuto un discorso alla nazione il 15 marzo, annunciando il lockdown con un piano iniziale di 21
giorni, che poi è stato esteso di recente fino alla fine del mese di aprile. Il
divieto principale è quello di uscire di casa, a meno che non strettamente
necessario; per far sì che questo imperativo venisse rispettato, sono state
dispiegate 24.389 forze armate, le quali, secondo quanto riportano i quotidiani
locali, avrebbero violato i diritti umani per far rispettare le direttive del
governo. Pertanto, il direttore dell’Osservatorio per i Diritti Umani ha
lanciato un monito: “Il governo dovrebbe ricordare alle forze dell’ordine che
un’emergenza nazionale non revoca il divieto di abusare del proprio potere.
Tali abusi devono essere monitorati e puniti”.
Mentre, in Nuova
Zelanda ad oggi si contano un totale di 1440 casi confermati e dodici
morti. Attualmente, l’allerta è al massimo (livello 4) e il lockdown ha
subito una proroga di 5 giorni per cercare di contenere la curva del contagio.
Mentre il governo sviluppa una app per tracciare gli spostamenti, dal 27 aprile
avrà inizio l’allentamento delle misure restrittive con il passaggio al livello
di allerta 3, che prevede l’isolamento domiciliare preventivo pur consentendo
spostamenti per motivi di salute, lavoro o adempimenti giuridici. Le scuole
riapriranno per i bambini fino ai dieci anni, ma ai genitori è consigliato di
farli rimanere in casa se possibile. Le imprese e le attività di ristorazione
potranno ripartire garantendo le distanze imposte.
In Canada, il Parlamento inizia a discutere della ripresa. Il governo
e l’opposizione non hanno trovato ad oggi un accordo sulle modalità di
svolgimento. Il governo propone tre sessioni a settimana, di cui una in
presenza fisica dei parlamentari e due sessioni telematiche. L’opposizione
rifiuta lo svolgimento per via telematica. Pur esistendo un accordo sul
limitare il numero dei parlamentari convocati nel rispetto delle norme
sanitarie, la politica canadese sembra trovarsi davanti ad un’impasse.
Il numero di casi in Spagna è salito a quota 195.944, pari a un
incremento di 4.218 contagi rispetto a ieri ed è sempre nelle ultime 24 ore che
si contano 410 decessi per un bilancio che porta il totale a 20.453, mentre le
persone guarite finora sono 77.357.
Nella giornata di domenica, Pedro
Sánchez ha invitato i Presidenti delle comunità autonome a rafforzare la rete
di assistenza sanitaria di base, che avrà un ruolo cruciale nella riduzione
delle misure di contenimento del Covid-19. Il Comitato Scientifico ha, infatti,
segnalato a Sánchez la necessità di potenziare la diagnosi, il follow-up e il
monitoraggio di tutti i casi, anche quelli minori, nei numerosi centri
sanitari.
Il Presidente ha anche illustrato i
quattro obiettivi nella lotta contro il Covid-19: in primo luogo, garantire una
diagnosi precoce e la capacità diagnostica per i casi rilevati durante
l’assistenza sanitaria di base; in secondo luogo, garantire l’isolamento dei
casi di contagio. In terzo luogo, garantire che i sistemi informativi
consentano un attento monitoraggio di questi pazienti; infine, garantire la
localizzazione e il follow-up dei contatti dei casi di contagio.
Sánchez ha precisato che questo
processo, volto alla decrescita della curva di contagio, è pensato in funzione
delle competenze sanitarie o della disponibilità di attrezzature sanitarie
adibite all’assistenza dei cittadini. “Avremo bisogno di tempo, di
settimane, in questa lenta marcia verso la decelerazione”, invitando alla
cautela dei cittadini. Il Presidente ha, inoltre, ammonito le comunità autonome
che non forniscono al Ministero della Salute tutti i dati sull’epidemia dei
loro territori e ha ribadito che non si può abbassare la guardia: “Una
seconda ondata sarebbe molto difficile da affrontare per il personale
sanitario”.
In Argentina, il Ministero della Salute ha riferito che nelle ultime
24 ore sono state registrate 102 nuove infezioni da Covid-19, portando a 2941
il totale dei contagi dall’inizio della pandemia.
La maggior parte dei casi sono concentrati nella provincia di Buenos Aires
(873) e nella capitale (706). Il Governo, inoltre, ha confermato il primo caso
positivo nella prigione di Florencio Varela: la possibilità di propagazione del
Covid-19 nelle carceri ha mobilitato i detenuti, i quali minacciano uno
sciopero della fame a livello nazionale, denunciano le condizioni di
sovraffollamento in cui vivono e il ritardo dei giudici nel concedere il
beneficio degli arresti domiciliari.
In Colombia la fame, gli sgomberi forzati e le richieste di aiuto si
manifestano ormai nel quotidiano. Con il passare dei giorni, le finestre di
centinaia di case nel sud del paese hanno cominciato a riempirsi di stoffe
rosse: lenzuola, tovaglie e persino le magliette della nazionale colombiana si
sono trasformate nel nuovo grido di aiuto lanciato da chi cerca di
salvarsi dalla pandemia ma rischia di morire di fame. Da qui l’iniziativa di
raccogliere cibo e lasciarlo sull’uscio delle abitazioni delle famiglie più
bisognose.
Alessia De Meo,
Martina Valeriano
Secondo gli ultimi dati, il Belgio è il
primo paese UE per morti in proporzione alla popolazione, ciò ha scatenato
alcune critiche circa la gestione belga della crisi. Al contempo, la stampa
italiana ha criticato la poca celerità decisionale del governo belga e le
disastrose scelte prese per le case di riposo. Polemiche anche da parte degli
stessi belgi, indignati sia dall’intenzione del Primo Ministro di far
riprendere a breve le visite nelle strutture per anziani, sia dalla prospettiva
di una violazione della privacy dovuta alla creazione di una app di
tracciamento, simile ad altri modelli già adottati in altre zone colpite.
In Svizzera inizia una graduale riapertura:
operativi i valichi di frontiera con la Francia, ma con orari limitati. Guy
Parmelin, ministro dell’economia, prevede la riapertura dei ristoranti,
tuttavia i ristoratori sostengono che senza aiuti economici da parte dello
Stato, sarà difficile sostenere la ripresa. L’11 maggio riapriranno le scuole:
i sindacati si oppongono, ma il consigliere Jean Romain ha evidenziato l’importanza
di mantenere gli standard educativi. Intanto, il proprietario di un negozio a
Carouge ha creato un’associazione per realizzare mascherine riutilizzabili e
anche in Svizzera si comincia a parlare della creazione di una app per
tracciare i pazienti positivi.
Invece a Montreal in Canada, è stato
scoperto l’orrore nella casa di riposo “Herron”: la vicenda ha scioccato il
paese, il personale ha abbandonato gli anziani nella struttura per paura del
COVID-19. In totale sono morti 31 anziani a causa del virus e attualmente nella
struttura sono rimaste soltanto due infermiere per 130 ospiti. Tuttavia, il
Québec si appresta a ricevere aiuto da parte di volontari inviati dalle regioni
meno colpite dalla pandemia; infatti “Solidarité” è stata la parola chiave
pronunciata da tutti i sindaci intervistati dal quotidiano Le
Journal, in risposta alla direttiva di trasferire il personale
sanitario nelle zone più colpite.
Quanto
alla Francia il presidente Macron ha affermato: “A partire dall’11
maggio riapriremo progressivamente gli asili, le elementari, le medie e i
licei”, ma restano da valutare l’organizzazione di tempi e spazi per garantire
la sicurezza degli studenti; nelle università i corsi proseguiranno in forma
online fino all’estate. Per intrattenere le persone in quarantena e rendere
omaggio al personale medico, lo scorso weekend alcune star, del calibro di Lady
Gaga e i Rolling Stones, si sono esibite direttamente da casa in un grande
concerto online chiamato “One world”, a sostegno dell’OMS contro il COVID-19.
Riguardo
all’Africa, il presidente senegalese Macky Sall ribadisce alla comunità
internazionale la richiesta di annullamento del debito pubblico africano,
questa proposta era stata lanciata dal presidente su Twitter lo scorso 25 marzo.
Successivamente Papa Francesco, durante la sua omelia Pasquale, aveva invitato
il mondo a considerare l’abbassamento o addirittura l’annullamento dei debiti
pubblici dei paesi in via di sviluppo. L’Europa e le altre potenze mondiali si
trovano a fronteggiare, insieme all’emergenza Covid-19, una crisi economica
gravissima; l’Africa è di fronte allo stesso nemico ma con una situazione
pregressa estremamente più grave.
In Germania tra i temi più caldi di questi giorni ci sono le conseguenze
economiche interne e l’istruzione.
Sabato scorso il ministro federale delle finanze e vicecancelliere Olaf
Scholz ha rilasciato un’intervista al quotidiano “Die Welt”, dove ha dichiarato
che il governo farà di tutto per garantire misure di sostegno finanziario a
settori ai quali non è consentito riprendere le attività nel breve tempo. Di
questi, tra gli altri, fanno parte il settore alberghiero e della ristorazione.
Inoltre, potrebbero esserci misure per stimolare i cittadini al consumo: il
piano di Scholz mira a collegare la stimolazione della domanda con obiettivi di
sostenibilità. “Certo, conserveremo gli elementi di modernizzazione del
nostro paese, come la riduzione delle emissioni di CO2, l’espansione della
mobilità elettrica o la digitalizzazione”, ha affermato.
Il ministro delle finanze si è inoltre detto favorevole ad aumenti fiscali
per le fasce ad alto reddito.
Le misure di politica finanziaria e sociale già adottate saranno mantenute.
Scholz non ha escluso l’ipotesi che il governo federale dovrà sostenere
ulteriori debiti nell’anno corrente. I 156 miliardi di euro già approvati
risulteranno sufficienti solo se “riusciamo a risalire la curva economica
nella seconda metà dell’anno”. In linea di principio, è “troppo
presto per abbassare la guardia” nonostante il calo del numero di
infezioni. Pertanto, l’apertura deve continuare ad essere graduale e guidata
con cautela.
Tiene banco il tema della riapertura delle scuole. I prossimi esami saranno
disponibili in anticipo. Gli schemi di protezione – ad esempio per gli
scuolabus e le aule – devono essere presentati dai ministri della cultura di
tutte le regioni entro il 29 aprile. Le cure di emergenza negli asili nido
devono essere estese ad ulteriori categorie professionali.
I governi federali e statali hanno concordato che le scuole potrebbero
riaprire gradualmente dal 4 maggio. Tuttavia, ci sono regolamenti speciali per
i singoli stati federali.
Nel sistema federale, infatti, gli stessi stati sono responsabili del
settore dell’istruzione. Non tutti vogliono aprire le loro scuole
contemporaneamente, anche perché le vacanze estive nelle varie regioni iniziano
in periodi diversi. Pertanto, hanno concordato un regolamento flessibile.
Diamo una panoramica delle misure di alcuni degli Stati tedeschi più
importanti.
In Baviera non è previsto il riavvio delle normali attività scolastiche
fino all’11 maggio. “Adotteremo un approccio più cauto”, ha
dichiarato il Primo Ministro Söder.
A Berlino è prevista l’apertura dall’11 maggio solo per le classi
dell’ultimo anno.
Ad Amburgo dal 27 aprile i programmi nelle scuole saranno gradualmente
ristrutturati.
In Turingia i maturandi torneranno a scuola già dal 27 aprile. Il 4 maggio,
poi, seguiranno le altre fasce d’età.
La Sassonia vuole aprire le scuole agli studenti di tutte le classi
dell’ultimo anno, inizialmente dal 20 aprile per il personale e dal 22 aprile
per gli studenti.
Gabriele Simoni
Nel contesto nordafricano si registrano numeri piuttosto costanti a
discapito di quanto invece non succede nel sud del Continente. Nel bollettino
epidemiologico degli ultimi giorni, il bilancio dei contagiati è di 2685 in
Marocco, 2534 in Algeria, 866 in Tunisia e 49 in Libia, mentre il numero di
decessi sale a 137 in Marocco, 367 in Algeria, 37 in Tunisia e 1 in Libia. In
relazione ai dati registrati nel nostro Paese, che gode di un sistema sanitario
all’avanguardia, risulta anomalo pensare che nel Maghreb questi numeri siano
effettivi vista l’arretratezza di queste zone sia in termini economici che in
termini di strutture sanitarie.
Nell’ambito delle misure volte a garantire l’istruzione, seppur a distanza,
il Marocco si è dimostrato piuttosto efficiente nel rispondere adeguatamente e
prontamente alla necessità di promuovere la formazione accademica e
professionale a tutti i livelli. Infatti, il Ministero dell’Istruzione
Nazionale, della Formazione Professionale, dell’Istruzione Superiore e della
Ricerca Scientifica ha dichiarato che i primi risultati dell’esperimento di
didattica a distanza, introdotta il 16 marzo 2020, sembrerebbero essere
positivi. Nello specifico, si tratta di un portale elettronico chiamato
TelmidTICE che fornisce contenuti e materiali di studio selezionati in base ai
diversi livelli di istruzione. E stando a quanto riporta la stampa marocchina,
tra i vari punti del progetto è prevista anche una formazione specifica per i
professori, ai quali è stata messa a disposizione la piattaforma e-Takwine.
Ma vista in un’ottica più ampia, l’introduzione della didattica a distanza,
piuttosto prevedibile nei paesi più sviluppati, non era affatto scontata in
Marocco. Infatti, questa misura è stata considerata come la concretizzazione di
un processo richiesto da tempo, ma che a causa dell’assenza di strumenti
necessari non è stato possibile attuare finché il Marocco non si è trovato
obbligato a dispiegare ogni sforzo per salvare la stagione accademica.
Ciononostante, sono state sollevate molte critiche al metodo adottato dal
Ministero per ciò che concerne l’assenza di pari opportunità dell’istruzione a
distanza, specialmente da parte degli studenti che vivono nel mondo rurale. Ciò
che infatti non bisogna dimenticare è che, non appena ci si allontana dalle
grandi città, ci si imbatte in condizioni di povertà estrema che rendono
difficoltosa non solo la didattica a distanza, ma anche e soprattutto la vita
stessa. A questo proposito, l’Articolo 31 della Costituzione marocchina afferma
che “lo Stato, le Istituzioni pubbliche e territoriali […] si impegnano ad
impiegare tutti i mezzi disponibili per facilitare l’accesso paritario dei
cittadini all’istruzione moderna di buona qualità, alla formazione
professionale e all’educazione fisica e artistica”.
Valeria Di
Bonaventura, Arianna Mercuriali, Giulia Roncella
“La Russia, senza dubbio, riuscirà a vincere questa battaglia contro il
COVID-19. Stiamo attraversando una fase dura, ma questa vittoria ci sarà e sarà
ancora più importante, se, in questo periodo non facile, renderemo il nostro
sistema sanitario ancora più forte ed ancora più efficace”. Queste sono le
parole del presidente russo Vladimir Putin pronunciate durante il discorso in merito
alla costruzione e ristrutturazione di tutti gli enti sanitari presenti nel
territorio russo. L’11 marzo, infatti, l’OMS ha dichiarato una nuova infezione
di COVID-19 che finora in Russia ha creato più di 32 mila malati, 273 morti e
2590 guariti. Per questo motivo, il sindaco della capitale Sergej Cobjanin ha
prolungato il regime di quarantena fino al 1 maggio, con una novità. Dal 22 aprile,
infatti, tutti gli abitanti di Mosca e dintorni potranno tornare a viaggiare
sui mezzi pubblici (treno, autobus e metro) utilizzando la carta “Troika”
oppure “Strelka” per viaggi singoli mensili. Su questa carta dovrà essere
mostrato un permesso elettronico. Se il numero della carta non verrà
scansionato la carta non funzionerà ai tornelli della metro e sui monitor
convalidanti degli autobus. Chi sceglierà, invece, l’automobile, dovrà indicare
il proprio numero di targa sul permesso. In caso contrario, la macchina
risulterà non autorizzata a circolare e il proprietario verrà multato. Al fine
di applicare correttamente le nuove norme verranno installate delle videocamere
per la regolamentazione del traffico e per il servizio di pattugliamento
stradale. Per quanto riguarda militari e forze dell’ordine, quest’ultimi
vengono esonerati dal dover seguire tali regole, ma dovranno registrare sul
sito mos.ru il numero personale e il numero di targa della macchina di
servizio.
Inoltre, visto il momento difficile, in Russia si sta espandendo sempre più
la distribuzione gratuita di medicinali per i malati di COVID-19 e per i sospetti
malati. Si pensa, infatti, che questa nuova pandemia sia una forma insolita di
SARS e perciò bisogna cominciare a distribuire medicinali adeguati.
Si riporta infine una notizia alquanto singolare: i residenti della città
Rostov-sul-Don usando lo “Yandex Mappe” ha organizzato una manifestazione
online contro il regime di isolamento, che è operativo nell’oblast di Rostov
dal 31 marzo col fine di contenere la diffusione del COVID-19.
Durante una manifestazione virtuale organizzata dai Rostoviti vicino all’edificio
del governo regionale in Piazza Sovetov, i partecipanti si sono lamentati con
le autorità della mancanza di fondi per pagare i prestiti, inclusi i mutui, i
servizi pubblici e la mancanza di aiuti umanitari. Infatti, come
conseguenza al regime di isolamento introdotto, molti cittadini sono rimasti
senza lavoro o il loro reddito è diminuito in modo significativo.
Paola D’Onofrio, Clarissa
Giacomini
Il 17 aprile si è tenuta, a Pechino, una riunione del Comitato Centrale del
PCC per analizzare la situazione epidemica nel paese e all’estero e per mettere
in atto ulteriori lavori di prevenzione e controllo. Durante l’incontro il
presidente Xi ha sottolineato che le attuali misure di controllo dell’epidemia
adottate dal paese vanno ulteriormente consolidate, in particolare nello Hubei,
per prevenire un’epidemia di rimbalzo. Il presidente ha aggiunto che è
necessario rinforzare il sostegno allo sviluppo economico e sociale, nonché
aiutare la popolazione a risolvere varie difficoltà quali l’occupazione, il
reddito e la scolarizzazione.
Si è parlato anche della situazione dei cinesi all’estero ai quali la Cina
deve continuare a fornire assistenza tramite ambasciate e consolati. Il
presidente Xi ha anche ribadito di voler approfondire gli scambi e la
cooperazione con l’OMS e voler continuare a fornire assistenza ai Paesi colpiti
dall’epidemia.
Solo pochi giorni prima, il 14 aprile, il Presidente degli Stati Uniti Trump
ha annunciato la sospensione dei finanziamenti all’Organizzazione Mondiale
della Sanità e rivalutato il suo ruolo a causa della “gestione grave e
l’occultamento” di alcuni aspetti del fenomeno pandemico. Le affermazioni di
Donald Trump sono state molto discusse dall’opinione pubblica. In suo sostegno
è intervenuto il Segretario alla Difesa Statunitense Mark Esper, il quale ha
affermato a sua volta che “È difficile credere alle informazioni del Partito
Comunista Cinese”.
In risposta all’attacco verbale sferrato dagli Stati Uniti, il portavoce
del Ministero degli Affari Esteri cinese, in data 17 aprile, ha dichiarato che
“diffamare la Cina non può aiutare l’America a nascondere la realtà e la
responsabilità di non riuscire a combattere il virus”. Secondo il portavoce,
l’America dovrebbe smettere di strumentalizzare a fini politici l’emergenza
COVID-19 e concentrarsi, piuttosto, sulle misure di contrasto per sconfiggere
il virus e procedere con il rilancio dell’economia.
Nel frattempo, in Cina continua la lotta al virus. Mentre in data 18 aprile
l’ultimo gruppo di operatori sanitari che ha contribuito alla lotta conto il
COVID-19 nella provincia più colpita dello Hubei ha terminato i 14 giorni di
quarantena, domenica 19 Aprile l’autorità sanitaria cinese riferisce una
segnalazione di 16 nuovi casi da coronavirus, di cui 9 provenienti dall’estero.
Per fortuna però nessun decesso è stato segnalato, quindi il totale dei casi
confermati ha raggiunto quota 82735, mentre il numero dei decessi rimane fermo
a 4632.
#MondayAbroad: se chiudo gli occhi sono in… Islanda!
Capitan
Pizzuti mi sempre insegnato molto, pur conoscendomi da poco: mi ha spiegato che
la vera forza sta nella determinazione e nel sorriso, mi ha mi ha consigliato
di guardare in faccia le paure e affrontarle senza aver timore e io, come una
brava alunna, gli sono grata dei suoi preziosi consigli (non per fare
favoritismi, ma è il mio preferito della nostra mitica squadra di calcio a
cinque, non diteglielo shh!)
Sono,
difatti, molto contenta che mi abbia dedicato un po’ del suo tempo per
raccontarmi e permettermi di raccontarvi l’esperienza che l’ha condotto
direttamente in capo al mondo: l’Islanda.
Le
parole del Capitano sono talmente cariche di emozione che ho preferito
riportarle tali e quali, dunque, vi lascio al suo racconto… grazie mille
Capitano!
Il
viaggio risale all’estate del 2013, subito dopo la maturità.
Sapete,
sono sempre rimasto affascinato dai racconti e dalle foto di mio padre che, per
lavoro, era stato in Islanda qualche periodo prima. Proprio perché aveva
vissuto in un luogo così particolare, decise di tornare e portare la sua
famiglia con sé.
Non
appena si atterra nel piccolo aeroporto internazionale di Keflavík, una piccola
infrastruttura a pochi chilometri dalla captale Reykjavík, ci si rende conto di
essere arrivati in un posto radicalmente diverso dalla realtà nella quali si è
abituati a vivere: sarà che l’isola ha una densità abitativa bassissima e che
al di fuori della capitale non ci sono insediamenti di grandi dimensioni; sarà
che camminando per strada non è difficile imbattersi in buche con dentro acqua
che bolle emanando il classico di zolfo, ma, se provenienti da un’altra
cultura, o ce ne si innamora, o è molto facile desiderare di tornare al più
presto a casa.
Impossibile
scegliere ciò che in assoluto più mi ha colpito, in quanto tre luoghi
soprattutto mi hanno impattato: il primo si trova a 5 ore di macchina da
Reykjavík, per arrivare si percorre una strada statale costeggiata da una parte
da un ghiacciaio (per chiarirci, grande più o meno quanto l’Umbria) e numerose
e imponenti cascate, mentre dall’altra si può osservare una distesa infinita di
erba e sabbia nera che arriva fino all’Oceano, il tutto senza la minima traccia
di essere umano o alberi (la selva non è presente perché abbattuta dai
vichinghi per la costruzione delle navi, mi sono informato). Una volta
arrivati, il ghiacciaio cade a picco nel mare e si staccano numerosi iceberg
che prendono il largo col passare del tempo.
Un
altro posto stupendo è senza dubbio il parco in cui si può ammirare il secondo
geyser più grande del mondo, la cui esplosione è qualcosa di unico (dunque,
come dicevano i latini, carpe diem!).
L’ultimo
posto che merita una menzione particolare è la “Blue Lagoon”, un lago naturale
di acqua calda, dal colore turchese acceso, dove è obbligatorio passare almeno
qualche ora.
Tuttavia,
come ho già detto, è riduttivo parlare di un luogo più bello quando si racconta
dell’Islanda: ogni chilometro percorso è un’esperienza indimenticabile e
raccontarlo è molto difficile, se non impossibile.
Se tornerò? Certamente sì, anche perché a causa del tempo a disposizione e della logistica del viaggio, non è stato possibile visitare il nord dell’isola, un luogo ancora più estremo (degno del Capitano 😉 ).
La rassegna stampa
internazionale dell’UNINT sul COVID-19
“La nostalgia non so cosa sia, però a volte la sento, e mi piace provarla,per ciò che è stato e per i propositi che hanno avuto la possibilità di diventare realtà.”
Sono versi di Luis Sepúlveda, scrittore e poeta cileno
scomparso il 16 aprile 2020 dopo aver contratto il Covid-19.
La nostalgia è forse una, fra le tante insidiose sfide
che questa drammatica situazione mondiale ci costringe ad affrontare.
La nostalgia per i progetti in programma e andati
perduti, nostalgia per le persone amate che non possiamo vedere, la nostalgia
per la tanto amata e agognata libertà a cui abbiamo dovuto rinunciare.
Luis Sepúlveda ci lascia in eredità pagine e pagine di
messaggi pieni di speranza, e di “chiavi” per affrontare le necessità della
vita, anche quando insidiosa.
«Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più
importante» miagolò Zorba. «Ah sì? E cosa ha capito?» chiese l’umano. «Che vola
solo chi osa farlo».
Sara Nardi
In Mozambico durante la
domenica di Pasqua i contagi confermati sono saliti a 21. Di questi 21 casi 13
sono stati contratti localmente e 8, invece, sono stati importati. Proprio per
questo motivo il Governo del Mozambico sta provvedendo a rinforzare il sistema
di controllo e di vigilanza soprattutto intorno ai propri confini. La finalità,
ovviamente, è quella di ridurre la possibilità di eventuali nuovi contagi
causati da persone che non sono del territorio. Oltre ai casi accertati ci sono
quelli sospetti che, per sicurezza, si vedono costretti all’isolamento
domiciliare. La situazione di emergenza viene però tristemente sottovalutata
dai mozambicani che ignorano le norme preventive da seguire. Probabilmente
questo atteggiamento è dato dal fatto che (fortunatamente) all’interno del
Paese non è stato registrato ancora alcun decesso. Il Ministero della Salute
non nasconde però i propri timori e cerca di sensibilizzare i cittadini
invitandoli quanto meno a lavarsi frequentemente le mani, a mantenere la dovuta
distanza e ad usare la mascherina. A proposito di mascherine! Una bellissima iniziativa è stata proposta e avviata
dalla società Cornelder de Moçambique che sta investendo sulla produzione di
mascherine tramite il progetto “Juntos
Contra a COVID-19” (Uniti contro il Covid-19). Il progetto ha vita anche
grazie al supporto di associazioni senza scopi di lucro che hanno come matrice
lavorativa proprio l’ambito sartoriale. La creazione di queste mascherine segue
le raccomandazioni dettate dall’OMS e dai vari decreti promulgati dal Governo
durante lo stato di emergenza; la finalità è quella di garantire agli ospedali
(e non solo) le adeguate protezioni in caso di espansione del Covid-19
all’interno del Paese. Jan de Vries (amministratore delegato della Cornelde) dichiara
che l’anima del progetto è di carattere preventivo e che l’intenzione è quella
di trovarsi pronti e adeguatamente attrezzati per affrontare un eventuale
aggravamento della situazione. Durante la presentazione pubblica del suo
progetto, Jan de Vries conclude dicendo: “…tramite il trascorso dei Paesi
esteri abbiamo visto che è tutta una questione di tempo e, per questo, dobbiamo
giocare d’anticipo e dare un taglio netto a questa catena di propagazione ancor
prima che inizi. Il progetto nasce pensando a quelle persone che, per motivi
lavorativi, entrano obbligatoriamente a contatto con più persone”. Come se
tutto questo non fosse sufficiente, la Cornelder de Moçambique ha inoltre
fornito cisterne d’acqua pulita, bendaggi e attrezzature varie all’Ospedale
Centrale di Beira.
Beatrice De Luca
In Australia
il governo prepara un’App dal nome TraceTogether sulla base di quella
usata a Singapore che permetterà di tracciare gli spostamenti tramite GPS e
Bluetooth, segnalando eventuali infetti. Il governo cerca il consenso degli
australiani in questo ulteriore sforzo contro il Covid-19, perché per
funzionare l’App necessita della partecipazione di almeno il 40% della
popolazione. In Australia Occidentale è stato somministrato il vaccino anti
tubercolosi a 2000 lavoratori in prima linea per vedere se ha effetti positivi
contro il virus, mentre un nuovo vaccino creato dalla compagnia americana Novavax
verrà provato a Brisbane e Melbourne da metà maggio. Terminate le vacanze di
Pasqua, non sono ancora chiare le direttive sulle scuole. Il governo insiste
sull’importanza di mantenerle aperte mentre i singoli stati vogliono la
chiusura e l’istruzione a distanza.
Nella Repubblica d’Irlanda il primo caso di
Covid-19 è arrivato il 29 febbraio. A quanto pare, l’ammalato rientrava da un
viaggio nel nord Italia. Il 20 marzo, dopo sole 3 settimane, il virus era già
presente in tutte le 26 contee e ad oggi il Dipartimento della Salute conta un
totale di 14,635 contagiati e 584 decessi. L’aumento dei contagi ha comportato misure
drastiche, tra cui il distanziamento sociale, che hanno profondamente
influenzato ogni aspetto della società, in particolare la didattica. Il primo
ministro Arlene Foster annuncia il lockdown fino al 9 maggio. Nel
frattempo, nel Regno Unito diventa virale un video che sottolinea il
ruolo dei lavoratori extracomunitari in prima linea nell’emergenza Covid-19.
“Adesso ci applaudite” è il titolo del video, dove l’illustratore Darren James
Smith chiede alla popolazione di continuare ad avere rispetto delle minoranze
una volta che tutto sarà finito: “Non dite a casa vostra. Non dite andate via. Ora
sapete come ci si sente a vivere nella paura, quando la casa è una prigione.”
In Canada, il congelamento dei
finanziamenti statunitensi all’OMS genera delusione. Il Premier Trudeau evita
di pronunciarsi, mentre l’opposizione accenna a possibili conflitti d’interesse
fra l’OMS e la Cina. La priorità del governo rimane la lotta all’epidemia. Si
estendono i fondi del Canadian Emergency Response Benefit ai cittadini a
basso reddito. Intanto, gli operatori sanitari annunciano una diminuzione delle
infezioni, ma esortano a “mitigare l’ottimismo con la cautela”.
Negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump accusa
l’OMS di non aver saputo gestire la situazione insabbiando le modalità di
trasmissione del virus. Tale decisione ha causato molto dissenso: Bill Gates ha
dichiarato in un tweet che tagliare i fondi all’associazione durante
un’emergenza sanitaria globale è molto pericoloso. In California, un gruppo di
bambini della scuola elementare Glorietta ha deciso di creare un
giornale chiamato “Third Grade Lockdown News” in modo da poter stare
insieme, apprendere e informare gli altri alunni della scuola su quello che sta
accadendo nel paese.
Un silenzio assordante riecheggiava nelle strade della Spagna finché, il 15 aprile, il premier Sánchez ha deciso di fare
un passo avanti e riaprire un settore della produzione del paese. Nel contempo,
il governo si impegna a distribuire 10 milioni di mascherine alla popolazione
rifornendo le farmacie in seguito alle numerose lamentele sulla mancanza di
quest’ultime. Inizia la seconda fase: quella dello “scongelamento” dopo un
lungo periodo di ibernazione decretato da poco più di un mese. Una svolta
positiva: la crescita quotidiana di casi positivi al Covid-19 sta diminuendo
sensibilmente, da un’iniziale crescita giornaliera oltre il 42% ad un 3%. La
Spagna resta comunque il secondo paese più colpito dal virus, la sola capitale
registra oggi 49.000 positivi e 6.700 vittime che straziano un paese che sfiora
i 19.000 casi. La popolazione continua a farsi coraggio sostenendo medici ed
infermieri in prima linea: nessuno manca l’appuntamento delle 20:00 per
applaudirli e ringraziarli sui balconi. Questo mercoledì il governo e le
comunità autonome hanno concordato la possibilità di riaprire le scuole a
scaglioni nelle diverse regioni nel mese di maggio; Madrid prevede un programma
facoltativo nel mese di giugno che va incontro agli studenti più volenterosi e
che punta ad attivare un piano di potenziamento senza andare avanti con il
programma ministeriale.
In Argentina il Ministro della
salute dichiara 2.443 casi di contagio e 109 vittime. Il paese non è stato
colpito in forma violenta, nonostante ciò, si scavano fosse per le eventuali
vittime del Covid-19 poiché si teme una forte diffusione del virus. Il Ministro
della salute, Ginés González García, ha annunciato che la crisi vera e propria
si raggiungerà circa a metà maggio, intanto si provvede all’acquisto di 9.000
respiratori mentre solo il 50% degli 8.500 posti di terapia intensiva risultano
già occupati.
A Cuba i contagiati salgono a
814 mentre si registrano 24 vittime, la situazione sembra quindi mantenuta
sotto controllo; i guariti sono 151. Persistono aspre misure di contenimento,
Cuba è ferma ma questo non le impedisce di inviare preziosi aiuti ai paesi più
in difficoltà.
Il numero dei decessi in Venezuela
sfiora le 10 persone, sono 9, ad oggi, le morti causate dal virus, 197 i
contagiati e 111 i guariti. Il paese ha ricevuto 45 tonnellate di aiuti
umanitari da parte del Comitato internazionale della Croce Rossa. Il presidente
Nicolás Maduro ha annunciato il prolungamento dello stato di emergenza di altri
30 giorni.
Francesca Vannoni
In Francia il giornale Le
Monde riporta il quarto discorso di Emmanuel Macron alla nazione,
dall’inizio dell’epidemia, durante il quale il presidente cita Bergamo tra le
aree più colpite dal Covid-19 e annuncia che a partire dall’11 maggio asili,
scuole elementari, medie e superiori riapriranno progressivamente. Resta invece
ancora fermo il cantiere per la ricostruzione di Notre-Dame. L’emittente Franceinfo ricorda il triste
anniversario del rogo del simbolo di Parigi, che tuttavia, in piena emergenza
coronavirus, continua a “vivere” grazie ai video pubblicati dall’associazione
Casa e dalle sue guide volontarie della cattedrale.
Il 15 aprile il Belgio ha aggiornato le misure di
contenimento, prolungando la quarantena fino al 3 maggio, pur garantendo la
ripresa delle attività edilizie e la riapertura dei negozi di bricolage dal
prossimo lunedì. Sul fronte educativo sono stati decretati l’annullamento degli
esami finali per tutte le scuole di ogni ordine e grado oltre alla sospensione
del test d’ingresso per le facoltà di medicina e odontoiatria. Ad oggi, visto
il timore da parte dei sindacati di una ripresa prematura delle attività
scolastiche, non sono ancora state rilasciate date certe circa una prossima
riapertura delle scuole.
In Svizzera, il governo dichiara che il picco è stato superato: il
Parlamento prevede riaperture
graduali, strutturate in 3 fasi. La quarantena
ha portato miglioramenti ambientali, il partito dei Verdi richiede misure
eco-sostenibili dopo la pandemia. Le residenze per disabili sono in crisi: gli educatori hanno dovuti improvvisarsi
infermieri e riorganizzare le attività giornaliere. La Catena della Solidarietà lancia
la giornata della solidarietà: donazioni ogni giovedì per sostenere le persone bisognose. Il
Politecnico di Losanna ha rimandato gli esami ad agosto per aiutare gli
studenti.
In tutta l’Africa si assiste ad una corsa sfrenata nelle farmacie
per l’acquisto di clorochina. L’annuncio che questo antimalarico potrebbe
curare i pazienti affetti da Covid-19 ha creato un aumento della domanda. Gli
esperti sono preoccupati per questa frenesia popolare e temono il peggio.
Episodi di automedicazione si sono verificati in diversi paesi del continente,
dove è possibile acquistare il farmaco anche senza ricetta. Questa pratica
“potrebbe essere fatale in caso di sovradosaggio” afferma A. Desclaux, medico e
antropologa dell’istituto senegalese di ricerca per lo sviluppo (IRD).
Quanto al Canada,in seguito alla circolazione di mascherine
N95 “fraudolente e non omologate” vendute online o nei negozi,
il ministero federale e la sanità canadese stanno prendendo provvedimenti per
far ritirare questi prodotti dalla vendita. N95 sta per la quantità di
particelle virali molto fini, almeno il 95%, che il respiratore riesce a
bloccare. Nel frattempo, in Québec, medici e infermieri sono chiamati
all’azione in varie case di riposo e in poche ore dall’appello del presidente,
1100 medici specialisti hanno offerto la propria professionalità in favore
della popolazione quebecchese.
Negli ultimi
giorni, in Germania, si stavano avanzando ipotesi sulle possibili
riaperture per far ripartire l’economia del Paese. La conferenza stampa di
Angela Merkel ha però fatto emergere decisioni ben diverse da quelle sperate
dalla maggior parte dei tedeschi che si aspettavano di poter di nuovo circolare
con restrizioni meno rigide. Le misure di sicurezza fino ad ora in vigore, sono
infatti state prolungate fino al 3 maggio, esattamente come in Italia. La
cancelliera Merkel parla infatti di risultati positivi ottenuti grazie alle
restrizioni ma ancora troppo fragili.
Si cominciano
però ad intravedere i primi segnali che permetteranno, almeno in parte, di
tornare alla normalità. A partire da lunedì 20 aprile, i negozi con un’area
massima di 800 mq saranno in grado di riaprire rispettando le distanze di
sicurezza ed evitando code troppo lunghe fuori dagli esercizi commerciali. È
permessa inoltre la riapertura per negozi che superano gli 800 mq se si tratta
di filiali auto, librerie e negozi di biciclette.
Pareri
contrastanti ci sono invece sulla riapertura delle scuole che dipende dalle
decisioni di ogni singolo Bundesland. Per il prossimo giovedì è prevista
la riapertura delle scuole superiori, ma solo per i maturandi, nella Renania
settentionale-Vestfalia, dove la presenza in classe sarà facoltativa e
dipenderà dalla decisione personale di ogni studente. La maggior parte di essi
però, è già d’accordo sul fatto di voler continuare la preparazione agli esami
da casa e online.
A partire dal 4
maggio, si pensa di permettere il ritorno in classe ai bambini delle scuole
primarie ma con diverse misure di sicurezza e scaglionando gli orari di lezioni
con dei turni per evitare aule affollate. Ci sono notizie positive anche per i
genitori che, tornando al lavoro, potranno man mano riportare i bambini negli
asili e asili nido anche se non è ancora chiaro come, in questa situazione, si
possano forzare i bambini a rispettare le distanze di sicurezza.
Un fatto che nel
Paese ha creato non poco scalpore negli ultimi giorni riguarda la situazione
negli zoo tedeschi. La Germania risulta essere uno dei paesi con più giardini
zoologici al mondo e l’emergenza da Covid-19 sta creando situazioni drammatiche
negli zoo tedeschi chiusi da settimane, dove i gestori non sono più in grado di
mantenere tutti gli animali e si sta pensando all’uccisione di alcuni di loro.
L’ultimo caso che ha provocato proteste sul web riguarda un orso polare,
salvato grazie alle donazioni di coloro che si erano battuti per evitare la sua
uccisione.
La Germania non è però l’unico paese che si sta preparando alla riapertura. L’Austria è infatti uno dei primi paesi a riaprire le attività. Già a partire dal 14 aprile molti negozi sono stati riaperti e i casi di Covid-19 rimangono stabili e anzi continuano a diminuire.
Jasmin Pick
Anche la penisola arabica si trova a dover fronteggiare la dilagante
pandemia, ma il Qatar è forse il paese più preparato, sia in termini di
scorte alimentari e servizi medici, sia in termini di esperienza. Infatti, il
Paese sta mettendo in atto tecniche all’avanguardia sulla base di esperienze
di altri paesi, come Singapore e Corea del Sud.
‘Precaution’ è il
nome della nuova applicazione in grado di potenziare gli sforzi per combattere
il Coronavirus.
Sua Eccellenza, la Sig.ra Lolwah Al-Khater, viceministro degli Affari
Esteri e portavoce del Comitato Supremo per la gestione delle crisi, ha
affermato a ‘A Special Talk’, un programma televisivo arabo, che l’applicazione ‘Precaution’ ha un solo obiettivo: accelerare l’identificazione
delle catene di transizione del virus. Tale app rileva i casi di infezione
positiva al virus, monitorando tutti i luoghi in cui la persona contagiata si è
recata e le persone con cui è venuta a contatto. Automaticamente, l’app invia dei
messaggi speciali a queste persone, avvertendole di possibili contatti con
soggetti colpiti da Covid-19, e della priorità di ottenere un test medico.
In ultima analisi, a causa della grande preoccupazione in merito alla
privacy dell’utente nell’utilizzo di tale app, Al-Khater ha più volte ribadito che
‘Precaution’ sarà presto
attivata garantendo il totale rispetto della privacy, poiché le informazioni
degli utenti saranno disponibili ai soli team medici.
Un altro Paese che ha risposto rapidamente all’epidemia è stato l’Oman, e l’Oxford Business
Group, un’azienda di ricerca inglese, lo conferma. Infatti, dopo
aver registrato i primi due casi di Covid-19 relativi a cittadini di ritorno
dall’Iran, le
autorità hanno sospeso i voli da lì provenienti e hanno adottato importanti misure
restrittive riguardo agli ingressi nel Paese e allo spostamento dei cittadini.
Sono inoltre stati sospesi l’ingresso di navi turistiche e il rilascio di visti
turistici, nonostante l’immediato impatto economico nel settore turistico.
Nonostante le difficoltà attuali, molti
imprenditori stanno valutando le nuove opportunità emergenti dalla crisi, tra
cui lo sviluppo del settore tecnologico delle telecomunicazioni. Inoltre molte
aziende stanno approfittando della riduzione dei costi dovuta al lavoro a distanza;
pertanto, è emersa la possibilità che ciò continui anche dopo l’emergenza.
Lo svolgimento di attività commerciali online
potrebbe velocizzare il processo di digitalizzazione, e questo è uno dei
principali obiettivi di Vision 2040, il piano di sviluppo a lungo termine del
Paese. Tra queste attività, si distingue la piattaforma ‘Bahar’ dell’Oman Technology Fund per l’acquisto di pesce
da remoto per il commercio all’ingrosso di prodotti ittici; inoltre, il
programma ‘Bahar Plus‘ consentirà la vendita al dettaglio in modo da aiutare
tutti a ‘rimanere a casa’.
Anna Parmegiani,
Chiara Riccardi, Dinella Vella
In Russia Maria Vladimirovna Zakharova, Direttrice del Dipartimento
Informazione e Stampa del Ministero degli Affari Esteri, ha espresso il suo
pensiero riguardo il rimpatrio dei cittadini russi che si trovano all’estero.
Ella ha affermato che in questo momento la maggior parte dei russi che si
trovano in Tailandia, India e Indonesia hanno presentato richiesta di
rimpatrio. “Ci sono comunque altri paesi in cui si trovano gruppi da diverse
centinaia a migliaia di persone che vorrebbero rientrare in Russia ad ogni
costo” queste sono le sue dichiarazioni per il canale televisivo “Star”.
La Direttrice ha parlato anche delle difficoltà di uffici e ambasciate
connesse alla gestione del lockdown nel Paese, delle misure d’emergenza e
denuncia che non vi è una collaborazione compatta da parte dei cittadini. Il
Governo ha stabilito che i cittadini russi rimasti bloccati all’estero non
aventi possibilità di rimpatrio riceveranno assistenza economica e già il 9
aprile Maria Zakharova aveva dichiarato che circa 4 mila russi stessero
beneficiando degli aiuti predisposti.
Per quanto riguarda l’estero, il Cremlino ha apprezzato il fatto che il
Presidente Trump in una dichiarazione abbia affermato che gli Stati Uniti sono
pronti ad aiutare la Russia inviando apparecchi di ventilazione meccanica. Il
portavoce del presidente Putin Dmitry Peskov ha espresso la sua gratitudine
dichiarando: “Questa è un’affermazione molto gentile e positiva da parte sua
e, di fatto, di questa sua volontà Trump aveva già parlato con Putin in un
recente colloquio telefonico”.
Per ciò che concerne la religione, la Russia ortodossa si prepara a vivere
le festività pasquali nel rispetto dei divieti volti a fronteggiare l’epidemia
di COVID-19.
A tale proposito la rete televisiva ufficiale della Chiesa Ortodossa Spas
ha organizzato una fitta programmazione per la Settimana Santa.
I servizi mattutini e serali saranno trasmessi sul canale a partire da
Giovedì Santo.
Il 18 aprile, Sabato Santo, alla fine della Divina Liturgia, inizierà
l’annuale maratona televisiva durante la quale interverranno i rappresentanti
religiosi collegati da varie regioni del mondo ortodosso. Alle 23.30 inizierà
la trasmissione in diretta dalla Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca del
festoso servizio pasquale.
La domenica della Resurrezione, il 19 aprile, Spas trasmetterà il
ciclo di documentari “Mondo Ortodosso” un progetto in 12 episodi girato in
molti paesi ed in diversi continenti che racconta di persone ortodosse unite da
una fede comune, nonché di santuari e meraviglie delle chiese ortodosse.
Boris Korchevnikov, direttore generale di Spas TV Channel, ha
osservato: “La situazione attuale influirà sulla trasmissione, ma in
minima parte – la quarantena non ci permetterà di realizzare un evento
televisivo della stessa scala di quelli precedenti, ma non sarà in grado di
sminuire l’importanza della Pasqua – ed eccolo qui, anche con trucchi
televisivi e contenuti “in lontananza” il tutto verrà trasmesso
comunque.”
Clarissa Giacomini, Angela Doria
75 GIORNI DOPO.
Dopo più di due
mesi di lockdown totale, in Cina vengono riaperte gradualmente le
attività commerciali, i trasporti e le università. Soprattutto, a Wuhan,
famigerato focolaio dell’epidemia, la vita quotidiana delle persone e dei
lavoratori, sembra sempre più normalizzata, con eccezione di alcune attività
commerciali che faticano a riacquistare quella dinamicità di prima.
A Pechino,
proprio nella data di ieri, Sina news ci ha riportato il caso di uno studente
di nazionalità cinese proveniente da Miami, il quale dopo il suo ritorno nella
madrepatria prima del blocco totale dei voli internazionali, ha accusato
sintomi sospetti come: tosse grassa, rinite (una grave infiammazione della
mucosa nasale) e altri sintomi che fanno pensare al peggio. Non a caso, dopo un
tampone effettuato sullo studente, senza ombra di dubbio, il test ha confermato
la sua positività al covid-19. “Poiché si tratta di un virus completamente
nuovo, non sappiamo in realtà quali sono le cause effettive. Ci sono molti che
hanno sintomi pregressi e che spesso li nascondono, o magari altri che non si
accorgono in tempo e presentano già uno stadio avanzato, e risulta troppo tardi
per intervenire”, queste sono le parole pronunciate da Pang Xinghuo,
vicedirettore del centro prevenzione delle malattie della città di Pechino.
Concludendo il suo discorso, lei stessa ha affermato: “Se non riusciamo a
capire chi siano gli asintomatici e se non ci accorgiamo in tempo di chi
presenta sintomi sospetti, il virus sarà una sfida sempre più difficile da
affrontare”.
In vista di
questa enorme sfida, che non solo la Cina, ma il mondo intero è chiamato ad
affrontare, la possibilità della creazione di un vaccino sembra essere confermata.
In base alle
notizie di 新闻联播节目 e di Sina news,
la Cina ha avviato la sperimentazione per il vaccino, raccogliendo più di 200
persone volontarie. “È un passo molto importante rispetto al primo “gradino”
che abbiamo dovuto affrontare” afferma Chen Wei, membro della commissione
scientifica militare. La stessa afferma che il vaccino servirà soprattutto a
proteggere soprattutto chi è al di sopra della soglia dei 60 anni d’età.
Per assicurarsi
la riuscita del vaccino, lo stesso centro ha avviato diverse sperimentazioni volte
a migliorare la qualità delle cure, ovvero le sostanze presenti al suo interno.
Chen Wei ha affermato che utilizzeranno una parte modificata dell’adenovirus
come vettore, in maniera tale da formare il gene S. Quest’ultimo potrebbe
potenziare ulteriormente il sistema immunitario in modo tale da rendere più facilmente
isolabile il virus al momento della cura.
风雨同舟、守望相助, 共担风雨、共克时艰: “In questa tempesta siamo tutti nella stessa barca,
solo aiutandoci reciprocamente, possiamo superare ogni difficoltà” è questo
il motto dell’ASEAN. Il premier Li Keqiang, ha affermato: “nessun paese è solo,
e soprattutto nessuno dovrebbe agire singolarmente”. E ancor più importante:
“con la nostra cooperazione economica, riusciremo sicuramente a mandare un
segnale al mondo intero, di come la Cina e i paesi asiatici riusciranno a
conquistare la vittoria finale sull’epidemia”.
Barr, S.
(15/04/2020) “You clap for me now: video
highlights role of black and minority ethnic key workers during coronavirus
pandemic”. Independent.co.uk
Chase, S., Carbert, M. and York, G. (2020).
“Canada ‘disappointed’ in U.S. move to freeze funding for World Health
Organization”. The Globe and Mail.
Staff and Wires. (2020). “The latest on the
coronavirus: Trump looks to ease restrictions at Canada-U.S. border; B.C.
looking at gradually reopening province”. The
Globe and Mail.
Dickson, J. (2020). “Theresa Tam says
reason for ‘cautious optimism’ as epidemic growth rate slows”. The Globe and Mail.