La rassegna stampa internazionale dell’UNINT sul COVID-19
Le settimane passano, la situazione pandemica mondiale pian piano cambia e in certi casi migliora, ma una consapevolezza resta: il Covid-19 ha portato, in questo 2020, delle trasformazioni così profonde e trasversali da farci chiedere continuamente “che aspetto avrà la nuova normalità post-Covid?”.
In Cina, è stato scoperto un potenziale vaccino in grado di generare una veloce e potente risposta immunitaria. Sviluppato dalla società cinese Can Sino Biologics (康希诺生物) l’Ad5-nCoV è stato uno dei primi vaccini contro il coronavirus ad essere sperimentato sull’uomo.
Il vaccino, tramite una versione indebolita di un comune virus del raffreddore, infetta le cellule umane ma senza scatenare una vera e propria malattia. Il fine è quello di rilasciare un frammento di materiale genetico del coronavirus all’interno del corpo, il quale fornisce istruzioni per la produzione della cosiddetta “proteina spike”, ovvero la proteina che consente al nuovo coronavirus di attaccare e infettare le cellule umane. L’obiettivo è rendere il sistema immunitario di una persona in grado di sviluppare gli anticorpi necessari a combattere questa proteina, proteggendo il corpo da un’eventuale nuova infezione. Per il momento, i ricercatori hanno testato l’Ad5-nCoV su 108 persone sane di età compresa tra 18 e 60 anni. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi e ad ogni gruppo è stata somministrata una dose bassa, media o alta del vaccino.
Due settimane dopo essere stati vaccinati, i partecipanti di tutti e tre i gruppi hanno mostrato un certo livello di risposta immunitaria al virus. Dopo 28 giorni, quasi tutti i partecipanti avevano sviluppato degli “anticorpi neutralizzanti”, in grado di “legarsi” al virus e di “inibirlo” così da impedirgli di infettare le cellule. Gli effetti collaterali più comuni sono stati: dolore lieve nel sito di iniezione, febbre, affaticamento, mal di testa e dolore muscolare. Tuttavia, nove partecipanti, hanno avuto la febbre alta e hanno lamentato sensazione di affaticamento, mancanza di respiro e dolore muscolare, anche se questi effetti non sono durati più di 48 ore.
“I risultati sono sorprendenti”, ha dichiarato il responsabile dello studio Wei Chen dell’Istituto di biotecnologia di Pechino. “Tuttavia, questi risultati devono essere interpretati con cautela. La capacità di innescare risposte immunitarie in così poco tempo, non indica necessariamente che il vaccino proteggerà gli esseri umani dal Covid-19”.
I ricercatori hanno avviato ora la fase 2. Verranno somministrate a 500 persone dosi basse e intermedie del vaccino e un placebo. I partecipanti in questo caso avranno più di 60 anni e si esamineranno gli effetti collaterali a lungo termine (fino a sei mesi dopo la somministrazione del vaccino). In questa fase, è fondamentale vedere se ci sono differenze nell’immunogenicità delle persone anziane e quanto tempo l’immunità persiste. Vaccini come l’Ad5-nCoV, a base di adenovirus di tipo 5 generalmente non possono essere somministrati ripetutamente poiché l’immunità al coronavirus diminuisce, rendendo il vaccino pressoché inutile.
In questo momento la collaborazione tra aziende, Paesi e gruppi di ricerca sarà essenziale per ottenere una risposta globale nello sviluppo del vaccino contro il Covid-19.
Gioia Ribeca
In Russia continua l’andamento decrescente del tasso dei nuovi contagi e nel distretto di Mosca, in particolare, sono state dimesse 566 persone che hanno completato il trattamento per il Coronavirus. Come si legge nel messaggio del centro operativo della regione moscovita: “I pazienti sono stati dimessi dopo aver ricevuto l’esito negativo dello studio per l’infezione da Coronavirus”. Ad oggi, nella capitale, il numero delle persone guarite ammonta a 9.877.
Come emerge dal sito ufficiale della città di Mosca “Mos.ru”, le disposizioni e le norme indirizzate ai cittadini riguardo il comportamento adeguato da adottare in questa situazione emergenziale sono gradualmente meno stringenti. Dal 1° giugno ai cittadini è permesso uscire di casa per passeggiare o svolgere attività fisica all’aperto e nelle aree verdi, mantenendo la distanza di sicurezza. Restano tuttavia misure restrittive per i malati di Covid-19, individui sospetti di contagio, coloro che presentano sintomi di sindrome respiratoria e coloro che vivono nella stessa abitazione degli individui in questione. Rimane in vigore l’obbligo di non allontanarsi dal proprio luogo di residenza per i cittadini costretti a rispettare l’autoisolamento.
D’altronde, è importante ricordare che in Russia il numero di pazienti che hanno perso la vita a causa della pandemia è di 5.384 e che il numero di contagi ammonta a più di 430mila casi, un dato che posiziona la Federazione Russa al terzo posto dopo Usa e Cina in termini di contagio.
Ai vertici intanto continuano i lavori e gli studi per il contenimento della pandemia e la lotta contro il virus. Se da una parte il deputato della Duma, lo psichiatra Boris Mendelevich, ha sostenuto in un’intervista la necessità di test su larga scala della popolazione russa per combattere la diffusione del virus, dall’altra il ministro della salute turco Fakhrettin Koca ha dichiarato che le parti turche e russe hanno concordato una cooperazione nel campo degli studi clinici sui vaccini per l’infezione da coronavirus.
Proseguono inoltre i preparativi per la parata della Vittoria del 24 giugno a Mosca, a cui parteciperanno alcuni militari indiani, in ricordo dei soldati indiani che nel 1944 assistettero le forze armate sovietiche con materiali militari e furono premiati con l’ordine della Stella Rossa. “Attendiamo con ansia il passaggio attraverso la Piazza Rossa del personale militare indiano” ha affermato l’ambasciatore russo in India Nikolaj Kudašev.
Diana Sandulli, Silvia Noli
In Canada, nella provincia del Québec, si continua a raccomandare il distanziamento sociale anti-Covid sulla base di uno studio, pubblicato dal The Lancet, che conferma l’importanza delle distanze di sicurezza: a un metro di distanza il rischio di contagio diminuisce dell’80%. Anche l’epidemiologa quebecchese Caroline Quach-Thanh esorta a mantenere un distanziamento di almeno due metri in previsione di un’eccessiva sottovalutazione delle disposizioni. A Montréal il 7 giugno si terrà una nuova manifestazione contro il razzismo in supporto alla comunità afroamericana e gli stessi organizzatori evidenziano l’importanza dell’utilizzo di mascherine e disinfettanti per le mani.
Dal 2 giugno in Francia sono riprese le attività di ristorazione sia all’interno che all’esterno dei locali nelle zone verdi e unicamente all’esterno nelle zone arancioni (Ile-de-France, Mayotte, Guyana francese). A Parigi si assiste alla riapertura dei mercatini dell’usato. Fra le regole imposte figurano il distanziamento di almeno un metro e la disinfezione delle mani con gel idroalcolico prima di toccare gli oggetti in vendita.
In Belgio circa 60 cittadini intentano un’azione legale contro lo Stato per chiedere la revoca delle misure restrittive finalizzate al contenimento del virus. I querelanti sostengono che il Belgio abbia riprodotto le misure adottate in Cina senza una sufficiente conoscenza del virus e senza tener conto della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo. La decisione del Governo di concedere il congedo parentale è stata invece ben vista dai lavoratori, che ne hanno beneficiato per badare ai propri figli durante la crisi dovuta al Coronavirus. È un’opportunità temporanea e rivolta ai dipendenti con figli sotto i 12 anni o diversamente abili.
La Svizzera intende gestire i flussi in entrata ed uscita dal Paese in collaborazione con le autorità italiane, tedesche, austriache e francesi. Nonostante l’apertura delle frontiere italiane a partire dal 3 giugno, la Segreteria di Stato della migrazione ritiene che l’apertura totale sia prematura. Per questo motivo, rimarranno in essere i controlli alla frontiera e sarà consentito l’ingresso solo per chi è in possesso della cittadinanza svizzera.
In Africa il calo di decessi legati al virus permette alle autorità nazionali di alcuni Paesi di dare inizio alla fase di riapertura. In Marocco lo stato di emergenza sanitaria si conclude ufficialmente il 10 giugno, ma, in assenza di un piano generale di ripresa delle attività, ogni settore gestisce autonomamente il ritorno alla normalità. Alcuni esempi sono il dipartimento della comunicazione e il dipartimento del commercio, che hanno autorizzato la riapertura anticipata delle attività di loro competenza. In Camerun, nonostante il progredire dell’epidemia, già dal 1° giugno il Primo Ministro ha annunciato la riapertura delle scuole e delle università. Infatti, le associazioni degli insegnanti sono preoccupate poiché temono che non vi siano le condizioni sufficienti alla riapertura.
Silvia Calbi, Elen’Alba Vitiello
Le diverse procedure sanitarie che alcuni Paesi del Medio Oriente stanno adottando sottolineano ancora una volta il divario economico e politico che caratterizza la penisola araba.
In Yemen la guerra, la povertà e il colera non bastavano. Ora si sta diffondendo anche il coronavirus. Il Paese corre il rischio di un totale collasso, come molte organizzazioni umanitarie temono. “La morte si è trasformata in qualcosa di normale” afferma Amal Mansour, una giovane donna yemenita che vive a San’a’. La popolazione yemenita sta affrontando una guerra civile in corso da cinque anni, la diffusione del colera e ora anche l’espansione del nuovo coronavirus. Finora, la Johns Hopkins University ha registrato 244 contagiati e circa 50 morti. Tuttavia, nello Yemen nessuno fa affidamento ai numeri riportati. “Non abbiamo la possibilità di condurre alcun tipo di analisi. Non conosciamo veramente il numero dei contagiati”, conclude Amal.
In Siria, invece, il Ministero della Salute ha segnalato 15 nuovi casi di contagio del nuovo ceppo di coronavirus che hanno portato ad un incremento del numero di casi ufficialmente registrati a 121, 86 dei quali risultano essere cittadini siriani provenienti dall’estero e residenti a Damasco. La maggior parte dei cittadini siriani di ritorno nel Paese e affetti da Covid provenivano dal Kuwait, dagli Emirati, dalla Russia e dal Sudan.
Sulla base degli ultimi dati, il governo di Damasco ha deciso di continuare a sospendere il rientro di siriani bloccati in altri Paesi fino a nuovo avviso e di riesaminare la questione solo in seguito alla diminuzione del numero dei contagi e alla conclusione del periodo di quarantena dei i casi già presenti nei centri di isolamento.
Per quanto riguarda la Giordania, tra i nuovi contagi registrati figurano 2 impiegati di un hotel adibito alla quarantena e 3 cittadini giordani provenienti dall’estero (più precisamente da Russia, America e Qatar).
Questa settimana, però, il Ministero della Salute ha anche registrato 14 guariti presso il Prince Hamza Hospital e il King Abdullah University Hospital. In tutto il numero di test effettuati finora ammonta a 198.879.
La situazione negli Emirati, invece, appare maggiormente sotto controllo. Nei giorni passati, il Ministero della salute e la Protezione Civile degli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato che oltre 37.000 nuovi test per il nuovo ceppo di coronavirus “Covid-19” sono stati condotti su diversi strati della società utilizzando le migliori e più recenti tecniche di esame medico.
L’intensificazione delle procedure di indagine nel Paese e l’espansione dei test a livello nazionale hanno contribuito all’individuazione di 661 nuovi casi di Covid-19 in persone di diverse nazionalità, facendo salire il numero totale dei contagiati a 34.557. Tutti i casi registrati, tuttavia, sono stati sottoposti alle cure sanitarie necessarie e le condizioni dei pazienti risultano stabili.
Samar Hassan
In Brasile le associazioni che tutelano le comunità indigene degli Yanomami e degli Ye’kwana, insieme a organizzazioni non governative sia brasiliane che internazionali, lanciano la campagna #ForaGarimpoForaCovid. Dopo la morte di tre Yanomami infatti, la paura di una possibile estinzione delle comunità indigene aumenta sempre di più. Tutto ciò è aggravato anche dal fatto che gli Stati dove risiedono queste comunità, Amazonas e Roraima, hanno un sistema sanitario debole e una carenza di respiratori polmonari. La campagna mira alla raccolta di 100 mila firme per chiedere al governo di impedire l’entrata nelle terre indigene dei garimpeiros (cercatori d’oro) in quanto portatori del virus. Il sostegno è fondamentale, infatti l’azione dei garimpeiros e il disinteresse del presidente verso i popoli indigeni comporterebbero dei danni irreparabili.
In Portogallo la situazione continua a essere stabile rispetto alla scorsa settimana. Oltre a teatri e cinema riaprono palestre, centri commerciali, asili, ristoranti, e a partire dal 6 giugno 2020 anche la stagione balneare. Sono permessi raggruppamenti fino a 20 persone mentre per l’area di Lisbona, che è ancora la zona più colpita, il numero massimo è di 10 persone, con alcune restrizioni per le riaperture. Nell’isola di Madeira riaprono anche bar e discoteche, per il Portogallo continentale invece ancora niente è stato stabilito. Per quanto riguarda i turisti che decideranno di visitare il Portogallo non ci sarà obbligo di quarantena. Il lavoro da remoto rimarrà ancora obbligatorio per chi non è in buono stato di salute e per i genitori con figli a casa, mentre sarà in alternanza con il lavoro in presenza per tutte le altre categorie. Per la celebrazione del giorno del Portogallo (Dia de Portugal), prossimo 10 giugno 2020, è stato deciso di fare una cerimonia simbolica nel Monastero dos Jerónimos con sette persone, tra cui il presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa. Questa sarà la prima celebrazione per la ricorrenza nazionale dal periodo di emergenza sanitaria.
In Angola, invece, si parla di recessione economica, con stime che la proiettano fino al 2023 principalmente a causa del Covid-19 e del drastico calo del prezzo del petrolio degli ultimi mesi. Infatti, la ripresa delle esportazioni non compensa l’impatto negativo dell’abbassamento della spesa pubblica, dei ridotti consumi, della restrizione di bilancio e dei bassi investimenti privati. Si prevede per questo 2020, una caduta del 4,8% del PIL oltre a un brusco ribasso del prezzo del petrolio a 31,3 dollari al barile (il bilancio statale ne stimava 55). È un duro colpo per l’Angola dato che il petrolio rappresenta il 90% delle esportazioni.
In Mozambico nello scorso due giugno sono stati registrati 53 nuovi casi di Covid, il numero più alto di infezioni in un solo giorno finora, tutti dovuti a trasmissione interna al Paese. Il numero totale di casi si alza a 254. In arrivo questa settimana 60 medici inviati da Cuba per sostenere il Ministero della Salute nella lotta al Covid-19.
Martina Pavone e Diana Fagiolo
Il 3 giugno in Spagna si osservano due eventi degni dell’attenzione nazionale e internazionale: finalmente, dopo 29.858 spagnoli deceduti a causa del Covid-19, si registra il secondo giorno senza nessun decesso e, inoltre, il Premier Sánchez ha dichiarato in un dibattito alla Camera dei deputati che lo stato di emergenza verrà prolungato per l’ultima volta fino al 21 giugno e che la prossima settimana annuncerà il decreto reale che conterrà le nuove misure di contenimento per evitare nuovi focolai. Non sono mancati, tuttavia, interventi polemici da parte di Pablo Casado, leader del Partido Popular, e Santiago Abascal, leader di Vox,che hanno criticato l’operato del Governo durante la pandemia e che non sostengono il prolungamento dello stato d’emergenza. Il Presidente ha fatto anche allusione alla preparazione di un piano di ripresa senza precedenti e, allo stesso tempo, all’importanza di rimanere uniti per poter ottenere dall’Unione Europea fino a 140 miliardi di euro per il risanamento economico del paese.
Il Messico si conferma uno dei paesi più colpiti dal Covid-19: continua inarrestabile la diffusione del virus raggiungendo un totale di oltre 97mila positivi e più di 10mila morti.
Alcuni settori commerciali hanno ripreso la loro attività, ma ben 31 dei 32 Stati rimangono “zone rosse”.
La Colombia, dopo la quarantena di tutta la cittadinanza, ha deciso l’isolamento dei quartieri – dove il virus si propaga più rapidamente che altrove – soprattutto nella capitale Bogotà e nella città di Medellín. Il presidente Iván Duque sta permettendo la ripresa delle attività per il resto della popolazione.
In Perù si nota un rallentamento dei contagi negli ultimi giorni, ma il bilancio rimane pesante: 174.884 positivi e 4.767 decessi. Il centro di maggiore diffusione si conferma la capitale Lima.
Il Governo ha deciso l’autorizzazione dell’attività sportiva individuale all’aperto per un’ora al giorno con distanza massima di tre km dal domicilio.
La Bolivia registra quasi 11mila contagi e 376 morti. Il Tribunal Supremo Electoral e i partiti politici hanno raggiunto l’accordo di rimandare le elezioni – sospese per la pandemia – al prossimo 6 settembre.
L’Argentina registra 904 nuovi casi per un totale di oltre 18mila persone positive, la maggior parte delle quali risiede a Buenos Aires. La capitale si conferma la città più colpita e adotta delle restrizioni maggiori di quelle attuate nel resto del paese.
Il Cile supera i 108mila contagi, ma diminuisce il numero dei casi attivi. Il governo di Sebastián Piñera ha finora lasciato autonomia ai singoli municipi della capitale per l’attuazione delle misure di contenimento del virus, ma, visti i contagi crescenti, ha deciso di dare delle linee guida comuni da far rispettar a Santiago del Cile e nel resto del paese.
Nell’ultima settimana in Nicaragua c’è stato un incremento del numero dei contagi che, secondo le fonti ufficiali, ha superato i mille casi. Tale cifra, però, è stata contestata da un gruppo di medici e volontari che hanno rilevato numeri ben più elevati: 3.725 persone positive e 805 decessi.
Lavinia Cataldi, Michela Di Franco e Ilaria Violi
Nel Regno Unito recentemente si sono verificati un centinaio di nuovi casi: secondo The Telegraph sono 277.985, per un totale di 39.369 decessi. Il Department of Health and Social Care ha affermato che il numero di cittadini inglesi positivi è passato da 1.613 a 277.985 e nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 135.643 test, raggiungendo un totale di più di 4,6 milioni in tutto il Paese.
Anche in Irlanda si sono registrati nuovi casi: si tratta di 29.851 da poco confermati, di cui 2.193 sono decessi. Secondo l’Ireland’s Department of Health attualmente se ne sono verificati 47 nel Paese. Tuttavia, il dottor Glynn cerca di rassicurare la popolazione affermando che il tasso di guarigione è arrivato al 91% e che la maggior parte dei malati riesce comunque a guarire.
Negli Stati Uniti risultano essere più di 1.820.000 le persone contagiate, di cui almeno 105.000 decedute. Lo scorso lunedì sono stati riportati più di 21.100 nuovi casi e, secondo Johns Hopkins, le morti verificatesi erano 784. A peggiorare la situazione vi sono le proteste esplose recentemente, facendo temere una seconda pandemia. Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive (NIAID), esprime la sua preoccupazione su un possibile ritorno del virus dopo le recenti riaperture di alcuni Stati americani.
In Nuova Zelanda il numero totale di casi confermati rimane 1.154, di cui 22 deceduti e 1 attivo; ad oggi, nessuno sta ricevendo cure ospedaliere per Covid-19.
Secondo il Department of Health in Australia si contano attualmente 7.204 persone contagiate, 103 decedute e 6.619 ricoverate.
Il Commonwealth e i rispettivi Stati stanno firmando un accordo quinquennale di 131,4 miliardi di dollari, al fine di assicurare che nessuna giurisdizione sia lasciata in pessime condizioni a causa della pandemia Covid-19. Gli ospedali pubblici beneficeranno del finanziamento record dopo che tutti gli Stati e i territori avranno firmato il nuovo accordo di riforma sanitaria del governo Morrison. Tale finanziamento mira ad aiutare tutte le strutture ospedaliere pubbliche, fornendo più medici, più infermieri e più servizi. L’obiettivo è quello di migliorare i risultati sanitari di tutti gli australiani e di garantire la sostenibilità del sistema ospedaliero. Questo impegno, inoltre, assicura che il sistema sanitario rimanga stabile e coordinato a livello nazionale, in particolare in questo periodo senza precedenti, e garantisce ai governi degli Stati e dei territori la possibilità di continuare a fornire servizi ospedalieri pubblici sicuri ed efficaci a tutti gli australiani.
È importante sottolineare che l’accordo rafforza l’impegno di tutti i governi a garantire un accesso equo agli ospedali pubblici per tutti i cittadini, eliminando gli incentivi che possono portare al trattamento preferenziale dei pazienti privati.
Simona Picci e Salvina Calanducci
La pandemia ha stravolto in poche settimane la vita di tutti, inclusa quella sentimentale. Molte coppie si sono strette forti l’una all’altra, altre non hanno avuto la possibilità di vedersi a causa della distanza imposta dal governo, molti matrimoni sono stati posticipati e sono aumentati anche i casi di divorzio.
A testimoniare il distacco forzato, la storia di Dorothy Campbell e suo marito Gene, una coppia statunitense sposata da più di 60 anni che ha vissuto separata a causa del virus. Memorabile lo scatto fotografico di Dorothy accostata alla vetrata che la divide da suo marito. In quel tocco si nasconde l’amore di una lunghissima vita trascorsa insieme e l’ingiustizia dell’essere separati. Per Petra Lessing e il suo compagno Frank (entrambi 73 anni) le cose non sono andate molto diversamente. La coppia, residente a Weissenfels, è stata divisa durante questi mesi. Frank è in cura dal 2017 presso la clinica Asklepios per un tumore all’addome e al torace e Petra è riuscita a rivederlo soltanto giovedì scorso. Quando si sono riuniti, il mondo è sembrato essere di nuovo in ordine, anche se solo per un’ora al giorno, il tempo di una visita. Visita che aspettava trepidante anche Andrea Schmidt, autrice di NDR, che documenta l’incontro con la mamma malata di Alzheimer, in cura a Bredsten. Per persone come la madre di Andrea le mancate visite rappresentano un distacco, quasi un abbandono. Questi lunghi mesi non hanno fatto altro che sbiadire i pochi ricordi nella mente della donna che fatica a concepire il virus e il motivo degli abbracci negati. Sono gli infermieri negli ospedali a colmare ora le distanze fisiche che costringono i parenti a stare lontani da chi amano. Muniti dei dispositivi di protezione necessari, dispensano agli anziani le carezze di cui hanno bisogno. Piccoli grandi gesti di umanità da lodare.
Chi invece aveva in mente di sposarsi ha dovuto rivedere i propri piani: nessun evento richiede tanta programmazione quanto un matrimonio e l’impossibilità di festeggiarlo come desiderato rende profondamente tristi.
Ma chi è stato preso in contropiede dall’arrivo del virus come ha reagito?
Agli inizi di aprile Enja Berscheid-Engel e suo marito Florian Berscheid hanno celebrato il loro matrimonio nel meraviglioso castello di Ehreshoven alla sola presenza del sindaco. Nessun invitato in sala, nemmeno i genitori. Ma la frustrazione e l’amarezza per le restrizioni del momento sono state sostituite dallo stupore e dalla forte emozione di vedere i propri amici tutti disposti lungo la strada che li conduceva dal castello alla loro abitazione: «È stato un matrimonio diverso, folle ma perfetto» – così raccontano gli sposi.
Una giovane coppia di Amburgo invece ha sperimentato il matrimonio sul balcone. Dopo la firma in comune, amici e parenti si sono radunati sotto casa, attorno ad un banchetto allestito dal testimone di nozze al piano di sotto. «La sera ci hanno sorpreso con un piccolo concerto. Accompagnati da una cantante e un chitarrista, abbiamo fatto il nostro primo ballo da sposati. È stato davvero emozionante».
È proprio il caso di dire: omnia vincit amor.
Laura Razzini, Michela Sartarelli
FONTI E SITOGRAFIA CONSULTATE
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