La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Russia: i primi risultati delle elezioni della Duma di Stato. Segue anche la Germania, dove a una settimana dalle elezioni federali, i candidati alla Cancelleria affrontano il terzo e ultimo “triello” televisivo. Algeria: celebrati i funerali dell’ex presidente della nazione Abdelaziz Bouteflika. Biden annuncia un patto di difesa tra USA, UK e Australia; Messico: riposizionata la statua di Cristoforo Colombo. La Cinasperimenterà presto un’energia nucleare sicura ed economica.

EUROPA

Francia: circa 6 francesi su 10 dichiarano che il loro potere d’acquisto è diminuito con l’insediamento alla presidenza di Emmanuel Macron avvenuta nel 2017. LesEchos riporta il sondaggio OpinionWay-Square, in cui la popolazione francese si divide in due fazioni: circa il 58% dei cittadini giudica negativa la gestione economica di Macron, e c’è chi, invece, ne ha apprezzato gli aiuti economici alle imprese durante la crisi sanitaria o ancora l’abolizione della tassa di abitazione. Frédéric Micheau, vicedirettore generale dell’istituto di sondaggio, considera una prassi quella per cui a fine di ogni mandato i bilanci sono considerati negativi dai due terzi della popolazione; e continua: “Il bilancio complessivo del suo predecessore François Hollande è stato giudicato negativo dal 78% dei francesi nel dicembre 2016. Quello di Nicolas Sarkozy, nel dicembre 2011, negativo per il 70% dei francesi”. Secondo Micheau le posizioni in merito al potere d’acquisto sono piuttosto variabili; c’è chi ritiene che questo sia diminuito, mentre un terzo ritiene che sia rimasto piuttosto stabile e solo l’8 % ritiene che sia piuttosto aumentato. Ad appartenere a quest’ultima categoria sono ovviamente le classi più abbienti e gli abitanti dell’Ile-de-France. Al contrario, la sensazione di perdita di potere d’acquisto è più forte all’interno delle categorie popolari e dei dipendenti. I francesi sono stati inoltre interrogati sui dettagli delle misure economiche. Questi hanno ammesso gli aiuti alle imprese durante la crisi sanitaria (una buona cosa per l’87%), la soppressione della tassa di abitazione (80%) e il prelievo alla fonte (80%). Sono ancora una maggioranza (58%) a sostenere la riforma dell’assicurazione contro la disoccupazione. Ma sono solo il 31% a sostenere la riforma dell’ISF all’inizio del quinquennio. Dal canto suo, Micheau ritiene che nonostante la fragilità sul potere d’acquisto, nessuno dei concorrenti dichiarati alle elezioni presidenziali «compete in materia economica con Emmanuel Macron, eletto in gran parte sulla sua esperienza in materia e sulle sue promesse di riforme». Ma il 19% dei francesi pensa che Marine Le Pen farebbe meglio, il 47% crede che farebbe meno bene. Subito dopo, Xavier Bertrand, che con Valerie Pécresse raccoglie il maggior numero di risposte «né meglio, né meno bene» (rispettivamente 60% e 59%).

M.P.

Germania: a una settimana dalle elezioni federali del 26 settembre, i candidati alla Cancelleria affrontano il terzo e ultimo “triello” televisivo. Domenica 19 settembre, nel loro terzo e ultimo dibattito televisivo, Laschet (CDU/CSU), Scholz (SPD) e Baerbock (Verdi) hanno ancora una volta trattato molti temi rilevanti, tra cui il sociale, la politica fiscale e la protezione del clima. Nel resoconto del confronto, Tagesschau fa notare come siano emerse delle opposizioni tra SPD e Verdi da una parte e CDU/CSU dall’altra. Scholz e Baerbock concorderebbero, ad esempio, su un aumento del salario minimo a dodici euro, il che andrebbe a beneficio di dieci milioni di cittadini secondo Scholz, che parla di una “riforma necessaria”. Annalena Baerbock si è schierata dalla parte dei genitori single in situazione di povertà, sostenendo l’eliminazione di tale ingiustizia e proponendo allo stesso tempo un’assegno familiare destinato ai bambini. Laschet si è schierato a favore del benessere dei lavoratori con redditi bassi, ma si è opposto all’aumento del salario minimo, considerandolo come un compito che spetta alle parti sociali. Secondo il candidato della CDU/CSU la politica deve garantire crescita e occupazione, poi appianare le differenze tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno attraverso delle misure fiscali o delle contrattazioni collettive. Scholz e Baerbock hanno parlato all’unisono della necessità di riformare il sistema sociale, anche grazie all’aumento dei contributi in materia di alloggio e mezzi di sussistenza. I tre candidati si sono confrontati sulle tasse, sottolineando di voler alleggerire il peso che grava sui lavoratori a basso reddito. Tuttavia, Laschet si è opposto a un aumento delle tasse, in quanto rallenterebbero l’economia, mentre Scholz e Baerbock si sono espressi a favore della tassazione dei lavoratori con reddito più elevato. Da parte di Annalena Baerbock è giunta, inoltre, una critica riguardante l’aumento del divario tra ricchi e poveri durante il lungo periodo al governo di CDU/CSU e SPD. Oltretutto, la candidata dei Verdi ha insistito sulle misure per la lotta al cambiamento climatico, sottolineando come la Grande Coalizione abbia fallito sul tema a causa di politiche insufficienti, mentre “il prossimo governo federale deve essere un governo del clima” che punti alla decarbonizzazione. In programma: l’abbandono dei motori a combustione interna entro il 2030 e l’eliminazione anticipata del carbone come fonte energetica. Secondo Laschet, il movimento ambientalista si sarebbe concentrato troppo sulla lotta contro l’energia nucleare nel tempo, mentre si sarebbe dovuto eliminare il carbone prima del nucleare. Ora, ha detto, bisogna puntare sulle energie rinnovabili, per cui è necessario un programma di cooperazione europea. A tal proposito, Scholz ha affermato che l’industria tedesca deve diventare neutrale per il clima nei prossimi 25 anni, attraverso la promozione delle rinnovabili e la creazione di reti efficienti. Una questione di cui Laschet ha sottolineato la rilevanza è la sicurezza interna, dichiarando di voler intraprendere una dura politica contro il terrorismo e la criminalità organizzata. In conclusione, Scholz e Baerbock hanno sottolineato di voler formare un governo di coalizione, mandando l’Unione all’opposizione. Secondo un sondaggio pubblicato domenica sera dopo il triello dall’emittente Sat1, per il 42% degli intervistati nel dibattito di 90 minuti avrebbe vinto Scholz, il 27% vede in vantaggio il candidato Armin Laschet, mentre il 25% sostiene Annalena Baerbock.

O. P.

Dal 17 al 19 settembre si sono svolte le elezioni della Duma, in Russia. I dati della Commissione elettorale centrale (CEC) mostrano che il partito di Vladimir Putin, Russia Unita, ha ottenuto il 49,46% dei voti ed è in testa alle elezioni. Anche il Partito comunista (KPRF), con il 19,80%, il Partito liberal-democratico (7,55%), Russia Giusta (7,36%) e New People (5,37%) hanno superato la soglia del 5%. Perciò, per la prima volta dal 1999, saranno più di 4 le forze politiche ad entrare nella Duma di Stato in una lista di partito, come riferisce Gazeta. Il resto dei partiti ha ottenuto meno del 3%. Secondo Andrei Turchak, segretario del Consiglio generale di Russia Unita, pare che il partito abbia raggiunto l’obiettivo di ottenere la maggioranza costituzionale alle elezioni della Duma. “Russia Unita si era posta l’obiettivo di ottenere 110 mandati nella lista di partito e 190 mandati nei collegi uninominali. Dunque, alla fine, ha ottenuto 315 mandati. Anche se, allo stesso tempo, in alcune circoscrizioni dove Russia Unita contava sulla vittoria dei propri rappresentanti, in realtà il partito non è andato bene”, ha dichiarato Turchak. I rappresentanti dei cinque candidati federali di Russia Unita (Denis Protsenko, Elena Shmeleva, Sergei Shoigu, Anna Kuznetsova e Sergei Lavrov), in testa alle elezioni, non hanno ancora deciso come disporranno dei loro mandati. “Questa è una loro decisione”, ha affermato Turchak. Anche il Partito comunista ha dichiarato che il loro obiettivo è stato raggiunto: il leader Gennady Zyuganov ritiene che, rispetto alle precedenti elezioni, il partito abbia ottenuto risultati nettamente migliori. “Ci siamo rivolti a tutti gli elettori del paese e abbiamo detto: questo è ciò che proponiamo. Gli elettori ci hanno ascoltato, hanno creduto in noi e hanno votato per noi”, ha detto Zyuganov. Un altro articolo di Gazeta riporta il commento del sindaco di Mosca Sergei Sobyanin, che ha definito le elezioni della Duma di Stato le più importanti e ha affermato che determineranno il destino del paese.

E.R.

AFRICA

Domenica 19 luglio, in Algeria si sono celebrati i funerali di Stato dell’ex presidente della nazione Abdelaziz Bouteflika il quale era stato estromesso dal potere nel 2019 a seguito di alcune proteste di massa. Al funerale hanno preso parte anche alti funzionari del paese ma, nonostante la loro presenza all’evento, i media algerini hanno riservato scarsa attenzione a tale occasione. Anche la televisione non ha trasmesso le immagini in diretta della cerimonia funebre, come ha sempre fatto con i funerali dei precedenti presidenti algerini. Solo in seguito sono stati mandati in onda dei filmati registrati. L’ex presidente era salito al potere nel 1999 e il suo mandato si orientò principalmente verso una politica di riconciliazione nazionale. Ci troviamo difatti negli anni successivi alla guerra con gli islamisti armati degli anni Novanta, un conflitto interno che aveva mietuto circa 200.000 vittime. La sua figura però è stata anche oggetto di critiche da parte della popolazione algerina a causa sia della stagnazione economica, che si era manifestata nei suoi ultimi anni al potere, e sia a causa della dilagante corruzione, la quale era stata la ragione della perdita di decine di migliaia di dollari. Nel momento in cui Bouteflika si era proposto per un quinto mandato, i cittadini del paese si erano dunque opposti e avevano protestato organizzando delle manifestazioni di massa che portarono il presidente a dimettersi nell’aprile del 2019. Secondo il punto di vista dell’insegnante Mohamed Hachi riportato da Middle East Eye, “gli anni del governo di Bouteflika sono stati un buon periodo. Ha realizzato grandi progetti, liberato il paese dal debito estero e riportato la pace”. A seguito però del suo ictus e del calo dei prezzi dell’energia, ha preso avvio un periodo di profonda difficoltà. A tutto ciò, si è aggiunta la diffusione della corruzione che, solo con le dimissioni del presidente, è emersa nella sua totalità. Una volta che Bouteflika ha lasciato il potere, diversi ex alti funzionari, tra i quali primi ministri, ministri e generali dell’esercito, sono stati arrestati per corruzione. Ai funerali del l’ex presidente hanno preso parte i suoi familiari, l’attuale presidente Abdelmadjid Tebboune, alcuni ministri dell’attuale governo e ufficiali militari. Anche diplomatici stranieri ad Algeri hanno partecipato alla celebrazione funebre. La presidenza francese porge le condoglianze alla cittadinanza algerina e si impegna affinché si continuino a sviluppare rapporti di amicizia tra il popolo francese e quello algerino.

L.L.

SUDAFRICA

A Città del Capo, in Sudafrica, si sta indagando sulla sparatoria che ha portato alla morte di un insegnante di 52 anni, avvenuta fuori dalla scuola elementare Heinz Park nella township di Philippi. Secondo il rapporto delle autorità, l’insegnante sarebbe stato colpito nel parcheggio della scuola primaria mentre era seduto nel suo veicolo. Dei colpi mortali. Il portavoce della polizia, il colonnello Andrè Traut, ha dichiarato che l’omicidio sarebbe avvenuto al mattino, prima delle lezioni. “Due sospetti sconosciuti sono fuggiti dalla scena del crimine e devono ancora essere arrestati. Chiunque abbia informazioni sull’omicidio è pregato di contattare il Crime Stop”, ha dichiarato Traut.  L’insegnante in questione era un docente di matematica di sesto grado, livello equivalente al primo anno della scuola secondaria di primo grado italiana, ed era parte del corpo docenti dal 2008. Bronagh Hammond, portavoce del Western Cape Education Department (WCED), ha dichiarato a News24 che l’incidente è stato scioccante. “Il WCED manda le sue condoglianze alla famiglia, agli amici e alla comunità scolastica”. Hammond ha aggiunto che, a seguito di tali eventi, è stato organizzato un supporto di consulenza per gli alunni e gli insegnanti della scuola.  “L’incidente è molto angosciante. Non abbiamo ulteriori dettagli sull’incidente in questa fase e la SAPS (la polizia sudafricana, South African Police Service, ndr) è sulla scena”, ha aggiunto.

M.P.

AMERICA

ll 15 settembre 2021, Biden ha annunciato un patto di difesa tra USA, UK e Australia per contrastare la Cina nella regione dell’Indo-Pacifico. Questa decisione ha reso furioso il governo francese e ha lasciato gli ufficiali europei piuttosto confusi circa come dovrebbe comportarsi ora l’UE nei confronti della Cina. L’accordo vedrà USA e UK inviare squadre strategiche in Australia per aiutare il Paese a procurarsi sottomarini a propulsione nucleare. Questo significa che il governo australiano ha cancellato un accordo multimiliardario con un’azienda francese per sottomarini non nucleari. Il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian ha descritto questa come una “vera pugnalata alle spalle” dall’Australia. Ha anche sparato un colpo al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, affermando che l’improvviso annuncio di questo accordo senza consultare altri alleati è stata una “decisione brutale e unilaterale” che “assomiglia molto a ciò che stava facendo Trump”. Lasciando da parte l’orgoglio ferito della Francia, il nuovo patto geopolitico tra le potenze marittime anglofone (noto come AUKUS e pronunciato “aw-kiss”) presenta un graffio strategico per l’UE. Funzionari a Bruxelles hanno detto alla cnn.com che la tempistica dell’annuncio di AUKUS è stata vista confusamente, poiché l’alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri era pronto a fornire la propria strategia per l’Indo-Pacifico giovedì pomeriggio. Nella migliore delle ipotesi, è stato considerato come un gesto un po’ maleducato; nel peggiore dei casi, ha confermato che, nonostante le ambizioni globali di Bruxelles, non è presa sul serio come attore geopolitico. L’UE detiene un enorme potere economico, ma tali eventi sono stati un brutto promemoria del fatto che, in alcune aree, Bruxelles ha ancora molta strada da fare se vuole sedersi tra Cina e Stati Uniti senza essere schiacciata.

V.G.

AMERICA DEL SUD

Brasile: l’educatore brasiliano Paulo Freire, la cui opera di scienze sociali è la più citata al mondo, domenica 19 settembre avrebbe compiuto 100 anni. Paulo Freire è stato un educatore e pedagogista brasiliano nato a Recife nel 1921. Dopo la sua laurea in legge ha dedicato tutta la sia vita professionale all’educazione. Più di 50 anni dopo aver scritto la sua opera più celebre, Freire è stato bersaglio di attacchi da parte di gruppi legati al presidente Jair Bolsonaro. All’estero, invece, è molto apprezzato e celebrato tanto che gli sono stati intitolati 20 istituti. Tra le sue idee principali, Paulo Freire ha sempre visto l’educazione come uno strumento individuale e sociale e ha sostenuto che ogni processo educativo dovesse partire dalla realtà dello studente. Inoltre, è stato un grande sostenitore dell’orizzontalità, vale a dire che non solo gli studenti possono imparare dagli insegnanti ma anche viceversa. Tuttavia, il “metodo Freire” è una metodologia di alfabetizzazione degli adulti ed è stato applicato per la prima volta ad Angicos (comune del Brasile nello Stato del Rio Grande do Norte). Mediante questo metodo, è riuscito ad alfabetizzare gli studenti in sole 40 ore. Il metodo è bastato sulla “sulla generazione di parole identificate dalla realtà degli alunni. Le parole venivano scomposte in sillabe, da cui si sviluppava l’alfabetizzazione” (Jornal do Brasil). John Holst, professore dell’Università della Pennsylvania, sostiene che la cosa più innovativa di questo metodo non risiede nell’uso di piccole parole e nella loro scomposizione in sillabe, bensì nell’ampio lavoro di ricerca sulle realtà vissute dagli studenti, realizzato insieme agli studenti stessi e ad altri membri della comunità. Il lavoro di ricerca è fondamentale per il contenuto educativo e deve essere svolto prima di ogni tipo di lavoro di alfabetizzazione reale.

S.F.

Messico. La statua di Cristoforo Colombo continua a non avere pace e viene riposizionata. Lo riporta cnnespanol. Al suo posto la statua di una donna indigena. La statua in bronzo dell’esploratore era posizionata, fin dal secolo XIX, in Paseo de la Reforma, nel cuore di Città del Messico. Nell’ottobre del 2020 la statua, più volte “minacciata” di deturpamenti, era già stata rimossa temporaneamente per essere restaurata. Prima ancora, in occasione del 500esimo anniversario della scoperta dell’America nel 1992, era stata vittima di attacchi da parte di alcuni manifestanti. Ora verrà ricollocata ed al suo posto ci sarà la statua di una donna indigena affinché si riconosca la vera origine del popolo messicano. L’annuncio è stato fatto da Claudia Sheinbaum (Capo del Governo di Città del Messico) proprio nella Giornata dedicata alla donna indigena. La Sheinbaum spiega come la figura del colonizzatore italiano sia vista da due punti di vista: una visione eurocentrica ed una che riconosce l’esistenza delle civiltà indigene prima ancora del suo arrivo in America. A proposito degli indigeni del Messico, la Sheinbaum afferma “A loro si deve la nostra esistenza, è la storia del nostro Paese e della nostra patria!”. Infatti il 12 ottobre, in Messico non si celebra l’arrivo di Colombo in America bensì la Giornata della Razza, una giornata per riconoscere “l’eredità mista indigena ed europea del Messico”. Proprio per onorare le civiltà precolombiane, lo scultore Pedro Reyes creerà una statua di una donna olmeca. Si crede che il popolo olmeca sia uno tra le prime civiltà importanti che hanno contribuito alla formazione del Messico. “È molto importante dedicare un monumento alle donne indigene ed alla Terra, perché se qualcuno ci deve insegnare a prenderci cura di questo pianeta, quel qualcuno risiede proprio nei nostri popoli originari”, ha affermato Reyes in un comunicato.
Al centro della città la statua della donna indigena a simboleggiare le origini, mentre Cristoforo Colombo è “atteso” al Parco America, parco nel quartiere Polanco, una zona residenziale e tra le più esclusive di Città del Messico.

Y.C.

OCEANIA

Un articolo di BBC News afferma che l’Australia ha approvato la decisione di ritirarsi dal patto Aukus stabilito con la Francia per dei sottomarini multimiliardari in favore di un altro patto con Regno Unito e USA. L’accordo Aukus valeva 37 miliardi di dollari firmato nel 2016 e prevedeva l’acquisto da parte dell’Australia di 12 sottomarini a propulsione nucleare come forma di contrasto alla Cina. Grazie alla nuova intesa, l’Australia sarà la settima nazione al mondo ad usare questi sottomarini e gli altri alleati condivideranno capacità informatiche, scientifiche e nuove tecnologie. Il Primo Ministro australiano Scott Morrison comprende la delusione francese ma difende l’Australia dichiarando che la Francia sarebbe dovuto tenersi pronta a rompere l’alleanza. Il governo francese avrebbe dovuto capire che l’Australia avesse serie preoccupazioni ed inoltre il miglior sistema australiano di intelligence e difesa ha appurato che i costosi sottomarini non sarebbero stati in grado di svolgere il compito a cui sarebbero stati destinati, una volta terminati. Il Ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian ha voluto convocare gli ambasciatori francesi in USA e Australia per analizzare la situazione in quanto ci sarebbe stata una grave violazione della fiducia. Nel frattempo il Ministro degli Esteri britannico Liz Truss ha tutelato il nuovo patto con l’Australia dichiarando che la Gran Bretagna non molla e lotta per i propri interessi. Le tre potenze sono state accusate dalla Cina di avere un modo di fare che ricorderebbe la Guerra Fredda. Da tutto questo però, emerge una volontà comune: l’Occidente deve capire il da farsi per quanto riguarda la Cina. Alcuni Paesi europei tentennano ancora cercando un compromesso. La Francia è invece su tutte le furie per il patto mancato e si vocifera di altre ritorsioni. La verità è una sola: se l’Occidente vuole salvaguardarsi, deve esserci un’intesa comune e tutti devono combattere per il medesimo scopo a partire degli USA come guida. Attualmente la situazione è ben diversa e Paesi della stessa parte si trovano agli antipodi.

A.D.S.

CINA

Secondo asiatimes.cm, la Cina sperimenterà presto un’energia nucleare sicura ed economica che non richiederà né acqua per raffreddare le barre di combustibile nucleare, tantomeno l’uranio. Questo reattore nucleare in esperimento utilizza il torio come carburante e gli esperti credono che la Cina sarà il primo Paese ad avere la possibilità di mettere sul mercato tale tecnologia. Il reattore è in grado di produrre energia nucleare sicura ed economica. Allo stesso tempo può generare una piccolissima quantità di discarica radioattiva di lunga durata rispetto ai reattori convenzionali. l’istituto di Fisica Applicata di Shanghai, il reattore è stato progettato per generare proprio due megawatts di energia termica, abbastanza da fornire l’elettricità a mille nuclei familiari. Il Governo della provincia di Gansu ha affermato che il progetto sarà concluso per settembre. L’ingegnere nucleare Lyndon Edward sostiene l’uranio è molto più abbondante del secondo, quindi il suo utilizzo porterebbe ad una tecnologia più utile per i prossimi cinquanta o cento anni quando le sue scorte saranno terminate. Il tipo di reattore rappresent una delle “tecnologie perfette” che permettere alla Cina di raggiungere il suo obiettivo di 0 emissioni di carbonio entro il 2050, sostiee il modellatore di energia Jiang Kejun dell’Istituto di ricerca sull’energia della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma di Pechino.

C.C

Rassegna stampa a cura di:

Valentina Guerra (lingua inglese)
Ylenia Cossu (lingua spagnola)
Mariella Perrone (lingua francese)
Elena Romani (lingua russa)
Simona Ferri (lingua portoghese)
Antonella De Stasio (lingua inglese)
Oxana Parshina (lingua tedesca)
Marika Provenzano (lingua inglese)
Ludovica Lara (lingua araba)
Chiara Cavallini (lingua cinese)