Appendere gli spaghetti alle orecchie

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Lo scorso 21 febbraio, a tre giorni dall’anniversario del conflitto in Ucraina, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha tenuto un discorso sullo stato della nazione all’Assemblea Federale del Paese. Per l’occasione Michail Abdalkin, deputato del Partito Comunista russo, ha pubblicato un filmato in cui ascolta e annuisce ironicamente alle parole del leader del Cremlino, con degli spaghetti appesi alle orecchie.

Photo credits: The Moscow Times

Photo credits: The Moscow Times

Un momento di follia improvvisa? Effetti collaterali da vaccino anti COVID-19? Postumi di una sbornia da vodka? Nulla di tutto questo, semplicemente una manifestazione di dissenso bizzarra, espressa attraverso la messa in scena di un’espressione idiomatica del russo: вешать лапшу на уши (véshat’ lapshù na ùshi), il cui significato letteralein italiano coincide con la frase appendere gli spaghetti alle orecchie, uno dei tanti idiomatismi in cui la lingua russa ha deciso di coinvolgere le orecchie.

Utilizzata dai russofoni in contesti colloquiali nel significato di ingannare volutamente, mentire sfacciatamente, questa espressione è stata oggetto di studio per i linguisti, che hanno tentato a più riprese di ricostruirne l’origine logica, fornendo così nel tempo molte versioni. Tra queste, la più convincente è quella per cui nel gergo criminale russo la parola лапша (spaghetti, ma anche noodles o tagliatelle) comprende una varietà di significati, tra cui menzogna, quindi appendere menzogne alle orecchie rappresenterebbe un modo creativo per intendere dire menzogne. Esiste, però, la possibilità che la comparsa dell’accezione menzogna per la parola russa лапша sia successiva alla nascita di questa espressione idiomatica.

La sua origine, quindi, resta incerta, ma su una cosa non ci sono dubbi: i russofoni sanno bene come interpretare questa frase e lo sapevano anche le autorità russe quando hanno condannato il deputato della regione di Samara al pagamento di una multa del valore di 150 mila rubli (quasi 1.800 euro).

Giulia Coladangelo