Bună dimineața, România
“Ma se quest’anno facessimo il giro della Romania?”. Quando la tua amica se ne esce così il 25 maggio nel bel mezzo di una conversazione amichevole su FaceTime, e ti ricordi improvvisamente di avere una casa a Bucarest, non puoi che pensare di aver svoltato l’estate. Di certo non devi essere un fan del sole e del mare, in tal caso in vacanza te ne vai a Palma o a Ibiza. In Puglia al limite. Ma da buona eliofobica, romena al 50%, che sono, il giro della Romania in una settimana mi apre le porte del paradiso.
Con moderazione e contegno cerco di organizzare al volo un piccolo itinerario di viaggio: una serie di città prese quasi totalmente a caso dalla cartina e buttate insieme cercando di seguire un filo logico. Non mi faccio troppe aspettative: questi tipi di viaggi sono i classici a cui di primo acchito tutti aderiscono, ma che alla fine vengono sostituiti da un ritrovo a casa della nonna di qualcuno in paese. Non che ci sia niente di male, badate bene, ma sicuramente ha tutt’altro tipo di charme. Magari un giorno parleremo anche di questo.
Giro di telefonate a vari amici da riunire, chi può, chi non può; compagnie aeree che giocano brutti scherzi e ti cancellano il volo all’ultimo e tu sei costretto a ricomprarlo; amici che all’ultimo ti danno buca, ma nonostante tutto continui a volergli bene; prenota di qua, riprenota di là: fast-forward a giovedì 18 agosto 2022. “Mi sono informato c’è un volo che parte alle 8 e 50” diceva Battisti ed è chiaro che non aveva mai conosciuto le low cost. Infatti, appuntamento a Ciampino alle cinque meno un quarto. La mia amica, che d’ora in avanti chiameremo Valeria, (almeno questo è il nome che suoi genitori le hanno dato) ed io ci addentriamo in un Pastine pullulante di viaggiatori verso le mete più affollate dell’estate: Mykonos, Ibiza, Santorini, Palma de Mallorca, Barcellona, Suceava. È proprio per quest’ultima che ci mettiamo in fila al gate, ma non prima di aver preso un cappuccino da asporto e aver soccorso una ragazza rotolata giù per l’unica rampa di scale dell’aeroporto, il che ci dice che qualcuno non deve aver cominciato bene la propria vacanza.
Il volo fila liscio. Ci troviamo in mezzo a gruppi di famiglie italo romene che vanno in visita dai parenti per l’estate e un solo globe trotter equipaggiato di zaino di Decathlon, di quelli che non lasciano nascondere troppo le intenzioni da viaggiatore alla ricerca di se stesso o da tik toker di viaggio che di ritorno non farà che asserire al mondo che alla modica cifra di due euro ha visitato tutto l’Est Europa. La nostra tabella di marcia non è pervenuta e ci accontenteremo di adattarci e di sfruttare al meglio gli otto giorni a nostra disposizione vivendo alla giornata. L’unica cosa che conosciamo è la sequenza delle tappe e neanche troppo bene. I mezzi, gli itinerari, le attività ci sono ancora sconosciuti. Per ora sappiamo che il nostro aereo atterrerà a Suceava, nella Bucovina. Il pilota non sa bene pronunciare i nomi delle città, infatti ci informa che “abbiamo appena lasciato alle spalle /timizoara/, boh, e atterreremo in orario a suc, sucèva (?) /sutʃea:va/ boh”. Non ne è troppo convinto neanche lui, ma di sicuro sull’orario ha ragione, anzi arriviamo anche in anticipo allo Ștefan cel Mare International Airport.
L’aeroporto è abbastanza spartano. Ci piace. Scendiamo dall’aereo e ci ritroviamo a camminare sulla pista per recarci ai controlli; fase che vanificherà l’anticipo recuperato. Mentre siamo in fila decidiamo il piano d’azione: l’idea sarebbe di noleggiare un’auto (Dacia ovviamente), appena varcata la soglia dell’aeroporto, e di guidare per le strade della Bucovina alla ricerca dei famosi monasteri ortodossi sparsi nei dintorni della città. Il piano non farebbe una piega, se non fosse che fuori dall’aeroporto non c’è assolutamente nulla se non distese di parcheggi a lunga sosta e campi incontaminati muniti di mucche. Cerco di sfoggiare il mio precario romeno e con Valeria al seguito mi aggiro tra i vari parcheggi per chiedere dove noleggiare un auto. “Unde putem să închiriem o mașină?” chiedo un po’ perplessa. “E biroul la sosiri” mi rispondono il guardiano e un poliziotto. Ma certo! Ma come abbiamo fatto a non notare una scrivania abbandonata nell’area arrivi di 3m² con su scritto “Travis Rent a Car”? Innanzitutto, ci chiediamo chi diamine sia Travis, poi ridiamo per sdrammatizzare. Un giorno visiteremo quei monasteri, ma quel giorno non sarà oggi. Dovremmo ripartire da Suceava il 20 mattina, quindi decidiamo appena arrivate di visitare la città e il giorno dopo i monasteri. Cascasse il mondo quei monasteri devono essere visitati. Ci affidiamo dunque al miglior mezzo che la Romania ha da offrire: il taxi. Parola mia, il taxi in Romania è una certezza assoluta. A bordo il tassista è gentile e cerca di fare conversazione, ma la sveglia delle quattro di mattina comincia a farsi sentire e quindi perdo il momento in cui ci annuncia che ci avrebbe lasciato a metà strada ad un altro tassista perché a causa del traffico non potrà portarci fino a destinazione. Tra un colpo di tosse e un altro, il secondo tassista ci lascia all’albergo: il lussuoso Hotel Zamca.
È proprio qui che si entra nel vivo del noleggioautogate. Quanto può essere difficile noleggiare un auto? Molto. Valeria da un lato della stanza, io dall’altro, una con Google Maps a mo’ di Pagine Gialle, l’altra con il telefono, neanche fosse una centralinista, e si telefona a tutti gli autonoleggi della città. La risposta è sempre la stessa: “ci dispiace, ma sono tutte occupate”. Allora decidiamo di optare per i vari tour operator della zona. A questo punto, troviamo il nostro uomo: Ovidiu. Vorrei soffermarmi sulla sua figura di salvatore, perché senza di lui probabilmente saremmo rimaste a piedi e avremmo perso un’intera giornata di programma improvvisato. Il grande e irreprensibile Ovidiu è il gestore di una compagnia di viaggio che organizza tour nella regione, la Hello Bucovina. I loro tour hanno durate diverse in base alle esigenze e comprendono i punti più importanti della regione e hanno diverse formule e anche la possibilità di avere una guida in italiano e inglese. Se doveste organizzare un viaggio simile, ve la consiglio, ma magari prenotate con anticipo; siate migliori con le tempistiche. Ma la questione si fa interessante per noi. Ovidiu salva il mio numero e si fa letteralmente in quattro per trovare una soluzione a quelle sprovvedute dell’ultimo minuto che siamo io e Valeria. Cerca di trovarci un gruppo e una guida, ma sembrano non essere più disponibili. Allora Ovidiu tira fuori l’asso nella manica: tour con autista privato e possibilità di pagare in euro. Ci fidiamo? Per forza. Abbiamo la certezza che questa gita si farà? Non proprio, ma andiamo all’avventura e ce la rischiamo. Per il resto della giornata cerchiamo di sopravvivere. Tra una panchina e un’altra per prendere ristoro dalla stanchezza e dal calore estivo, visitiamo i punti più famosi della città: Catedrala Nașterea Domnului, Biserica Sfântul Nicolae, l’Università, tutto questo lasciandoci trasportare dalle vie della città senza una vera meta precisa. L’idea sarebbe quella di perdersi per le strade e così facciamo. E il primo giorno giunge al termine al Lidl sul ritorno verso l’albergo. Chissà cosa ne sarà di noi domani.
Arriva quindi il giorno della verità: chi ci sarà ad aspettarci nel cortile dell’albergo? Per non dare troppo nell’occhio decidiamo di vestirci in maniera appropriata alla situazione quindi si va di ie, le camicie ricamate tradizionali del paese. Ci è passato anche solo per un istante che chi ci vedesse potesse pensare “porca paletta, ma quelle due non sono affatto turiste, sono sicuramente della zona!”? certamente no, ma me le aveva regalate mia nonna cinque anni fa e ho pensato che fosse il momento giusto per sfoggiarle. Mentre riflettevamo sul nostro outfit assistiamo all’ingresso trionfale del nostro autista: Alexandru. Un signore del posto, solamente romeno-ucrainofono, che ci ha trasportato per la Bucovina alla ricerca dei Monasteri a bordo della sua Dacia Logan bianca. A questo punto aprirò una parentesi: i romeni sono tra le persone più ospitali che io abbia mai conosciuto. Lui è solo il primo dei personaggi che ha reso questo viaggio autentico e indimenticabile, ma mi soffermerò su queste considerazioni sul volo di ritorno.
La prima tappa del giro è Mănăstirea Voroneț, il monastero conosciuto nel mondo per l’omonima sfumatura di blu, l’alabastrul de Voroneț. A seguire Humorului, Moldoviței e Sucevița. Tutti i monasteri della regione fanno parte della lista del Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO e vi assicuro che non rimarrete delusi dalla gita. La Romania ha tanto da offrire, basta solo saperlo. Ovviamente può mancare la pausa pranzo? Certo che no. Alexandru ci svela una chicca nel cuore dei Carpazi dove fermarsi a mangiare e godere del panorama mozzafiato della vallata sottostante. Si tratta del Pasul Palma, munito anche di zip line, se qualcuno fosse interessato. Lì ci rifocilliamo con un po’ di cibo tipico, tra cui i mititei, anche chiamati mici, delle polpette niente affatto pesanti, con mostarda e cârnați e per dissetarci optiamo per una limonata che attirerà un allegra combriccola di vespe che ci perseguiterà per tutto il pasto. Per concludere il giro, Alexandru ci porta in un piccolo laboratorio di ceramiche, a detta sua, “il più famoso di Romania”; non possiamo confermare questa affermazione, ma vero è che è stato molto carino e ancora una volta, per non farci confondere con i locali, abbiamo deciso di prendere qualche souvenir. In nostra discolpa possiamo dire che erano souvenir molto tradizionali realizzati da artigiani locali…
Finisce così, stanche e stremate il nostro giro della Bucovina, con un Alexandru divenuto un nonno per noi, che ci riporta alla base e ci lascia lì, sane e salve nel nostro splendido hotel. È ormai sera e da giovani che siamo decidiamo di viverci la nightlife di Suceava e qui nasce un aneddoto abbastanza interessante, di quelli che negli anni a venire continuerai a raccontare ai tuoi amici ai quali non interessa assolutamente ma che ti ascolteranno ugualmente, sorridendoti, assecondandoti. Decidiamo di fermarci in un localino abbastanza centrale dove poter bere e mangiare qualcosa. E fino a qui, nulla di nuovo sul fronte orientale. Il bello comincia davanti allo Spritz di Valeria e il mio Cosmopolitan. Un signore comincia animatamente a discutere con un tipo al tavolo: con la mia comprensione del romeno pressocché madrelingua, mi rendo conto che sta utilizzando un vocabolario alquanto colorito e così lo faccio notare alla mia compagna di avventure, più per vantarmi delle mie doti interpretative linguistiche che della situazione. Le voci cominciano ad alzarsi. Valeria non fa in tempo a prendere la borsa e dire “forse dovremmo alzarci” che il tipo animato ci viene scaraventato sul tavolo in una pioggia di vetri e Aperol. In una serie di insulti e calci volanti, con l’aiuto della proprietaria e di qualche cliente, il nostro colorito uomo viene reso alla giustizia e a noi e agli altri clienti viene offerto un altro Spritz a testa e uno shot di un liquore alla rosa. Tutto bene quel che finisce bene oserei dire. Ce ne torniamo in albergo in un misto di risate imbarazzate e stupore e possiamo dichiarare concluso il soggiorno a Suceava. Potrei già andare avanti con le avventure e disavventure di questo viaggio, ma penso di avervi già ammorbato troppo.
Da Suceava è tutto, ci ritroviamo il mese prossimo alla stazione intenti a raggiungere la seconda tappa del viaggio: urmeaza stația Bacău.
Cinzia De Gregorio