Nuove prospettive nell’infinito
«Poyekhali!» «Andiamo!»
Dopo aver pronunciato questa celebre espressione, Jurij Gagarin decollò dalla base spaziale di Bajkonur, in Kazakhstan, a bordo della navicella spaziale Vostok 1. Destinazione? Le orbite terrestri. Era il 12 aprile del 1961 e l’umanità intera, quel giorno, fu testimone di un evento epocale: per la prima volta nella Storia, i confini terresti venivano lasciati alle spalle, fino a diventare sempre più piccoli e lontani alla vista. Una nuova prospettiva si apriva all’uomo: lo Spazio, oltre un singolo pianeta, sempre verso un orizzonte costantemente da definire.
La navicella rimase in orbita terrestre per 108 minuti, completando un’orbita ellittica intorno alla Terra e raggiungendo un’altitudine massima di 302 km e una minima di 175 km, viaggiando a una velocità di 27.400 km/h.
Durante il volo, Gagarin venne promosso a pilota di prima classe con il grado di maggiore, il tutto mediante un ordine speciale.
«Il cielo è molto nero, la Terra è azzurra. Si vede tutto molto chiaramente»
Non arrivò sulla Luna, Gagarin: a quello ci avrebbero pensato i colleghi statunitensi Edwin “Buzz” Aldrin e Neil Armstrong, otto anni più tardi, ma la missione fu un trionfo per il programma spaziale sovietico e il governo di Nikita Kruscëv, lieto di aver superato gli USA nella corsa allo Spazio (almeno per il momento), gli conferì il titolo di eroe nazionale. Successivamente, Gagarin si trasferì a Città delle Stelle, centro militare di addestramento e ricerca spaziale situato nell’Oblasť di Mosca, dove si occupò della progettazione di veicoli spaziali riutilizzabili.
Prima di Gagarin, gli unici ospiti terrestri ad aver visitato lo spazio erano stati solo animali: i più famosi sono stati lo scimpanzé Ham e la cagnetta Laika, morta durante il volo. Dopo Gagarin, Armstrong e Aldrin, bisognerà attendere gli anni ‘80 prima di veder decollare il primo Shuttle, inaugurato in occasione della prima missione della Nasa dallo Shuttle Colombia.
Ultimo evento “spaziale”, ma non meno importante, è stata l’entrata di Samantha Cristoforetti negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea nel 2009 e la sua partenza per la missione Futura 42/43. Cristoforetti è stata la prima donna in assoluto a viaggiare nello spazio, realizzando il sogno di migliaia di donne costrette ad ammirare tanta bellezza dietro le quinte di una base spaziale.
Oggi, naturalmente, questi eventi non sono stati lasciati in qualche dimenticatoio impolverato: l’Organizzazione delle Nazioni Unite, nel 2011, ha istituito la Giornata Internazionale dei viaggi dell’uomo nello spazio, che ricade il 12 aprile di ogni anno, per celebrare proprio l’inizio dell’era spaziale per l’umanità. Indubbiamente, scienze come l’astrofisica e l’ingegneria aerospaziale hanno contribuito enormemente a un netto miglioramento del benessere dei popoli della Terra e degli Stati, offrendo anche prospettive concrete di sviluppo sostenibile, oggi più cruciali che mai.
Clara Corvasce