You know nothing, John Snow: insegnare e imparare sotto stress
Here I go again!
Nell’ultimo articolo abbiamo parlato della diversità all’interno dell’aula di lingua e se questo è un argomento che vi interessa, vi consiglio di dargli un’occhiata (—), perché oggi, continuando il discorso sulle particolarità di ogni studente, affronteremo un argomento che, ahimè, preoccupa non solo tanti professori, ma anche tanti studenti: l’ansia.
Non sono una psicologa e questo articolo sicuramente non sarà l’inizio di una terapia cognitivo-comportamentale, ma una semplice riflessione scritta da una studentessa di lingue che si sentiva particolarmente agitata durante quel periodo che prevede più valutazioni ravvicinate (sto cercando di non usare quella parola che inizia per “s”, vi sono vicina).
Partiamo dal primo step di questo circolo vizioso, cioè quando pensate “studio e non imparo nulla” e immaginatevi una scena di questo tipo: noi siamo John Snow e il nostro stress e le nostre ansie sono interpretate da Ygritte che ci dice “you know nothing, John Snow”. Agli occhi di qualcuno, questa reazione potrebbe derivare dall’incapacità di far fronte ad una sfida, traducendosi in un “non sono in grado di”. Beh, c’è da dire che mentre in una sfida sostenibile dallo studente il cervello produce neurotrasmettitori che favoriscono la memorizzazione di ciò che viene studiato, in caso di forte stress, agitazione o in casi in cui l’autostima dello studente viene minata, la memorizzazione e il recupero di informazioni vengono compromessi.
C’è una spiegazione per questo fenomeno e chi ha già un’infarinatura di didattica delle lingue saprà che stiamo parlando del filtro affettivo, teorizzato dal linguista Krashen. Nel caso in cui non sia così, è abbastanza semplice: si tratta di un vero e proprio blocco che si attiva in momenti di particolare stress o ansia, come, per esempio, quando viviamo un momento particolarmente delicato della nostra vita o non riusciamo a rilassarci per qualsiasi altro motivo.
A livello neurologico, in questi momenti l’amigdala, la parte del cervello che si occupa della sfera emotiva – entra in conflitto con l’ippocampo, che si occupa dello scambio di conoscenze tra memoria a breve termine e memoria a lungo termine. Come conseguenza, viene impedito il passaggio di informazioni da memoria a breve termine a quella a lungo termine e viceversa, ed è in quel momento che torna la nostra Ygritte a dirci che non sappiamo nulla.
Se da studenti possiamo provare a gestire la nostra ansia e, nel caso in cui fosse necessario, chiedere aiuto ad uno/a specialista, cosa potremmo fare se ci trovassimo dal lato dell’insegnante per evitare di creare questi piccoli cortocircuiti?
Secondo Telis Marin, direttore della casa editrice Edilingua Edizioni, la chiave è eliminare le emozioni negative come disagio, paura, delusione o vergogna, sostituendole con altre positive come gioia e divertimento. Le strategie utilizzabili possono anche essere sia ricorrere all’umorismo durante la lezione, riducendo così ansia e stress oltre ad aumentare creatività e livelli di energia, sia, dal punto di vista prettamente glottodidattico, proporre attività guidate che riescano a dare maggiore sicurezza.
Anche le attività ludiche o di problem solving possono essere un valido aiuto, permettendo allo studente di acquisire conoscenze senza che sia consapevole di star svolgendo un’attività didattica (rule of forgetting), in quanto lo scopo non è completare una tabella o riscrivere una frase, ma, per esempio, risolvere un rompicapo oppure far indovinare la parola scritta nella scheda che abbiamo pescato senza dire le parole scritte sotto, come in un noto gioco da tavolo.
Insomma, anche in questo caso a svolgere un ruolo fondamentale è la nostra fantasia, alla quale dovremmo affidarci per creare attività che non siano troppo complicate – che ci porterebbe ad attivare il filtro affettivo -, ma che allo stesso tempo non siano eccessivamente semplici, permettendoci di mantenere attivo il coinvolgimento degli studenti e un senso di sana sfida che li motivi durante la lezione.
Spero che questo breve articolo vi sia piaciuto e che vi possa aiutare sia come studenti sia come futuri insegnanti!
Aurora