Il mio rapporto con le lingue nasce da quando sono piccola, come per tutti, dall’esigenza di comunicare con gli altri. Ho avuto la fortuna di viaggiare molto, di visitare tanti paesi e stare a contatto con molte culture e lingue diverse. Di esse, la prima lingua con cui sono entrata in contatto e che ho appreso, è stata l’italiano. Non ricordo il rapporto iniziale che avevo con essa, ma questo man mano ha iniziato a deteriorarsi sempre di più.

Da bambina ho visitato spesso la Spagna con i miei familiari; ero circondata da una lingua per me straniera, che non capivo assolutamente. Durante il corso degli anni ho imparato a conoscerla meglio e a comprenderla, ma non tanto attraverso lo studio, quanto grazie alla frequentazione della cultura spagnola. Da piccola ero una bambina molto socievole, in quanto riuscivo anche a fare amicizia e a comunicare con bambini non madrelingua italiani. Ho questo ricordo di me che giocavo con una bambina inglese quando avevo solo sette anni. Non avevo ancora la capacità di parlare e comprendere la lingua; ma nonostante ciò riuscivo a capire e a comunicare senza grossi problemi. Ricordo anche che i miei genitori ne rimasero sorpresi, poiché loro non riuscivano a fare lo stesso con i genitori della bambina.

Sono andata in Spagna, con i miei parenti, per circa sei anni e lì abbiamo conosciuto una famiglia che ogni anno tornavamo a trovare. La famiglia era composta da persone solari e simpatiche, riuscivamo a comunicare poiché loro parlavano un po’ di italiano e mio nonno con mia zia parlavano in spagnolo. Avevano una figlia di un anno più piccola di me; quando giocavo con lei e con i miei cugini italiani dovevo fare da intermediario, in quanto loro non riuscivano a capirla anche se avevamo passato lo stesso periodo di tempo in Spagna. Dopo alcuni sfortunati eventi, abbiamo smesso di andare in Spagna e siamo rimasti in Italia.

Tra le elementari e il liceo, ho iniziato a vedere video su internet di ragazzi americani e inglesi. Inizialmente non riuscivo a comprendere nulla; ma pian piano, durante gli anni e con l’aiuto dello studio della lingua, ho iniziato a capire l’inglese. Devo ammettere, però, che il mio scopo principale non era quello di imparare la lingua inglese, ma era quello di riuscire a capirla quanto bastava per svagarmi.

 Nell’ambiente familiare sono stata circondata da persone che parlavano diversi dialetti del Lazio. I miei nonni materni e paterni, quando parlavano in dialetto, non riuscivano a capirsi tra di loro poiché vivevano in due paesi distanti, anche se pur sempre della stessa regione. Ma non erano gli unici a non capirsi: anche io non riuscivo a capire loro. Ho dovuto imparare con il tempo a comprenderli, anche chiedendo loro i significati delle varie parole.

Alle medie, nonostante la mia esperienza in Spagna, ho scelto di studiare francese poiché avevo timore della grammatica spagnola e non volevo rovinarmi i bei ricordi che avevo con quella lingua. Il francese è una lingua elegante e sinuosa che ho iniziato ad apprezzare con il tempo anche grazie all’insegnante madrelingua che ci ha trasportato in una realtà linguistica diversa dalla nostra. Terminate le medie non ho più avuto modo e desiderio di conoscere tale lingua.

Al liceo non ho intrapreso un percorso linguistico, ma scientifico, il quale mi ha comunque fatto avvicinare ancora di più alle lingue, specialmente all’inglese.  Durante l’estate del primo anno sono partita per due settimane a Londra per un viaggio studio. Devo ammettere che non sono stata molto in contatto con la lingua del luogo dato che ero circondata da italiani, ed infatti non ho appreso molto. Sono ripartita, sempre in viaggio studio, durante l’estate del terzo anno. Sono stata per due settimane in un college a Dublino. Questa esperienza mi ha aiutato con l’inglese. Ho amato la città e le persone del posto, ho parlato molto in inglese con loro e mi sono immersa nella cultura irlandese. Inoltre, nel corso dei cinque anni scolastici sono venuta a contatto con tre diverse persone provenienti rispettivamente da Turchia, Grecia e Georgia. Ci hanno parlato in inglese, spiegandoci il loro rapporto con la lingua e raccontandoci dei loro paesi di provenienza. Una cosa che mi è rimasta in mente ancora oggi è la frase di un ragazzo che disse: “Inizi a comprendere bene una lingua e a farla tua quando riesci a sognare in quella determinata lingua”. Durante l’ultimo anno di liceo, attraverso vari programmi su internet, sono venuta a contatto con il norvegese, una lingua che fin da subito mi ha affascinato. Ho iniziato a studiarla da autodidatta ma in seguito ho dovuto lasciarla per motivi scolastici.

Dopo il liceo ho intrapreso un percorso sbagliato e, dopo aver capito che non faceva per me, ho deciso di abbandonarlo e ho iniziato a studiare da autodidatta il coreano prima di intraprendere questo nuovo percorso all’UNINT. Grazie al coreano, al quale mi sono avvicinata attraverso la musica e vari telefilm, ho conosciuto una cultura diversa e lontana anni luce dalla mia. Grazie alla musica coreana ho conosciuto molte persone da varie parti del mondo con cui ancora oggi sono in contatto; specialmente ho conosciuto due ragazzi coreani, uno dei quali è venuto questa estate a Roma. Ci siamo incontrati e abbiamo parlato per tutto il tempo in inglese, poiché era una lingua che ci accomunava. Mi ha spiegato molte cose sulla sua cultura e ho notato le differenze con quella europea, ma al tempo stesso, ora che studio cinese, noto molte similitudini con la cultura cinese.

In questo viaggio in cui ho descritto brevemente il mio rapporto con le lingue voglio affrontare come ultima lingua l’italiano, poiché è una lingua che tutti noi riteniamo importante e fa parte della nostra quotidianità. Io ho avuto e ho tutt’ora un brutto rapporto con l’italiano. Ancora oggi porto con me questo peso, dal momento che la ritengo una lingua difficile che raramente tendo a parlare correttamente. Al liceo sono riuscita ad apprezzare e a comprendere la grammatica e la letteratura italiana grazie ai miei professori; ma la base impartitami dagli insegnanti primari mi ha lasciato con il peso che mi porto dietro. Eppure, la difficoltà ad imparare correttamente tale lingua non mi ha portato a ritenere lo studio di essa inutile, anzi ritengo, come riteneva Antonio Muratori, che non bisogna essere ignoranti della propria lingua natìa.

In conclusione, ritengo che il mio rapporto con le lingue, è assolutamente da ritenersi positivo; sono avida di sapere e conoscere culture lontane dalla mia e che questo avvenga con diverse modalità, come la musica, i film, i libri e l’insegnamento stesso non può che essere per me una grande opportunità per essere in ogni momento “qui” ma allo stesso tempo “in ogni dove”.

Valentina Conti