THE DEMOCRACY DILEMMA
‘Si tratta di una vera e propria guerra telecomandata, in cui un Paese può arrivare a manipolare un altro Paese senza neanche oltrepassare i propri confini’: così Tristan Harris, ex-collaboratore Google, descrive le tecniche di manipolazione dei social network in The Social Dilemma. Il documentario di Jeff Orlowski, distribuito da Netflix, tratta le spinose conseguenze della onnipresenza della tecnologia nel mondo contemporaneo. Uno dei principali argomenti trattati è la capacità dei social di veicolare la politica e la visione del mondo che ci circonda, nel bene, ma anche (e soprattutto) nel male, attraverso la divulgazione di fake-news e di teorie alquanto discutibili. Da un paio di anni ormai si parla di crisi di democrazia, ma ciò che è davvero sconcertante è che il principale veicolo di questi squilibri lo portiamo sempre con noi.
Quando si fa riferimento alla tensione presente all’interno delle possibili dinamiche tra Internet e politica, l’esempio forse più eclatante è il Russiagate del 2016: l’intromissione della Russia nelle presidenziali di quattro anni fa è stata confermata dopo anni di inchieste del Senato ed indagini dell’FBI, coinvolgendo anche lo stesso Mark Zuckerberg, il quale ha confermato quanta pubblicità politica Mosca abbia acquistato sul social più diffuso del pianeta. Questo fenomeno è decisamente andato peggiorando negli anni, basti pensare agli eventi di Capitol Hill del gennaio scorso: un episodio violento, condannabile e condannato dalla maggior parte dell’opinione pubblica. Il presidente uscente è stato sicuramente riconosciuto come il principale responsabile dell’accaduto visto l’iniziale e velato incitamento ai rivoltosi, proprio avvenuto sui social. Le immagini ed i video dello sciamano e degli uffici presi d’assalto sono diventate virali: quasi una guerra civile, i cui ideali sono stati propagati attraverso semplici e banalissimi post su Twitter e Facebook. Ma ciò che i social danno, lo possono anche togliere: la scelta di oscurare Trump, in seguito alla ‘presa del Campidoglio’, ha dimostrato il grande potere di questi mezzi, persino nei confronti del Presidente degli Stati Uniti.
La pericolosità di questi strumenti è anche legata al loro impiego come veicoli di propaganda da parte di gruppi terroristici, al fine sia di intimidire la popolazione attraverso video cruenti di torture o decapitazioni, sia di ottenere nuovi seguaci. Non è un caso che il fenomeno dell’arruolamento nelle linee dell’ISIS abbia coinvolto anche cittadini di alcuni Paesi europei.
Viviamo in un mondo oramai fortemente interdipendente, in cui il dilemma della crisi della democrazia è fortemente influenzato da questo social dilemma. Pensiamo a quanto questi dispositivi siano utilizzati come strumento di controllo in Paesi come Russia e Cina, o a quanto siano decisamente fuori controllo in Occidente. Si tratta della punta dell’iceberg di una situazione drammatica, che mette sempre di più in luce l’attuale crisi dei regimi democratici, non più in grado di gestire, insieme ai veri e propri creatori degli stessi social network, la fuga incontrollata di informazioni false ed i risultati degenerativi di queste ultime.
‘L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre capovolta e tu con essa, granello della polvere’ scrisse Nietzsche nella Gaia Scienza. Alla luce degli ultimi avvenimenti, sembrerebbe proprio che ci troviamo nel momento in cui la clessidra sta nuovamente per essere capovolta: ciò che dovremo testare è se, effettivamente, l’esperienza ci può aver insegnato qualcosa, evitando una rovinosa e lunga caduta nel baratro, oppure se saremo davvero destinati ad inciampare costantemente ed inevitabilmente negli stessi errori.
Martina Noero