Donne che comprano fiori, Vanessa Montfort
Buongy amici,
Per il mio esordio su questo blog ho deciso di recensire “Donne che comprano fiori”, rimasto per mesi a prendere polvere sul mio comodino. L’ho scelto per farmi compagnia durante queste prime settimane a Roma e per fortuna non me ne sono pentita!
“Vivere è un compito urgente”
La storia è raccontata dal punto di vista di Marina, che ha da poco perso il marito e non riesce a riprendere in mano la propria vita. Risollevarsi dopo il lutto le risulta particolarmente difficile perché è sempre stata una co-pilota: ha sempre lasciato che fosse il marito a prendere le decisioni al posto suo, evitando qualsiasi tipo di scelta. Un giorno, per caso, si trova a passare davanti a un negozio di fiori e decide di entrare. Lì incontra Olivia, la proprietaria, che si offre di assumerla. Nei giorni a seguire, Marina fa amicizia con altre quattro donne che comprano fiori, tutte per motivi differenti.
Ognuna di loro, si scoprirà poi, vive un’esistenza in qualche modo parziale: Galatea, incapace di stare con un solo uomo; Casandra, ossessionata dall’indipendenza; Victoria, con una famiglia perfetta ma senza amore; Aurora, in una relazione tossica con un uomo che non ama.
La potenza di questo libro, secondo me, sta nelle descrizioni delle relazioni e dei personaggi, così realistiche e attuali da essere fonte infinita di spunti di riflessione sulla società e sulle dinamiche alla base dei rapporti umani.
Ci ho messo un po’ a finire il romanzo perché, specie inizialmente, non ho particolarmente apprezzato il personaggio di Marina, il cui punto di vista è prevalente. Marina è una donna che ha vissuto passivamente: mai una presa di posizione netta e zero autonomia, tant’è che alla morte del marito si ritrova completamente persa. Insomma, il romanzo è quasi un romanzo di formazione. Seguiamo principalmente il percorso di crescita di Marina che, per la prima volta, si ritrova a pensare a se stessa e a ciò che la fa stare bene, rendendosi conto che per troppo tempo si è scordata di vivere.
Olivia è un po’ il personaggio cardine di tutto il romanzo. Ho amato il modo in cui l’autrice le tesse attorno un’aura di mistero, quasi mistica. È l’incontro con Olivia a piantare in tutti gli altri personaggi il seme del cambiamento, che poi coltiveranno aiutandosi a vicenda. L’alone di mistero persiste per tutto il romanzo, finché alla fine non vengono svelati gli eventi che hanno reso Olivia così saggia. A quel punto, almeno ai miei occhi, Olivia si spoglia della polvere fatata e comincia finalmente a camminare tra i mortali. Il tocco di magia probabilmente è stato ciò che più mi ha spinta a continuare, anche nei punti in cui la narrazione era un po’ lenta e il ritmo poco incalzante. L’umanità e la sofferenza di Olivia sono un ottimo espediente per rimarcare che nella vita gli ingredienti per l’infelicità ci sono sempre, sta a ognuno di noi combinarli per sfornare una torta di felicità.
Un altro tratto del libro che ho trovato brillante sono i riferimenti all’educazione delle singole donne, posti come la base su cui si fonda la sequela di eventi che conduce alla loro esistenza parziale. Secondo me, è stato illuminante il contrasto tra la forma mentis di Casandra e quella di Marina: la prima educata a perseguire l’autosufficienza a qualunque costo, la seconda a compiacere gli altri. Due facce della stessa medaglia, due tipi di educazione che coesistono nella società attuale e con i quali le donne si trovano troppo spesso a fare i conti.
La citazione che ho scelto per aprire questa recensione a mio avviso costituisce un altro spunto di riflessione importante: a volte, presi dalle abitudini e dalle aspettative altrui, ci si dimentica che vivere è davvero un compito urgente. A volte capita di fermarsi un attimo a pensare, capita di guardarsi indietro e dirsi: quanto tempo sprecato! Spesso basterebbe semplicemente fare un bel respiro e concedersi un secondo per pensare a quello che stiamo facendo e al motivo per cui lo stiamo facendo.
Questo libro per me è stato questo: un piccolo reminder che, tra le mille cose da fare quotidianamente, si sta al mondo anche per se stessi.
In conclusione, se avete voglia di mettervi un po’ in discussione in maniera leggera, questo libro è stra-consigliato!
Elisabetta Lupo