Rompere il digiuno con una cipolla
Buon venerdì, lettrici e lettori di UNINTBlog!
Mancano ormai soltanto pochi giorni all’inizio del Ramadan, il mese del calendario lunare musulmano in cui quotidianamente, dall’alba al tramonto, i fedeli di religione islamica osservano l’astinenza da cibo, bevande, fumo e rapporti sessuali, dedicandosi alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina, in commemorazione della rivelazione del Corano.
È proprio in relazione al mese sacro del digiuno che nasce in arabo l’espressione idiomatica di oggi:صوم وأفطر على بصلة
Questo modo di dire, che in italiano equivale alla frase rompere il digiuno con una cipolla, è utilizzato dai parlanti di lingua araba con il significato di ottenere meno di quello che ci si aspettava.
Pur se in parte meno ermetica rispetto a espressioni ben più fantasiose che popolano l’elenco degli idiomatismi dell’arabo, per comprenderne a pieno il senso e l’intenzione occorre tornare all’incipit di questo articolo: il Ramadan.
Come si può facilmente intendere, il sacrificio compiuto dai musulmani adulti e sani di tutto il mondo nel nono mese del calendario lunare islamico è alquanto faticoso (e lodevole), per quanto volontario e consapevole, specialmente quello legato all’astinenza da cibo e bevande, che negli anni in cui il Ramadan cade nel periodo estivo può risultare particolarmente impegnativo. È soltanto al calare del sole che il digiuno può essere interrotto, con un pasto frugale che spesso, come vuole la tradizione, ha inizio con un bicchiere d’acqua e un dattero, alimento base in Medio Oriente, ricco di sostanze nutritive e zuccheri, indispensabili dopo una lunga giornata di digiuno. Sarà semplice comprendere, allora, perché la lingua araba abbia scelto di associare la delusione delle aspettative alla sensazione provata da chi, dopo una tale privazione, si trovi a dover rompere il digiuno con una semplice cipolla.
Giulia Coladangelo