#MondayAbroad Se chiudo gli occhi sogno…l’Europa dell’est e la Transilvania:
Il mondo è bello perché è vario: detto che, forse, tante volte perde il suo vero significato e che, per questo motivo, viene a sua volta sottovalutato o sopravvalutato.
Le righe che seguono raccontano un viaggio e non solo: Chiara ci ha aperto i suoi ricordi e oggi ha deciso di farli parlare per lei con un’esperienza che pochi possono vantare nel proprio bagaglio culturale; un’impresa che aiuta a crescere, a maturare e, a suo modo, a saper respirare.
Chiara e i suoi sentimenti parlano in prima persona e io, da spettatrice ammaliata, sono contenta di aver potuto leggere e immaginarmi in quei posti e davanti a quei paesaggi. #Torneremoaviaggiare
31 luglio 2017, ore 19.00: un traghetto in partenza da Ancona, con arrivo a Spalato alle 7 del mattino successivo. Era un periodo strano, particolare della mia vita, pieno di incognite e qualche certezza: era finito il primo anno di università, ero stanca dei tanti esami dati a giugno e luglio e il viaggio Unint-casa, al nord, non mi bastava. Così è bastato un clic su un sito internet per prenotare il biglietto per una settimana dopo per un traghetto da Ancona con destinazione… Croazia! Penserete “Oh, una bella vacanza in Croazia, al mare, sole, caldo, amici”, beh, ecco… non esattamente. Partiamo dall’inizio. Alle ore 19.00, come sopracitato, mi trovo davanti a questo traghetto che avrebbe attraversato tutto l’Adriatico fino alla Croazia in esattamente 12 ore. Lascio immaginare il caldo soffocante, accompagnato da uno zaino sulle spalle, una tenda e un sacco a pelo. Tutto lo stretto necessario.
Ma necessario per cosa? Non lo sapevo nemmeno io. E potrà sembrare una barzelletta ma non è così.
Non era stato pianificato
praticamente nulla: né luoghi, tempo, spostamenti, niente. Vi lascio immaginare
mia madre, che la mattina della partenza si sente dire dalla figlia appena
20enne che sarebbe partita per un tempo non ancora deciso, per delle mete che nemmeno
io sapevo quali sarebbero state. (Nota divertente di quest’imprevedibile
avventura: mi ha scattato una foto in caso avesse dovuto mandarla a “Chi l’ha
visto”, allegando la frase: “così almeno sanno come sei vestita”).
E così presi quel traghetto. 12 ore dopo ero in Croazia, una “toccata e fuga”
come si suol dire, per poi immergersi nei magnifici paesi dell’Europa dell’Est.
Spalato, Mostar, Sarajevo, Novi Sad, Belgrado, Timișoara, Sibiu, Brașov,
Sighișoara, Costanza, Vama Veche e Bucarest. 12 città viste, 4 nazioni
attraversate, Croazia, Bosnia, Serbia, Romania, in 20 giorni, con uno zaino,
una tenda e un sacco a pelo con me.
Tra tutte, la Romania è stata forse quella più sorprendente e in particolare la
Transilvania: piccole cittadine tutte colorate e caratteristiche come quelle di
Timișoara, Sighisoara, Sibiu e, Brașov.
“Chissà quanti rom, quanti zingari avrai incontrato”, tipica frase una volta
tornata in Italia a chiunque raccontassi del mio viaggio. La verità è che ciò
che ricordo della Romania è esattamente tanto colore, per l’appunto nella zona
della Transilvania, tanta gente che mi ha ospitata aprendo le loro case senza
problemi, indicandomi le zone più suggestive da visitare, oltrepassando
barriere di ogni tipo, linguistiche e culturali per aiutarmi, reinventandosi
guide turistiche per mostrarmi le parti della loro terra di cui erano più
orgogliosi e il loro cibo, prevalentemente a base di carne. (Quella non può mai
mancare, così come non è mai mancato il caldo: 42/43 gradi era la temperatura
che mi ha accompagnata durante tutto il viaggio).
La Transilvania è uno dei punti più alti dell’intera Romania: contiene zone in cui si snodano i monti Carpazi, è meravigliosa dal punto di vista naturalistico ed è caratterizzata da piccoli borghi costellati di case ed edifici antichi (ognuno con un colore diverso dall’altro), viste mozzafiato e i celebri castelli medievali, come il famoso castello di Dracula, il Castello di Bran, uno dei monumenti della Romania più conosciuti al mondo, a mezz’ora da Brașov.
Brașov, cittadina
di poco più di 300.000 abitanti, ha una delle viste più sorprendenti che i miei
occhi abbiano mai ammirato (e io sono abituata a salire su castelli, torri e
chi più ne ha, più ne metta, in qualsiasi città io vada, ma questa mi ha
letteralmente lasciato a bocca aperta).
Certo, la salita fino a quella roccia in cui sono seduta è meglio farla con la
funivia, comunque vi assicuro che la vista vale tutto il prezzo del biglietto,
non proprio così economico, forse. Una volta arrivati fin lì, ci si perde
completamente nel paesaggio: la vista dà sulla grande piazza principale di
Brașov (che si vede in foto), su tutta la città e oltre. La discesa poi, così
come la salita, si può fare sia con la funivia, sia a piedi: bisogna solo
scegliere se metterci mezz’oretta o 3 ore (quelle che ci ho messo io scendendo
a piedi per le strade buie di un bosco, perdendomi e riperdendomi per poi
ritrovarmi dall’altra parte della città).
Se, dunque, dovessi riassumere questa vacanza nell’Est Europa, direi
sicuramente che non è stata una vacanza turistica, bensì un’esperienza da
viaggiatrice: un viaggio all’insegna di un’immersione totale nella cultura del
posto, composta, quindi, da lingua (persino l’alfabeto era diverso in alcune
delle nazioni menzionate) e tradizioni totalmente diverse dalle nostre; un viaggio
fatto di lunghi spostamenti in treni di 3,6,9 ore, di ostelli; di gente
speciale che mi ha ospitata e mi ha permesso di abbattere ogni tipo di
pregiudizio; di notti passate in stazioni, in parchi, o in tenda in riva al
mare, senza smartphone, senza orologio, senza tempo.
Proprio su questo vorrei concentrarmi: un viaggio senza tempo. Non c’era mattina, ora di pranzo, ora di cena, l’ora del ritorno a casa, non c’era nulla: c’era la vita, fatta di racconti, di conoscenze, di camminate tra città nuove, belle, affascinanti e tanto diverse dalle nostre. Un viaggio diverso dagli altri, il viaggio del grande cambiamento della mia vita.
Chiara Ferrario