La rassegna stampa internazionale dell’UNINT

Negli USA milioni di dosi di vaccini Johnson&Johnson sono prossimi alla scadenza. In Argentina il governo attua un piano per promuovere la costruzione di alloggi universitari. Lieferando, in Germania, uno tra servizi di consegne a domicilio più noti, è stato accusato di trattamenti illeciti per i dati dei suoi lavoratori. In Portogallo, in particolare a Lisbona, si svolgerà la mostra evento dal titolo “Lelu Kizua”.In Francia dopo i femminicidi avvenuti a Mérignac e Hayange, il governo francese ha annunciato nuove misure per rafforzare la protezione delle vittime e il monitoraggio degli autori di violenza domestica. La Cinaha approvato una legge contro le sanzioni occidentali. La Russia ha annunciato il lancio di uno degli impianti di gas più potenti al mondo.

EUROPA

Uno dei più grandi servizi in rete di consegne a domicilio di pasti, Lieferando, in Germania è stato accusato di trattamento illecito dei dati dei suoi lavoratori. Miguel, rider assunto dall’azienda tedesca, racconta a Deutsch Welle dell’utilizzo poco professionale che viene fatto dell’app Scoober, l’app utilizzata dai rider di Lieferando per ricevere segnalazioni sulle consegne da effettuare. Miguel, infatti, spiega che i suoi principali possono monitorare, in maniera stretta, la quantità di consegne, l’orario impiegato, il percorso utilizzato e anche eventuali pause che vengono fatte. L’azienda ora conta più di 10.000 dipendenti, 5.000 dei quali assunti durante la prima ondata della pandemia dovuta al Covid-19 nel marzo del 2020. L’azienda, parte tedesca del gruppo Just Eat Takeaway, ha ricevuto l’accusa di monitoraggio e trattamento illegale dei dati dei suoi lavoratori. Infatti, secondo il regolamento generale sulla protezione dei dati (RGPD) dell’Unione Europea, ogni individuo ha il diritto di sapere la finalità della raccolta dei propri dati da parte dell’azienda e vieta ai datori di lavoro di controllare la localizzazione del dipendente. Non è il primo caso di questo genere: nel 2019 il Commissario federale per la protezione dei dati ha imposto una multa di 195,000€ per la violazione dei dati a Delivery Hero, azienda che è stata poi incorporata da Just Eat Takeaway nel 2018. Maja Smoltczyk, commissario di Berlino per la protezione dei dati riferisce a DW che per nessun tipo di azienda il controllo continuo dei dipendenti è accettabile dal punto di vista della legge sulla protezione dei dati. Alla stessa testata giornalistica, Lieferando nega le accuse che gli sono state rivolte, affermando che è necessario tracciare i rider, in modo da assicurare a ristoranti e consumatori lo stato del loro ordine. Aggiunge, inoltre, che i dati non sono usati per un monitoraggio del comportamento dei dipendenti e che questi ultimi sono informati di quali dati vengono raccolti e per quali scopi. L’azienda tedesca sottolinea come l’applicazione aiuti a tenere traccia di bonus relativi alle consegne effettuate, delle distanze di consegna e degli straordinari, riuscendo così a organizzare il pagamento degli stipendi. Alla questione della protezione dei dati, si aggiunge quella delle condizioni di lavoro garantite da queste aziende di servizi in rete di consegne a domicilio. Miguel afferma che lavorando full time si può arrivare a uno stipendio di 1.000€ mensili, di cui 400€ per pagare l’affitto (cifra media per un appartamento condiviso a Berlino) e assicurazione sanitaria. Quest’ultima molto cara perché i rider vengono considerati dallo Stato lavoratori autonomi. In questo quadro, bisogna tenere conto che Lieferando, a Berlino, garantisce condizioni lavorative più agevoli rispetto ai rider di Paesi come Brasile o India, e che ci sono aziende di consegna a domicilio che assumono lavoratori tramite terzi parti. Miguel conclude: “Lieferando fa solo il minimo richiesto dalla legislazione tedesca per quanto concerne diritti dei lavoratori, sicurezza della privacy e pagamenti dello stipendio. Si tratta di un’azienda digitale in mondo reale. La legge non è ancora pronta per questo”

M.P.

Arte angolana in mostra in Portogallo. Come si apprende da JornaldeAngola dal 9 giugno 2021 all’11 luglio 2021 si svolgerà a Lisbona, negli spazi espositivi Espaço Espelho D’Água, la mostra evento dal titolo “Lelu Kizua”. Questa esposizione è parte di un progetto molto più vasto chiamato “Vento del Sud”. Il titolo “Lelu Kizua” proviene dalla lingua kimbundu, dal portoghese viene tradotto letteralmente “ai giorni d’oggi” ed è un riferimento all’attualità ma senza dimenticare la storia ed in particolare le storie recenti vissute dai due artisti angolani protagonisti dell’esposizione.
I curatori della mostra sono João Silvério e Inês Valle. Questa è la seconda mostra che svolgono in maniera congiunta, in Portogallo, i due artisti angolani Lino Damião e Nelo Teixeira. L’esposizione collettiva ha come obbiettivo il dialogo delle creazioni artistiche tra i due autori che si sono incontrati in Portogallo nel 2020 proprio nel momento in cui scoppiò la pandemia legata al Covid-19.  In un momento in cui la storia dell’intero pianeta ha posto questioni su aspetti che fino a marzo 2020 erano considerati ovvi e garantiti, i due artisti si sono incontrati “a metà strada” riflettendo sui cambiamenti che stavano accadendo. I due hanno riflettuto su nuove sfide e sul coraggio di trovare nuovi modi per affrontare i cambiamenti ed oltrepassare gli ostacoli.
Ma cosa sappiamo dei due artisti? Nelo Teixeira è nato nel 1975 in Mbanza Congo (municipalità dell’Angola appartenente alla Provincia dello Zaire. Dalla sua famiglia ha ereditato l’amore per l’arte della scultura e della creazione delle maschere. Ha studiato pittura e scultura nei seminari dell’Unione Nazionale degli Artisti Plastici (UNAP).
Lino Damião è nato nel 1977 in Luanda (capitale dell’Angola). Ha iniziato a dipingere e disegnare da piccolo incoraggiato dal padre. Lavora nell’ambito della pittura, della fotografia e nel settore delle incisioni. Ha frequentato corsi di disegno, corsi di pittura e di laboratorio all’UNAP. Proprio dall’UNAP, nel 1989, ha ricevuto il suo primo “Premio di Pittura”. Ha partecipato a molte mostre, sia individuali che collettive, tanto nel suo paese natale quanto all’estero. È membro fondatore della cooperativa Pro-Memoria dei Nazionalisti e membro dell’Unione Nazionale degli Artisti Plastici.

Y.C.

ElPaís riporta la situazione attuale dei Paesi Baschi, la cui popolazione sembra aver fatto un passo indietro circa la richiesta d’indipendenza tanto sognata. I dati dell’ultimo test sociometrico basco infatti, dimostrano un decisivo aumento dei cittadini che si sentono tanto baschi quanto spagnoli. Da qui, la spiegazione del rifiuto dell’indipendenza. La percentuale contro la causa separatista ha raggiunto il picco massimo del 41%, un dato che dal 1998 non era mai stato così alto, abbassando al minimo storico la propensione alla creazione di uno Stato autonomo. Stessa sorte anche per coloro che sostengono la tesi sovranista. I dati registrati non sembrerebbero essere gli stessi emersi dalle ultime elezioni basche, tenutesi nel luglio 2020, in cui EH Bildu, ovvero una coalizione di partiti politici operativi nel territorio, si era proclamata indipendente con il 27,86% dei voti. La situazione descritta rispecchierebbe lo stato di incertezza che caratterizza i cittadini baschi tra i quali, circa il 32% di loro è favorevole o meno all’indipendenza a seconda delle circostanze, mentre il 6% non esprime nessuna preferenza. Il test sociometrico è stato realizzato tra il 17 e il 21 maggio scorso e ha raccolto dati sulle preferenze della popolazione tramite 3.333 interviste telefoniche che hanno dato un quadro complessivo abbastanza sorprendente sulla questione. Per quanto concerne invece l’interesse alla politica, il 63% afferma di avere un interesse limitato per quest’ultima, se non addirittura inesistente, a fronte del 36% che nutre un interesse molto forte. Quella dell’indipendenza non è ovviamente l’unica preoccupazione che affligge la comunità spagnola. Uno dei principali problemi riguarda anche il mercato del lavoro, situazione ancora più allarmante della pandemia mondiale, a seguire la situazione politica locale, i problemi economici, la sanità e le conseguenze relative all’immigrazione e al razzismo. I dati del sondaggio danno anche una panoramica circa il grado di povertà che caratterizza i baschi, i quali si situano da una scala da 0-10, a 5,7 punti, anche se si auspica che per le generazioni future la situazione si evolverà in meglio.

M.P.

Francia: dopo i femminicidi avvenuti a Mérignac (Girona) e Hayange (Mosella), il governo francese ha annunciato nuove misure per rafforzare la protezione delle vittime e il monitoraggio degli autori di violenza domestica. Mercoledì 9 giugno, si è tenuta una riunione coordinata dal primo ministro Jean Castex a cui hanno partecipato Gérald Darmanin, Ministro dell’Interno, Eric Dupond-Moretti, Ministro della Giustizia, Elisabeth Moreno, Ministro per le Pari Opportunità, e Marlène Schiappa, Ministro delegato responsabile della Cittadinanza. Secondo quanto riportato dal quotidiano francese Le Parisien, questa riunione ha dato vita ad un rapporto che annuncia sei nuove misure per rafforzare la protezione delle vittime, alcune delle quali già esistevano in passato. Gli autori del rapporto sono Etienne Lapaire, ex consigliere di Giustizia di Nicola Sarkozy all’Interno, e Yves Colmou, ex consigliere di Manuel Valls, che si sono raccomandati di “migliorare la protezione della vittima prima del rilascio del coniuge violento” e “di rafforzare e garantire la comunicazione tra i servizi competenti” in modo che si possano prendere “decisioni rapide” al fine di tutelare maggiormente le vittime. All’interno del rapporto propongono, inoltre, di modificare la legge in modo che ogni adeguamento di pena sia preceduto da una perizia e di assegnare a ciascuna vittima un “telefono di grave pericolo” (TGD). Il governo annuncia la disponibilità di 3.000 di questi telefoni entro l’inizio del 2022 (con un incremento del 65% rispetto ad oggi), con il fine di monitorare e informare sistematicamente la vittima della situazione, prima della scarcerazione dell’autore della violenza. Il rapporto, per di più, denuncia una serie di fallimenti avvenuti in passato in merito ad eventi di violenza domestica, portando come esempio proprio il femminicidio di Mérignac. Si tratta di un passo importante per la politica francese, in quanto, l’obiettivo principale è quello di gestire al meglio la tutela delle vittime al livello locale e ridurre al minimo episodi di violenza domestica.

S.F.

AMERICA

Da un articolo di Nbcnews è emerso che, negli USA, milioni di dosi di vaccino Johnson & Johnson sono prossime alla scadenza e questo accumulo preoccupa i funzionari statali perché in assenza di un piano atto a distribuirle, le dosi andranno sprecate. Questo è in parte il risultato dell’ordine del Food and Drug Administration (FDA) che aveva sospeso la somministrazione di questo vaccino per ragioni di sicurezza. Come afferma il dottor Marcus Plescia, direttore medico di ‘Association of State and Territorial Health Officials, i funzionari statali sono consapevoli che queste dosi sono ambite nei paesi in via di sviluppo ma potrebbero andare perse se non viene studiato un piano nazionale. È intervenuto anche il consigliere Andy Slavitt il quale, in risposta, ha dichiarato che solo una piccola parte di esse è a rischio ed è irrealistico aspettarsi che non una singola dose vada sprecata. Tuttavia i dati sui vaccini, forniti dai ‘Centers for Disease Control and Prevention’, mostra che sono state somministrate 11,1 milioni di dosi a fronte dei 21,4 milioni che sono state distribuite. La Virginia Occidentale invece conta circa 25.000 dosi prossime alla scadenza. Anche l’Ohio si trova nella medesima situazione e per questo motivo gli abitanti non ancora vaccinati vengono incoraggiati a farlo.  Si sta lavorando per capire se questi vaccini possono essere mandati altrove, dove c’è bisogno ma, qualora fosse possibile, il trasporto e la sua organizzazione non sono affatto semplici, afferma il dottor Clay Marsh, vicepresidente e decano esecutivo per le scienze della salute presso la West Virginia University. In altri Stati come Haiti il numero dei contagi è in aumento e nessuna dose di vaccino è stata ancora somministrata. Il vaccino Johnson & Johnson sarebbe il più indicato essendo monodose. In ogni caso, il governo ha recentemente accettato 130.000 dosi di vaccino AstraZeneca e si sta attivando per garantirne un maggiore numero per il paese.

A.D.S.

Nel Mar dei Caraibi tornano in porto le prime crociere dopo la pandemia.
La nave Adventure of the Seas della Royal Caribbean International (RCI) ha fatto scalo ieri, 8 giugno, nel porto crocieristico di Nassau, capitale delle Bahamas. È la prima nave da crociera a riprendere il largo dall’inizio della pandemia di Covid-19 più di un anno fa, quando il paese si è trovato a dover chiudere i propri confini. La nave dovrà navigare con la metà dei passeggeri che potrebbe ospitare normalmente, ma al momento è arrivata al porto di Nassau senza passeggeri a bordo, solo i membri dell’equipaggio, i quali trascorreranno i prossimi giorni a prepararsi ad accogliere gli ospiti attesi per questo fine settimana. Il presidente e amministratore delegato del porto crocieristico di Nassau, Mike Maura, ha dichiarato che il porto accoglierà circa 1.000 crocieristi tramite un terminal temporaneo costruito per le crociere home-port, ovvero il porto di origine scelto dalla compagnia navale come scalo di partenza e di arrivo per determinate crociere. Mike Maura si è detto molto felice che la RCI abbia scelto le Bahamas come nuovo porto di origine, riporta The Nassau Guardian. Negli stessi giorni anche Barbados dà il bentornato alle navi da crociera sulle sue coste: potranno ospitare tutti i passeggeri a bordo senza limitazioni di capienza, ma dovranno essere tutti completamente vaccinati contro il Covid-19, ha dichiarato il Ministro del turismo Lisa Cummins. In particolare, Cummins ha spiegato che i passeggeri dovranno prima soddisfare i requisiti per l’imbarco in aeroporto, cioè avere un test PCR (tampone molecolare) negativo prima di atterrare a Barbados. Poi le persone attraverseranno un corridoio sterile che le condurrà direttamente al porto, dove saranno sottoposte a ulteriori controlli prima di potersi imbarcare sulla nave, che ha il suo home port proprio a Barbados, riferisce The Gleaner.
Buone notizie arrivano anche dalle Isole Cayman, che proprio questa settimana sono diventate il primo paese Caraibico a raggiungere l’immunità di gregge. Infatti, secondo quanto riportato da CNW, il 70% della popolazione ha ricevuto almeno una dose del vaccino contro il Covid-19.

E.R.

A Buenos Aires, Argentina, il governo lancia un piano per promuovere la costruzione di residenze universitarie. È previsto, inoltre, il miglioramento di quelle già esistenti così da aumentare l’offerta di abitazioni disponibili e migliorare l’esperienza di chi sceglie la capitale come luogo dove intraprendere la carriera universitaria. Grazie a questo piano, coloro che investiranno nella costruzione, rinnovamento o miglioramento delle residenze potranno recuperare dal 30 % al 60 % dell’investimento realizzato. In un contesto economico critico come quello post-Covid, la misura rientra tra quelle presenti nell’agenda del governo di Buenos Aires per la promozione del recupero del settore alberghiero, la rivitalizzazione del centro storico e la rinnovazione del museo della città.
Buenos Aires, insieme a Madrid e Barcellona, rappresenta una delle migliori città iberoamericane per studiare. Infatti, ogni anno riceve 92.000 studenti stranieri e 86.000 provenienti da altre città argentine. Tuttavia, l’offerta delle residenze universitarie è piuttosto scarsa: di fatto, sono disponibili solo 1100 camere suddivise tra 38 residenze. In questo contesto, quindi, succede che la maggior parte degli studenti è costretta a ricercare soluzioni abitative dai costi più elevati.
Come afferma lanacion.com , l’obiettivo del piano è allora quello di rendere più accessibili le opzioni di alloggio e recuperare l’arrivo di studenti sia internazionali che nazionali che rendono la città dinamica.

V.G.

CINA

Da marzo 2021 la Cina subisce le sanzioni economiche congiunte di Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Canada. Si è trattato della prima mossa dei Paesi occidentali contro alcuni alti funzionari di Pechino accusati di violazioni dei diritti umani nei confronti della minoranza musulmana uigura. La colpa è quella di aver istituito veri e propri campi di concentramento nel territorio nord-orientale cinese oltre che di aver agito in contrasto alla democrazia di Hong Kong. Lo scorso anno, il Congresso Nazionale dei Rappresentanti del Popolo ha infatti approvato una legge sulla sicurezza nazionale che ha limitato la libertà politica della regione cinese. Il provvedimento è valso a 14 funzionari del Congresso un pacchetto di sanzioni. Secondo Wang Jiangyu, un professore di diritto della City University di Hong Kong, la Cina all’epoca non aveva “né il potere economico e né la volontà politica di utilizzare mezzi legali per vendicarsi delle sanzioni statunitensi”. La migliore risoluzione della controversia sarebbe una cooperazione tra le due potenze che però gli Stati Uniti rifiutano categoricamente. La Cina passa così alla seconda opzione possibile e, giovedì 10 giugno, approva un nuovo progetto di legge che prende il nome di “Legge sulle sanzioni anti-straniere”. Il disegno di legge era già stato letto una prima volta in segreto ad aprile e subito approvato. L’obiettivo del provvedimento è contrattaccare gli Stati che hanno sanzionato organi, imprese e funzionari statali cinesi. Negli ultimi mesi, la reazione di Pechino si era già fatta sentire attraverso l’imposizione di sanzioni nei confronti di politici e funzionari statunitensi, europei e britannici. Come riporta Asia Times, secondo il portavoce della Commissione per gli Affari Legislativi del Comitato permanente dell’NPC, la scelta dei governi occidentali di sanzionare la Cina viola il diritto internazionale oltre che le norme che disciplinano le relazioni internazionali. Si tratterebbe dunque di una piena interferenza negli affari interni cinesi. La legge di recentemente approvazione ha dunque lo scopo di tutelare la sovranità nazionale e gli interessi dello Stato in opposizione all’egemonismo occidentale e a quella che Pechino ha definito “giurisdizione a lungo braccio”. Ulteriore scopo del provvedimento è aumentare la legittimità delle sanzioni cinesi, dimostrando all’Occidente che la decisione del governo gode del sostegno dell’intera popolazione. Il presidente della Camera Joerg Wuttke ha infine dichiarato a RTHK che la manovra può compromettere gli investimenti stranieri poiché le aziende potrebbero dover sottostare ad un controllo da parte delle autorità cinesi sia relativamente alle loro operazioni locali che all’estero.

L.L.

RUSSIA

Mercoledì 9 giugno, il colosso russo dell’energia Gazprom ha annunciato il lancio di uno degli impianti di trattamento di gas più imponenti al mondo, Amur Gas Processing Plant (GPP). Si tratta di un progetto su larga scala senza precedenti nella storia dell’industria russa del gas. Alla cerimonia di lancio hanno partecipato Alexey Miller, presidente del CdA di Gazprom, Vasily Orlov, governatore dell’Oblast’ dell’Amur e il capo di Stato della Federazione Russa Vladimir Putin, che ha dato il via alla messa in funzione della prima conduttura in video-conferenza. Tale impianto consiste di sei condutture, che saranno avviate gradualmente, in base alla crescita dei volumi di estrazione e trasporto del gas dal gasdotto Power of Siberia. Il gas verrà pompato e trattato dai giacimenti di Chayanda (Yakutia) e Kovykta (Irkutsk), per poi andare a rifornire il mercato interno ed esportare anche in Cina. Va notato che l’esportazione verso la Cina è già in corso dalla fine del 2019, con la fornitura di gas non trattato e un contenuto di etano più elevato, riporta Kommersant. “Stiamo fissando obiettivi ambiziosi per sviluppare le infrastrutture del paese, modernizzare le industrie e sbloccare il potenziale di tutte le nostre regioni”, ha sottolineato il presidente russo nel suo intervento, ripreso da RIA. Il lancio dell’impianto ha un significato speciale per l’economia russa, in particolare per lo sviluppo della Siberia Orientale e dell’Estremo Oriente. L’Amur GPP sarà il secondo più grande impianto di trattamento del gas al mondo dopo quello della Prudhoe Bay Unit degli USA. Il costo del progetto è stato stimato a 950 miliardi di rubli e l’investimento ammonta a “oltre un trilione di rubli”. La costruzione è iniziata nell’ottobre 2015. Tass precisa che la capacità produttiva dell’Amur GPP sarà pari a 42 miliardi di metri cubi l’anno. Quando l’impianto verrà completato definitivamente nel 2025, la capacità di lavorazione di Gazprom aumenterà dell’80%, la produzione di etano aumenterà di sette volte e quella di elio di 16 volte, vale a dire a circa un terzo del consumo globale. Inoltre, Gazprom lancerà presto un hub di elio vicino a Vladivostok, che andrà a rifornire i mercati internazionali, permettendo alla Russia di diventare uno dei leader mondiali nella produzione del gas nobile (fino a 60 milioni di metri cubi all’anno). Il presidente ha ricordato che la Russia riveste attualmente solo il 3% del mercato mondiale dell’elio. I leader del settore globale sono gli Stati Uniti con una quota del 56% e il Qatar con il 28%, stando a quanto riportato da Izvestia. La domanda di elio sta crescendo, soprattutto nella regione del sud-est asiatico, e andrà a soddisfare la richiesta delle industrie high-tech. Oltretutto, il lancio di questi mo derni impianti di produzione significa migliaia di nuovi posti di lavoro per specialisti, un aumento delle entrate e la creazione di infrastrutture di trasporto, alloggi e strutture sociali, ha concluso Vladimir Putin. Gazprom informa che, per la costruzione dell’impianto, è stata creata un’infrastruttura su larga scala, con circa 30 km di strade, 40 km di ferrovie e un molo sul fiume Zeja, mentre a Svobodny si sta costruendo un complesso residenziale per i dipendenti del GPP. Circa 1000 fornitori di attrezzature e oltre 500 appaltatori sono stati impegnati nel progetto. Il sito conta circa 35.000 costruttori. Lo stabilimento sta valutando l’impiego di 3000 posti di lavoro permanenti. Il finanziamento è concesso da 22 banche d’Europa, Asia e Russia. L’accordo è senza precedenti nella storia di Gazprom ed uno dei più importanti in Europa negli ultimi anni.

O. P.

Rassegna stampa a cura di:

Valentina Guerra (lingua spagnola)
Ylenia Cossu (lingua portoghese)
Mariella Perrone (lingua spagnola)
Antonella De Stasio (lingua inglese)
Marika Provenzano (lingua tedesca)
Elena Romani (lingua inglese)
Oxana Parshina (lingua russa)
Simona Ferri (lingua francese)
Ludovica Lara (lingua cinese)
Chiara Cavallini (coordinatrice del progetto)