Il re Carlo I di Romania visitò la regione della Muntenia nel 1866 e se ne innamorò perdutamente: boschi a perdita d’occhio in una cornice carpatica, aria fresca, una radura come quelle delle fiabe. Lì avrebbe costruito la sua tenuta reale e così, verso la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, il re commissionò all’architetto Johann Schultz, a cui si unirono anche Carol Benesch e Karel Liman, la costruzione del neorinascimentale Castello di Peleș.
Questo ha assistito instancabilmente ai cambiamenti del paese nel corso della sua storia contemporanea e oggi rappresenta uno dei punti più turistici della Romania. Le influenze all’interno dell’edificio sono evidenti; dalla Sala Florentina, ispirata al rinascimento toscano, al Salonul Turcesc, che ricorda un ambiente ottomano con tappeti e tessuti broccati, e che rappresentò la Romania all’Esposizione universale di Parigi del 1868. La leggenda narra che i visitatori più fortunati siano in grado di trovare Pelișor (la residenza più piccola del complesso reale) aperta; che io sappia, nella mia cerchia di conoscenze, nessuno ci è riuscito.
Per organizzare una visita ai castelli, Sinaia è il luogo giusto: una piccola cittadina di montagna che si arrampica tra i Carpazi. Si tratta di un vero e proprio gioiellino e può lasciare esperienze indelebili e insegnamenti di vita. Immaginatevi a cena in un ristorante tipico affacciato tra le montagne nel bel mezzo di agosto; pioviggina, ma ci sono gli ombrelloni quindi tutto sommato si può stare seduti all’aperto; la cameriera vi guarda storto: lei sa qualcosa che voi non sapete. Fate in tempo a farvi una risata mentre addentate il vostro pasto sotto una pioggerellina incerta; la cameriera neanche ci ha provato a coprire il piatto per non farlo bagnare da quella leggera spruzzata d’acqua nel tragitto dalla cucina al tuo tavolo. È a quel punto che tutto si ferma: l’ombrellone che vi stava proteggendo ha ceduto sotto il peso di improvvise secchiate d’acqua che cadono inesorabili sul vostro piatto, su tutto quello che avete, sulle vostre teste. La cameriera lo sapeva e stoica recupera il vostro piatto, e voi, e vi caccia dentro il locale, con il piatto divenuto ramen uggioso e il bicchiere pieno di acqua piovana.
Una recensione del ristorante su Google dice: “(Traduzione di Google) Atmosfera piacevole, cibo gustoso, servizio con buon senso. Torneremo sicuramente.” Mai recensione fu più sincera sul ristorante. Su Sinaia.
Cinzia De Gregorio