La slava e il Kolo

Cari lettori e lettrici,

proseguiamo il nostro percorso tra tradizioni e usanze. Vi portiamo ogni settimana con noi, in giro per il mondo e, in particolare, verso le nostre mete Erasmus.

Una di queste è la Serbia!

Un’esperienza indimenticabile è senza dubbio la Slava (cirillico: Слава). Prenderne parte deve essere considerato un grande onore, trattandosi della glorificazione del Santo protettore di famiglia. È quindi una festa religiosa ortodossa e ricorre una volta all’anno. I suoi festeggiamenti durano da uno a tre giorni, in funzione della disponibilità e delle forze messe in campo dai padroni di casa. Sveti Nikola, Sveti Đurđica, Sveti Stefan e via dicendo sono soltanto alcuni dei Santi che i serbi elevano a protettori delle loro case e famiglie. La tradizione e l’assegnazione del Santo si trasmette di padre in figlio (maschio).

Specie nelle aree e nei villaggi rurali, i partecipanti alla Slava possono facilmente superare le cento unità: parenti e amici sopraggiungono quando vogliono o possono, senza che ci sia un orario prestabilito e a tutti è riservato lo stesso trattamento d’onore. La tavola è sempre imbandita e non può essere sparecchiata fino a quando l’ultimo ospite non avrà abbandonato la casa. L’intera giornata è illuminata da una candela che brucia in onore del proprio Santo. Il padrone di casa, stando alla tradizione, resta in piedi fino a quando la stessa non sia spenta, quindi al calar del sole.

L’augurio da portare al padrone e alla padrona di casa è “Srećna slava domaćini i domaćice“, ovvero “Felice Slava al padrone e alla padrona di casa”. Segue, come cibo di benvenuto, lo žito, un dolce preparato con grano cotto, noci, zucchero e cannella, servito con vino, quindi il segno della croce che apre a tutti i brindisi e ai festeggiamenti. Si ritiene che la Slava sia stata introdotta in passato dall’arcivescovo della Chiesa Ortodossa Serba Sava, divenuto poi santo (San Sava). Vale il detto: “Gde je Slava, tu je Srbin“, ovvero “ovunque si festeggi la Slava, vi è un serbo”.

Ma non è tutto!

I serbi sono anche ottimi ballerini e la loro tradizione è ricca di danze popolari.

Le danze tradizionali sono di funzione sociale, portando la comunità e le famiglie insieme a vari giorni importanti come matrimoni, Natale o Pasqua. Le danze possono essere parte di performance art (teatro, vale a dire una parte di eventi storici) e la vita sociale.

Kolo rappresenta la danza tradizionale popolare collettiva, in cui un gruppo di persone (di solito diverse decine, per lo meno tre) tenendosi per mano o intorno alla vita, la danza, idealmente in un cerchio, da cui il nome. Non c’è quasi nessun movimento sopra la vita. Ciascuna regione ha almeno un kolo unico. La danza è accompagnata da musica strumentale a due-beat con lo stesso nome, ha fatto il più delle volte con un accordiaon, ma anche con altri strumenti: Frula (tradizionale tipo di flauto), Tamburica, sargija, Zurla, gajde, Tapan, o armonica.

Il “kolo” tradizionale oggi è diverso da quello ballato cinquant’anni fa. I nomi, però, non hanno subito modifiche. Le persone creeranno sicuramente sempre la loro arte e incorporeranno in essa le loro etnie e caratteristiche distintive.

I balli e le canzoni popolari non sono il prodotto di compositori, ma sono stati scritti direttamente da persone popolari. Il folklore serbo è vario quando si tratta di ritmo, passi di danza, modo di ballare, musica e costumi popolari.

Al prossimo appuntamento a tutti i nostri lettori curiosi!

Fonti: http://www.turismoinserbia.it/stato/modi-costumi/

https://www.serbiaincoming.com/it/magazine/serbian-traditions-national-folk-dance/