Manomissione
La parola manomissione ha un duplice significato. Nel primo significa ‘alterare o modificare senza averne il diritto’. Nel secondo invece, c’è un riferimento all’antico diritto romano, dove manomettere era l’atto di liberazione di uno schiavo.
Come spiega Gianrico Carofiglio nel suo La manomissione delle parole, il termine mantiene il suo duplice significato anche in relazione alla parola.
Personalmente, penso che questo dualismo insito nel termine manomettere sia un esempio lampante della storia globale dell’umanità. La parola che viene distrutta e violata come in numerose dittature e in un secondo momento liberata e riscattata. La libertà di parola è un diritto fondamentale dell’uomo che, purtroppo, non è stato ancora raggiunto a livello globale. La parola viene distrutta e ricostruita, emancipata senza mai perdere la sua dignità.
Germana Santoro
Wabi-sabi
Il termine, originario del Giappone, è composto da due vocaboli distinti: “Wabi”, che indica un concetto di bellezza discreta nella quale è presente un’imperfezione naturale, e “Sabi”, che invece sottintende un’idea di bellezza legata al passare del tempo.
Questo termine descrive, quindi, la bellezza come un evento silenzioso e dinamico: la bellezza può anche rivelarsi in maniera inattesa.
In questa dinamica, anche degli oggetti possono essere visti in un primo momento come “rozzi”, occorre quindi sensibilità ed esperienza per capirne ed essere in grado di apprezzarne il valore estetico.
Questo termine invita a non lasciarsi ingannare da quello che è il semplice aspetto degli oggetti, facendoci cambiare prospettiva, spingendoci a considerare anche gli aspetti e le sfumature della realtà che ci circonda che invece prima ignoravamo.
Entrando in questa filosofia di vedere le cose, sono riuscita, con il tempo, a fare sempre più attenzione ai dettagli di ciò che mi circonda.
Camilla Fazzini