Mi chiamo Francesca. Sono nata in Italia e posso dire che la mia lingua madre é l’italiano. Nonostante questo, da sempre, le lingue sono state parte integrante della mia vita.
Sono figlia di italiani e anche la loro lingua è l’italiano. O almeno, per mio padre che ha sempre vissuto in Italia lo è stata, anche perché non ha avuto la possibilità di avvicinarsi ad altre lingue; nonostante ciò questo non gli ha impedito di viaggiare e entrare a contatto con altre culture. Invece, mia madre ha avuto la possibilità di vivere, da ragazza, per necessità lavorative dei suoi genitori, in Brasile. Questo gli ha permesso di imparare come seconda lingua, il portoghese. Purtroppo però, la conoscenza parziale e anche poco specifica del portoghese è arrivata a me solo più tardi e questa lingua non mi è stata parlata da bambina, esclusivamente qualche ninna nanna o canzone semplice che mi ha consentito, non di imparare le basi grammaticali, bensì di avvicinarmi a nuovi suoni.
Le lingue straniere mi hanno sempre affascinata , da che no ho memoria, anche l’italiano stesso che per me è sempre stato punto di riferimento perché mia lingua madre, ha sempre qualcosa di interessante e nuovo da scoprire.
Da bambina ho iniziato a parlare molto presto, ero molto loquace e nonostante la mia timidezza e introversione incombenti, alle persone che conoscevo e con cui mi sentivo a mio agio non davo un attimo di respiro con i miei discorsi e chiacchierate infantili.
Potrei definire l’italiano la lingua della mia infanzia ma, entra in gioco un altro elemento fondamentale: mio zio, fratello di mia madre, vive in Inghilterra da quando è un bambino. E cosa poteva fare una bambina curiosa e affascinata dal mondo se non voler imparare un nuovo modo di comunicare? L’inglese per questo è stata la seconda lingua che ho imparato, e fin da subito l’ho utilizzata non tanto per qualcosa di funzionale, ma piuttosto per un po’ di divertimento, perché dopotutto ero molto piccola.
Se penso alla mia infanzia penso alle parole come “cioccolata” e “aereo”, parole tanto semplici e quotidiane quanto, per una bambina piccola difficili da pronunciare. Ricordo le ore passate con mio nonno a fare giochi , o per così dire esercizi, di pronuncia delle mie parole preferite, di quei momenti ricordo tanto affetto e anche tanto divertimento.
Ma quando penso ad una me piccola ricordo, anche, vividamente di aver cantato “Happy Birthday Moon” fino all’ esaurimento dei miei genitori. Non so neanche cosa mi spingesse a cantare la canzone di auguri alla luna.Tuttavia ricordo le risate e gli sguardi divertiti che suscitavo negli adulti della mia famiglia che vedevano una bambina di tre o quattro anni che si impegnava in qualcosa di così apparentemente sciocco ma allo stesso tempo che la faceva ridere così tanto.
I miei genitori avendo notato il mio desiderio di conoscere l’inglese mi hanno dato la possibilità di studiarlo privatamente fin dall’asilo e io non gliene sarò mai abbastanza grata.
Essendo molto curiosa, appena ho imparato a leggere ho cominciato a divorare libri di qualsiasi genere, sia in italiano che in inglese. Il problema era che leggevo così tanto che ho finito presto i libri per ragazzi e ho iniziato a leggere libri per adulti quando già facevo il primo anno di scuole medie. Questo però ha implicato che mia madre dovesse attuare una censura perché alcuni argomenti non erano adatti ad una bambina ancora troppo piccola. Questo pero non mi ha impedito di appassionarmi alle parole più strane: ricordo che per molto tempo la mia parola preferita è stata il verbo ‘defenestrare”. Ricordo che amavo l’idea che qualcuno avesse trovato una parola che a me sembrava così raffinata per dire semplicemente “buttare giù dalla finestra”. O per esempio in inglese trovavo molto affascinante la parola “corpse” che pur significando cadavere per me aveva veramente un bel suono.
Alle scuole medie ho studiato lo spagnolo, ma date esperienze negative con gli insegnanti non sono appassionata più di tanto alla lingua in se, piuttosto alla cultura. E si unì al mio grande amore per la Gran Bretagna anche una grande ammirazione per il Sud America, soprattutto dopo aver letto “La casa degli spiriti” di Isabel Allende. Affascinata dal Sud America ho cominciato ad interessarmi al portoghese, parlato da mia madre,i miei nonni mio zio e sua moglie che è brasiliana.
Quando arrivo il momento di scegliere il liceo optai non per la scelta più ovvia quindi il linguistico, ma decisi di prendere il liceo classico, perché la mia curiosità non si limitava alle lingue moderne, conoscere il latino ma soprattutto il greco antico mi interessava molto.
Ed arrivando ad oggi non ho altro da dire se non che penso proprio di aver trovato la mia strada, studio con passione e interesse e la mia curiosità è sempre più grande, cresce ogni momento di più e a volte mi trovo a desiderare come quando ero bambina di poter parlare tutte le lingue del mondo, perché a mio parere conoscere più lingue è quasi come vivere più vite.

Francesca Merola