Qual è la chiave della creatività e come aiuta la nostra salute mentale? Beverley D’Silva parla con Julia Cameron, autrice di The Artist’s Way, e con altri di “flusso”, paura e curiosità.
La creatività, secondo Maya Angelou, è un pozzo senza fondo: «Più la usi, più ne hai», racconta l’autrice. «La creatività è l’intelligenza che si diverte» è una frase spesso attribuita a Einstein. Sappiamo che la creatività è viva in tutti i campi della vita, dalla medicina all’economia e all’agricoltura. Ma la parola (che deriva dal latino “creare”, “fare”) è più spesso associata alle arti e alla cultura, e si crede sia apparsa per la prima volta nell’opera letteraria del XIV secolo, The Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer.
«La creatività è l’ordine naturale della vita. La vita è energia, pura energia creativa» è il primo dei 10 princìpi fondamentali che si trovano nella guida creativa più venduta di Julia Cameron, The Artist’s Way. L’autrice dichiara alla BBC Culture che «la creatività è, ai miei occhi, un’esperienza spirituale». Per Cameron non esiste una élite creativa, siamo tutti creativi. Dopo aver iniziato a lavorare come sceneggiatrice (continuando a scrivere romanzi, poesie e canzoni), adesso il suo lavoro è quello di insegnare alle moltissime persone provenienti da tutti i campi creativi che si rivolgono a lei, come per esempio artisti che spesso sono ostacolati dai demoni dell’autodeterminazione e dell’autocritica o che affermano di non aver tempo né talento.
«Molte persone bloccate, che hanno personalità piuttosto forti e creative, sono state portate a sentirsi colpevoli dei propri punti di forza e dei propri talenti», spiega. La sua prescrizione per una pronta guarigione creativa è quella di scrivere alcune “pagine del mattino”, tre pagine come flusso di coscienza. Le pagine «sviluppano la nostra creatività e ci incoraggiano a credere nel nostro potenziale» commenta, aggiungendo che «non sono negoziabili».
Il nuovo libro di Cameron, The Listening Path: The Creative Art of Attention, rivisita gli strumenti proposti, aggiungendo quello delle passeggiate per trovare l’ispirazione. Il libro si concentra sull’ascolto degli altri, di sé, dell’ambiente, degli antenati e del silenzio. «Le persone mi chiedevano sempre come facessi a essere tanto produttiva. La mia risposta è: ascolto. E “ascolto” ciò che dovrei fare dopo».
L’intuizione e la «guida» che «viene da dentro», come ha dichiarato, hanno aiutato la scrittrice a rimanere sobria a partire dall’età di 29 anni, dopo le battaglie con l’alcol che ha vissuto. Senza la sobrietà, dice, avrebbe dovuto dire addio alla creatività.
Tuttavia, l’intelligenza creativa non è nulla senza una mente indagatrice. Isaacson, autore di una biografia di Leonardo da Vinci del 2017, basata su più di 7.000 pagine di libri di lavoro dell’artista, è stato interpellato dalla National Geographic per capire che cosa abbia reso Leonardo un genio. Egli ha identificato le ampie competenze dell’artista (come architetto, ingegnere e produttore teatrale) vitali per le incredibili realizzazioni.
«Ma la caratteristica distintiva», dice, «è stata la sua curiosità. Essere curioso di tutto… È così che si è spinto e ha imparato a essere un genio». Conclude: «Non potremo mai emulare l’abilità matematica di Einstein. Ma tutti possiamo cercare di imparare e di copiare la curiosità di Leonardo».
Le prime campagne di vaccinazione contro l’incubo del Covid sono cominciate in vari Paesi d’Europa e del mondo, ma non senza diverse criticità e rallentamenti. In questo periodo di insicurezza ed instabilità, però, dall’Algeria arriva un segnale piuttosto positivo: la firma di sei nuovi emendamenti costituzionali, che secondo le parole del Presidente “costituiscono una pietra miliare per la costruzione di una nuova Algeria”. L’Australia, nel frattempo, sta valutando la possibilità di liberalizzare ancor di più i medicinali a base di Cannabis.
EUROPA
In Spagna, l’esecutivo di Isabel Díaz Ayuso ha ricevuto più di 3.300 milioni di euro dal fondo COVID-19 del governo centrale, il più grande trasferimento straordinario mai effettuato alle comunità, riporta El Paìs. Tuttavia, Madrid ha stanziato solo 17 milioni di euro, lo 0,5%, al ministero delle Politiche sociali, che gestisce residenze per anziani o aiuti alle persone a rischio di esclusione. Il Ministero delle Finanze, che ha effettuato la distribuzione, si scusa affermando che questi gruppi hanno beneficiato quest’anno di altri sostegni straordinari, ma fonti del settore dei servizi sociali ritengono che Madrid abbia perso un’opportunità per migliorare la vita dei più deboli. La capitale ha destinato i soldi del fondo COVID-19 a una moltitudine di investimenti, dal lavoro dell’ospedale Isabel Zendal (53,4 milioni fino a novembre), ai sussidi per federazioni e impianti sportivi, che richiedono 10,2 milioni di euro. Ayuso si è lamentato con il presidente Pedro Sánchez di discriminazione nella distribuzione di altri sussidi, ma la sua è la comunità che beneficia maggiormente di questo fondo, in quanto ha ricevuto 3.347 milioni; sopra la Catalogna, 3.165 milioni; Andalusia, 2.200 milioni e Valencia, 1.486 milioni.
A.C.
Nonostante l’avvento del nuovo anno, gran parte delle notizie pubblicate sulle principali testate giornalistiche europee riguarda ancora una volta il coronavirus.
Secondo quanto riportato da Le Mondee da Les Echos, in Francia la campagna di vaccinazione contro il COVID-19 prosegue a rilento e tra numerose critiche poiché, ad una settimana dal suo inizio, solo qualche migliaio di cittadini ha ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer-BioNTech, rispetto a quasi 1 milione nel Regno Unito. Dall’Eliseo giunge però la promessa di accelerare la distribuzione del vaccino, in quanto si temono ripercussioni sulla ripresa economica del Paese se non si raggiungerà l’immunità di gregge entro sei mesi.
La presenza di un problema nella campagna vaccinale è stata ammessa anche dal Presidente Emmanuel Macron lo scorso 31 dicembre durante il suo discorso alla nazione, in occasione del quale, oltre ad esprimere i consueti auguri per il nuovo anno, ha reso omaggio alle vittime del COVID-19, a coloro che sono ogni giorno in prima linea per l’emergenza ed ha ribadito che non bisogna abbassare la guardia poiché la crisi non è ancora finita. (France TV info)
Sempre in tema di COVID-19, dal quotidiano Le Figaro si apprende che la nuova variante individuata prima in Inghilterra e poi in Sud Africa sia giunta anche nell’Esagono. Il direttore generale dell’Assistance publique – Hôpitaux de Paris, Martin Hirsch, ha dichiarato che questo caso è stato scoperto in un laboratorio parigino, ma assicura che il paziente è stato rintracciato ed è attualmente sotto controllo.
In materia di istruzione, su Les Echos si legge che la ripresa della didattica in presenza negli atenei è prevista per il prossimo 25 gennaio, nel rispetto delle regole di distanziamento sociale e con la capienza delle aule ridotta al 50% (fino ad un massimo di 150 studenti). Ciononostante, tale provvedimento riguarderà esclusivamente le matricole, mentre tutti gli altri universitari dovranno attendere l’8 febbraio per il rientro in sede, crisi sanitaria permettendo.
Oltre agli studenti, molti baristi e ristoratori sono ancora in attesa di poter riaprire le proprie attività al pubblico, scrive Le Monde. La ripresa, inizialmente fissata dal Presidente Macron al 20 gennaio, è infatti stata rinviata a data da destinarsi, al fine di scongiurare un terzo lockdown. A causa dell’impossibilità di lavorare, tali imprenditori chiedono pertanto alle banche un’estensione delle scadenze dei loro prestiti.
Il Coronavirus non è l’unico protagonista della stampa francese. Vi è infatti una notizia, apparsa su France TV info, che più delle altre ha destato scalpore nelle ultime ore. Si tratta del libro ‘La Familia grande’ dell’avvocato Camille Kouchner, nel quale viene denunciato il fatto che negli anni ’80 suo fratello gemello sia stato vittima di un presunto incesto da parte del loro patrigno, l’ex eurodeputato Olivier Duhamel. Per fare chiarezza sulla vicenda è stata aperta un’indagine per stupro e violenza sessuale nei confronti del politologo e di coloro che, secondo l’autrice, sapevano ma non hanno mai parlato.
C.A.
In Portogallo l’epidemia torna a crescere e la mappa dei rischi a livello nazionale già lo riflette: il numero delle contee in rosso, diminuito a dicembre, è tornato a crescere, scrive il Sapo. Sono ora 37 i comuni con un livello di contagio estremamente alto, con oltre 960 casi ogni 100mila abitanti in 14 giorni, e 112 ad altissimo livello di rischio, sopra i 480 casi ogni 100mila abitanti. Ci sono quindi 149 contee al di sopra del livello di rischio che è stato utilizzato dal governo per imporre misure più rigorose come il coprifuoco obbligatorio dal pomeriggio al fine settimana, 49 in più rispetto all’ultima valutazione resa disponibile questo lunedì dal Direttore Generale della Salute (DGS) e che ancora non includeva casi diagnosticati nell’ultima settimana. Nei comuni come Lisbona e Porto, che avevano lasciato il livello di rischio elevatissimo e dove era nata l’aspettativa che potesse esserci sollievo nelle misure più restrittive in vigore da novembre nei comuni a maggior rischio, ci sono stati più di 480 casi ogni 100mila abitanti. Alla domanda se il SNS è pronto per lo scontro, Graça Freitas ha sottolineato che gli ospedali si stanno preparando e hanno mostrato fiducia nella capacità di risposta.
Con la crescita del freddo, storicamente associata a una maggiore circolazione di virus respiratori, il numero dei pazienti continua ad aumentare negli ospedali, fin dal pronto soccorso. La domanda rimane al di sotto di quanto avvenuto negli altri inverni, ma con un trend in aumento dalla fine dell’anno.
A.C.
In base a quanto riportato dal BBC NEWS sembrerebbe che Edimburgo potrebbe perdere i panda cinesi che ha accudito per quasi 10 anni nello zoo della città. Nello specifico, Yang Guang e Tian Tian potrebbero dover tornare in Cina il prossimo anno a causa delle pressioni finanziarie poiché il prezzo che gli scozzesi hanno pagato fino ad ora per l’affitto dei due panda è stato di circa di 1 milione di sterline l’anno. Lo zoo, che sperava di allevare la coppia, si sta avvicinando alla fine del suo contratto di 10 anni e viste le gravi perdite economiche causate dal Covid-19 potrebbe non essere più in grado di rinnovare l’accordo. La pandemia ha infatti causato per la Royal Zoological Society of Scotland, ossia per la società che gestisce lo zoo di Edimburgo e l‘HighlandWildlifePark la perdita di 2 milioni di sterline. Di conseguenza, David Field, amministratore delegato della società, ha dichiarato che deve essere considerato seriamente ogni potenziale risparmio, compreso il suo contratto con il panda gigante, nello specifico continua dicendo: “Anche se i nostri parchi sono di nuovo aperti, l’anno scorso abbiamo perso circa 2 milioni di sterline e sembra che le restrizioni, le distanze sociali e i limiti al numero di visitatori continueranno per un po’ di tempo, il che ridurrà anche il nostro reddito. Yang Guang e Tian Tian hanno impressionato moltissimo i nostri visitatori negli ultimi nove anni, aiutando milioni di persone a entrare in contatto con la natura e ispirandoli a interessarsi alla conservazione della fauna selvatica. Mi piacerebbe che potessero rimanere ancora qualche anno con noi e questo è certamente il mio obiettivo attuale. Il sostegno che abbiamo ricevuto dai nostri membri e dagli amanti degli animali ci ha aiutato a tenere le nostre porte aperte e ne siamo incredibilmente grati. In questa fase, è troppo presto per dire quale sarà il risultato. Discuteremo dei prossimi passi con i nostri colleghi cinesi durante i prossimi mesi”. Lo zoo ha già ottenuto un prestito governativo, licenziato personale e lanciato un appello per la raccolta fondi.
Ora, cambiando argomento, secondo The Guardian e secondo gli analisti del settore, le case automobilistiche britanniche dovranno affrontare una corsa di tre anni per procurarsi localmente o dall’UE le batterie per le auto elettriche attraverso cui potranno evitare i dazi sulle esportazioni stabiliti dell’accordo di libero scambio della Brexit. L’accordo della Vigilia di Natale ha prestabilito che dopo la fine del periodo di transizione della Brexit, il commercio di automobili e componenti previsto tra il Regno Unito e l’Unione Europea continuerà ad essere privo di tariffe, a condizione però che i materiali abbiano abbastanza contenuti delle fabbriche del Regno Unito o dell’UE. L’accordo è stato un grande sollievo per l’industria automobilistica in difficoltà. Inizialmente, le batterie potranno contenere fino al 70% di materiali provenienti da Paesi al di fuori dell’UE o del Regno Unito. Tuttavia, dal 1 ° gennaio 2024 tale requisito si ridurrà al 50%. Ciò significa che dal 2024 in poi le case automobilistiche del Regno Unito potranno evitare le tariffe dell’UE solo attraverso un approvvigionamento interno delle batterie.
“Entro la metà degli anni ‘20, il Regno Unito dovrà fare molto di più che assemblare semplicemente pezzi. Diversi processi fondamentali nella produzione di batterie dovranno svolgersi qui affinché il Regno Unito possa avere un’industria dei veicoli elettrici redditizia” conclude Ian Henry, proprietario della società di consulenza Auto Analysis.
AB
Germania – La Cancelliera Angela Merkel ha tenuto il suo ultimo discorso di Capodanno alla nazione e ha salutato il 2020, l’anno più turbolento degli ultimi 15 anni di governo, manifestando ottimismo alla luce delle prime somministrazioni del vaccino contro il coronavirus. Dopo aver ricordato gli sforzi e le rinunce cui il popolo tedesco si è sottoposto per contrastare la pandemia, ha reso pubblica la sua decisione di non ricandidarsi alle prossime elezioni autunnali, secondo quanto riportato dallo Spiegel. Il 2021 segnerà così l’addio dell’era Merkel e la formazione di un nuovo governo. Le elezioni federali si terranno a settembre e certamente graveranno sull’esito le decisioni e i compromessi che il governo ha dovuto intraprendere negli ultimi mesi sui temi di tutela della salute pubblica e libertà civili. Dopo ben 4 mandati Merkel, sono 3 i candidati favoriti che si fanno strada per diventare i futuri governatori della Germania: Röttgen, Merz e Laschet, quest’ultimo con un programma politico che più di tutti presenta svariati punti di contatto con il percorso avviato dalla Merkel, come si apprende da Deutsche Welle.
Notizie incoraggianti alla lotta contro il coronavirus si evincono dalla lettura dello Spiegel. In vista della campagna di vaccinazione, partita in tutta Europa il 27 dicembre, anche la Germania inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. La Cancelliera Merkel ha infatti affermato che “la speranza è ora rappresentata dai volti dei vaccinati”. Tuttavia, la campagna vaccinale ha già subito un rallentamento nei primi giorni dell’anno nuovo, pur garantendo la distribuzione di 1 milione di dosi ad opera della società Biontech/Pfizer a case di riposo, personale ospedaliero e cittadini ultraottantenni. Contemporaneamente alle prime vaccinazioni, cresce però il numero dei contagi. I dati pubblicati dal giornale Zeit il 2 gennaio riferiscono di 12.690 contagi e 336 decessi in un giorno che non permettono al governo di allentare le misure, e da quanto emerge dal Tagesspieges confermano piuttosto la necessità di prorogare il lockdown, tenuto conto anche del pericolo proveniente dalla variante inglese del Covid che si è diffusa in Germania. Proprio alla luce della minaccia della mutazione del virus, sono stati temporaneamente sospesi tutti i voli con il Regno Unito prevedendo il divieto di ingresso in Germania. Unica deroga all’ingresso nel Paese è riservata ai cittadini tedeschi, ai quali è stato comunque imposto l’obbligo di sottoporsi a test molecolare o antigenico con esito negativo, come si apprende dalla lettura dello Spiegel.
La diatriba circa l’estensione del lockdown si è poi risolta ufficialmente nel vertice del 5 gennaio tra la Cancelliera Merkel e i vari ministri e la Germania si prepara al rinvio delle aperture dopo il 31 gennaio.
Secondo Zeit se da una parte il coronavirus continuerà a occupare la scena del 2021, d’altro canto verrà dato rilievo anche alle politiche di salvaguardia del pianeta, considerate prioritarie fin dalla prima settimana dell’anno nuovo, con nuove misure che mirano a rendere meno appetibile il consumo dei combustibili fossili e ad incentivare il passaggio ad alternative ecosostenibili. Il carburante costerà 7 centesimi in più a litro fino ad arrivare a 15 centesimi entro il 2025, e al fine di contenere sotto la soglia consentita i livelli di inquinamento, sarà prevista una maggiorazione sui costi delle emissioni di anidride carbonica nei settori dell’edilizia e dei trasporti.
A.P.
In Russia i cittadini hanno atteso l’arrivo del nuovo anno ascoltando il discorso di Capodanno del Presidente Vladimir Putin, riportato sul sito del Cremlino, nel quale auspica buona salute, fiducia, speranza e amore per tutti dopo quest’ultimo anno molto difficile.
Ritornando purtroppo al tema della pandemia, il 1° gennaio del 2021 sono stati registrati ben 27.039 casi nel Paese, secondo quanto riporta Mskagency.ru, portando il numero totale di casi a più di 3 milioni ma, nonostante ciò, le vaccinazioni continuano. A San Pietroburgo sono state vaccinate quasi 6 mila persone, informa Vesti.ru: al momento vengono vaccinati operatori sanitari e sociali, insegnanti, forze dell’ordine e rappresentanti di altri gruppi della popolazione che hanno molti contatti con le persone e da pochi giorni anche i residenti con età superiore a 60 anni hanno l’opportunità di vaccinarsi. Il 4 gennaio le autorità della città hanno revocato il divieto di lavoro di bar e ristoranti, i quali sono stati chiusi dal 30 dicembre al 3 gennaio, e hanno anticipato la riapertura dei teatri al 7 gennaio, secondo quanto riporta Pravda.ru. A Mosca circa 100 mila persone si sono iscritte per la vaccinazione contro il coronavirus e 50 mila sono già state vaccinate, ne dà notizia Russian.rt. Secondo Iz.ru, il 5 gennaio più di 1 milione di persone ha ricevuto il vaccino Sputnik V: questo perché ogni giorno 100 mila dosi del vaccino entrano nella circolazione civile. Il Ministro della Salute russo Muraško ha annunciato che più di 1,5 milioni di dosi di vaccino sono già state consegnate nelle regioni e che dal 1° gennaio 2021 è possibile ottenere, sul portale dei servizi statali, un certificato di vaccinazione completata. Ciò è stato richiesto dal presidente Putin insieme alla richiesta di un riconoscimento internazionale di questi documenti che consentirà ai russi vaccinati di viaggiare all’estero e rientrare in Russia. Secondo le previsioni del sindaco di Mosca riportate in un articolo di Gazeta.ru, dopo le vacanze i cittadini inizieranno a vaccinarsi ancora più attivamente, aiutando così a sconfiggere più velocemente la pandemia.
Per quanto riguarda la cooperazione internazionale per la lotta alla pandemia, il 5 gennaio il presidente Putin e la cancelliera tedesca Merkel hanno discusso le prospettive per la produzione congiunta di un vaccino contro il coronavirus, secondo quanto riportato sul sito web del Cremlino. A fine dicembre in Argentina è stata lanciata una campagna per la vaccinazione di massa della popolazione, infatti il primo lotto di 300 mila dosi di Sputnik V è già arrivano nella repubblica argentina, riporta Regnum.ru. Su 32.013 pazienti che hanno ricevuto il vaccino 317 hanno avuto febbre e mal di testa: si tratta dell’1% dei vaccinati. Altri paesi non sono però così cooperativi: Kiev non registrerà il vaccino russo, ha comunicato il viceministro della sanità e capo medico sanitario del Paese Viktor Lyashko, che ha rifiutato la possibilità di registrazione statale del vaccino russo contro il Covid-19 spiegando che l’Ucraina utilizzerà solo quei vaccini che hanno superato con successo la terza fase degli studi clinici. Secondo Vesti.ru, il capo del Ministero degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba avrebbe definito Sputnik V un’arma ibrida della Russia contro l’Ucraina. La popolazione è di tutt’altro avviso: secondo quanto riportato da Iz.ru, il 31 dicembre gli ucraini hanno pubblicato una petizione sul sito web del presidente Zelensky chiedendo di fornire loro il vaccino russo e chiedendo la vaccinazione gratuita, poiché anche scienziati e specialisti ucraini hanno partecipato alla creazione del coronavirus.
Per quanto riguarda le questioni esterne al Paese, il presidente del parlamento estone Põlluaas ha annunciato rivendicazioni territoriali contro la Russia, affermando che il Trattato di pace di Tartu del 1920, in cui è stato concordato il confine tra Estonia e Russia, è ancora in vigore ai sensi del diritto internazionale, scrive Ria.ru. Secondo questo accordo, la Russia sovietica divenne il primo stato al mondo a riconoscere l’indipendenza dell’Estonia e venne tracciata una linea di confine tra i due Paesi. L’anno scorso il presidente estone fece dichiarazioni simili invitando Mosca a restituire i territori annessi quando l’Estonia divenne parte dell’URSS nel 1940 e pertanto i territori vennero ceduti alla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Come riportato da Regnum.ru, la rappresentante ufficiale del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa Zacharova ha spiegato che quando l’Estonia è entrata a far parte dell’Unione Sovietica ha cessato di essere uno stato e di essere oggetto di diritto internazionale, quindi il trattato non è più valido.
Spostando l’attenzione sulle questioni interne del Paese, uno dei principali interrogativi della campagna elettorale del 2021 in Russia è se Russia Unita (il partito di Putin) riuscirà a mantenere la maggioranza costituzionale alla Duma di Stato. Come riporta Pravda.ru, durante una giornata di votazioni nel 2020 il partito al governo ha perso un certo numero di seggi in diversi parlamenti regionali e cittadini. Secondo un analista politico, non c’è motivo di preoccuparsi: Russia Unita sta seguendo la strada del rinnovamento sia del personale sia della leadership e, soprattutto durante la pandemia, il partito si è mostrato disponibile all’interazione continua con la popolazione e la burocrazia caratteristica di questo partito ha aiutato nell’organizzazione dell’assistenza alla popolazione.
Infine, il 5 gennaio il presidente Putin ha tenuto il primo incontro del 2021 in videoconferenza, un incontro sui temi sociali riportato sul sito del Cremlino. Durante l’incontro il presidente ha annunciato la creazione di un fondo per aiutare i bambini con malattie rare, che riceverà circa 60 miliardi di rubli. La fondazione si chiamerà il Circolo della gentilezza, informa Russian.rt.
S.P.
AFRICA
In questo periodo di insicurezza ed instabilità dall’Algeria arriva un segnale piuttosto positivo: la firma dei nuovi emendamenti costituzionali avvenuta il primo gennaio del nuovo anno. Come approfonditamente illustrato all’interno dell’articolo di Al-bayan, dal 1962, anno di entrata in vigore della prima Costituzione, sono state apportate diverse modifiche alla carta fino ad arrivare a queste ultime approvate attraverso un referendum avvenuto il primo ottobre 2020. Al voto ha partecipato soltanto il 23,84% degli aventi diritto, di cui il 66,8% si è espresso a favore degli emendamenti. Questa scarsa affluenza potrebbe essere dovuta al periodo d’emergenza che sta vivendo il popolo algerino a causa del Covid-19, ma anche al fatto che il movimento popolare Ḥirak si è schierato contro l’iniziativa del governo di Abdelmaǧid Tebboune invitando i cittadini a votare per il no. Il nuovo emendamento è volto a ribadire e incrementare i diritti e le libertà fondamentali e, inoltre, modifica la legge che regola il mandato presidenziale, ovvero lo stesso candidato alla presidenza non potrà essere eletto per più di due volte. L’Algeria Press Service ha trasmesso le dichiarazioni del presidente al riguardo, il quale ha affermato, con determinazione e risolutezza, che questo passo costituisce una pietra miliare per la costruzione di una nuova Algeria. Il quotidiano Al-ḥurra specifica che in questo periodo si è verificato un forte miglioramento non solo per il Paese ma anche per il presidente stesso, il quale il 29 dicembre ha fatto ritorno da un lungo soggiorno di 2 mesi in Germania in cui ha ricevuto le cure per il coronavirus. Alla luce di ciò Tebboune si augura di poter iniziare la campagna di vaccinazioni, una volta acquistati i vaccini, per i quali è attualmente in corso una trattativa con la Russia.
S.B.
In Somalia, il 2 gennaio, è stato commesso un attentato all’interno di un cantiere a pochi chilometri a sud dalla capitale, Mogadiscio, perpetrato da un membro del movimento terroristico Al-Shabab. L’uomo si è suicidato causando un’esplosione e provocando 5 vittime e 14 feriti, le cui condizioni sembrano attualmente stabili. Secondo quanto riportato dal giornale Qanat Al-Alam, presso il cantiere stavano lavorando ingegneri e operai, di cui alcuni di nazionalità turca, alle prese con la costruzione di una strada di collegamento finanziata da un’impresa turca. Un agente di polizia ha dichiarato che l’attentato è stato commesso da Al-Shabab ed era volto a colpire i cittadini turchi in Somalia. Al-Jazeera sostiene che l’uomo responsabile dell’attacco indossasse una cinta con degli esplosivi e si trovasse in mezzo a poliziotti, operai e ingegneri. Sembra che l’attentato sia stato perpetrato poche ore dopo la diffusione della notizia di un raid aereo nel sud del Paese nei confronti della stazione radio Al-Andalus, affiliata al movimento terroristico. Tuttavia, non sono stati rinvenuti morti o feriti ed è possibile che il raid sia provenuto da basi americane con lo scopo di aiutare il governo somalo ad arrestare il terrorismo all’interno del Paese.
S.B.
MEDIO ORIENTE
In Iraq, in occasione del primo anniversario dell’assassinio del comandante del Forze Quds della Guardia rivoluzionaria iraniana, Qassem Soleimani, e del vice capo delle Forze di Mobilitazione popolare, Abu Mahdi Al-Muhandis, domenica sono state rinnovate le richieste di rendere esecutiva la decisione del parlamento iracheno riguardo la rimozione delle forze statutitensi dal Paese, oltre a chiedere un processo internazionale per quanti sono coinvolti nell’omicidio avvenuto per opera di un attacco aereo americano nei pressi dell’aeroporto di Baghdad. Come riporta al-Quds al-Arabi, i preparativi per commemorare l’uccisione sono iniziati all’alba di domenica, dopo che decine di sostenitori delle FMP si sono radunati sul luogo dell’incidente all’interno dell’aeroporto internazionale. In piazza Tahrir, fulcro del movimento di protesta in Iraq, i sostenitori hanno collocato le immagini di Soleimani, di al-Muhandis e dei loro collaboratori uccisi nel raid americano, oltre alla bandiera irachena, sull’edificio di un ristorante affacciato sulla Green Zone, che per l’occasione è stata blindata. Il presidente delle FMP e leader della coalizione Al-Binaa, Faleh Al-Fayyad, ha sottolineato nel suo discorso di commemorazione che la rimozione delle forze americane dall’Iraq è atto imprescindibile. Riguardo all’intensificarsi del settarismo, responsabile, negli ultimi decenni, delle continue interruzioni del Paese lungo il suo cammino di ricostruzione nazionale, al-Fayyad ha affermato come l’unità del Paese sia il segreto della sua forza, unico punto di riferimento per chi si riconosce nella bandiera irachena. Il capo dell’Organizzazione Badr, Hadi Al-Amiri, ha sottolineato l’importanza di ripristinare il ruolo storico dell’Iraq nella regione, in quanto la stabilità dell’Iraq significa stabilità della regione, e che questo processo non può avvenire finché forze straniere stanzieranno in Iraq. Anche la coalizione Dawla al-Qanun guidata dall’ex primo ministro Nuri al-Maliki si è unita agli appelli per l’allontanamento delle forze statunitensi dall’Iraq. Il corteo di commemorazione si è svolto in un clima di trepida attesa alla luce della possibilità che fazioni armate prendessero di mira l’ambasciata americana o gli interessi americani in Iraq, soprattutto nella Green Zone, il che avrebbe innescato una scintilla per l’esplosione di una nuova crisi di cui il Paese già soffre abbastanza. Tuttavia, in un loro comunicato, le Brigate Hezbollah irachene, sebbene abbiano voluto rispettare il momento di lutto, non hanno escluso eventuali rappresaglie mediante attacchi all’ambasciata americana a Baghdad. Dal canto suo, il leader del movimento sadrista, Muqtada al-Sadr, ha invece sottolineato la necessità di impedire l’utilizzo di armi al di fuori della competenza statale, distogliendo i propri sostenitori dal prendere di mira qualsiasi missione diplomatica, in quanto metterebbe a repentaglio la sicurezza del Paese a vantaggio delle forze straniere.
L.D.
Una fonte americana ha rivelato ad Al-Quds Al-Arabi che l’amnistia che Donald Trump è intenzionato a concedere prima di lasciare la Casa Bianca potrebbe includere anche Mohammed bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita, attualmente citato in giudizio in 3 casi in un tribunale federale, compreso il caso Jamal Khashoggi. Secondo il rapporto visionato dal giornale, il Dipartimento di Stato Usa sta valutando la richiesta del principe ereditario saudita di ottenere l’immunità per una causa nello Stato di New York, relativa al tentativo di assassinio di Saad al-Jabri, ex funzionario dell’intelligence e della sicurezza saudita. Il principe ereditario rivendicherebbe, in quanto capo di stato de facto dell’Arabia Saudita, il diritto all’immunità assoluta, indipendentemente dalle accuse che gli sono rivolte. La magistratura statunitense ritiene invece che in quanto egli rivesta ufficialmente la carica di principe ereditario, la quale può essere ritirata in qualsiasi momento, MbS non può vedersi riconoscere l’immunità. Gli osservatori si sono interrogati sull’istanza presentata dal principe ereditario saudita e in particolare sul fatto che si consideri l’attuale sovrano dell’Arabia Saudita, un segno che disvela la verità sui suoi piani di rovesciare quanto prima suo padre e salire al trono. Esperti americani hanno rivelato che dopo l’omicidio di Khashoggi, il presidente uscente Donald Trump si è rifiutato di condannare Mohammed bin Salman, mettendo invece in dubbio il suo ruolo nel crimine, nonostante la valutazione della CIA secondo cui Mohammed bin Salman avesse emesso l’ordine di assassinare Khashoggi. Trump ha anche sfidato il Congresso, ponendo il veto a due progetti di legge volti a punire Mohammed bin Salman vietando la vendita di armi a Riyadh. Un certo numero di alti funzionari negli Stati Uniti ha lanciato l’allarme e ha sottolineato che se il Dipartimento di Stato decidesse di espandere la sua interpretazione dell’immunità sulla base dello status di principe reale per includere uccisioni extragiudiziali, si pone il rischio che acconsenta richieste di immunità da parte di criminali di alto rango in tutto il mondo.
L.D.
La fondazione al-Qard al-Hassan, braccio finanziario ed economico di Hezbollah in Libano, è stata recentemente esposta a una violazione dei conti correnti nelle sue filiali. L’attacco all’istituzione arriva nel bel mezzo di una guerra informatica tra Iran e Israele, anche se gli osservatori ritengono che dietro questa penetrazione potrebbe non esserci necessariamente la mano del Mossad, dal momento che i danni causati sono di lieve entità. Secondo le notizie in circolazione, gli hacker avrebbero fatto trapelare nomi di mutuatari e depositanti nelle filiali della società, oltre ai dettagli relativi al valore dei prestiti, al tasso di rimborso e alle informazioni sul bilancio dell’istituzione. Una fonte anonima ha invece riferito ad al-Arab che la violazione è stata limitata, con alcun rischio per i depositanti e mutuatari, dal momento l’infiltrazione è avvenuta su una rete esterna, mentre i conti si trovano su reti interne chiuse a cui impossibile accedere. Inaugurata negli anni ‘80 come associazione di beneficenza, al-Qard al-Hassan è una delle istituzioni finanziarie più importanti di Hezbollah, non soggetta alla legge finanziaria e creditizia del Libano e non ha rapporti con la Banca Centrale libanese. L’istituzione figura dal 2016 nell’elenco delle sanzioni statunitensi, ma è ancora operativa. Gli osservatori riferiscono che si sia trasformata negli ultimi anni in qualcosa di simile a una banca centrale parallela, diventando il primo centro finanziario per l’incubatore sciita.
L.D.
AMERICA
Nella giornata di venerdì tre giudici della Corte d’appello di Washington DC, negli Stati Uniti, ha respinto il rinvio fissato da giudice di un tribunale minore per l’esecuzione di Lisa Montgomery, l’unica donna nel braccio della morte di una prigione federale, dando luogo a procedere con la sentenza in questo stesso mese. L’esecuzione della Montgomery era stata programmata per l’8 dicembre, salvo il rinvio deciso da un giudice dopo che gli avvocati della donna avevano contratto il Covid-19. Il 23 novembre, Michael Carvajal, direttore del Federal Bureau of Prisons, l’agenzia che gestisce le carceri e le esecuzioni federali, aveva ripristinato l’esecuzione della Montgomery per il 12 gennaio. Il provvedimento emesso venerdì ha stabilito che Carvajal avrebbe agito in conformità al regolamento in vigore: dal momento che la data prevista in principio era stata revocata, bisognava indicarne daccapo una. Stando a quanto riferisce la CNN, l’avvocatessa di Montgomery, Meaghan VerGow, ha dichiarato di non essere d’accordo con i giudici, pertanto presenterà una petizione affinché riconsiderino la decisione. I giudici hanno concesso a VerGow fino a sabato per depositare l’istanza. L’avvocatessa ha inoltre chiesto al presidente Donald Trump di commutare la condanna di Montgomery in ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. La donna è stata condannata alla pena capitale nel 2007 per un delitto atroce compiuto nel 2004, nel Missouri: strangolò una ragazza di 24 anni incinta di otto mesi ed estrasse il feto dal suo corpo, per farlo poi passare come suo alla sua famiglia. La Montgomery diventerebbe la prima detenuta in un carcere federale ad essere giustiziata in quasi 70 anni. L’ultima donna giustiziata dal governo è stata Bonnie Brown Heady nel 1953, secondo i registri del Federal Bureau of Prisons, per rapimento e omicidio. Nello stesso anno gli Stati Uniti giustiziarono anche Ethel Rosenberg accusata di spionaggio. L’esecuzione avrà luogo all’indomani dell’insediamento del presidente eletto Joe Biden, il quale si è impegnato per abolire la pena di morte federale.
L.D.
In Brasile, il presidente Jair Bolsonaro ha assicurato martedì che il Paese “è in fallimento” e che “non può fare nulla”, riporta il Jornal Nacional. Il presidente ha rilasciato le dichiarazioni dialogando con i suoi sostenitori fuori dal Palazzo Alvorada, sua residenza ufficiale, e sono state trasmesse da un sito bolsonarista. Ha anche assicurato che il Covid-19, che ha definito uno dei principali fattori dell’attuale situazione economica del Paese sudamericano, è stato “promosso dai media”, che ha accusato in numerose occasioni di contribuire a generare un’atmosfera di panico per quanto riguarda la gravità della pandemia. “Volevo cambiare il regime dell’imposta sul reddito. C’è questo virus, alimentato dai media, media che non hanno carattere. Fanno un lavoro incessante affinché rispondiamo ai loro interessi”, ha espresso. Secondo i media locali Folha, il presidente ha promesso in un discorso di cambiare il regime della suddetta tassa, ma la sua amministrazione non ha mai portato avanti l’iniziativa. La riluttanza a continuare con le spese fiscali arriva in un momento in cui gran parte del mondo sta affrontando un’ondata virulenta di infezioni, in gran parte a causa della comparsa di un nuovo ceppo più contagioso identificato per la prima volta in Gran Bretagna. Lo Stato di San Paolo, infatti, ha confermato lunedì i primi due casi di questa natura nel Paese. Inoltre, il Paese non ha ancora iniziato a vaccinare la sua popolazione contro la malattia e il governo non ha annunciato la data in cui inizierà ad attuare il piano.
A.C.
Lo scorso martedì, in Venezuela, il chavismo ha preso il controllo del potere statale dopo le elezioni del 6 dicembre in cui ha prevalso, quasi senza concorrenza, scrive il BBC News.
Il Legislativo è stato l’unico potere in mano all’opposizione che però considera fraudolente le elezioni del mese scorso e quindi dà continuità al mandato quinquennale che scade martedì.
Questo, secondo gli analisti, rappresenta un consolidamento del potere della cosiddetta rivoluzione bolivariana nel Paese sudamericano e sfida la strategia guidata da Juan Guaidó per sconfiggere il governo di Nicolás Maduro. Guaidó è stato proclamato presidente ad interim del Paese nel gennaio 2019 in virtù del suo ruolo di leader del parlamento e ha ricevuto il sostegno di oltre 50 Paesi nel mondo. Inoltre, sebbene la scadenza del suo mandato e il fatto che non abbia raggiunto i suoi obiettivi gli abbiano tolto forza e influenza, la sua leadership non è finita, così affermano gli analisti. Guaidó assicura che l’Assemblea nazionale che presiede “non si fermerà fino a quando non vedremo libere elezioni in Venezuela”.
In questa nuova fase, tuttavia, Guaidó non avrà il sostegno di tutti i deputati dell’opposizione che facevano parte dell’Assemblea nazionale del 2015 poiché almeno due dozzine di loro hanno ritirato il loro sostegno.
A.C.
Lo scorso lunedì, in Cile, è stato introdotto un programma speciale in merito alle ferie che consiste nella richiesta di permessi speciali per andare in vacanza, scrive Infobae. Tuttavia, a poche ore dall’inizio del processo, le autorità sanitarie valutano di modificare drasticamente la libertà di movimento a causa dell’elevata mobilità accompagnata da un forte aumento dei contagi nelle ultime ore. Solo nella regione di Antofagasta, situata a 1.330 chilometri a nord della capitale, negli ultimi 7 giorni è stato segnalato un aumento del 53% dei contagi, che lascia la città tra i tre comuni con i casi più attivi nel Paese. Inoltre, l’occupazione dei letti critici dell’Ospedale Regionale ha raggiunto il 100% questo lunedì e il 95% in città. La regione di Antofagasta è la stessa che ospita i principali centri turistici del Cile.
Sebbene il responsabile delle ispezioni sanitarie avverta che il permesso stesso non sarà revocato, ha affermato che è molto probabile che il provvedimento subirà modifiche per renderlo più restrittivo. “Così come le libertà sono date se la situazione sanitaria lo consente, se la situazione sanitaria peggiora, si torna indietro perché la decisione necessaria sarà presa per proteggere la salute e la vita delle persone ” ha assicurato.
Nelle ultime ore, inoltre, il segretario regionale della Salute di Biobío, nel sud del Cile, ha avviato un riepilogo sanitario nei confronti di un campeggio nel comune di Lota, che ospitava sabato pomeriggio circa 700 persone essendo, a sua volta, chiuso. Secondo le informazioni fornite dal comune, al campeggio Hidroeléctrica Chivilingo c’erano 470 adulti nei registri, tuttavia all’interno c’erano più di 700 persone assembrate che non rispettavano le misure sanitarie.
Secondo il bilancio, a partire da questo martedì alle 9 del mattino, più di 45mila permessi di ferie sono stati consegnati attraverso la Stazione di Polizia Virtuale. “Ci auguriamo che questo permesso venga adottato e applicato nel modo in cui è stato stabilito”, ha aggiunto.
A.C.
In Bolivia, almeno 4 decessi, diverse persone ferite e altre 6 sono disperse a seguito di una violenta tempesta di grandine che lo scorso lunedì ha colpito la città di Sucre, capitale costituzionale della Bolivia, dove si sono registrati anche danni materiali, riporta il DW. La pioggia è durata circa un’ora e mezza ed ha trasformato diverse strade in veri e propri fiumi. L’acqua arrivava fino a 1,5 metri di altezza e trascinava tutto ciò che trovava sul suo percorso. Due dei deceduti erano mercanti che si trovavano sull’autostrada quando ha iniziato a piovere e sono stati trascinati dall’acqua, mentre un terzo è un uomo che ha perso l’equilibrio a causa della forza del flusso ed è deceduto “a causa dell’immersione e dell’ipotermia”. I feriti sono stati assistiti dalla Polizia e dai Vigili del fuoco, la maggior parte con ipotermia, ma senza ferite gravi. Diverse motociclette e bancarelle sono state spazzate via dall’acqua e anche alcune auto hanno colpito le case. I funzionari comunali hanno continuato a lavorare di notte per rimuovere la grandine, i detriti e l’immondizia lasciati dalla tempesta al suo passaggio in città, oltre a partecipare ad altre emergenze derivate dall’evento, che ha interessato soprattutto la zona del Mercado Campesino. Il direttore del dipartimento del Servizio Nazionale di Meteorologia e Idrologia (Senamhi), Franz Delgadillo, ha riferito al quotidiano Correo de Sur che un acquazzone simile non si era verificato dal 1997 in città.
A.C.
ASIA
La Cina è un Paese molto ottimista, almeno così sembrerebbe in base a quanto riportato dal Chinadailyil 3 gennaio. Durante quest’anno infatti, il Paese spera di poter vivere una ripresa economica e raggiungere uno sviluppo più stabile, d’altronde nella terra cinese sono presenti importanti opportunità strategiche di crescita. Per promuovere un nuovo sistema di sviluppo la Cina lavorerà principalmente sul miglioramento delle aree che coinvolgono l’innovazione sci-tech, catene industriali, catene di approvvigionamento e sicurezza del grano. Nel 2021 il Paese s’impegnerà per migliorare la gestione della domanda sfruttando il potenziale di nuovi modelli di consumo per espandere ulteriormente la domanda interna. Inoltre, aumenterà gli investimenti e implementerà ulteriori strategie di sviluppo le quali includono lo sviluppo regionale coordinato e l’urbanizzazione incentrata sulle persone. Per il Paese asiatico è dunque importante promuovere lo sviluppo verde e garantire il benessere delle persone nonostante le sfide imminenti, quali per esempio la diffusione globale del virus e le incertezze legate all’ambiente esterno. Per garantire che l’economia cinese funzioni il Paese continuerà ad attuare politiche fiscali proattive e politiche monetarie molto prudenti, le quali inizieranno ad essere applicate nell’ano corrente. Nel terzo trimestre del 2020 il PIL cinese è cresciuto del 4,9% su base annua dopo una crescita del 3,2% avvenuta nel secondo trimestre e un calo del 6,8% avvenuto nel primo trimestre.
Cambiando argomento, in base a quanto emerso dall’articolo dello stesso giornale Chinadaily sembrerebbe invece che Pechino, grazie all’immunizzazione di massa che ha avviato venerdì scorso, è riuscito a vaccinare 73.537 cittadini e fino ad ora non si sono verificate reazioni avverse gravi. A partire da venerdì, 220 centri dedicati ai servizi medici della città sono diventati punti di vaccinazione, tuttavia questi non accettano prenotazioni individuali. I primi vaccini saranno somministrati a coloro che si occupano di prodotti importati o che lavorano nei porti di ingresso o nei settori del trasporto nazionale e internazionale. Saranno vaccinate anche le persone che dovranno andare all’estero per lavoro o per motivi personali, operatori sanitari e dipendenti del dipartimento governativo. Nonostante il vaccino dia una maggiore protezione, il viceresponsabile del Centro della prevenzione delle malattie di Pechino Pang Xinghuo ha comunque ribadito che coloro che hanno ricevuto il vaccino devono seguire le misure di controllo e prevenzione Covid-19, quali distanza sociale di un metro e uso della mascherina.
AB
OCEANIA
In base a quanto riportato dal giornale THE AGE l’Australia occidentale si sta ponendo una nuova domanda, ovvero se dovrebbe ridurre il controllo delle prescrizioni medicinali di Cannabis. A tal proposito, è stato accolto l’appello per la riduzione della burocrazia sulla prescrizione di cannabis medicinale che contiene THC. Il fine è quello di portare la WA (Western Australia) in linea con gli Stati orientali. Alla fine dell’anno scorso, il ministro della Salute Roger Cook ha annunciato che la cannabis medicinale sarebbe stata prescritta anche dai medici di base e non solo dagli specialisti, a meno che non si fosse trattato di bambini o persone a rischio di dipendenza. Secondo i medici curanti, l’olio di cannabis CBD, il quale non contiene THC (ossia il componente psicoattivo che crea l’alterazione), non ha bisogno dell’approvazione dello Stato mentre tutte le altre cannabis medicinali, le quali possono contenere vari livelli di THC, sì. Pertanto, ogni prescrizione deve ottenere l’approvazione della Therapeutic Goods Administration. Nell’ultimo anno la TGA ha approvato più di 80.000 domande. La clinica di Subiaco del farmacista David Cooper stava assistendo a pazienti che soffrivano di ansia cronica, insonnia e dolore i quali per cercare cannabis medicinale che contenesse THC si recavano al mercato nero o negli Stati orientali. Cooper crede infatti che ci sia un enorme mercato nero il quale prevede la vendita di olio di cannabis prontamente disponibile e acquistabile in poche ore. Per ridurre il ricorso a questi mercati, il signor Cooper ha richiesto l’autorizzazione per la composizione di oli unici di cannabis creati con ingredienti grezzi che vanno da zero a 30 milligrammi di THC, che è il massimo livello consentito. Il dottor Cooper è diventato il primo in Australia a supportare i trattamenti con cannabis terapeutica, tuttavia la sua offerta di mescolare ingredienti grezzi è stata respinta in quanto sarebbe stata creata una sostanza proibita. Il farmacista ha replicato dicendo che la WA non era al passo con il resto dell’Australia dato che neanche il Queensland aveva le stesse barriere perché prescriveva facilmente oli a base di THC a un volume quasi 10 volte superiore a quello dell’Australia. “La politica dell’Australia occidentale è troppo pesante, la trattano come un oppiaceo e semplicemente non lo è”, ha detto Cooper in diretta. Il presidente dell’Australian Medical Association Andrew Miller ha respinto la provocazione del signor Cooper dicendo: “Il THC non è stato dimostrato in nessuno studio clinico come un farmaco particolarmente utile. La cannabis su prescrizione non sostituisce il mercato nero e non è mai stata concepito per esserlo”.
La prima nevicata d’inverno è arrivata con largo anticipo quest’anno. E così, un fiocco dietro l’altro, ci è sembrato subito Natale, perché niente contribuisce a creare quell’atmosfera natalizia che tutti amano come la neve, che ci regala emozioni spesso difficili da descrivere a parole. Eppure pensate che, in alcune lingue, esistono tantissime parole per descrivere la neve. Alcune credenze popolari supportate da studi scientifici attribuiscono alle lingue inuit un vasto repertorio di vocaboli che descriverebbero la neve a seconda delle sue caratteristiche.
Le lingue inuit costituiscono un vero e proprio continuum di varietà appartenenti alla famiglia delle lingue eschimo-aleutine, diffuse in Alaska, Canada e Groenlandia. È difficile stabilire il numero di parlanti ma, stando alle stime dei censimenti effettuati, il numero di parlanti nativi ammonterebbe a 50.000 in Groenlandia, 30.000 in Canada e soltanto 3.000 in Alaska.
Le varietà appartenenti a questa famiglia linguistica sono polisintetiche, formano cioè parole complesse (e lunghissime) aggiungendo degli affissi descrittivi, che possono modificare le proprietà sintattiche e semantiche della parola di base o aggiungere significati più specifici. A differenza delle lingue agglutinanti, come il giapponese, che conservano una sola radice lessicale per ogni parola, nelle lingue polisintetiche in una stessa parola si possono trovare due o anche più radici lessicali. Una singola parola in lingua inuit è talmente complessa che per tradurla in altri idiomi dovremmo ricorrere a perifrasi o persino frasi intere!
Per esempio, “non mi sento molto bene” corrisponde, in inuktitut, a una singola parola, tusaatsiarunnanngittualuujunga. Allo stesso tempo, iktsuarpok indica il presentimento che stia arrivando qualcuno e il successivo uscire di casa per verificare questa sensazione, mentre salagok si riferisce al ghiaccio di colore scuro appena formatosi.
Negli anni ’70 l’antropologo britannico Hugh Brody condusse un’indagine etnolinguistica presso le popolazioni inuit in Canada. Brody visse con gli inuit e imparò due delle loro lingue, pubblicando in seguito un volume intitolato The People’s Land, Inuit and Whites in the Eastern Arctic. Secondo l’antropologo, nelle lingue Inuit esistono molte parole per descrivere le diverse forme e condizioni della neve: la neve che scende, quella che annuncia la fine della bella stagione, quella fresca appena caduta, la neve dura e cristallina, quella che si è sciolta e poi ricongelata, la neve su cui è piovuto sopra, quella trasportata dal vento, la neve fusa per essere bevuta e la neve più adatta a costruire gli igloo. In inuktitut, una delle lingue ufficiali del Nunavut, il territorio più vasto del Canada settentrionale, esistono anche molti verbi che contengono la radice “neve” e che traducono espressioni come “scrollarsi la neve di dosso” o “mettere un po’ di neve in una bevanda calda per raffreddarla”.
Dal punto di vista etnolinguistico, la lingua riflette il modo in cui i parlanti categorizzano la realtà e appongono delle etichette a ciò che li circonda. Lingua e cultura si influenzano quindi a vicenda: le lingue eschimo-aleutine distinguono numerose varietà di neve e di ghiaccio in quanto il linguaggio riflette l’universo di riferimento culturale di popolazioni abituate da secoli a coesistere con quei fenomeni atmosferici. I popoli inuit scelgono le rotte delle slitte, cercano i luoghi più adatti a costruire le case, sfruttano le superfici più sicure per camminare o passarvi con le slitte, devono saper prevedere i fenomeni meteorologici e adeguarsi ai loro cambiamenti repentini. Saper descrivere accuratamente la neve può quindi determinare il successo o il fallimento di una battuta di caccia.
Ma non è finita qui. Esiste infatti un’altra particolarità linguistica dei popoli inuit: se in quasi tutte le lingue del mondo figura almeno una parola per indicare l’idea di guerra, all’interno del continuum eschimo-aleutino, invece, non esiste nessuna parola per designare la guerra, probabilmente perché la cultura di quelle popolazioni è basata prevalentemente sulla pace, sull’amore per il prossimo e sul totale rispetto della natura e delle sue leggi. Quasi come fosse sempre Natale.
Natale: 5 personaggi che “compaiono” durante le feste nelle diverse parti del mondo
Durante le feste di fine anno, Papá Noel, Santa Claus, San Nicolás, Viejo Pascuero, Father Christmas, SinterklaasoBaba Nöelrappresenta un’unica figuraormai onnipresente in decine di Paesi.
Tuttavia, ci sono luoghi in cui alcuni personaggi rubano il protagonismo al paffuto anziano che rende felici tutti i bambini del mondo. Alcuni di questi personaggi, o creature alternative, che dir si voglia, allegrano le feste, mentre altre non consegnano regali né portano felicità alle famiglie, anzi. Si dice che hanno il compito di terrorizzare chiunque incontrino nel loro cammino. Specialmente i più piccini.
1. KRAMPUS
È una specie di capra-demonio, ha una lingua molto lunga e appuntita e appare ogni fine anno in Austria, in Germania, nella Repubblica Ceca, in Slovenia, in Svizzera, in Croazia, in Ungheria e in alcune parti dell’Olanda, ma non per portare i saluti di Natale. La sua funzione è punire e mettere in un sacco tutti i bambini che si sono comportati male durante l’anno, per colpirli con i rami degli alberi o per mangiarli. È una controparte malvagia di Babbo Natale.
2. JÓLAKÖTTURINN
Conosciuto anche con il nome di Yule Cat, gatto del Natale islandese, questo felino è l’animale domestico dei troll islandesi, conosciuti come Grýla e Leppalúði, sono cannibali e hanno 13 figli, conosciuti come Yule Lads, ovvero i bambini del Natale. Quest’ultimi sono molto golosi, amano fare scherzi alle persone e lasciano i regali nelle scarpe dei bambini che, se si sono comportati male, ricevono solamente patate.
Tuttavia, il Jólakötturinn è ancora più crudele: mangia le persone che non indossano o non ricevono vestiti nuovi il giorno di Natale. Questo felino gira per i balconi delle case, affacciandosi alle finestre e controllando i bambini. Per questo viene chiamato “poliziotto della moda”.
3. HOTEIOSHO
Lui non è un personaggio vendicativo, è uno degli dei giapponesi della fortuna. Secondo alcune legende, ha occhi dietro la schiena per osservare i bambini senza che se ne rendano conto, affinché si comportino sempre bene. È raffigurato come un monaco buddista con il ventre rigonfio, vestito con una mantella rossa aperta che lascia intravedere il petto. Secondo la legenda, è stato un vero monaco o sacerdote zen, chiamato a suo tempo Kaishi, tra l’VIII e il IX secolo. Dato che il Natale non si festeggia nell’isola, questo personaggio distribuisce i regali il giorno di Capodanno.
4. TÍO DE NADAL
In Catalogna e in altre zone di Aragona, la tradizione racconta che i regali di Natale per i bambini nascono da un tronco, conosciuto come Tío de Nadal. Per questo motivo, le famiglie sono solite sistemare un tronco in casa all’inizio di dicembre che coprono con una coperta e su cui disegnano occhi e bocca, dandogli da mangiare fino a Natale. In questo giorno i bambini gli dedicano delle canzoni e lo colpiscono con dei bastoni affinché gli dia i regali.
5. OLENTZERO
Nei Paesi Baschi chi consegna i regali è proprio l’Olentzero, un carbonaio che indossa il tipico vestito del paese. È rappresentato come un uomo anziano e paffuto. Si crede che abbia origini nel comune di Lesaka, situato nella comunità autonoma di Navarra.
Per celebrare uno degli idiomi più diffusi al mondo, le nazioni unite hanno deciso di proclamare il 18 dicembre Giornata Internazionale della Lingua Araba. Difatti, proprio il 18 dicembre 1973 l’arabo è diventata la sesta lingua ufficiale di lavoro dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Questa
affascinante lingua appartiene al ceppo linguistico semitico insieme
all’ebraico, all’aramaico e al fenicio. Le sue origini sono ancora poco chiare
dato che esistono poche testimonianze scritte di gran parte della sua storia;
solo nel 2014 venne ritrovata la più antica iscrizione in lingua araba
risalente al 110 a.C in Arabia Saudita. Tale lingua può essere suddivisa in 4
principali dialetti: arabo egiziano, arabo del Maghreb, arabo levantino che
abbraccia la Libia, Siria, Giordania e Palestina, e infine l’arabo iracheno.
Ma
qual è l’etimologia della parola “arabo”?
Alcuni
studiosi hanno cercato la risposta a questa domanda scavando tra le antiche
leggende greche scoprendo che «arabo» deriva dall’eroe Arabos, nato in un paese
di nome Arabia; si tratta del figlio del dio Hermes.
Un’altra
ipotesi sostiene che il suo significato indichi «il luogo in cui il sole va a
dormire».
Ad
ogni modo, la lingua araba possiede un legame viscerale con la religione,
infatti, il Corano racconta come il profeta Maometto abbia ricevuto il
messaggio di Dio in arabo, con l’intercessione dell’angelo Gabriele. Questa
relazione strettissima tra Corano e arabo è quella che ha conferito alla lingua
il suo statuto speciale e che ha contribuito all’arabizzazione di diverse
popolazioni. Possiamo affermare che il vettore di diffusione più importante è
stato il suo ruolo di lingua portavoce dell’Islam. L’islam ha conosciuto un
momento di massima espansione conquistando i diversi angoli del mondo: dalla
Persia al Portogallo. Questo vagabondaggio linguistico e religioso ha
comportato un arricchimento culturale non solo per il popolo arabo in sé, ma
anche per i paesi conquistati. Infatti, l’interazione della lingua araba con
altri linguaggi ha portato ad abbozzare un nuovo vocabolario che ha arricchito
la lingua in campi come i poteri pubblici, l’amministrazione e la scienza.
Osserviamo, ad esempio, il Portogallo: Dal 711, con l’invasione dei mori nella
Penisola, l’arabo è stato adottato come lingua amministrativa nelle regioni
conquistate. Alcune popolazioni hanno recepito così tanto l’influenza araba da
formare delle comunità miste chiamate “moçárabes” adottando solo gli
elementi linguistici e culturali. L’eredità linguistica araba in Portogallo ha
offerto più di un migliaio di vocaboli di ambito culinario, botanico,
scientifico, geografico e anche religioso! Si pensi ad esempio alla comune
espressione Insh’Allah, questa venne adottata dalle lingue iberiche
“Oxalá” in portoghese e “ojalá” in spagnolo, per poter
esprimere il sentimento di fiducia che ripongono nella fede, con il significato
“che dio voglia” e in questo modo si condividono speranze comuni e la
lingua diventa strumento per legare culture poi non così diverse. Inoltre
quest’impronta Medio orientale si percepisce ancora oggi in ogni angusta
stradina del quartiere Alfama il cui nome deriva proprio da Al-hamma con il
significato di “fontane” o ancora la avvertiamo nei toponimi del sud
del paese come “Algarve” che deriva da al-gharb al-Andaluz ovvero
“Andaluso occidentale”.
In
conclusione, l’arabo è l’elegante lingua de “le mille e una notte”, è
la culla dei nostri dialetti meridionali, è il portale delle scienze
matematiche, è quell’alone di mistero che avvolge l’islam. L’ arabo è poesia ed
è essenziale riuscir a porgerle l’orecchio e ascoltare i suoi racconti così
lontani dai pregiudizi e dagli stereotipi che ci annebbiano sensi e percezioni.
Continuano i tortuosi negoziati riguardo il livello di accesso alle acque britanniche per i pescherecci UE. Nel frattempo, oltreoceano negli States, da un sondaggio pubblico emerge che più di un quarto dei cittadini americani non si vaccinerebbe contro il Covid-19. Grande orgoglio, invece, per il Madagascar: la ricercatrice Zara Randriamanakoto firma la sua nuova invenzione, il radiotelescopio più grande al mondo.
EUROPA
Dalla Spagna, in base a quanto riportato
da El Pais, arriva il 15 dicembre la conferma della
crescita dei contagi da coronavirus che tocca quota 200 ogni 100.000 abitanti.
Le Baleari e le Canarie risultano fortemente colpite dall’aumento dei casi e
annunciano, già da lunedì, un aumento delle restrizioni. Secondo lo studio
dell’Instituto de Salud Carlos III, si legge su El Pais, almeno 1 spagnolo su 10 avrebbe contratto il
virus durante questa seconda ondata, infatti lo studio di siero prevalenza
riportato su Rtve conferma che circa il 10% della popolazione
spagnola sarebbe stato contagiato. Intere province come Madrid, Cuenca e Soria
mostrano una prevalenza di positivi di più del 18%. Intanto, Casado, leader del
PP, mette in dubbio l’effettiva realizzazione del piano di vaccinazione del
Governo spagnolo e accusa il presidente Sanchez di non affrontare con sincerità
la pandemia. Al Congreso de Diputados, scrive El Pais, Casado avrebbe chiesto al presidente di
“metterci la faccia” come la cancelliera tedesca Angela
Merkel e di mostrare onestà al popolo spagnolo. Con l’arrivo del Natale
aumentano le preoccupazioni per la possibile terza ondata e il presidente
Sanchez dichiara, secondo quanto si legge su El Pais e El Mundo, che aumenterà le restrizioni nel Paese in vista
delle festività. Il coronavirus, però, non soltanto ha avuto conseguenze
economiche, bensì, sottolinea EL Pais, ha segnato profondamente e in maniera
estremamente negativa un’intera generazione di giovani, già penalizzati dalla
crisi precedente. Le conseguenze più immediate sono state una diffusa perdita
di impiego e una precarietà, tanto economica, quanto psicologica. El Pais, sul fronte politico riporta l’intento del PSOE
e Unidas Podemos di sottoporre al Congreso, durante l’ultimo mese
dell’anno, una serie di disegni di legge in campo sociale per riuscire a
confermare la maggioranza rispetto al Partido Popular. Le leggi
riguardano tematiche delicate quali l’eutanasia, l’educazione, la protezione
dell’infanzia e i cambiamenti climatici, oltre al rinforzamento del Poder
Judicial.
A.C.
Il protagonista
della une di LeMonde continua a essere il
Covid-19. In Francia la seconda
ondata sta mettendo a dura prova gli ospedali e il personale sanitario, in
particolare l’ospedale Bichat, situato nel XVIII arrondissement di Parigi, è in
grave difficoltà.
Sono le 11 del
mattino e la stanza di Colette è illuminata da una luce invernale sottile e
dall’abbraccio del Sacré-coeur che si affaccia alla finestra. Colette vorrebbe
fare la sua solita passeggiata in cortile insieme a Julie Pacharro,
fisioterapista del reparto di geriatria ma, purtroppo, la mattina del 13
dicembre 2020 non riesce a far altro che sussurrare agli operatori sanitari «Dodo, dodo» (“voglio fare la nanna”). Come
Colette, molti pazienti anziani, positivi al Covid, fanno fatica a rimettersi
anche in assenza di problemi respiratori: “Sono completamentescarichi
nel loro letto, è impressionante”, afferma Agathe Raynaud-Simon, responsabile
del reparto.
Spostando
l’attenzione verso un’altra grande battaglia, la Francia continua a combattere
in prima linea il cambiamento climatico. Nonostante, infatti, siano passati
cinque anni dalla COP21, i progressi raggiunti sembrano insufficienti e lo
scenario futuristico presentato nella riunione virtuale, tenutasi il 12
dicembre scorso e citata da LeFigaro, appare catastrofico.
Malgrado le previsioni distopiche, il Regno Unito, l’UE, la Cina e il Pakistan
riaffermano l’impegno e la volontà di intensificare i loro sforzi al fine di
garantire lo sviluppo sostenibile.
Nondimeno, il
quotidiano francese ci tiene a sottolineare che bisogna fare i conti anche con
la crisi economica.
Al grido «si je
paye, je coule» (“se pago, fallisco”), Frédéric
Bedin, Jean-Bernard Falco e Nicolas Bergerault chiedono aiuto e sostegno al
governo per rilanciare le proprie attività. Questa richiesta è stata portata
avanti dai tre imprenditori che hanno evidenziato l’ottimo andamento dello
scorso anno, gli affari infatti andavano a gonfie vele prima della pandemia
raggiungendo persino un fatturato di 300 milioni di euro.
A.B.
Dopo
mesi di tortuosi negoziati e a sole tre settimane dal termine del periodo di
transizione, restano due questioni a dominare i colloqui tra UE e Regno
Unito. Si tratta del futuro livello di accesso alle acque britanniche
concesso ai pescherecci dell’UE e, più significativamente, la clausola anti-diluizione
per garantire che gli standard normativi non divergano a tal punto da lasciare nel lungo periodo le imprese britanniche o europee a un
significativo svantaggio competitivo sul mercato. Mentre a Bruxelles la questione sull’accesso
alla pesca non è vista come un rompicapo, a Londra il sentimento non è contraccambiato.
In entrambi i casi, la sensibilità politica al problema, con industrie della
pesca da soddisfare per entrambe le parti, rende difficile approdare a un
accordo. Londra propone di discutere ogni anno con Bruxelles le quote riservate
ai pescherecci degli Stati UE entro 200 miglia marine di zona economica
esclusiva. Ciò significa che le quote sarebbero fissate in base alla
percentuale di pesce all’interno della zona economica esclusiva di ciascuna
parte. Si sostiene che questo sistema sarebbe più equo e più scientifico. È già
utilizzato dall’UE nei colloqui annuali per la fissazione delle quote con la
Norvegia. Il Regno Unito possiede stock prioritari su cui prevede un aumento
delle catture e vuole che l’area da sei a 12 miglia intorno alle sue coste sia
utilizzata esclusivamente dai pescherecci britannici. L’UE cerca di resistere in
quanto questo tipo di negoziato non offrirebbe sicurezza agli Stati costieri. Vorrebbe
inoltre mantenere i guadagni di Londra intorno al 15-18% del pesce catturato da
barche comunitarie in acque britanniche, rispetto al 60% richiesto dal Regno
Unito. Le divergenze riguardano gli standard ambientali, lavorativi e sociali,
che vanno dagli obiettivi di riduzione delle emissioni alle normative in
materia di salute e sicurezza oltre agli standard alimentari, che potrebbero
lasciare le aziende di una delle parti con una base di costo inferiore nel
momento in cui si immetteranno sul mercato europeo. Questo, mentre l’UE sta
cercando un meccanismo per garantire che le imprese europee non siano
svantaggiate dal punto di vista economico qualora la Gran Bretagna non si faccia
avanti. Si sostiene che col passare del tempo gli standard minimi protetti
dalla non regressione diventeranno obsoleti. Inizialmente l’UE proponeva che,
laddove una parte non fosse riuscita a migliorare i propri standard, l’altra
avrebbe dovuto essere in grado di applicare automaticamente le tariffe per correggere
le ragioni di scambio. Bruxelles ora sostiene invece che dovrebbe essere
possibile per entrambe le parti proporre una revisione degli standard minimi
comuni quando sarà il momento. Il Regno Unito ha alcuni problemi con questo
approccio. Vuole sapere quale sarà il criterio per giudicare se una parte sia in
svantaggio competitivo, come verranno fissati i nuovi standard minimi, oltre a
pretendere che le tariffe vengano applicate solo nelle aree di commercio in cui
sia possibile dimostrare che eventuali distorsioni siano da ricondursi a
divergenze normative, anziché trasversali rispetto a tutti i settori
dell’economia. Secondo il Guardian,
il capo negoziatore del Regno Unito, David Frost, sostiene che la paura di
contromisure potrebbe portare la Gran Bretagna a essere trascinata nell’orbita
dell’UE. I funzionari di Bruxelles sospettano che ci sia un’altra motivazione
dietro lo scetticismo del Regno Unito: un futuro governo laburista potrebbe
accettare di migliorare gli standard che una futura amministrazione
conservatrice sarebbe incapace di rimuovere.
L.D.
Protagonista indiscusso di questi giorni è il
coronavirus e questa volta il triste primato per numero di decessi spetta alla Germania.
Come riferisce il giornale Zeit,
che riporta i numeri forniti dal Robert Koch Institut (RKI), sale a
oltre 590 il numero dei decessi da coronavirus in un solo giorno registrando
così un nuovo record, il più alto dall’inizio della pandemia. Tra i vari Länder
è la Baviera a detenere il primato di vittime con 140 decessi, seguita dalla
Renania e dal Baden Württemberg.
Nell’attuale panorama una speranza viene fornita
dalla società biofarmaceutica Farmycon, come riporta Tagesschau,
che intende immettere sul mercato un nuovo farmaco che, sfruttando il principio
degli anticorpi, sarà efficace nella lotta contro il coronavirus.
Ciononostante, lo stato federale tedesco non può permettersi di abbassare la
guardia in vista delle festività natalizie.
Sono in fase di progettazione nuovi inasprimenti
delle misure e ulteriori restrizioni per limitare gli spostamenti e gli
assembramenti, secondo quanto riportato dallo Spiegel.
Infatti, il numero crescente di contagi ha spinto la Cancelliera Merkel ad
invocare misure più restrittive.
Nella conferenza telefonica di domenica con i
vari governatori dei Länder la Cancelliera ha dunque rivolto un accorato
appello, quasi implorando gli stessi ad adottare un lockdown più severo,
come riporta il Tagesschau.
Secondo la Cancelliera Merkel le misure di lockdown blando, già in
vigore dal 2 novembre, non si sarebbero rivelate sufficienti a contenere i
contagi e numeri così drammatici aprono la strada ad un lockdown più
severo, a partire da mercoledì 16 dicembre fino a domenica 10 gennaio
2021. Secondo quanto riportato dalla Deutsche Welle,
chiuderanno tutte le attività ritenute non essenziali ad eccezione di ospedali,
supermercati e farmacie. Alle categorie che hanno abbassato le serrande già da
novembre, si uniranno anche tutti i negozi e centri commerciali e vengono
anticipate al 16 dicembre le vacanze natalizie per le scuole.
Si apprende dalla lettura del giornale tedesco die
Zeit che si sono registrate lamentele e cori di protesta in risposta
alle nuove misure introdotte dal governo, infatti estremisti e neonazisti hanno
manifestato con minacce e insulti e hanno successivamente preso d’assalto il
Reichstag a Berlino accusando il governo di voler limitare la libertà delle
persone e la stampa di connivenza e di propaganda favorevole al governo, mentre
le restrizioni sono condivise e rispettate dalla maggior parte della
popolazione.
Le immagini pubblicate dal giornale Die
Welt mostrano però file di persone davanti ai negozi che
approfittano degli ultimi giorni prima del lockdown per fare gli
acquisti di Natale e sovraffollamenti nelle strade. Per questo si auspica che
la campagna di vaccinazione approvata e prevista a partire dal 29 dicembre,
secondo quanto si apprende dal giornale Süddeutsche-
Zeitung, riporti presto alla normalità dei rapporti sociali.
A.P.
Nella Federazione
Russa il giorno 10 dicembre circa 20.000 moscoviti si sono iscritti alla
vaccinazione contro il Covid-19 e più di 6.000 sono già stati vaccinati,
secondo quanto riportato da Mskagency.ru
riprendendo le parole del sindaco della capitale russa Sobjanin. L’intero
sistema di vaccinazione funziona bene, tant’è che le autorità di Mosca non
prevedono di introdurre ulteriori restrizioni e sanzioni durante le vacanze di
Capodanno, scrive Mskagency.ru,
ma ovviamente non verranno organizzati eventi di massa. Inoltre, da lunedì 14
dicembre la registrazione per la vaccinazione è stata messa a disposizione di
altri gruppi a rischio a causa del proprio lavoro: si tratta di lavoratori del
commercio, di centri di servizi pubblici e di istituzioni culturali, secondo
quanto riporta Iz.ru,
che sono a contatto con milioni di cittadini. Il capo del Centro Gamaleja
Aleksander Gincburg ha affermato che il vaccino Sputnik V sarà in grado di
proteggere il corpo dall’infezione da coronavirus per 2 anni, riporta Russian.rt.
Per quanto
riguarda la distribuzione del vaccino russo nelle altre regioni russe e nel
mondo, il primo ministro Mišustin ha detto che i primi lotti del vaccino
Sputnik V sono stati inviati nelle altre regioni della Federazione Russa,
secondo quanto riporta Regnum.ru e anche
il secondo vaccino EpiVacCorona è entrato nella circolazione civile, così ha
riferito il capo del Rospotrebnadzor Anna Popova a un corrispondente di Regnum.ru.
Il Centro Vector ha già prodotto 50.000 dosi del secondo vaccino russo e 7.800
dosi sono state introdotte nella circolazione e consegnate a 5 regioni, scrive Ria.ru
mentre il secondo vaccino russo è ufficialmente entrato in una nuova fase di
test, i cui risultati verranno annunciati a gennaio. Nel frattempo, l’Argentina
ha firmato un contratto con la Russia per la fornitura del vaccino Sputnik V
(circa 300.000 dosi entro fine anno) e prevede di vaccinare 10 milioni di
persone tra gennaio e febbraio, secondo quanto riporta Ria.ru.
Continuano a essere riportati giornalmente i casi di coronavirus: l’11 dicembre
sono stati riportati 28.585 casi nel Paese, il dato più alto della settimana. Il
15 dicembre, i dati riportano un totale di più di 2,7 milioni di casi, secondo
il sito Stopcoronavirus.rf
ma fortunatamente durante il corso della settimana il numero di casi è
diminuito. San Pietroburgo detiene un record per il ricovero settimanale di
persone infette da coronavirus e di conseguenza il carico sugli ospedali
pietroburghesi è estremo, scrive Vesti.ru. Il
presidente del comitato sanitario cittadino Dmitrij Lisovec ha annunciato un
aumento significativo del numero di ricoveri nell’ultima settimana, tanto che
l’addetto stampa del Cremlino Dmitrij Peskov ha annunciato una situazione grave
a San Pietroburgo, scrive Russian.rt.
Secondo la fonte Gazeta.ru,
dal 7 al 13 dicembre 5.785 persone sono state ricoverate, si tratta del dato
più alto dall’inizio della pandemia. Sono state introdotte misure molto
restrittive, come il divieto alle imprese di ristorazione di servire i clienti
durante le vacanze invernali e la chiusura di musei e teatri. Nel frattempo,
come riporta Pravda.ru,
sono iniziate le vaccinazioni volontarie per i medici e gli insegnanti della
città: entro fine dicembre saranno consegnate più di 4,6 mila dosi di vaccino
Sputnik V.
In relazione alle
questioni economiche del Paese, il servizio stampa del Cremlino
ha riferito che il 9 dicembre si è tenuta una riunione tramite videoconferenza
durante la quale il presidente Putin ha chiesto di risolvere la questione dei
prezzi del cibo nel più breve tempo possibile, in modo da fermare l’aumento dei
prezzi dei prodotti alimentari, spiega Gazeta.ru.
Il presidente ha ribadito che l’aumento dei prezzi non è correlato alla
pandemia in corso e non è giustificabile in alcun modo. Secondo un articolo di Zona.media,
il presidente si è rivolto al capo del Ministero dello Sviluppo Economico
Rešetnikov criticandolo per questo aumento dei prezzi, poiché tali
“esperimenti” sono inaccettabili davanti al calo dei redditi della popolazione.
Entro lunedì 14 dicembre ministeri e dipartimenti hanno dovuto preparare i
documenti necessari alla riduzione dei prezzi dei prodotti alimentari, secondo
quanto richiesto dal Primo Ministro russo Mišustin, scrive Rbc.ru.
Il 15 dicembre Mišustin ha così firmato una serie di documenti per stabilizzare
i prezzi dei prodotti alimentari, riporta Gazeta.ru:
uno dei documenti riguarda degli accordi speciali con produttori alimentari e
catene di vendita al dettaglio. Tali accordi aiuteranno a ridurre e mantenere a
un livello normale i prezzi dei beni più popolari.
Per quanto
riguarda i rapporti tra Russia e Stati Uniti, il presidente Putin si è
“finalmente” congratulato con Joe Biden per aver vinto le elezioni
presidenziali statunitensi tramite telegramma, secondo il sito web del Cremlino.
Il presidente ha espresso la sua convinzione che attraverso gli sforzi
congiunti tra Mosca e Washington si potrebbero risolvere molti problemi e sfide
a livello mondiale, poiché una collaborazione tra Russia e Stati Uniti
soddisferebbe l’intera comunità internazionale. Ciò è successo il 15 dicembre,
poiché il 14 i membri del collegio elettorale hanno votato per Biden: il
collegio elettorale prende la decisione finale su chi diventerà il nuovo
presidente degli Stati Uniti, per questo Putin si era astenuto dal
congratularsi con Biden, volendo appunto aspettare il completamento della
procedura statunitense, spiega Rbc.ru.
Per quanto
riguarda la situazione con l’Ucraina, l’ex Paese sovietico si è preparato per
l’attuazione di uno scenario militare per risolvere il conflitto in Donbass,
secondo quanto riporta Pravda.ru.
L’Ucraina non dovrebbe nemmeno pensare a una soluzione militare alla questione
del Donbass, sia perché le sue aspirazioni non sono sostenute dai Paesi
europei, sia perché Putin ha spiegato che tali azioni porterebbero conseguenze
molto gravi all’ex Paese sovietico.
S.P.
AFRICA
Il Madagascar
punta in alto, alle stelle. Il 15 dicembre 2020, la ricercatrice Zara
Randriamanakoto, originaria del Madagascar, firma la sua nuova invenzione: il
radiotelescopio più grande al mondo. Come sottolinea Christelle Marot (jeuneafrique.com), la
dottoressa in scienze astrofisiche non ha ancora avverato il suo sogno di poter
continuare la ricerca in Madagascar affinché tutte le giovani donne possano
esserne ispirate.
Il sogno della
giovane donna sembra però infrangersi quando si continua a leggere di episodi
razzisti, per esempio nello sport. Secondo Alexis Billebault di jeuneAfrique, il match del 12
dicembre entrerà nella storia. La partita che ha visto scendere in campo il PSG
e il Basaksehir ha fatto da cornice alle ire dell’attaccante Webo, quando il
quarto uomo romeno ha usato il termine “negru” (nero in italiano) per
riferirsi al viceallenatore dei turchi. Così l’allenatore del Basaksehir ha
deciso di sospendere la partita. «Le mal est ancien» e, ancora
una volta, si rende manifesta la volontà di sconfiggere una piaga secolare: il
razzismo.
A.B.
Giovedì,
Donald Trump ha annunciato la normalizzazione delle relazioni tra Marocco
e Israele. Con questo accordo, il Marocco diventa il quarto Paese arabo a
mettere da parte l’ostilità con Tel Aviv negli ultimi mesi, dopo EAU, Bahrein e
Sudan. Stabilirà piene relazioni diplomatiche con la controparte e consentirà
sorvoli aerei e voli di linea da e verso Israele per tutti i suoi cittadini. Il
monarca marocchino ha affermato che il Regno è determinato a salvaguardare
l’impegno permanente alla
difesa della causa palestinese e alla costruzione della pace in Medio Oriente.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accolto con favore l’accordo,
descrivendolo come “un altro grande segnale per la conciliazione”. Come parte
dell’intesa, Trump ha anche annunciato di riconoscere la sovranità di Rabat sul
territorio del Sahara occidentale, teatro di un conflitto pluridecennale tra il
Marocco e il Fronte Polisario, un movimento separatista, sostenuto
dall’Algeria, che cerca di insediare sul territorio uno Stato indipendente. Da parte
sua, il Fronte Polisario deplora profondamente la decisione di riconoscere la
sovranità del Marocco sulla regione. In commento alla svolta nei rapporti, il
rappresentante del movimento in Europa ha parlato di “un evento singolare ma
non sorprendente”, aggiungendo che ciò non pregiudicherà il diritto del popolo
Saharawi all’autodeterminazione. Le Nazioni Unite hanno ribadito che nonostante la decisione americana, la posizione del Segretario
generale Guterres riguardo il Sahara occidentale non cambierà. Durante la
conferenza stampa all’ordine del giorno, il portavoce Dujarric ha riferito
dell’intenzioni di Guterres nel volere continuare a negoziare una soluzione
sulla base delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza. La forza trainante dietro
la conclusione di questi accordi, riferisce al-Quds
al-Arabi è stata la volontà di costituire un fronte unito contro
l’Iran al fine di contenerne l’influenza regionale.
L.D.
Secondo quanto riportato da al-Jazeera, il primo ministro
sudanese Abdalla Hamdok ha annunciato il vertice dell’IGAD (Autorità
intergovernativa per lo sviluppo), per risolvere la crisi nella regione del
Tigre, in Etiopia, in seguito ai bombardamenti del 4 novembre che hanno dato vita a una
crisi umanitaria, ucciso migliaia di persone e visto fuggire circa 50.000
etiopi. Il vertice, previsto ad Addis Abeba nella giornata di domenica, è stato
concordato con la controparte etiope, Abiy Ahmed. In una nota su Twitter, il
primo ministro sudanese ha sottolineato l’importanza di questa riunione di
“emergenza” per discutere in modo produttivo su questioni politiche, umanitarie
e di sicurezza di interesse comune al fine di garantire un futuro di pace, di
stabilità e di prosperità per le due Nazioni e la regione. Un funzionario del
governo sudanese ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP che l’incontro tra
Hamdok e Abiy è stato fruttuoso, soprattutto sulla riunione di emergenza
dell’IGAD e sul rilancio di un comitato che lavorasse per delineare il confine
condiviso.
V.D.I
Secondo quanto riportato da An-Nahar, gli Stati Uniti hanno
ufficialmente ritirato il Sudan dalla lista degli Stati che sponsorizzano il terrorismo, in cui era
incluso nel 1993. A confermare la notizia è l’ambasciata americana a Khartoum
con una nota su Facebook, nella quale ha anche riportato che la decisione è
stata presa dall’amministrazione americana lo scorso ottobre, in seguito alla
scadenza del termine di presentazione delle relazioni congressuali di 45
giorni. La misura è stata pubblicata nel registro federale ed è entrata in
vigore nella giornata di lunedì 14 dicembre.
V.D.I
Più in linea generale, parlando dell’Africa nella sua totalità in
quanto continente, gli epidemiologi africani cominciano a interrogarsi sulla
presunta data di arrivo dei vaccini contro il coronavirus nel proprio
continente. Secondo quanto riportato da al-Jazeera,infatti, nella giornata di giovedì il direttore dei centri africani per il
controllo e la prevenzione delle malattie, John Nkengasong, si è pronunciato
sulla questione mostrando preoccupazione per l’arrivo dei vaccini nei Paesi
africani, affermando realisticamente che è improbabile che ciò accada prima
della metà del 2021. A tal proposito, chiede una sessione straordinaria delle
Nazioni Unite affinché venga garantita un’equa distribuzione dei vaccini,
essendo un bene comune da garantire indipendentemente a tutti e non solo ai Paesi
ricchi che si sono già assicurati un gran numero di dosi. Malgrado le numerose
sfide infrastrutturali e logistiche (conservazione del vaccino) e i fattori in
gioco (vincoli finanziari, investimenti necessari, vita quotidiana della
popolazione), l’epidemiologa e direttrice esecutiva dell’African Population and Health Research Center, Catherine
Kyobutungi, ha dichiarato che potrebbe volerci del tempo ma i vaccini
arriveranno e spera che nel primo trimestre del 2022 una parte significativa
della popolazione africana sarà stata vaccinata.
V.D.I
MEDIO ORIENTE
Lunedì,
in Arabia Saudita, una petroliera della compagnia singaporiana Havnia è
esplosa al largo del porto di Gedda, centro
di distribuzione del colosso petrolifero saudita Aramco. La compagnia ha comunicato
che una “causa esterna” avrebbe preso di mira la petroliera, dando luogo a un
incendio avvenuto durante lo scalo della nave. L’equipaggio, tuttavia, è stato
in grado di placare le fiamme senza riportare alcun ferito, pur non escludendo perdite
di petrolio. Negli ultimi due anni, tra il Golfo e il Mar Rosso diverse
petroliere sono state oggetto di attacchi misteriosi. L’Arabia Saudita con il
placito degli Stati Uniti ha arrecato la responsabilità di questi eventi alle
milizie Houthi, sostenute dall’Iran, il quale tuttavia nega qualsiasi ruolo
negli attacchi. Attraverso Bab al-Mandab e il Golfo di Aden, il Mar Rosso rappresenta
uno dei principali corridoi di trasporto per la sicurezza energetica e acquista
una notevole vaglia geopolitica in presenza di isole dalla grande importanza strategica,
tra cui Shedwan e Demira. Nel settembre 2019, gli attacchi agli impianti
petroliferi Aramco, il più grande esportatore mondiale di greggio, hanno
temporaneamente dimezzato la produzione del regno, provocando turbolenze nei
mercati globali. Gli osservatori ritengono che il targeting della petroliera non sia privo di messaggi volti a fare
pressione agli USA affinché recedano dall’intenzione di classificare il gruppo
filoiraniano come organizzazione terroristica. L’amministrazione Trump aveva
considerato l’idea di classificare la milizia come gruppo terroristico già nel
2018, salvo rinviare il piano in parte a causa di una serie di preoccupazioni tra
cui la complessità nel fornire aiuti umanitari oltre alla messa a repentaglio
degli sforzi per una soluzione pacifica alla crisi. Gli Houthi, che controllano
le aree dello Yemen settentrionale al confine con l’Arabia Saudita, hanno intensificato
i loro attacchi al Regno da quando Riyadh nel 2015 ha assunto la guida di una
coalizione militare a sostegno del governo yemenita. Il quotidiano al-Arab
ricorda che il conflitto ha dato luogo a quella che molti definiscono la più
grave crisi umanitaria della storia recente, in cui circa l’80% della
popolazione è diventata dipendente dagli aiuti umanitari.
L.D.
Fonti
dalla Palestina hanno riferito che la visita del presidente Mahmoud
Abbas a Doha mira a cercare il “sostegno del Qatar” di fronte alla crescente
pressione araba (saudita-egiziana) per spingere il presidente palestinese a
impegnarsi nel nuovo percorso di pace direttamente con Israele. Le fonti riferiscono
che l’Egitto ha consigliato ad Abbas di essere più aperto verso i Paesi arabi
che hanno scelto la nuova via della pace o che vi si stanno indirizzando, in
quanto tale mossa darebbe un margine ai Paesi
arabi per presentare positivamente la questione palestinese all’amministrazione
Biden, riducendo la velocità di Israele sulla strada della normalizzazione. Abbas
ha di recente scelto di scommettere su Qatar e Turchia e sul riavvicinamento
con Hamas come reazione alla decisione dell’amministrazione Trump di passare
alla fase degli accordi diretti tra Israele e Paesi arabi senza alcuna attesa
per il progresso della pista israelo-palestinese, dopo che lo stesso Abbas ha
rifiutato di assecondare Trump e gli sforzi della sua amministrazione per
rilanciare la pace secondo una nuova visione. Il presidente Abbas vorrebbe che
il Qatar svolga un ruolo di sostengo ai suoi sforzi con la nuova
amministrazione statunitense, per collocare il dossier palestinese in cima alle
priorità americane e, nonostante i suoi dubbi, continua a credere al discorso
del Qatar secondo cui Doha sarà la più vicina a livello regionale
all’amministrazione Biden. In una intervista con Al-Arab,
Muhammad Masharqa, direttore del Progress
Center for Policies di Londra, ha sottolineato come le variabili regionali
e globali richiedano un’intensa attività che abbia a iniziare con la
razionalizzazione dell’amministrazione politica palestinese mediante rapide
elezioni legislative e presidenziali e con la promozione di nuove iniziative
che contribuiscano a incoraggiare l’amministrazione Biden a dare la priorità al
conflitto israelo-palestinese. Masharqa ha invitato il presidente Abbas a ripristinare
le relazioni palestinesi con tutte le capitali arabe e ad essere dalla loro
parte per dare nuovo slancio a soluzioni.
L.D.
AMERICA
In base a quanto riportato dal New York Times,
il fatto che negli Stati Uniti sia iniziata una delle campagne di
vaccinazione più ambiziose della storia non basterà a convincere tutto il
popolo americano a sottoporsi al vaccino. Infatti, secondo il sondaggio
pubblicato martedì scorso dalla Kaiser
Family Foundation, più di un quarto degli americani afferma che non
prenderà il vaccino contro il Coronavirus. In particolar modo, tra i più
riluttanti a farsi vaccinare troviamo i repubblicani, la popolazione rurale e
gli uomini di colore. La fondazione Kaiser ha pubblicato questo primo report
sul “Covid-19 Vaccine Monitor” per esaminare in profondità le
opinioni che il pubblico ha sviluppato nei confronti di queste vaccinazioni.
Ovviamente, tali informazioni saranno essenziali per gli esperti di sanità
pubblica, i quali stanno cercando di incoraggiare la vaccinazione. Attenendoci
a queste dichiarazioni sembra che gli Stati Uniti, oltre a cercare di reprimere
infezioni, ricoveri e decessi esplosivi, dovranno farsi carico anche di una
seconda sfida: lo scetticismo, nonostante questo non sia stato del tutto
imprevisto. Sempre in base a quanto riporta il New York Times,
sembra che il presidente Trump voglia sfruttare la sua potenza per aiutare i
produttori di farmaci a ottenere le materie prime di cui avrebbero bisogno per
produrre decine di milioni di dosi extra del vaccino Pfizer, tutto entro la
prima metà del prossimo anno. Se Trump riuscisse a raggiungere quest’ accordo
riuscirebbe anche a porre rimedio alla carenza incombente di vaccini che la
stessa amministrazione ha contribuito a creare non preordinando più dosi del
vaccino Pfizer, il quale è stato sviluppato insieme al suo partner tedesco,
BioNTech. Quest’estate la Pfizer ha comunque accettato di fornire agli Stati
Uniti 100 milioni di dosi entro la fine di marzo, sufficienti però per
inoculare solo 50 milioni di persone poiché il vaccino stesso richiede due richiami.
Quindi, l’amministrazione americana ha chiesto di recente alla Pfizer di
vendere il vaccino in dosi sufficienti per coprire altri 50 milioni di persone,
tuttavia la richiesta non sembra essere andata a buon fine poiché la Pfizer ha
affermato di aver già trovato clienti in tutto il mondo per le dosi che
riuscirà a produrre fino alla metà del prossimo anno. Tuttavia, negli ultimi
giorni, la società produttrice dei vaccini ha indicato che riuscirebbe a
produrre più dosi se l’amministrazione americana ordinasse ai fornitori
dell’azienda di dare la priorità alle loro richieste di acquisto. Ora le due
parti stanno negoziando un contratto in base al quale Pfizer fornirebbe decine
di milioni di dosi in più tra aprile e la fine di giugno.
Come ultimo argomento introduciamo ora i continui e presunti eventi
razziali che sembrano verificarsi in America, spesso in maniera latente. In
base a quanto riportato dal New York Times
sembra che uno studente nero sia stato espulso da una scuola d’ élite. Tutto
inizia quando il mese scorso la madre dello studente di colore che frequentava
la scuola privata di Charlotte, nel North Caroline ha appreso che la classe di
inglese del figlio avrebbe studiato la commedia “Fences” di
August Wilson. L’opera letteraria esaminava il razzismo nell’America degli anni
’50 e nello specifico è un racconto costellato di insulti razziali fin dalla
prima pagina. Consecutivamente alla scoperta Faith Fox, avvocato e madre single,
è andata a lamentarsi con la scuola. La donna ha spiegato il suo rancore in
un’intervista e ha affermato di aver immaginato la classe prevalentemente
bianca di suo figlio alla Providence Day School che leggeva il dialogo ad alta
voce. La sua principale preoccupazione era che i temi fossero troppo maturi per
il gruppo e che avrebbero quindi potuto promuovere gli stereotipi sulle
famiglie nere. Dopo un giro di e-mail e un incontro con la signora Fox, la
scuola ha accettato una lezione alternativa per suo figlio, Jamel Van
Rensalier, 14 anni. La scuola ha anche discusso le lamentele con i genitori di
altri quattro studenti. Tuttavia, il disaccordo della signora Fox si è
intensificato fino ad arrivare alla creazione di un gruppo Facebook di genitori,
in seguito al quale la donna ha scritto una mail che i funzionari della scuola hanno
interpretato come un attacco personale a un membro della facoltà. Così il
giorno dopo il Ringraziamento la scuola ha informato la signora Fox che Jamel
non avrebbe più frequentato l’unica scuola che avesse mai conosciuto, ossia la
Providence. Sua madre l’ha definita un’espulsione mentre l’istituzione
scolastica l’ha definita “una cessazione dell’iscrizione” che aveva a che fare
con il genitore e non con lo studente. In ogni caso, quella che doveva essere
una lezione letteraria sulla diversità e l’inclusione è in qualche modo costata
a un quattordicenne nero il suo posto in una scuola superiore privata d’élite.
Jamel, l’ex studente, aveva recentemente fatto parte della squadra di basket e
in un’intervista aveva detto che sperava di diplomarsi come un leader del
Providence Day. “Ero completamente distrutto”, ha affermato. Ora il
ragazzo dovrà iniziare a frequentare la scuola pubblica a gennaio. In
conclusione, sembra che quest’anno particolare, oltre ad aver causato una crisi
economica, ne abbia causata anche una sociale, dal momento che molte
istituzioni americane hanno dovuto affrontare il tema del razzismo, comprese le
scuole. Per esempio, quando sono scoppiate le proteste in piazza dopo la morte
di George Floyd, i giovani di tutto il Paese hanno utilizzato i social media
per denunciare il razzismo nelle loro scuole e alla Providence Day School,
mentre gli studenti neri condividevano storie di discriminazione e
insensibilità su Instagram, la scuola stessa rilasciava dichiarazioni contro il
razzismo.
A.B.
Da Cuba, arriva quella che EL Diario De Cuba definisce “una sorpresa per il presidente
Biden”, una carovana di migranti cubani che tentano di arrivare in America del
Nord. Secondo l’informativa de las Academias Nacionales de Ciencias de EEEUU,
riporta El Diario De Cuba, le microonde ad alta frequenza sarebbero la
causa di alcuni problemi di salute dei diplomatici di La Habana. Il Governo
cubano, però, sembra rifiutare tale ipotesi sostenendo che si tratti di un
fatto non dimostrato e altamente improbabile.
A.C
.
Il Messico riconosce la vittoria
elettorale di Joe Biden, il quale, si legge su El Pais, ha promesso di migliorare la vita dei migranti
messicani negli Stati Uniti prima del compimento dei primi cento giorni di soggiorno
nel Paese. In questo modo, scrive il presidente Obrador in una lettera a Biden,
sarà possibile continuare a promuovere lo sviluppo e il benessere delle
comunità del sud-est del Messico e dei Paesi del Centroamerica.
A.C.
In Argentina la Camera dei Deputati ha approvato un disegno di
legge per legalizzare l’aborto gratuito e volontario, avvicinando il Paese
all’adozione di una legislazione che gli attivisti per i diritti delle donne
hanno cercato a lungo, scrive il BBC News.
Il progetto ha ottenuto 131 voti favorevoli e 117 contrari, dopo un
dibattito durato 20 ore.
Nelle prossime settimane il disegno di legge dovrà essere sottoposto a
votazione in Senato per la sua definitiva approvazione. Attualmente, la legge
argentina consente l’aborto solo quando la gravidanza rappresenta un serio
rischio per la salute della madre o in caso di stupro, mentre, con il progetto
in corso, l’aborto volontario e gratuito sarebbe consentito fino alla
quattordicesima settimana di gestazione. Nel 2018 anche la Camera dei deputati
argentina ha approvato un disegno di legge simile per legalizzare l’aborto, ma
il Senato lo ha respinto. Questa volta il
progetto ha il sostegno esplicito del presidente del Paese, Alberto Fernández,
poiché è stato lui stesso a presentarlo al Congresso di novembre. La Chiesa
cattolica ha ribadito la sua opposizione all’aborto e ha chiesto ai politici
argentini “un secondo per riflettere su cosa significhi il rispetto per la
vita”. Al contrario, il ministro delle donne, dei generi e delle
diversità, Elizabeth Gómez Alcorta, ha twittato dopo il voto: “Abbiamo
scritto un nuovo capitolo della nostra storia”. Durante il dibattito e la
votazione, i gruppi favorevoli e contrari al disegno di legge si sono riuniti
davanti al palazzo dei congressi nella capitale, Buenos Aires. Le persone a
favore dell’aborto indossavano il verde, il colore del loro movimento.
A.C.
Lo scorso lunedì nel sud del Cile si è aperto un cielo sereno e
coperto che ha permesso a migliaia di persone di godersi l’eclissi solare, che
per gli indigeni Mapuche potrebbe essere l’inizio di un nuovo ciclo o un
cattivo presagio, scrive il DW.
Questo fenomeno è percepito come un generatore di cambiamenti dovuti alla
“morte temporanea del Sole” o “Lan antü”, nella lingua
Mapuzungún. Sulla base di questa visione del mondo, i membri della comunità
hanno vissuto il fenomeno con rispetto e alcuni si sono nascosti temendo
cattivi segnali, ma tutti hanno condiviso la convinzione che si tratti di un
messaggio di cambiamenti nella natura. Nella città di Finfin, anche a La
Araucanía, molti mapuche si sono nascosti nelle loro case al momento
dell’eclissi dopo aver pregato in modo che l’impatto negativo non fosse così
forte. “Per noi il fatto di non vedere il Sole è negativo, ma
simbolicamente questo significa un avvertimento su ciò che potrebbe accadere in
futuro, per questo non dovremmo guardare l’eclissi”, ha spiegato Rosa
Barbosa, guida spirituale del territorio dei Finfin, che è stata visitata
durante la giornata dal direttore della National Indigenous Corporation
(Conadi), Ignacio Malig.
A.C
Come riportato dal BBC News,
in Venezuela, almeno 14 persone sono state trovate senza vita questo
fine settimana nel mare di Güiria, nello stato di Sucre. La guardia costiera
venezuelana ha registrato 11 decessi sabato a circa 7 miglia nautiche (circa 13
km) dalla costa e altri 3 sulla spiaggia questa domenica. I corpi sono stati
trasferiti all’obitorio dell’Ospedale Centrale di Cumaná, capitale di Sucre.
David Smolansky, commissario del Segretariato generale
dell’Organizzazione degli Stati americani per la crisi dei migranti e dei
rifugiati venezuelani, ha detto che sono stati vittime del naufragio di una
barca che era partita con i migranti a bordo da Güiria a Trinidad il 6 dicembre.
“Ci sono donne e minori tra i venezuelani che sono deceduti cercando di fuggire
dal regime ed essendo stati rimpatriati da Trinidad sono naufragati e trovati
galleggianti vicino alla costa di Güiria”, ha scritto Smolansky su Twitter
sabato. Smolansky in seguito ha affermato che 19 venezuelani erano
apparentemente senza vita, anche se solo 11 sono stati identificati e 7
sarebbero adulti e 4 minori. Il coordinamento e i collegamenti sono mantenuti
tra il governo venezuelano e le autorità militari della Repubblica di Trinidad
e Tobago, sostenendo con il loro comando della Guardia Costiera e la missione
di ricerca via mare, così come il supporto aereo.
A.C.
La richiesta di una nuova Costituzione in Perù è stata incarnata
in un disegno di legge dopo che la richiesta si è rafforzata durante la crisi
politica dello scorso novembre, soprattutto nelle massicce manifestazioni che
hanno causato la caduta del governo di transizione del presidente Manuel Merino
di breve durata, scrive Infobae.
Al Congresso è stata presentata un’iniziativa legislativa per approvare lo
svolgimento di un referendum in cui si consulta la popolazione se è favorevole
alla sostituzione dell’attuale Costituzione, in vigore dal 1993 e promossa
dall’ex presidente Alberto Fujimori (1990-2000), dopo un auto-colpo di stato. Nonostante la richiesta di una nuova Costituzione
sembrasse minoritaria prima della crisi di novembre, è stata apparentemente ampliata
dopo che i peruviani hanno visto come le massicce proteste popolari in Cile
hanno portato a un processo di sostituzione della Costituzione imposta dal 1980
di Augusto Pinochet.
Il disegno di legge suggerisce l’idea di far coincidere il giorno del plebiscito
con le prossime elezioni generali, convocate per l’11 aprile 2021.
Nel caso in cui si tenesse il referendum e il sì vincesse, il presidente
eletto avrebbe 90 giorni dall’assunzione del capo dello Stato per indire le
elezioni per l’Assemblea costituente, che si terranno la seconda domenica di
aprile 2022.
L’attuale presidente ad interim, Francisco Sagasti, è stato riluttante a
spingere per una nuova Costituzione durante il governo di transizione che guida
e ha ritenuto che dovrebbe essere un compito del presidente eletto alle
prossime elezioni.
A.C.
ASIA
In base a quanto
riportato dall’Asia
Times mercoledì, una delle società farmaceutice cinesi ha accettato di acquistare 100
milioni di dosi del vaccino contro il coronavirus dalla società tedesca
BioNTech, a condizione però che Pechino ne approvi l’uso. Motivo per cui la Cina ha trovato rapidamente i propri
candidati per il vaccino Covid-19 e incrementato gli impianti di produzione.
Nel frattempo, anche le aziende locali cinesi collaboravano con gli
sviluppatori stranieri per rifornire uno dei Paesi più popolati del mondo.
Nello specifico, Shanghai Fosun Pharmaceutical Group ha dichiarato di aver stipulato
un accordo con l’azienda tedesca volto a garantire “una fornitura adeguata” di
vaccini in Cina, aggiungendo che effettuerà un pagamento iniziale di 125
milioni di euro (152 milioni di dollari) prima della fine dell’anno per 50
milioni di dosi, mentre i restanti 125 milioni di euro verranno pagati
solamente dopo aver ricevuto l’autorizzazione a commercializzare il vaccino
tedesco nella Cina continentale. Tuttavia, l’accordo non specificava quando
sarebbero arrivati le restanti 50 milioni di dosi. I vaccini Pfizer e
BioNTech sono già stati approvati per l’uso di emergenza in paesi come Stati
Uniti, Regno Unito e Singapore.
Ora cambiando
argomento, in base a quanto riportato dall’ Asia
Times, la spesa interna della Cina continua a crescere, nello
specifico le vendite al dettaglio nella seconda economia più potente del mondo,
durante il mese di novembre, sono aumentate del 5% su base annua, almeno così
afferma il National Bureau of Statistics
(NBS). La cifra era stata già prevista dagli analisti ed era in aumento
rispetto alla crescita del 4,3% del mese scorso. Sembra che l’economia cinese
stia assistendo ad una ripresa costante dopo la pandemia da coronavirus. Tuttavia,
data la recrudescenza del virus, la ripresa economica mondiale sta ancora
affrontando venti contrari con crescenti instabilità e incertezze. Nonostante
la Cina sia riuscita in gran parte a tenere sotto controllo il coronavirus, la
sua ripresa della spesa è stata comunque più lenta poiché il mondo si trova
ancora oggi a dover affrontare l’impatto della pandemia e ne è stato colpito in
particolar modo il settore dell’ospitalità. Per esempio, recenti dati hanno
mostrato che in Cina la crescita dei ricavi nel settore della ristorazione è
diminuita dello 0,6% a novembre, dopo essere però diventato positivo per la
prima volta nel 2020. A novembre, invece, il reddito della produzione
industriale è cresciuto leggermente al 7%, rispetto al 6,9% del mese scorso.
Nel frattempo, il tasso di disoccupazione urbana – una delle principali
preoccupazioni con un gran numero di laureati che entrano nel mercato
quest’anno – è sceso leggermente al 5,2% a novembre.
Ciao a tutti amici di
#UniversEat!! Oggi ci siamo unite virtualmente per proporvi qualche idea in
vista del Natale. Avete presente quando si dice “prendi due e paghi uno”? Ecco,
è questo il nostro caso: con una stessa preparazione, possiamo ottenere
differenti risultati.
Partiamo dunque dalla base.
Ingredienti per 6/8
persone:
5 uova;
70 g di farina;
30 g di fecola;
150 g di zucchero.
Se non abbiamo la fecola,
possiamo fare 100 g di farina, così saranno necessari solo 100 g di zucchero. Inoltre
se vogliamo fare l’impasto al cioccolato basterà togliere 40 g di farina e
mettere 40 g di caco amaro in polvere.
Per prima cosa dividiamo
le uova, montiamo a neve gli albumi e li lasciamo da parte. Uniamo i tuorli con
lo zucchero e quando saranno ben amalgamati aggiungiamo le farine. Adesso
possiamo incorporare gli albumi montati a neve mescolando delicatamente per non
farli smontare. Iniziamo a riscaldare il forno. Mettiamo l’impasto in una
teglia ed inforniamo a 180°, lasciamo cuocere per circa 15 minuti. Una volta
sfornato possiamo mettere un poco di bagna, nel gusto desiderato, per non far
indurire l’impasto.
A
questo punto abbiamo due opzioni: un classico tronchetto alle castagne oppure
un alternativo albero natalizio.
Per
fare l’albero una volta sfornato l’impasto lo lasciamo freddare per poi
tagliarlo della forma desiderata. Noi lo abbiamo farcito con marmellata
all’arancia e decorato con meringhe e bottoncini di cioccolato colorati.
Per
il tronchetto prepariamo la farcia con purea di castagne e panna montata. La
purea di castagne si fa con castagne lessate e poi frullate che poi andremo ad
unire alla panna montata. Stendiamo la farcia sull’impasto per poi arrotolarlo.
Una volta ottenuto il tronchetto possiamo decorarlo con un po’ di cioccolato
fuso.
Queste
sono le nostre proposte; sbizzarritevi anche voi e proponete le vostre idee
taggando #UNINTBlog sui social!
Siete
pronti a pasticciare per questo Natale? Tre, due, uno… Unint ai fornelli!!!
Noi
vi auguriamo un buon Natale… mi raccomando niente dieta e ci rivediamo nel
2021.
Il deal raggiunto quest’estate
riguardante il cosiddetto Recovery Fund, altresì
conosciuto come programma Next Generation EU, è stato considerato un accordo
storico, senza precedenti di fama né di effettivo peso economico. L’accordo
politico trovato a luglio prevede l’istituzione di un fondo di 750 miliardi, di
cui 390 miliardi di sussidi a fondo perduto; tuttavia la situazione non è stata
così semplice, in quanto nei mesi successivi la strada intrapresa si è
dimostrata impervia e piena di ostacoli critici; in primo luogo, l’importanza
di tramutare il politico in legislativo, quindi la necessità di trasformare
l’abbozzo in regolamento UE; infine, la conseguente difficoltà di adozione di
una linea chiara e precisa alla luce delle divisioni intrinseche all’Unione.
La condizione del rispetto del
famoso concetto di stato di diritto al fine di accedere al fondo sembra essere
comprensibilmente un requisito minimo necessario al fine di poter beneficiare
delle future risorse stanziate. Proprio in questo quadro si inserisce il veto
imposto da Polonia e Ungheria sul bilancio europeo, volto al fine di bloccare
il processo di messa in moto del piano economico. La ragione di questa mossa
politica riguardava l’impossibilità per Orbàn e Morawiecki di accettare che la rule
of law potesse davvero inficiare la prelazione nell’attingere dal Bancomat
europeo post Covid-19. Nelle ultime settimane si è discusso molto sul da farsi
ed una delle soluzioni contemplate riguardava anche la possibilità di aggirare
totalmente il veto dei due ‘ribelli dell’Est’, come sottolineato dal
commissario europeo per l’economia Gentiloni.
Settimana scorsa, la svolta: la couple
franco-allemande ha riscosso l’ennesimo successo in termini di diplomazia
economica. Dopo un vertice intenso con Orbàn e Morawiecki, Angela Merkel (con
il sostegno di Macron) è riuscita a far rimuovere il veto e a sbloccare
finalmente il progetto di ripresa europeo che tutti i stati membri stavano aspettando.
Quale sarà il prezzo? Le sovvenzioni destinate ai paesi principalmente colpiti
(prima su tutti l’Italia) servono eccome, sono richieste da mesi da governanti
ed opposizioni, l’iter al fine di ricevere le risorse è stato ben delineato, il
progetto italiano c’è. Il rovescio della medaglia, seppur ragionevolmente
flebile alla luce dei successi elencati sopra, è la conferma di un’Unione
divisa, composta da Paesi con visioni differenti che tendono a complicare
persino una situazione delicata come la pandemia del 2020. Le prime divisioni, emerse
già in primavera tra Nord e Sud dell’Europa (MES versus Eurobond), hanno
continuato a complicare la buona riuscita del Recovery Fund, sino ad arrivare
al compromesso del 10 dicembre.
Anche quest’ultimo, purtroppo,
nasconde qualche insidia. Sicuramente, grazie alla mediazione tedesca il nostro
paese sarà il primo a beneficiare degli aiuti europei, elemento non facilmente
trascurabile. Per quanto riguarda invece il fattore rispetto dei pilastri
fondamentali, il passo indietro di Ungheria e Polonia ‘costa’ di base la
sospensione delle sanzioni previste dei confronti dei due Paesi per le
violazioni dello stato di diritto fino alla sentenza definitiva della CGUE che
verosimilmente coinciderà con le elezioni politiche nei due Paesi
(rispettivamente nel 2022 e nel 2023).
siamo
nuovamente alla ricerca di fonti d’ispirazione che ci consentano di viaggiare
anche solo per un secondo verso qualsiasi genere di destinazione, che sia
questa lontana e sconosciuta, o vicina e familiare.
Oggi
vi consiglio di lasciarvi trasportare dal racconto di una bloggheggiante (ho coniato questo termine qualche tempo fa per
riferirmi ai partecipanti al nostro meraviglioso UNINTBlog) di fiducia: Evelyn,
mamma della fantastica rubrica in collaborazione con RadioUNINT #LoSapevateChe!
La
nostra protagonista odierna è una ragazza molto curiosa e disponibile, che si è
dimostrata da subito interessata a condividere con me (e con tutti Voi) la sua
avventura in una delle città più importanti della Turchia: Istanbul!
Parto
col dire che il suo entusiasmo pervade in ogni sua parola, quindi spero
vivamente di portare onore alla sua esperienza: Evelyn ha visitato più volte la
Turchia e Istanbul, dunque, come possiamo immaginare, conosce veramente molto
di questo paese, di questa città e della cultura di per sé.
Mi
è praticamente impossibile riportare in un solo articolo tutte le curiosità che
mi ha narrato, ma proverò comunque a riportare quelle che mi hanno richiamato
maggiormente l’attenzione.
Evelyn
ha soggiornato nella parte asiatica, molto diversa da quella europea, sia in
termini architettonici, sia in termini culturali: con una semplice passeggiata,
ci si può rendere conto delle differenze anche solo nell’approccio al turismo
(in genere, chi visita la città, tende a focalizzarsi nella sponda europea,
dove si possono trovare le moschee più famosi e i numerosi bazar tipici del
luogo); ciononostante, secondo lei, la parte migliore della città è quella
asiatica, in quanto ritenuta più vera, storica e tradizionale (pensate che solo
nella parte asiatica è possibile ammirare una favolosa chiesa armena nei pressi
di una moschea!).
L’amore
per la cultura, il territorio e il paesaggio turco l’hanno spinto a visitare
questi luoghi più volte: “mi hanno sempre insegnato a vedere Istanbul come il
perfetto incontro tra Oriente e Occidente” […] “ricordo che ho avuto la prima
vera occasione di visitarla bene quando avevo circa 16-17 anni. Da quel momento
ho iniziato a innamorarmi sempre più… figurati che, solo l’anno scorso, sono
andata due volte!”
Per
quanto riguarda l’aspetto culinario, Evelyn mi racconta del tipico odore di
kebab che puoi assaporare lungo le strade… una delizia per il palato!
Rispetto
alla cultura, la nostra bloggheggiante
tiene molto che venga riportata la grande apertura mentale e sociale
riscontrata nel popolo turco: “loro si sentono vicini, in qualche modo… ci sono
molte correnti di pensiero che affiancano Istanbul a Roma, per esempio!
Inoltre, piccola curiosità, ho notato che nelle loro librerie sono presenti
molti libri italiani! È molto interessante vedere come sentano vicina una
cultura che, comunque, riporta molte differenze rispetto alla loro.”
“Ho
sempre trovato persone pronte a raccontarsi e a raccontare la loro storia,
magari davanti a un tè, con ospitalità e orgoglio: credo che queste due ultime
parole siano caratteristiche fondamentali per descrivere il loro passato e i
loro trascorsi e lo dimostrano in molte occasioni.”
Evelyn
mi racconta, inoltre, di un forte senso di attaccamento alla storia, alle
tradizioni e anche a determinati beni materiali: si cerca, per esempio, di
rimanere sempre nella stessa casa, proprio come se anche le mura facessero
parte della famiglia e fossero parte fondamentale per la costruzione dei loro
ricordi.
Passiamo,
invece, alle meraviglie per gli occhi: in primis, la moschea di Santa Sofia (adibita a museo fino a poco tempo fa) e la moschea blu, la più famosa e l’unica con
sei minareti, capace di suscitarti emozioni molto difficili da provare in altre
occasioni grazie alla sua aurea di potenza e le sue decorazioni interne; palazzo Topkapi, il palazzo dei sultani
ottomani, ottimo escamotage per immergersi in tutta la storia dell’Impero,
molto diverso dalla nostra architettura, in quanto è composto da due
costruzioni, una interna e una esterna, le quali compongono una piccola città
imperiale (curiosità: si dice che proprio all’interno del museo è conservato il
bastone col quale Mosè divise le acque nel passaggio sul Mar Rosso); la moschea di Solimano, preziosa
soprattutto per la sua vista, dalla quale si può ammirare tutto lo skyline
della città; il Gran Bazar, il
mercato coperto più grande del mondo, definito come un labirinto con (almeno)
4000 negozi, tanto da dover essere tutti numerati per facilitare l’orientamento
dei negozianti stessi all’interno (non voglio immaginarmi il Black Friday in un
luogo del genere…); il Bazar delle
Spezie, dove vengono vendute maggiormente le spezie, oltre ai cibi tipici;
la Kalaba, zona della città, a parere
di Evelyn, paragonabile a Montmartre a Parigi, in quanto molto artistica, dove
ci si può lasciar ispirare dall’arte grazie a tante piccole boutique e quadri
appesi agli edifici; la Torre di Galada,
conosciuta anche come la Torre dei
Genovesi, in quanto è stata costruita da mercanti italiani di Genova (belin
che bel!), punto migliore per ammirare la città dall’alto; infine Piazza Taksim e Istiklal Caddesi, un
viale gigantesco, dove sono presenti le grandi marche europee e che si può
definire come tra le zone più alla moda della città.
Concludiamo
l’articolo con l’ultima domanda: merita tornare?
“Assolutamente
sì: è un luogo che mi può dare ancora molto e che sento che devo ancora finire
di scoprire; se ho capito qualcosa, è che il mix culturale che puoi trovare al
suo interno, ti consente di lasciarti trasportare dall’irrazionalità della
città. Se il 2021 me lo concederà, ci ritornerò sicuramente”.
Aaaaah le montagne, il
fresco anche d’estate, la neve d’inverno… in Italia ne siamo pieni e sono anche
patrimonio dell’UNESCO!
Italia a parte, le
montagne occupano un quarto della superficie terrestre e ospitano il 12% della
popolazione mondiale; tuttavia, sono tra gli habitat più minacciati e sono
quelle che risentono maggiormente del cambiamento climatico (in modo purtroppo
negativo).
Ma lo sapete che esiste
una giornata dedicata a loro? L’11 dicembre è la Giornata
Internazionale della montagna. Questa giornata è stata istituita
dall’Assemblea Generale dell’ONU a partire dal 2002 e punta ad aumentare la
consapevolezza sul loro sviluppo sostenibile e quindi, in poche parole, a far
capire quanto il paesaggio montano sia importante per l’ecologia mondiale.
Serve veramente una
giornata internazionale? Gli italiani sembrerebbero, a prima vista, non aver
bisogno di incitamenti per amare la montagna. Come stiamo vedendo in questi
giorni di pandemia, non manca chi è addirittura disposto a violare ogni regola
e sfidare ogni contagio pur di non rinunciare alla settimana bianca.
La voglia di sciare o di
scalare non va però confusa con l’amore per la montagna, che dovrebbe basarsi
soprattutto sul rispetto.
Se si è disposti per il
proprio divertimento a degradare il territorio, inquinare l’ambiente o mettere
in pericolo la flora e la fauna, non si può parlare di amore.
Il problema non è solo
italiano: addirittura l’Everest è ormai coperto dai rifiuti dei sempre più
numerosi turisti che si improvvisano scalatori della domenica affollandosi
sulle sue piste, incuranti di ogni regola.
Ben venga, quindi, questa
giornata internazionale; pur nell’eccesso di retorica che da sempre
caratterizza questi eventi, qualsiasi sforzo per aumentare il rispetto
dell’uomo per la natura, l’ambiente e la montagna, non può che essere il
benvenuto.