En el silencio crece el viento
con su hoja única y su flor golpeada,
y la arena que tiene sólo tacto y silencio,
no es nada, es una sombra,
una pisada de caballo vago,
no es nada sino una ola que el tiempo ha recibido,
porque todas las aguas van a los ojos fríos
del tiempo que debajo del océano mira.

Pablo Neruda, “El sur del océano”, tratta da “Residencia en la Tierra”, 1935 (prima versione)

Benvenuti nel 2019: benvenuti nel futuro.
Benvenuti nel tempo in cui basta sbloccare il telefono per viaggiare in tutti i luoghi del mondo, per conoscere, attraverso un qualsiasi motore di ricerca, le diverse culture, le lingue, le ricette tipiche che tanto ci piacquero quella volta quando andammo in vacanza in quel paradiso. Dal mare alla montagna, dalla pianura alla città, il mondo ci ha regalato la luce del sole perché riuscissimo a sfruttare il suo calore, così come la neve per emozionarci al veder fluttuare ogni fiocco che cade dal cielo.


Non ho scelto una poesia a caso per iniziare questa nuova avventura del #MondayAbroad: si tratta di un componimento tratto da “Residencia en la Tierra”, una raccolta di poesie di Pablo Neruda, il quale decide di ripercorrere le varie fasi della vita, dall’infanzia alla vecchiaia, nella quale il rigore interno del suo simbolismo e della sua natura metafisica aiutano ad appurare il significato della sua indagine.
Siamo tutti residenti di qualche posto, che sia un paese o una città, ma Neruda parlava di un luogo diverso, ben più antico e decisamente più grande: il pianeta Terra.


Nella società odierna, cosmopolita come nessuna mai, in molti si definiscono come “cittadini del mondo”, grazie, magari, ai loro viaggi o alle varie avventure interculturali che hanno caratterizzato molti momenti delle loro vite, prima fra tutte l’Erasmus, una delle più magiche e pazzesche esperienze che possano capitarti nella tua vita.
Non semplice, ma nemmeno complessa, l’Erasmus ti rapisce il cuore e ti aiuta a chiamare “casa” anche il luogo più lontano, così come chiamare “famiglia” le persone che hai appena conosciuto, ma che sai che, sicuramente, capiscono alla perfezione ogni pensiero che ti sta passando per la testa.


Essere, comunque, residenti sulla Terra non è da tutti: ti richiede una buona conoscenza del tuo passato, una forte intraprendenza nel tuo presente e tanta, tanta, tantissima curiosità e buona volontà per il futuro. Neruda non rinnega la sua provenienza, né le sue origini, ma si sente accolto e amato nei molti posti che l’hanno ospitato e quindi decide di auto-definirsi utilizzando questo gioco di parole.


Quindi, Daje Tutta, raga: a chi è intimorito dal domani e a chi non vuole pensarci, a chi è pronto e deciso, a chi ha già trovato il suo posto nel mondo e a chi lo sta ancora cercando. Tanto, presto o tardi, avremo tutti una residencia en la Tierra e un tiempo que debajo del océano (nos) mira.

Ilaria Violi