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Il quaderno delle parole perdute

Il quaderno delle parole perdute

Buongyy,

Dopo la brevissima deviazione dell’altra volta, torno a parlarvi dei miei soliti libri. La lettura stra-consigliata che vi propongo oggi è Il quaderno delle parole perdute di Pip Williams.

Qualche settimana fa passeggiavo per le strade di Parigi e mi sono trovata di fronte a una libreria inglese. Sono entrata ripetendomi che non avrei comprato nulla e sono uscita con tre libri (aspettatevi gli altri due prossimamente su questi schermi). Il primo di questi che ho letto è stato appunto Il quaderno delle parole perdute, conquistata dal vibe un po’ storico e l’atmosfera un po’ femminista.

Il libro è la storia della vita di Esme, che incontriamo da bambina e seguiamo fino all’età adulta. Il papà di Esme è un lessicografo che sta partecipando alla redazione del primo Oxford English Dictionary. La bimba è sin da subito affascinata dalle parole, dalle loro definizioni e dal loro potere. Tutto comincia quando Esme si rende conto che non tutte le parole possono andare nel dizionario e comincia a collezionare i lemmi che vengono scartati. Crescendo, si rende conto che esiste un denominatore comune tra i termini non idonei: afferiscono tutti quanti al mondo femminile. A partire da questo momento, la protagonista realizza che eliminare quelle parole significa tagliare fuori un’intera fetta della società, quindi comincia a costruire il suo piccolo dizionario privato delle parole perdute, entrando in contatto con diverse realtà femminili degli anni Novanta, in cui abbiamo il movimento delle suffragette in Inghilterra e la Prima Guerra Mondiale.

Questo romanzo è un pot-pourri di cose che adoro: linguistica, femminismo, retroscena storici e introspezione. Si potrebbe classificare come un romanzo di formazione but not quite: è vero che seguiamo lo sviluppo di un unico personaggio, ma è anche vero che la crescita psicologica non ha un ruolo centrale. Si tratta più di una storia di vita: Esme è una bambina che si scontra contro i muri che la società innalza intorno ad alcuni. È un’adolescente che prende consapevolezza del fatto che alcuni possono decidere per altri. È un’adulta che deve scegliere se avere un figlio, quindi lasciare il lavoro e sposarsi con un uomo che non ama, oppure separarsi dal suo bambino. È una donna che vede gli effetti della guerra sulle persone e su di sé.

Gli spunti di riflessione sono tanti: la marginalizzazione delle donne nel Novecento, la stigmatizzazione attorno a quelle che osano ribellarsi, il concetto di maternità, il lutto, l’amore che va oltre il possesso.

Trovo che la descrizione di tutti questi sentimenti sia stata magistrale, davvero. Si tratta sensazioni molto difficili da capire se non si vivono, quindi immedesimarsi non è scontato. Io mi sono sentita totalmente risucchiata da questo libro che, nonostante sia ambientato nel secolo scorso, è estremamente attuale in maniera quasi inquietante.

Alla luce di tutto ciò, la mia proposta di oggi è una lettura potente e coinvolgente. Se in questo momento cercate qualcosa di leggero e spensierato, una piccola distrazione, allora non è il libro giusto. Se invece avete voglia di qualcosa che vi faccia mettere in discussione ciò che vi circonda e vi racconti come la società evolve ma al contempo resta invariata, leggete Il quaderno delle parole perdute e fatemi sapere che ne pensate!

Elisabetta Lupo