Verso le presidenziali 2022 e l’ombra dell’estrema destra
Il 2022 sarà l’anno delle presidenziali in Francia. Una volta conclusasi l’era Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron ha trovato un forte appoggio da parte di Draghi, in particolar modo dopo la firma del trattato del Quirinale, in cui si prevede una stretta sulle consultazioni con i nostri cugini d’Oltralpe su tematiche come sicurezza, difesa, giustizia e cooperazione economica. Il prossimo anno, l’attuale Presidente proverà a ricandidarsi per il secondo mandato consecutivo con il suo partito En Marche!. La principale sfidante sarà ancora una volta Marine Le Pen insieme al suo Rassemblement National, mentre dall’altra sponda della Senna la Sinistra francese sembra sempre ancora in preda ad una crisi profonda.
La situazione non sembra deludere in alcun modo le aspettative. Tuttavia, restano ancora un paio di incognite, come il partito Repubblicano, ma soprattutto come Éric Zemmour. Nato nel 1986 vicino a Parigi e figlio di immigrati ebrei algerini, l’ex giornalista ed ormai candidato alle presidenziali si è sempre contraddistinto per la sua grande ispirazione sovranista ed iper-nazionalista. Nel 2006, il neo-candidato pubblica un saggio intitolato ‘Le premier sex’, titolo che, per chi è grande ammiratore di Simone de Beauvoir (come la sottoscritta), lascia poco da intendere. Il leader del partito ‘la Reconquête’, così chiamato perché a detta del suo fondatore ‘una volta vinte le presidenziali, inizierà la riconquista della più grande potenza del mondo’, è stato protagonista di violenti scontri durante un suo comizio a Villepinte, nella banlieue parigina. A quanto pare, durante l’evento alcuni manifestanti antirazzisti sono stati aggrediti e pestati dai sostenitori del candidato nazionalista. Uno degli slogan imperialisti del partito è ‘Impossible n’est pas français’, una frase pronunciata da Napoleone durante la campagna di Spagna: sicuramente la Reconquête non si farà mancare nulla.
Le parole di Zemmour propongono una Francia fuori dal comando integrato della NATO, la fine dell’alternanza politica all’Eliseo (soluzione non troppo democratica) ed immigrazione zero. Di fronte alle accuse di essere ‘razzista, fascista e misogino’, il candidato alle presidenziali risponde di essere un puro difensore delle libertà, di essere un figlio di immigrati e un sostenitore delle donne, soprattutto di quelle emarginate e sottomesse alla cultura islamica. Dopo un’impennata immediata ai consensi, tale da superare addirittura Le Pen, il partito di Zemmour sembra aver subito una battuta d’arresto, ma lo spettro nazionalista aggressivo continua comunque ad incombere sulle elezioni di aprile 2022.
Martina Noero