L’influenza dello spagnolo nel dialetto veneto

Oggi voliamo verso il settentrione italiano, in particolar modo nel Veneto, dove troviamo delle analogie evidenti tra i due idiomi. La lingua veneta con lo spagnolo condivide certamente una base romanza, in cui confluiscono caratteristiche in qualche modo simili. Possiamo riscontrare una vera e propria forma di parallelismo lessicale: in primis notiamo la sparizione delle doppie; l’aspetto fonetico poi è sicuramente ciò che unisce maggiormente le due lingue, infatti hanno la medesima tendenza a rendere “dolci” le consonanti “dure” per cui la C tende a diventare G, la T diventa D. Ad esempio: dal latino FOCUS si ha il veneto FOGO e lo spagnolo FUEGO, mentre l’italiano FUOCO conserva la C come in latino.

Anche i suffissi -IN, -ON, -AZO, appartenenti a molte terminazioni di vocaboli spagnoli, ricordano senza dubbio la parlata veneta quando si vuole esasperare con funzione accrescitiva e negativa termini basici come un “sapienton”, mentre altri casi evidenziano una sfumatura vezzeggiativa o affettiva, come in “picenin”. Da notare il dialetto veneziano che utilizza termini spagnoli come “calle” nel senso di “via”, e “rio” nel senso di “fiumiciattolo”.

Esistono poi delle espressioni talmente simili tra il veneto e il catalano, lingua parlata nella regione spagnola della Catalogna, da rendere complessa la distinzione tra i due idiomi:

Fa massa fred (catalano) = Fa massa fret (veneto)

Un got de vi = Un got de vin

Bon dia = Bon dí

Està net = L’è net

Bon Nadal = Bon Nadal

Màniga curta = Manega curta

La meva neboda = A me nevoda

Tinc massa pressa = Ho massa pressa

Una curiosità è che esiste una battuta sostanzialmente identica in entrambe le lingue:

In Veneto:

“Dotor, dotor, me sento mal”.

E il dotor:”Cambia carega!”

In Spagnolo:

“Doctor, doctor me siento mal”

“Pues sientate en la otra silla”

Ecco, in italiano dire “dottor dottore mi siedo male, cambia sedia” non avrebbe molto senso, ma in spagnolo come in veneziano “siento”, significa sia “sedersi” che “sentire, percepire”, motivo per il quale si scatena la risata.

Greta Accardi