Considerata la più grande scienziata italiana, simbolo della ricerca e dedita alla parità di diritti civili, fu l’unica donna del nostro paese ad aver vinto il Premio Nobel per una ricerca scientifica. Stiamo parlando di Rita Levi-Montalcini.

Sapevate che…?

Nacque a Torino nel 1909 da una famiglia ebraica ed era figlia di un ingegnere elettrotecnico e matematico e di una pittrice. Aveva una sorella gemella, Paola, che si è dedicata all’arte come la madre. Il padre, un uomo dalla forte personalità, era convinto che una carriera professionale avrebbe impedito alle figlie di ottenere la vita “tradizionale” di mogli e madri che voleva per loro: per questo si oppose quando Rita si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università di Torino nel 1930. Lei, d’altro canto, ha sempre affermato di sentirsi inadatta a ricoprire il ruolo di donna di casa voluto per lei dal padre.

A causa delle leggi razziali, nel 1938 dovette rifugiarsi a Bruxelles; quando fece ritorno in Italia, non potendo seguire i corsi all’università in quanto ebrea, allestì in camera sua un piccolo laboratorio casalingo per proseguire le sue ricerche. Fu in quel laboratorio che scopri l’apoptosi, ovvero il meccanismo responsabile della morte delle cellule nervose nella fase iniziale del loro sviluppo.

Nel 1944, in seguito alla liberazione tedesca, lavorò come medico in un campo profughi a Firenze; ben presto, tuttavia, si rese conto che quel lavoro non faceva per lei perché non riusciva a sviluppare il necessario distacco nei confronti dei pazienti. Ritornò così alla ricerca.

Nel 1947 si trasferì alla Washington University of St. Louis dove, qualche anno più tardi, scoprì l’NGF, la proteina del fattore di crescita nervoso. Tale scoperta le valse il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1986; una parte del premio fu devoluto alla costruzione di una nuova sinagoga a Roma.