Il museo dei libri proibiti

In un museo dell’Estonia vi sono libri una volta censurati o al centro di polemiche, da 1984 di George Orwell a Cinquanta sfumature di grigio. Il Banned Books Museum ha aperto il 30 novembre a Tallinn, capitale dell’Estonia, con l’intenzione di «preservare i libri che sono stati vietati, censurati o bruciati e raccontare la loro storia al pubblico». Ecco cosa spiega Joseph Dunningam, il co-fondatore e direttore, in un’intervista con Babelia. Sono due le cose che lo hanno ispirato a intraprendere il progetto: la lettura di George Orwell da giovane, che ha acceso il suo interesse per la censura e la libertà di espressione, e il sogno costante di possedere una propria libreria.



Gli scaffali del piccolo museo offrono un assortimento di volumi: 1984 di Orwell è proprio accanto al romanzo erotico Cinquanta sfumature di grigio di E. L. James e non lontano vi sono due giganti della letteratura americana: Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain e Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald.

Anche il tempo trascorso in Cina quando era più giovane lo ha particolarmente colpito: «Ho visto molti tipi di restrizioni lì, soprattutto su ciò che si può e non si può dire, ma la cosa più inquietante è come la popolazione in generale cede di fronte alla censura». La collezione del museo è divisa per paese, con sezioni dedicate alla Cina, agli Stati Uniti, alla Russia, al Regno Unito e all’Estonia. «Ogni paese ha una storia particolare e una tendenza alla censura. Nel Regno Unito, per esempio, tende ad essere legata al sesso; in Russia l’obiettivo è quello di controllare le idee politiche e negli Stati Uniti è prevalentemente quello di proteggere i bambini da argomenti sensibili», afferma il direttore.

«Bisogna avere una grande conoscenza della materia, raccogliere un gran numero di libri e solo dopo esporli al pubblico. È così che facciamo di solito», aggiunge.

Dunningam spiega che i testi che sono stati meramente polemici, contestati o dibattuti non entrano nella collezione, così come gli e-book, le riviste, i giornali, i film, i fumetti o la musica. «Cerchiamo di approfondire il discorso della censura». Qui il museo tocca un tasto delicato: tracciare un confine su ciò che è e non è accettabile da mostrare al pubblico.

«Più del 95% della collezione rientra in quella che chiamiamo categoria A. Sono libri esposti apertamente con una spiegazione. La categoria B prevede i volumi che non mostriamo ma che possiamo mostrare su richiesta. E la categoria C è riservata ai libri conservati ma mai esposti», spiega il direttore. Dunningam presenta come esempio il manuale per costruire le bombe durante la guerra d’indipendenza estone: «Non voglio fare del male a nessuno. Lo conserviamo perché è storia, ma lo teniamo fuori dagli scaffali».

«Tutti chiedono del Mein Kampf», nota con un certo tedio. Spiega che il manifesto scritto da Adolf Hitler è nella categoria B e che «non è un libro con poteri magici» che può cambiare la mente di chi lo legge. Crede che qualsiasi persona razionale possa farne una lettura matura. «Da quando abbiamo aperto, tutti i visitatori si sono avvicinati così. Capiscono il nostro obiettivo e prendono sul serio l’argomento. Non vogliamo essere una calamita per i seguaci di certe ideologie, qualunque esse siano. Cerchiamo di essere neutrali e imparziali e ci concentriamo sulla storia dei libri».

La sfida di aprire un museo nel mezzo di una pandemia

Il problema principale del Banned Books Museum oggi non è un censore, ma un virus. A novembre, quando è stato inaugurato, ha dovuto chiudere quasi subito a causa delle restrizioni sanitarie dovute a un aumento dei casi affetti da Covid-19 in Estonia. La nazione baltica, con una popolazione di 1,3 milioni, è passata da circa 3400 casi e 65 morti all’inizio di ottobre a circa 66 500 casi confermati e più di 600 morti all’inizio di marzo.

«Il museo è piccolo ed è una sfida tenerlo aperto, specialmente durante la pandemia», confessa Dunningam, spiegando che l’istituzione è registrata come impresa sociale e che le entrate sono destinate esclusivamente al mantenimento dell’attività. I profitti proverrebbero da donazioni, dalla vendita dei libri e dalle proprie tasche. Il centro è stato aperto a intermittenza tra gennaio e febbraio, ma ora prevede di chiudere fino ad aprile.

Marco Riscica

Fonti:

https://bannedbooksmuseum.com, consultato in data 16/03/2021.
https://elpais.com/babelia/2021-03-14/el-museo-de-los-libros-prohibidos-que-lucha-por-mantenerse-abierto-ante-la-pandemia.html, consultato in data 16/03/2021.