#LUXURYMOMENTS: #LUXURYJUICE

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Chanel Spring/Summer 2021
Il nuovo glamour secondo Virginie Viard

Creare qualcosa dopo l’era Lagerfeld sarebbe stata comunque una sfida. Ma l’ormai noto direttore artistico della maison francese, Virginie Viard, ha scelto di proporre un omaggio al cinema per la nuova collezione S/S 2021, così come è stato possibile vedere nei corti di Inez e Vinoodh che hanno contribuito ad anticipare il théme de la collection richiamando il cinema francese e le situazioni “tipiche” da film.

 “Questa collezione rappresenta un tributo alle muse della maison. Alcune di loro sono molto lontane nel tempo (..)” afferma la Viard riferendosi a Romy Schneider, Jeanne Moreau e Anna Karina comparse nel video promozionale antecedente alla sfilata.

La collezione S/S 21 è inedita, rappresenta un legame inteso tra arte e bellezza fino a ricreare una nuova definizione di glamour quasi in contrasto con lo stile hollywoodiano della passerella in cui la scritta “Chanel” appare in Capital letters sullo sfondo del Grand Palais.

Poche le uscite con abiti da sera e pochi sfavillii, i colori sono solidi e classici così come i capi che sfilano: bermuda con o senza giacca in coordinato, i tailleur. I colori poi si urbanizzano tramite le T-shirt a stampa con logo fluo e jeans in coordinato; lo stile casual è poi individuabile anche nei maxi-abiti, morbidi come foulard e modellati perfettamente sui corpi delle manequin.

Il glamour che la maison propone per il 2021 è pieno di confidenza ed intraprendenza, uno statement lontano dal Golden Age di Hollywood e molto più vicino alla disinvoltura di Jane Birkin o Twiggy degli anni 60. “Stavo pensando a quelle attrici che ci hanno fatto sognare tanto (..) ma non volevo fare una citazione vintage, volevo che fosse tutto colorato e giocoso” così sorprende Virginie Viard facendo riferimento alla nuova collezione. Che il passato sia un archivio di idee e revival non stona con il messaggio incentrato sulla nuova Hollywood, colorata e solo apparentemente disimpegnata. È il tempo delle ragazze che indossano les tailleurs de rigueure ma con capelli corti o raccolti in stile punk e con un doppio eyeliner.

I protagonisti indiscussi della collezione restano i bermuda simbolo di un’eleganza giovane che per questa season Chanel ha sostituito alla centralità della mini. Un segno di power dressing che sottintende un power of thinking; così come a suo tempo la stessa Gabrielle Chanel fu artefice del cambiamento nello stile e nell’eleganza della sua epoca, liberando la donna dall’oppressione del corsetto e dalla rigidità dal lungo per ogni momento della giornata.

Fanny Trivigno

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Sources:

https://www.vogue.com/fashion-shows/spring-2021-ready-to-wear/chanel

https://www.harpersbazaar.com/it/moda/tendenze/a34282467/chanel-primavera-estate-2021-parigi-fashion-week/

https://www.chanel.com/it/moda/news/2020/10/tribute-to-actresses-2021-show.html

#UniversEAT

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Eccoci con la prima ricetta!

Partiamo con una cosa facile, un classico intramontabile che piace sempre a tutti e che ha bisogno di pochissimi e semplicissimi ingredienti.

Pensando all’autunno viene in mente un frutto, che sarà il protagonista indiscusso della ricetta di oggi: LE MELE.

Bene, oggi faremo insieme una morbidissima e cannellosissima (nuovo termine coniato da me) torta di mele! Attenzione, non una apple pie, ma proprio una vera e propria TORTA DI MELE.

Intanto la lista degli ingredienti:

  • 4/5 mele (dipende da quante ce ne volete ma non dovrebbero servirne di più)
  • 200 g di zucchero
  • 250 g di farina 00 (o una farina a vostra scelta, basta che non sia la farina di grano duro)
  • 100 g di burro
  • 150 ml di latte a temperatura ambiente
  • 2 uova a temperatura ambiente
  • 1 limone
  • 16 g di lievito in polvere per dolci (di solito corrispondono a una bustina)
  • ½ cucchiaino di cannella in polvere (poi assaggiate voi e regolatevi)
  • 1 pizzico di sale fino

Preso tutto? Bene! Iniziamo? Iniziamo!

Ah, quasi dimenticavo, munitevi di fruste elettriche se non volete perdere l’uso delle braccia!

  1. Sciogliete il burro a bagnomaria o al microonde e tenetelo da parte (non ci serve bollente);
  2. Sbucciate le mele e tagliatele a pezzettini né troppo grandi né troppo piccoli;
  3. Grattugiate la scorza del limone e spremetelo fino ad ottenere abbastanza succo da bagnare la quantità di mele ottenute (bagnare, non affogare);
  4. Trasferite, quindi, mele e succo in una ciotola e lasciatele lì (le riprenderemo a fine ricetta);
  5. Prendete un’altra ciotola, setacciate farina e lievito e mischiate;
  6. In un’altra ciotola invece mettete le uova e parte dello zucchero. Iniziate a sbattere il tutto (consiglio di usare le fruste elettriche altrimenti rischiate di perdere un braccio) e piano piano aggiungete il restante zucchero. Il risultato dovrà essere una crema spumosa giallina chiara (più si schiarisce meglio è);
  7. Ora, riprendiamo il nostro burro ormai freddo, ma non solido e incorporiamolo alla spuma appena ottenuta;
  8. Aggiungete la cannella e il limone (assaggiate e regolatevi con il sapore);
  9. Iniziate ad aggiungere farina e lievito un cucchiaio alla volta;
  10. Quando le polverate saranno completamente inglobate aggiungete il latte a filo (onde evitare di farvi un bagno);
  11. A composto ultimato prendete le mele e scolatele, togliendo eventuali semini;
  12. Prendete ora una spatola o un cucchiaio per girare le mele nel composto senza distruggerle;
  13. Imburrate e infarinate la tortiera (in alternativa potete anche imburrare e inzuccherare se vi piace l’effetto caramellato);
  14. Accendete il forno a 180°C, mettete dentro la torta e in 55 minuti sarà pronta. ATTENZIONE: i minuti sono indicativi, vedete come funziona il vostro forno, potrebbero volerci anche meno di 55 minuti. Fate la prova dello stecchino, nessuno se la fila mai ma è fondamentale!

La torta dovrebbe venire non troppo asciutta ma neanche troppo liquida, insomma morbida e soffice. Quando la tirate fuori dal forno aspettate che si raffreddi prima di toglierla dallo stampo, altrimenti si sgretolerà.

Per decorare potete cospargerla di zucchero a velo e mettere qualche pinolo. Volendo una pallina di gelato alla crema/vaniglia ci sta benissimo!

Buona merenda!

Alessandra “Sandra” Alfano

#FAIRPLAY

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Lo sport al tempo del COVID-19

Da quando è stato dichiarato lo stato di emergenza sia nel nostro paese che a livello internazionale per la diffusione del virus, lo sport insieme ai suoi organi competenti di ciascuna disciplina, hanno dovuto apportare delle modifiche tali da poter svolgere le attività in piena sicurezza ed evitare ulteriori contagi durante queste sessioni. Ma quali sono le misure adottate nei diversi sport e che vediamo al giorno d’oggi?

Nel Calcio: la nostra Serie A ha dovuto fermarsi per poi riprendere e finire in data 2 agosto 2020 (dovuto finire il 24 maggio 2020), la ripresa del campionato è stata di estraordinario impegno per tutte le squadre che si sono trovate a giocare 3 partite ogni due/tre giorni, cosa non semplice sia a livello di preparazione fisica che tattica. Per evitare degli infortuni e non dover nuocere sulla prestazione di alcuni giocatori la Figc, (Federazione Italiana Giuoco Calcio) ha apportato la modifica da 3 a 5 sostituzioni durante lo svolgimento partita (questa modifica è stata prolungata per il campionato già in corso 2020/2021). In più, questa ripresa ha comportato a disputare le partite senza pubblico (cosa che attualmente il pubblico può assistere ma in numero limitato e non oltre 1000 persone) che determino un’atmosfera surreale dove chi stava a casa a guardare le partite trasmesse in TV poteva ascoltare chiaramente e senza filtro parole di giocatori, allenatori, arbitri e staff di squadre. Logicamente, una partita a porte chiuse il fattore campo era ininfluente non avendo dei tifosi locali negli spalti.

Una volta finiti i campionati nazionali, si ha dato spazio alla fine di quelle competizioni tanto prestigiose come la UEFA Champions League ed Europa League, cui partite sono state disputate nel torrido mese di agosto, il tutto in due settimane di tempo con partita secca e dunque senza fare andata e ritorno.

Per cercare di non dover sospendere nuovamente, i maggiori campionati europei hanno reso visibile dei protocolli in caso si trovi un caso positivo di Covid-19, ad esempio: in Francia, si può giocare basta che le squadre si presentino con almeno 20 giocatori (incluso il portiere) negativi al tampone sulla lista dei 30 registrati in lega; in Inghilterra, si adotta una linea ferrea nel senso che, comunque si va avanti con il campionato per farlo finire entro i tempi previsti, meno che una squadra non abbia meno di 14 giocatori a disposizione, essa dovrà inserire Under 21 o comunque personale dello staff, se la squadra si rifiuta di giocare si andrà con la sanzione o di una multa o di detrazioni punti in classifica; in Spagna, il requisito minimo per poter scendere in campo sono 13 giocatori, 5 dei quali della prima squadra. Se una squadra non arriva a 13 giocatori per una seconda volta, perde la partita 3-0 a tavolino; in Germania, tamponi a raffica e isolamento solo del giocatore positivo e qui se il contagio è contenuto in città, si può arrivare a far entrare il 20% di pubblico negli stadi.

Due settimane fa si doveva disputare la partita Juventus contro Napoli, ma dopodiché sono risultati positivi 3 casi in casa Napoli, questi sono stati messi in quarantena da parte dell’l’Asl cosicché la squadra partenopea non parti per lo Stadium per il rispetto dei protocolli ricevuti. Il match è stato decretato nullo ed ora il giudice valuta se dare il 3-0 a tavolino o se ci sarà la possibilità di giocarla.

Caso invece sfortunato per l’Euro 2020, che si doveva disputare nei mesi di giugno-luglio ma appunto la situazione COVID-19 ha rimandato il campionato europeo per l’anno prossimo (2021).

Nel Tennis: anche qui il circuito professionale internazionale (WTA e ATP) si è fermato sino a giugno, dunque tornei Grand Slam come Wimbledon e altri piccoli ma non così importanti si sono dovuti cancellare, altri invece, hanno avuto l’opportunità e fortuna di essere riprogrammati durante l’anno come il caso del Roland Garros (Grand Slam) finitosi domenica scorsa o come l’Internazionale BNL d’Italia (Roma-Masters 1000) che ogni anno assiste ad un aumento esponenziale di persone, che vengono accolti da un’atmosfera unica in uno degli stadi tennisti più belli di sempre come è il caso del campo Pietrangeli sul quale sono presenti delle statue che creano una sorta di protezione al campo. In quest’ultimo torneo, si è vista la presenza di pubblico solo una volta arrivati nella fase delle semifinali con posti intercalari di uno assegnato e l’altro no appunto per rispettare la distanza di sicurezza interpersonale. Tra le novità inserite ci sono delle colonnine disposte su ogni lato del campo contrassegnate con il numero 1 e numero 2, dove ciascuno dei due giocatori posano il loro asciugamano senza essere toccato dai raccattapalle. In questa disciplina i giocatori una volta disputata la partita usano la racchetta come consueto saluto anziché uso della stretta di mano. 

Nella NBA (National Basketball Association): caso delicato data la presenza di 30 squadre nel campionato e territorio americano il più colpito da questa pandemia di COVID-19. Anche qui ci troviamo a campionato sospeso per un caso positivo da parte di un giocatore per poi riprendere il 31 luglio e finire in sicurezza la stagione in sede unica al Disney World Resort di Orlando (denominata la “bolla” di Disney). Di queste 30 squadre, hanno ripreso soltanto 22, poiché quelle escluse erano già matematicamente certe di non arrivare a disputare i playoff. Attualmente si stanno disputando le finali tra i Miami Heat e Los Angeles Lakers. Qui vediamo ad esempio, il tavolo degli ufficiali di gara che è in una posizione più arretrata e non come solitamente si vede a bordo campo, riparato da un plexiglass, e la comunicazione con arbitri avviene soltanto tramite microfono; cosi come la presenza virtuale del pubblico che viene progettato su schermi LED.

#dontbelazybeactive

Aldo Landini

UNINTSport

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Consultando varie enciclopedie, la descrizione più quotata alla voce squadra è la riassunta in maniera molto esplicita nella seguente:

Squadra è il termine generico con cui, in ambito sportivo, si indica un gruppo di atleti che costituiscono un insieme unitario in rappresentanza di un circolo, una società o una federazione nazionale (sia in quelle discipline dette appunto di squadra perché disputate da un collettivo, sia in individuali laddove gli atleti siano comunque espressione di un sodalizio o di una nazione).”

Claudio Ferretti e Augusto Frasca, Enciclopedia dello sport, Garzanti Libri, 2008, p. 1364.

…tuttavia, siamo convinti che si possa andare oltre questo concetto così asettico.

Ci presentiamo: siamo le squadre di UNINTSport e siamo qui per raccontare in poche righe che cos’è per noi l’iniziativa che stiamo vivendo e qui rappresentando.

Veniamo tutti da esperienze e trascorsi diversi tra loro: c’è chi ha sempre sognato una carriera calcistica, chi desiderava mantenersi in movimento, chi si è unito perché l’amico/a l’ha trascinato/a e chi ancora ha pensato potesse essere una valida opzione per inserirsi nell’ambiente universitario.

Insomma, siamo storie distanti tra loro che confluiscono in un unico campo: quello da calcetto!

Nate dalla passione comune di coloro che sono oggi i pilastri dell’iniziativa, le squadre di UNINTSport sono prevalentemente due: il calcio a 5 femminile e il suo corrispondente maschile.

Siamo molto orgogliosi dei risultati ottenuti fino a questo momento: entrambi i gruppi hanno forza, dedizione e tenacia tali da mantenere alto il nome dell’Università rappresentata.

La squadra maschile, nello specifico, si è aggiudicata non pochi podi al Campionato delle Università di Roma: miglior portiere, terzo miglior marcatore e terzo posto in classifica alla sospensione del suddetto torneo, oltre ad aver battuto entrambe le finaliste 18/19 (Link Campus e Foro Italico).

La squadra femminile, al contrario, ha dimostrato molto pur non potendo partecipare ad alcun torneo: prendendo parte a tutti gli allenamenti con grinta e determinazione e ascoltando attentamente i consigli del Mister e degli altri giocatori, le ragazze hanno mostrato anche ai più restii che ogni situazione può essere affrontata e superata, soprattutto se intrapresa con la giusta energia, l’essenziale sorriso e  l’indispensabile gioco di squadra.

Inoltre, è presente una terza squadra fondamentale per la riuscita del progetto: il meraviglioso coro dei tifosi che, sia in trasferta che in casa, incita i giocatori a dare il loro meglio (che cosa sarebbe UNINTSport senza di loro?) .

Tutto ciò, per arrivare a  una piccola tesi: una squadra può essere anche un semplice gruppo di atleti, ma non è il nostro caso. Nonostante il periodo di stallo obbligatorio, abbiamo costruito passo passo una famiglia che si incoraggia e si appoggia a vicenda, che si è stretta in un grande abbraccio prima di ogni partita, che ha stretto ancora di più la presa (figurativamente parlando) durante il lock down, che è rimasta unita, ha fuso le tante voci al grido “Tutti per UNINT, UNINT per Tutti!” e che oggi saremmo lieti di allargare.

Vi invitiamo a dare un’occhiata (in caso non abbiate ancora curiosato) sulla nostra pagina Instagram UnintSport e a contattarci in caso siate interessati a partecipare: we’re waiting for you!

Tutti per UNINT, UNINT per tutti!

I ragazzi e le ragazze di UNINTSport

#POLITICAFFÈ

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150 milioni di persone in estrema povertà entro il 2021: gli effetti della pandemia secondo la Banca Mondiale

Stampa statunitense

La povertà estrema globale aumenterà nel 2020 per la prima volta in oltre 20 anni come conseguenza del Covid-19, scrive la CNN. Secondo uno studio effettuato dalla Banca Mondiale, pubblicato il 7 ottobre, la crisi del Covid-19 porterà, entro la fine del 2021, fino a 150 milioni di persone al di sotto della soglia di povertà estrema, soglia attualmente fissata ad un 1 dollaro e 90 centesimi, equivalenti a poco più di 1 euro e 60 centesimi. Quindi, la pandemia azzererebbe i risultati ottenuti in più di vent’anni di progressi nella riduzione della povertà estrema nel mondo. La stima analizzata dalla Banca Mondiale parla di un numero di persone che oscilla tra gli 88 ed i 115 milioni che potrebbero trovarsi a vivere in condizioni di povertà estrema entro la fine del 2021 a causa della pandemia e della conseguente recessione economica. Le previsioni indicano che 8 su 10 “nuovi poveri” si trovano in Paesi a reddito medio.
Come riporta ABC News, citando il Poverty and Shared Prosperity Report, questa situazione porterebbe ad un aumento della percentuale di persone che versano in questo stato, dal 9,1% al 9,4%. La convergenza della pandemia con le pressioni del cambiamento climatico e dei conflitti rende impossibile il raggiungimento dell’obiettivo di porre fine alla povertà entro il 2030. Infatti, entro questa data, il tasso di povertà globale potrebbe aggirarsi intorno al 7%.
Bloomberg ha inteso sottolineare in particolare le parole del Presidente della Banca Mondiale, David Malpass, il quale ha affermato che per fare in modo che questa battuta d’arresto non si cronicizzi è necessario che i Paesi si preparino ad adottare un modello economico diverso nel post-Covid, consentendo al capitale, al lavoro, alle competenze e all’innovazione di avere spazio in nuove imprese e settori.
In Italia, come nel resto d’Europa, il numero dei contagi sta crescendo rapidamente. Questa impennata dei casi fa temere l’adozione di misure più severe e l’annuncio da parte dei diversi governi nazionali di nuovi lockdown. Se ciò dovesse accadere, le economie dei Paesi che hanno già subito una pesante battuta d’arresto nei primi mesi di quest’anno saranno nuovamente messe a dura prova. Dunque, il timore di un disastro sanitario dovuto ad una seconda ondata è accompagnato dalla certezza di forti ripercussioni al livello economico in caso di una nuova stretta da parte dei governi.

Stampa inglese

Adesso siamo giunti nel momento in cui è necessario comprendere profondamente le conseguenze di questa emergenza pandemica e, com’era prevedibile, le ripercussioni di lungo periodo saranno ancora più devastanti degli effetti immediati. In questo quadro si inserisce un Rapporto pubblicato di recente dalla Banca Mondiale che intende porre l’accento sugli scenari di povertà che il Covid-19 sta andando a delineare.
Il Rapporto contiene una stima delle persone che a causa della pandemia quest’anno scivoleranno in una condizione di povertà estrema: si tratta di una cifra che coinvolge tra gli 88 e i 115 milioni di persone – così spiega il Financial Times. E le regioni più colpite saranno l’Asia meridionale e l’Africa subsahariana. Carolina Sánchez-Páramo, una delle principali autrici, ha detto che molto probabilmente le persone che in passato erano fuggite dalla povertà ora potranno ricaderci e che, allo stesso tempo, diverse persone che non sono mai state afflitte da una condizione di questo tipo, potrebbero per la prima volta ritrovarcisi. Nel complesso, quasi il 7% della popolazione mondiale vivrà con meno di 1,90 dollari al giorno entro il 2030. E in pratica, i livelli di povertà globale subiranno il primo aumento significativo dopo il 1998, ponendo fine agli ultimi decenni di progressi. Tra il 2015 e il 2017 circa 52 milioni di persone nel mondo sono uscite dalla povertà ma, sempre secondo il Rapporto, questo andamento stava rallentando già da prima della pandemia.
The Guardian aggiunge che il mutamento di direzione riguardante il fenomeno di abbassamento della povertà, è stato e sarà alimentato da due fattori altrettanto importanti. Stiamo cioè parlando di crisi climatica e conflitti armati. Infatti, questi due fenomeni nell’ultimo periodo avevano fatto registrare una leggera inversione di tendenza, che diventerà appunto sempre più marcata con il passare del tempo, soprattutto alla luce dell’evento pandemico. Un insieme quindi di forze sottostanti e urto recente.

Stampa francese

Radio France Internationale asserisce che la soglia dell’estrema povertà verrà raggiunta nel 2021 da 150 milioni di persone. E tende a sottolineare che la parte più interessante del Rapporto è quella che fa emergere una ‘nuova categoria di persone povere’ rispetto alle epoche passate. Sostanzialmente, partendo dallo shock economico causato dal coronavirus e dal fatto che diversi Paesi ricchi a reddito medio hanno visto i propri bilanci economici scendere a picco nel giro di pochi mesi, si è creata una classe di individui poveri del tutto peculiare. In altre parole, si tratta di persone più istruite, che vivono nei centri urbani e che lavorano nel settore informale. E finiscono in questa situazione, perché quando perdono il lavoro, non hanno risparmi e non possono accedere al credito.
Le Monde dichiara che nella seconda metà dell’anno, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha previsto la distruzione di 195 milioni di posti di lavoro, e proprio su questo dato la Banca Mondiale ha affermato che molti Paesi sperimenteranno una caduta dei redditi da lavoro di una entità mai osservata prima – tenendo conto anche del collasso dell’economia. La povertà però non riguarda solo il reddito; bisogna altresì valutare la scossa violenta che la crisi sanitaria ha esercitato sulla vita quotidiana e sull’accesso ai servizi pubblici. Inoltre, la vulnerabilità dei sistemi sanitari potrebbe aumentare la mortalità infantile del 45%. Si tratta dunque, di dati estremamente preoccupanti.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

Fonti

COVID-19 to Add as Many as 150 Million Extreme Poor by 2021, disponibile su https://www.worldbank.org/en/news/press-release/2020/10/07/covid-19-to-add-as-many-as-150-million-extreme-poor-by-2021, consultato il 10/10/2020

The pandemic could push 150 million more people worldwide into ‘extreme poverty’ disponibile su https://edition.cnn.com/2020/10/07/economy/global-poverty-rate-coronavirus/index.html, consultato il 10/10/2020

150 million people set to fall into ‘extreme poverty’ due to COVID pandemic, World Bank warns, disponibile su https://abcnews.go.com/International/150-million-people-set-fall-extreme-poverty-due/story?id=73497257, consultato il 10/10/2020

Covid-19 Fuels World’s First Rise in Extreme Poverty Since 1990s, disponibile su https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-10-07/covid-19-fuels-world-s-first-rise-in-extreme-poverty-since-1990s, consultato il 10/10/2020

Covid-19 will push millions in middle-income nations into poverty, warns World Bank disponibile su https://www.ft.com/content/2a41fa8b-e5d1-4102-b14f-7ec5820a5d7d, consultato il 10/10/2020

Further 150m people face extreme poverty by 2020, warns World Bank disponibile su https://www.theguardian.com/business/2020/oct/07/further-150m-people-face-extreme-poverty-by-2022-world-bank-covid-19-climate-coronavirus, consultato il 10/10/2020

Covid-19 impact ‘will throw up to 150 million people into extreme poverty’ disponibile su https://www.rfi.fr/en/economy/20201007-covid-19-impact-will-throw-up-to-150-million-people-into-extreme-poverty-world-bank-reversals-of-fortune, consultato il 10/10/2020

La pandémie de Covid-19 va faire basculer jusqu’à 150 millions de personnes dans l’extrême pauvreté disponbile su https://www.lemonde.fr/economie/article/2020/10/07/le-covid-19-va-faire-exploser-la-pauvrete-dans-le-monde_6055166_3234.html, consultato il 10/10/2020

#LoSapevateChe

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Abitare la spaccatura – come camminare può diventare un atto politico

Camminare per una città, appropriarsi degli spazi, riconoscere le connessioni profonde tra i luoghi storici del nostro Paese, è un atto fortemente politico. Camminare poi tra i luoghi simbolici del colonialismo italiano – più o meno riconoscibili per un qualsiasi passante distratto – vuole dire cercare di porre la questione coloniale in una luce nuova, e comprendere quei complessi meccanismi della storia coloniale italiana e delle sue conseguenze in epoca postcoloniale. È con questa considerazione che vuole iniziare la rubrica #LoSapevateChe!

A oggi si parla spesso di “seconda generazione” (G2) per racchiudere in una etichetta non sempre lusinghiera ragazze e ragazzi figli degli immigrati, nati in Italia oppure arrivati nel Paese nei primi anni di vita o anche in fase adolescenziale; una categoria che raccoglie dunque le casistiche più disparate con storie e background culturali profondamenti diversi tra loro. La presenza sempre più numerosa di questa componente eterogenea rende necessaria una riflessione sull’esito – a distanza di decenni – dell’immigrazione sul piano sociale e su come essa si trasformi in un insediamento durevole; su come, dunque, siano mutati i rapporti tra due o più culture che si scontrano e si incontrano e sulle aspettative future dei ragazzi di seconda generazione.

Nel panorama sociale e culturale dell’Italia contemporanea comprendere gli spazi e le dinamiche di potere presenti sul territorio consente una rilettura del concetto stesso di italianità; un concetto mutevole, connesso a una identità flessibile e in continua negoziazione, che sia un grado di cogliere spinte culturali e sociali diverse. Parlare di italianità nei termini convenzionali, infatti, non consente di comprendere a pieno la polifonia di voci e testimonianze che agiscono nel nostro spazio e migrano da un luogo a un altro.

Ragazze e ragazzi G2, la loro voce, la loro sofferenza e le loro aspettative sull’Italia, consentono forse più di qualsiasi altro fenomeno sociale di ampliare il concetto di italianità e proporre una visione nuova non limitata esclusivamente allo status giuridico dell’essere cittadini italiani, ma comprendente sfaccettature diverse sul piano sociale, culturale e linguistico. Arrivare, dunque, a una inclusione progressiva e all’idea di una cittadinanza flessibile vuole essere l’obbiettivo di questa rubrica per aiutare, anche solo in maniera impercettibile, tanti giovani a pieno titolo italiani ma che, per questioni che man mano indagheremo più specificatamente, non vengono percepiti tali nello spazio che abitano.

Ad oggi risulta indispensabile una costante interconnessione globale e multi-vocale che operi in maniera fluida e flessibile; pensare infatti che una comunità all’interno di confini nazionali, sia fisici sia simbolici, possa essere etnicamente omogenea è ormai una prospettiva anacronistica. Quel che è necessario è invece un un border thinking che colga le dinamiche reticolari dello spazio, e che riesca a muoversi con contaminazioni, assemblaggi, costellazioni, legami orizzontali e trasversali.

Per questo motivo camminare vuole dire riscoprire sul territorio memorie celate e negate; soltanto rileggere la storia coloniale italiana, senza più giustificazioni, consente di riappropriarsi dello spazio e di aiutare la seconde generazioni a diventare soggetti attivi nelle città che abitano. Raccontare i luoghi attraverso la storia coloniale ed imparare ad abitare le spaccature della nostra era consente così di essere un crocevia e il tramite per una nuova concezione di spazio urbano.

Partendo dal Cinema Impero di Tor Pignattara per continuare poi con tutti i luoghi di rimozione storica del colonialismo italiano, quel che faremo in questa rubrica sarà quindi comprendere quel legame storico, geografico, politico, architettonico e affettivo che l’Italia ha posseduto e possiede con le ex colonie, e con tutti quei figli che dovrebbe imparare ad accettare.

Evelyn De Luca

#ReceUstioni: Recensioni scottanti!

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Milk and Honey – Il potere terapeutico della scrittura

“Milk and Honey” è il primo libro di Rupi Kaur, una giovanissima promessa della poesia degli ultimi anni.
La Kaur è una poetessa, illustratrice e scrittrice naturalizzata canadese di origine indiana. Questo libro-debutto della nostra autrice è una raccolta di poesie, brevi prose e illustrazioni tracciate a mano, per un totale di 208 pagine.
Dal 2014, anno di uscita della raccolta, la Kaur è stata tradotta in più di 20 lingue, restando uno dei titoli di punta della prestigiosa “The New York Times Best Seller list”, per ben 165 settimane.
Kaur è seguitissima sui social, e per questo la sua scrittura è stata anche definita Instapoetry e questo, assieme alla sua capacità di dar voce ai nostri pensieri più intimi e inconsci, è la chiave del suo successo.
Rupi Kaur una di noi!
Il titolo del libro trae ispirazione da un vecchio poema che narrava di donne sopravvissute a periodi tutt’altro che rose e fiori, in cui il cambiamento è la chiave della rinascita, ed è “liscio come il latte e denso come il miele”.
Il tutto prende spunto dalle esperienze di vita dell’autrice, ma la sua penna è così scorrevole e amichevolmente rivolta a cuore aperto verso di te, che ti ritrovi a sentirti parte di qualcosa di più grande, di un girotondo di anime simili che si tendono la mano l’un l’altra.
Sister from another mister!
La sua è una scrittura liscia come seta ma allo stesso tempo sferzante come il vento, capace di svelare senza peli sulla lingua, le verità sempre taciute perché scomode, in maniera brutalmente onesta.
Come diceva Hermione, “La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa.”
Rupi parla di cose che conosce, senza pretendere di insegnare verità assolute. Lei ti prende per mano e ti conduce in questo viscerale e sincero racconto di sé, si mette a nudo e rivendica il diritto di parola su cose cristalline ma ignorate dai più, come lo sfruttamento delle donne e la loro bassa considerazione nei paesi meno fortunati del nostro, come nel suo caso, l’India.
Uffa, mi dirai! Invece no, trust me dear! The destination makes it worth the while!
Le somme le tiri tu, le leggi tra le righe, lei ti dà la libertà di scovarci ciò che senti.
“Parole d’amore, di dolore, di perdita e di rinascita.”
Questo è l’incipit del nostro viaggio, e attraverso quattro capitoli che parlano d’amore, perdita, trauma, violenza, guarigione (e femminilità), riesci ad uscirne, uomo o donna che tu sia, con degli occhi nuovi rispetto a quando ci sei entrato.
“Milk and Honey accompagna chi legge in un viaggio attraverso i momenti più amari della vita e vi trova dolcezza. Perché la dolcezza è dappertutto se solo si è disposti a cercarla.”
La lezione finale di Rupi ci insegna che ognuno di noi è un capolavoro in divenire, e nel nostro zaino ci devono essere la prepotenza di un uragano che ritrova la sua voce per urlare al mondo che sa di cos’è capace, e la gentilezza di un cuore attento al grido del suo simile, perché solo così possiamo davvero salvarci.
L’amore è il sale della vita, ma lei ci ricorda che quello vero ce la colora, piuttosto che mandarla in frantumi dopo averla colorata di grigio.


Mi dici di tacere perché
le mie opinioni mi fanno meno bella
ma io non sono nata con un fuoco in pancia
così da potermi spegnere
non sono nata con una leggerezza sulla lingua
così da essere facile da inghiottire
sono nata pesante
mezza lama e mezza seta
difficile da scordare e non facile
per la mente da seguire.


Worth the hype … isn’t it?
Let me know!

Francesca Nardella


#POLITICAFFÈ

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Non solo Trump: la Commissione Europea sotto attacco del virus

Stampa statunitense

Mentre aumenta il numero di coloro che gravitano nell’orbita di Trump che risultano positivi al coronavirus, la Commissione Europea ha annunciato lunedì scorso che dall’inizio della pandemia sono 179 i membri dello staff risultati positivi. Per quanto riguarda le persone attualmente positive nell’orbita di Trump, l’Intelligencer afferma che si tratterebbe di circa 23 individui, oltre al Presidente. 

The New York Times riporta la notizia dell’autoisolamento del Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, la quale sarebbe entrata in contatto con una persona successivamente risultata positiva al virus. Sebbene sia risultata negativa in seguito ai due test effettuati, la von der Leyen continuerà a rimanere in isolamento fino alla fine di questa settimana, seguendo le disposizioni vigenti a Bruxelles.

Sempre The New York Times annuncia il rientro alla Casa Bianca del Presidente Trump dopo aver lasciato l’ospedale in cui era stato ricoverato per tre giorni a causa dei problemi di salute dovuti al Covid-19 che aveva manifestato negli ultimi giorni. Appena dopo il suo rientro, il Presidente ha incitato gli Americani a “non aver paura” e ha aggiunto di “sentirsi meglio di 20 anni fa”. Trump ha voluto, dunque, minimizzare la gravità del suo breve periodo di ricovero e non ha accennato al fatto di aver ripetutamente ignorato le linee guida in materia di prevenzione della diffusione del virus. A meno di un mese dal voto, prosegue The New York Times, Trump non può mostrarsi in difficoltà.

Stampa inglese

Mentre Trump preparava il suo trionfante rientro alla Casa Bianca dopo il ricovero al Walter Reed, anche Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, si organizza per ripartire dopo il periodo di autoisolamento.

Donald Trump torna alla Casa Bianca, ma – racconta il Financial Times – il pericolo non è ancora del tutto scampato. Mentre Trump era ricoverato, infatti, altri suoi stretti collaboratori sono risultati positivi al Covid. È stato il caso di Kayleigh McEnany, addetta stampa, che lo scorso lunedì ha annunciato la sua positività. E proprio alla luce di questa crescente diffusione tra le stanze della residenza ufficiale del Presidente, il medico Sean Conley ha avvertito che Trump non è ancora da ritenersi fuori dai guai. Questa affermazione è molto probabilmente legata anche al reale stato di salute di Trump, su cui pare ci siano state molte omissioni. Il dottor Conley, poco prima della partenza dall’ospedale, ha tenuto a precisare che la febbre si era attenuata e che i livelli di ossigeno erano tornati nella norma. Negli ultimi giorni, infatti, Trump ha avuto due pericolose crisi legate al livello di ossigeno nel sangue. Dalle notizie ufficiali si apprende che il Presidente, oltre ad aver preso un cocktail sperimentale di anticorpi, ha anche assunto un potente antinfiammatorio steroideo, il desametasone, la cui somministrazione è raccomandata dall’OMS nei pazienti più gravi. Non solo, si è anche sottoposto a un ciclo di remdesivir, che non è stato ancora completamente approvato dalle autorità di regolamentazione. Ciò nonostante, in occasione del suo rientro Trump ha voluto ostentare una buona forma, girando un videomessaggio rassicurante e mostrandosi provocatorio come sempre: togliendosi la mascherina, ha difatti subito scatenato un’ondata di nuove critiche contro di sé.

Ma nelle ultime settimane, anche fra i vertici dell’Unione Europea, è iniziata a circolare la paura per il coronavirus. Dopo l’autoquarantena di Charles Michel, un altro leader europeo è stato costretto all’autoisolamento. The Telegraph ha raccontato che dopo una visita a Lisbona, Ursula von der Leyen è stata costretta ad autoisolarsi, dopo aver appreso che uno dei funzionari portoghesi che aveva incontrato – la cui identità è ignota alla stampa – si era scoperto positivo al virus. Il Presidente della Commissione è tuttavia risultata negativa ai test del Covid.

The Sun ha voluto insistere sul fatto che ora questo fatto inaspettato potrebbe mettere a rischio i colloqui sulle trattative in ambito Brexit. Però ci sarebbero state delle telefonate rassicuranti tra la von der Leyen e Boris Johnson, in cui entrambi avrebbero ribadito la loro fermezza a voler trovare un’intesa e avrebbero esortato i propri collaboratori a lavorare a ritmo sostenuto su questo fronte. Il Premier britannico ha dichiarato di volere un accordo entro la metà di ottobre per concludere così l’intera operazione entro la fine del 2020. E infatti la scadenza fissata per avere la definitiva intesa è prevista per il 14 ottobre.

Chiara Aveni e Gaia Natarelli

Fonti

Ursula von der Leyen self-isolating after exposure to Covid-19 case disponibile su https://www.telegraph.co.uk/politics/2020/10/05/ursula-von-der-leyen-forced-enter-self-isolation-exposure-covid/, consultato il 07/10/2020

VURUS FEARS EU boss Ursula von der Leyen isolating after being in contact with person with coronavirus disponibile su https://www.thesun.co.uk/news/politics/12846896/von-der-leyen-isolating-coronavirus/, consultato il 07/10/2020

Donald Trump returns to White House after three days in hospital disponbile su https://www.ft.com/content/4909a63c-8f7d-4621-9fba-73b5dac2ee5c, consultato il 07/10/2020

EU Council president Michel out of quarantine disponibile su https://www.independent.co.uk/news/eu-council-president-michel-out-quarantine-charles-michel-european-council-eu-council-brussels-ap-b597226.html, consultato il 07/10/2020

179 European Commission staff members have tested positive, and its president is in quarantine, disponibile su https://www.nytimes.com/live/2020/10/05/world/covid-trump/179-european-commission-staff-members-have-tested-positive-and-its-president-is-in-quarantine, consultato il 07/10/2020

Fauci calls Trump’s doctor ‘very qualified’, despite confusion in briefings disponibile su https://www.nytimes.com/live/2020/10/05/world/covid-trump/fauci-calls-trumps-doctor-very-qualified-despite-confusion-in-briefings, consultato il 07/10/2020

Trump Leaves Hospital, Minimizing Virus and Urging Americans ‘Don’t Let It Dominate Your Lives’ disponibile su https://www.nytimes.com/2020/10/05/us/politics/trump-leaves-hospital-coronavirus.html, consultato il 07/10/2020

Who in President Trump’s Orbit Has Tested Positive for Covid? disponibile su https://nymag.com/intelligencer/article/trump-white-house-orbit-tested-positive-covid.html, consultato il 07/10/2020

#UniversEAT

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Ciao a tutti,
siamo due studentesse di LM37, Alessandra che studia inglese e spagnolo, e Ylenia che studia spagnolo e portoghese. Chiacchierando tra un corso e l’altro, ci siamo ritrovate spesso a parlare di cucina.
E così oggi diamo il benvenuto a una nuova rubrica di #UNINTBlog: #UniversEAT.
In questo spazio proporremo delle ricette da noi sperimentate tra successi e fallimenti, ma sempre ben accette da parenti e amici, anche a quattro zampe!
Gustose preparazioni, dolci e salate, accessibili a tutti e, anzi, che vi invitiamo a replicare (non sarà nulla di troppo complicato, promesso!).
Nelle nostre cucine spazieremo da ricette tipiche regionali, quelle provenienti dai Paesi le cui lingue studiamo. Alcune di queste provengono dai ricettari di famiglia, altre sono prese da noti siti di cucina, ma potranno subire variazioni o semplificazioni.
Avrete bisogno di pochi semplici strumenti: una cucina nella sua essenzialità, pochi ingredienti ed un po’ di pazienza.
Siete pronti a pasticciare insieme a noi?
Scaldate i forni!

Tre, due, uno… Unint ai fornelli!

Alessandra & Ylenia

P.S. Non dimenticatevi di farci vedere le vostre creazioni! Caricatele nelle vostre storie taggando l’UNINTBlog e aggiungendo #UniversEAT!

#LUXURYMOMENTS: #LUXURYJUICE

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ARMANI: LA SFILATA AMMIRATA DAL PICCOLO SCHERMO

Dalle porte chiuse dello scorso inverno ad oggi, i cambiamenti osservati per le settimane della Moda in tutto il mondo sono state numerose. Nel mondo Fashion l’apparire ed il saper organizzare e tessere un rapporto speciale con il pubblico sono delle qualità fondamentali, il venir meno del contatto diretto rappresenta una limitazione totalizzante per chi concepisce la presentazione della moda come le storiche maison degli anni 50.

Senza nulla togliere al passato, se c’è qualcosa che il 2020 ci ha insegnato è senza dubbio la necessità e l’inevitabilità di una rivoluzione. Una di queste novità rivoluzionarie è rappresentato dal passaggio dalle sfilate in presenza alla diretta e in particolare dalla decisione, non condivisa da molti, dello streaming su piccolo schermo proposta per la collezione S/S 2021 di Giorgio Armani.

Puntando ancora una volta su qualità e sostenibilità, Re Giorgio propone diverse novità: la prima, il trasferimento di Armani Privé da Parigi a Milano; la seconda, la presentazione della nuova collezione Uomo-Donna S/S 2021 intitolata “Timeless Thoughts” in diretta streaming, lo scorso sabato 26 settembre. Sfilata trasmessa sul canale televisivo La7, oltre alla diretta sulle piattaforme social del brand e della Camera Nazionale della Moda Italiana.  Un modo per ammagliare, seduti comodi sul proprio divano: ecco che la Milano Fashion Week diventa everywhere, così come lo stile Armani che promette rigore ed eccentricità, semplicità ed eleganza dalle sue prime collezioni.

Essere esigenti nei dettagli

Quello che talvolta manca al lusso per diventare eleganza è la paura, per alcuni disarmante, di poter togliere al capo senza apportare nessun arricchimento nell’insieme. Che sia un abito da sera o una giacca da lavoro, lo stile Armani sa orientarsi senza rinunciare alla simmetria, al tailleur, al respiro “naturale” del modello. Su un set chiaro, pronto ad accogliere le proposte per il giorno, la collezione S/S 2021 si presenta con toni naturali: dal bianco al color porcellana e sabbia. Poi fumo di Londra, verde menta, basalto. Un cromatismo evolutivo sottolineato dagli accessori: tra i più attesi sicuramente è la presenza della borsa “La Prima” riproposta da poco, poi il via alle borse da viaggio: quasi a sottolineare la ripresa e la ripartenza.

ll mito della one night only

Che sia un evento irripetibile si sottolinea da sé. Un cortometraggio guidato dalla voce di Pierfrancesco Favino ripercorre le tappe del successo del brand Armani citando direttamente i pensieri dello stilista: le impressioni, il fiuto imprenditoriale, la modernità. “(..) la moda in tv ha avuto il suo momento di alta spettacolarizzazione negli anni ottanta, quando noi stilisti vi comparivamo spesso, dispensando consigli di ogni genere, ma non è mai stata utilizzata per raccontare una collezione nuova, che nemmeno gli addetti ai lavori hanno ancora visto (..)” affermazione di Giorgio Armani durante un’intervista per Il Corriere della Sera. Quindi, comenon sentirsi un può eccezionali e fortunati dopo una decisione così avanguardista. E per chi teme il rischio della democratizzazione della moda, la risposta è data: è ora di terminare con le etichette, se la moda è in atto essa va vissuta a trecentosessanta gradi, in maniera autentica.

Il privilegio di essere sé stessi

La giacca è un capo capace di diventare un simbolo per intere generazioni e di trasformare l’essere umano avvicinarlo a sé stesso: un uomo ingentilito, una donna pronta a conquistare il mondo. Essa è un elemento chiave anche per la collezione S/S 2021: che sia morbida o con le spalline rigide come buona parte degli anni 80, la giacca non perde il punto d’interesse presso il pubblico. Abbinata ai sandali gioiello bassi, come nella prima parte della sfilata o alle borse dai tagli essenziali di colori base, ad eccezione di un’unica proposta in rosa shocking, essa diventa un ricordo, un’aspettativa mai delusa e la prima testimone di un cambiamento.

In conclusione, del Fashion Show, un cambio di set abbraccia la notte e l’ultima modella “cambia direzione” per permettere alla telecamera di catturare il suo sguardo ed il suo outfit, che rappresenta un evergreen timeless che ci parli di ieri così come del domani.

Fanny Trivigno

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Sources:

https://www.corriere.it/moda/20_settembre_25/armani-la-prima-volta-sfilata-diretta-tv-la7-in-prima-serata-7e3de322-ff43-11ea-bab8-81c46a04ebd3.shtml;

https://www.gqitalia.it/moda/article/giorgio-armani-sfilata-diretta-tv;

https://www.vogue.it/sfilate/sfilata/giorgio-armani?refresh_ce=