Rainbow Interview
Siamo a giugno. Benvenuti nel Pride Month. Mese pieno di colori in cui si respira la libertà di cui avremmo bisogno tutti i giorni.
Per un mese ogni città si colora di mille sfumature per celebrare la diversità e rivendicare i diritti base che troppo spesso vengono negati.
Ormai tutti sanno cosa sia il Pride, ma sapete com’è nato?
Il Pride, nasce nel 1968, per celebrare i cosiddetti Moti di Stonewall.
A Greenwich Village, New York, nel Gay Bar Stonewall, ci furono delle retate da parte della polizia per picchiare ed arrestare i frequentatori del bar, i quali il 28 giugno del 68’, decisero finalmente di ribellarsi.
Furono scontri violenti che diedero il coraggio ai membri della comunità LGBTQ+ di scendere in strada e mostrarsi senza paura, senza doversi più nascondere.
Da allora, ogni anno, in questo mese si festeggia il Pride Month.
Oggi il Pride è una manifestazione pacifica, fatta di musica e colori, come una vera e propria festa.
In onore di questo evento, ho deciso di parlare con alcuni nostri colleghi – Giacomo Fiorito, Francesco Bonito e Marta Mirtilli (nome di fantasia) – delle loro opinioni e conoscenze riguardo la comunità LGBTQ+.
Carriera Alias: giusta o no? Perché?
G: secondo me è giusta.
F: non avevo mai sentito parlare di Carriera Alias, ho fatto una rapida ricerca su internet e posso dire che sono pienamente d’accordo, nessuno si deve sentire discriminato, nemmeno sul posto di lavoro.
M: La carriera Alias la ritengo giusta, soprattutto nelle scuole, perché è importante che le persone che non si identificano con il loro genere biologico, possano studiare, e lavorare poi, in un ambiente in cui non sono a disagio. Ciò ovviamente influisce anche con il lavoro che poi queste persone riusciranno a realizzare.
Il Pride Month è importante? Lo ritieni necessario?
G: Il pride month è importante e può essere necessario per far capire in amore il genere non fa nessuna differenza.
F: Ritengo che il Pride Month sia ancora importante in Paesi come l’Italia per fare rumore e sensibilizzare sulle tematiche della comunità.
M: Il pride month è importante perché come le date commemorative, serve a ricordare in un certo modo “l’esistenza”, la presenza di persone appartenenti alla comunità LGBTQ+, e a cercare di lottare per i loro diritti.
Non credo sia necessario, anche perché viene utilizzato a volte come mezzo pubblicitario da parte di alcune aziende, ma è sicuramente importante.
Secondo te i diritti della comunità LGBTQ+, nel nostro Paese, vengono calpestati? Perché?
G: I diritti, alle volte, vengono calpestati. Questo accade perché coloro che li calpestano hanno bisogno di sentirsi forti, ma sbagliano.
F: purtroppo sì. L’attuale governo, come ha sempre annunciato, non sta smuovendo nulla in questione di diritti. L’Italia è rimasto l’unico Paese “occidentale” a non avere legalizzato matrimoni e adozioni per persone dello stesso sesso. Tuttavia se non siamo ancora riusciti ad ottenere una legge contro l’omofobia, le altre conquiste le vedo ancora lontane da raggiungere.
M: Nel nostro paese i diritti della comunità LGBTQ+ esistono – a parte l’adozione che non è legale-, ma non vengono rispettati. La comunità in teoria è tutelata, ma nella pratica no.
Sei mai stato al Pride? Cosa ne pensi?
G: Non sono mai stato al pride.
F: sì, per la prima volta quest’anno. Penso che il Pride, più di qualsiasi altra manifestazione, mantenga in vita la nostra comunità e permetta anche a chi non ne fa parte di avvicinarsi e scoprire questo mondo.
M: Sono stata al pride, due anni. È una manifestazione molto bella e pacifica. Trovo che sia importante che anche persone non appartenenti alla comunità partecipino.
Per utilizzare il pronome neutro in italiano, quale ti sembra l’opzione migliore?
G: Per utilizzare il neutro in italiano purtroppo non ho una soluzione.
F: Penso che l’opzione finora migliore sia lo ə, purtroppo ancora non ho sentito parlare in italiano di pronomi creati “ad hoc” per le persone non binarie. In altre lingue romanze come lo spagnolo, il francese, il portoghese già esistono e non mi sembra che sia accaduto uno scandalo quando sono stati introdotti.
M: Il pronome neutro in italiano è un argomento difficile, non saprei quale possa essere il migliore.
Alcune persone ritengono che includere personaggi LGBTQ+ nei programmi tv sia sbagliato, cosa ne pensi?
G: Includere personaggi LGBTQ+ non è sbagliato perché nei programmi TV possono essere inclusi tutti coloro che lo desiderano, indipendentemente dalle caratteristiche.
F: Il pubblico medio, essendo stato da sempre abituato a guardare contenuti che riguardassero la sfera della vita eterosessuale, ora si trova in una situazione scomoda e giudica il ruolo di personaggi LGBTQ+ superfluo. Non ha capito che di storie da raccontare ne abbiamo anche noi, forse più di tutti.
M: Penso che includere i personaggi LBBTQ+ nella televisione sia importante ed anche quasi scontato, dato che anche nella vita reale queste persone esistono e non sono una creazione mediatica. Credo che sia importante inserirle anche all’interno di media rivolti ai bambini per iniziare a normalizzare fin dall’infanzia.
Per quanto riguarda l’educazione dei bambini, ritieni più giusto parlargli fin da piccoli dell’esistenza di tante diverse realtà o aspettare che crescano?
G: Ritengo giusto parlargli fin da piccoli dell’esistenza di tante realtà.
F: Ovvio, i bambini andrebbero educati fin da piccoli al rispetto e alla tolleranza. I bambini nascono senza pregiudizi, sono gli adulti che possono influenzarli negativamente.
M: Credo appunto che sia importante educare i bambini sulle diverse realtà esistenti, perché così quando cresceranno non penseranno che ciò sia strano.
Sai cosa sono le famiglie arcobaleno?
G: la famiglia arcobaleno è una famiglia composta da due partner omosessuali.
F: Sì, famiglie composte da genitori dello stesso sesso.
M: Sì, so cosa sono le famiglie arcobaleno e sono d’accordo.
Utero in affitto e madri surrogate: pro o contro? Perché?
G: Sono contro perché potrebbero esserci rischi per la salute fisica e psichica nei bambini nati attraverso surrogazione, i quali sembrano più soggetti ad essere sottopeso alla nascita.
F: Nessun dovrebbe porsi la domanda di essere pro o contro a ciò che va già bene per le parti che decidono di intraprendere un determinato percorso. Se va bene a loro non vedo perché dovresti metterci tu il dito in mezzo.
M: Non sono pro all’utero in affitto e alle madri surrogate se vengono pagate come fosse un lavoro. Sono pro a vendere il proprio corpo se vale per tutti i mestieri, quindi anche la prostituzione.
Sai la differenza tra “coming out” e “outing”?
G: Fare coming out significa dichiararsi gay/lesbica/bisessuale, mentre fare outing significa rendere pubblico l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona senza il suo consenso.
F: Coming out è quando tu decidi di rivelare il tuo orientamento sessuale. Outing, invece, è quando gli altri lo fanno al posto tuo.
M: Sì, la differenza è che quando qualcuno fa outing, dichiara l’omosessualità (o qualsiasi definizione dell’LGBTQ+) di qualcuno senza il consenso. Fare coming out vuol dire invece dichiarare la propria omosessualità (o altra definizione).
Secondo te fare coming out è necessario?
G: Fare coming out è necessario per dichiarare una caratteristica.
F: Vorrei pensare che oggi non lo sia più, ma in molti contesti perlopiù bigotti è ancora uno step cruciale che tocca fare a chi nell’armadio non ci vuole più vivere.
M: Fare coming out è necessario per vivere una vita non all’oscuro, ma ad ognuno il suo. Sarebbe bello vivere in un mondo in cui fare coming out non comportasse alcun rischio, o dovessero fare coming out anche le persone etero, e perciò il coming out diventasse semplicemente un momento di condivisione della propria sessualità.
Come reagiresti al coming out di unə tuə amicə?
G: Se unə miə amicə dovesse fare coming out sarei felice per ləi.
M: Ho diversi amici che appartengono alla comunità, mi ricordo in particolare di questo mio amico che aveva dichiarato la sua bisessualità per poi dopo dichiararsi omosessuale. Lo conoscevo bene e perciò in realtà già sospettavo, ma sono stata molto felice di sapere che anche lui finalmente l’avesse accettato.
Hai fatto coming out? Ti va di parlarcene?
F: Sì, prima con i miei amici più stretti, dopo non c’è stato più bisogno di dire “guarda, sono gay” perché ho acquistato una certa confidence e la rivelazione del mio orientamento sessuale l’ho data per scontata parlando di qualsiasi argomento. Ancora oggi, però, non ho il coraggio di dirlo ai miei genitori, sebbene loro se lo immaginino.
Buon Pride Month a tutti!
Asia Festa Amorino