Nzinga
Oggi voglio proporvi una storia di lotta e ribellione, una vicenda che racconta crudeltà e resistenza.
Durante il XVII secolo, il popolo portoghese acquisì il ruolo di conquistatore dei mari, riuscì ad espandersi tra i vari angoli del mondo, in particolare modo tra le coste africane. I lusitani si addentrarono nel territorio dell’allora Luanda (attuale Angola), ignari di trovare una donna forte al comando militare del paese, Nzinga Mbande. Nata nel 1583, si ritrovò a dover contrastare con le sue forze l’avanzata dell’impero portoghese in Angola. Fu una donna tanto forte quanto spregevole, tanto da aver sacrificato suo fratello pur di ottenere il potere politico nelle sue mani. Ricevette un’educazione militare e rigida, sviluppando una certa attitudine per la diplomazia politica. Era il 1622 quando le venne chiesto di negoziare un trattato di pace con il governatore portoghese dell’epoca. La storia narra che quando Nzinga si presentò per stipulare il trattato, notò immediatamente il governatore piazzato su una comoda poltrona mentre a lei venne offerto un semplice tappeto su cui sedersi invece di una sedia appropriata. Un chiaro segno di affronto in quanto con questo gesto, i portoghesi vollero etichettarla come subordinata, non all’altezza di poter sedere con loro. La regina con un solo sguardo ordinò ad uno schiavo di inginocchiarsi sul pavimento e fungere da poltrona. Il messaggio era chiaro: Nzinga non aveva intenzione di lasciarsi umiliare dal governatore portoghese. Dimostrò di voler negoziare in condizioni di parità e non di sottomissione. Così ebbe inizio la contrattazione tra i due paesi, faccia a faccia. Nzinga, per facilitare le trattative e per conquistare la fiducia dei nemici portoghesi, dichiarò di essersi convertita al cristianesimo, venne addirittura battezzata col nome Ana de Sousa. Durante il suo regno scongiurò, per un certo periodo, la schiavitù per gli angolani. Riuscì ad attenuare le mire espansionistiche dei portoghesi nella regione attraverso le sue tattiche diplomatiche. Attualmente Njinga Mbande é ricordata come la Madre dell’Angola, protettrice del suo popolo. Un simbolo di lotta contro l’oppressione. Non fu una semplice regina che rimase seduta sul trono aspettando che i problemi si risolvessero ma fu una vera leader che partecipò alle azioni militari. Dimostrò che per mantenere il potere non è obbligatoriamente necessaria una figura maschile e che l’essere donna non è un impedimento, di fatti vi furono diverse donne che si susseguirono alla guida del paese. Njinga fu un vero esempio e ancora oggi si trovano donne nell’esercito del paese, nel governo, nelle forzi di polizia e nei settori pubblici e privati.
Greta Accardi