Se chiudo gli occhi sono a… Istanbul!
Carissimi amici e colleghi viaggiatori,
siamo nuovamente alla ricerca di fonti d’ispirazione che ci consentano di viaggiare anche solo per un secondo verso qualsiasi genere di destinazione, che sia questa lontana e sconosciuta, o vicina e familiare.
Oggi vi consiglio di lasciarvi trasportare dal racconto di una bloggheggiante (ho coniato questo termine qualche tempo fa per riferirmi ai partecipanti al nostro meraviglioso UNINTBlog) di fiducia: Evelyn, mamma della fantastica rubrica in collaborazione con RadioUNINT #LoSapevateChe!
La nostra protagonista odierna è una ragazza molto curiosa e disponibile, che si è dimostrata da subito interessata a condividere con me (e con tutti Voi) la sua avventura in una delle città più importanti della Turchia: Istanbul!
Parto col dire che il suo entusiasmo pervade in ogni sua parola, quindi spero vivamente di portare onore alla sua esperienza: Evelyn ha visitato più volte la Turchia e Istanbul, dunque, come possiamo immaginare, conosce veramente molto di questo paese, di questa città e della cultura di per sé.
Mi è praticamente impossibile riportare in un solo articolo tutte le curiosità che mi ha narrato, ma proverò comunque a riportare quelle che mi hanno richiamato maggiormente l’attenzione.
Evelyn ha soggiornato nella parte asiatica, molto diversa da quella europea, sia in termini architettonici, sia in termini culturali: con una semplice passeggiata, ci si può rendere conto delle differenze anche solo nell’approccio al turismo (in genere, chi visita la città, tende a focalizzarsi nella sponda europea, dove si possono trovare le moschee più famosi e i numerosi bazar tipici del luogo); ciononostante, secondo lei, la parte migliore della città è quella asiatica, in quanto ritenuta più vera, storica e tradizionale (pensate che solo nella parte asiatica è possibile ammirare una favolosa chiesa armena nei pressi di una moschea!).
L’amore per la cultura, il territorio e il paesaggio turco l’hanno spinto a visitare questi luoghi più volte: “mi hanno sempre insegnato a vedere Istanbul come il perfetto incontro tra Oriente e Occidente” […] “ricordo che ho avuto la prima vera occasione di visitarla bene quando avevo circa 16-17 anni. Da quel momento ho iniziato a innamorarmi sempre più… figurati che, solo l’anno scorso, sono andata due volte!”
Per quanto riguarda l’aspetto culinario, Evelyn mi racconta del tipico odore di kebab che puoi assaporare lungo le strade… una delizia per il palato!
Rispetto alla cultura, la nostra bloggheggiante tiene molto che venga riportata la grande apertura mentale e sociale riscontrata nel popolo turco: “loro si sentono vicini, in qualche modo… ci sono molte correnti di pensiero che affiancano Istanbul a Roma, per esempio! Inoltre, piccola curiosità, ho notato che nelle loro librerie sono presenti molti libri italiani! È molto interessante vedere come sentano vicina una cultura che, comunque, riporta molte differenze rispetto alla loro.”
“Ho sempre trovato persone pronte a raccontarsi e a raccontare la loro storia, magari davanti a un tè, con ospitalità e orgoglio: credo che queste due ultime parole siano caratteristiche fondamentali per descrivere il loro passato e i loro trascorsi e lo dimostrano in molte occasioni.”
Evelyn mi racconta, inoltre, di un forte senso di attaccamento alla storia, alle tradizioni e anche a determinati beni materiali: si cerca, per esempio, di rimanere sempre nella stessa casa, proprio come se anche le mura facessero parte della famiglia e fossero parte fondamentale per la costruzione dei loro ricordi.
Passiamo, invece, alle meraviglie per gli occhi: in primis, la moschea di Santa Sofia (adibita a museo fino a poco tempo fa) e la moschea blu, la più famosa e l’unica con sei minareti, capace di suscitarti emozioni molto difficili da provare in altre occasioni grazie alla sua aurea di potenza e le sue decorazioni interne; palazzo Topkapi, il palazzo dei sultani ottomani, ottimo escamotage per immergersi in tutta la storia dell’Impero, molto diverso dalla nostra architettura, in quanto è composto da due costruzioni, una interna e una esterna, le quali compongono una piccola città imperiale (curiosità: si dice che proprio all’interno del museo è conservato il bastone col quale Mosè divise le acque nel passaggio sul Mar Rosso); la moschea di Solimano, preziosa soprattutto per la sua vista, dalla quale si può ammirare tutto lo skyline della città; il Gran Bazar, il mercato coperto più grande del mondo, definito come un labirinto con (almeno) 4000 negozi, tanto da dover essere tutti numerati per facilitare l’orientamento dei negozianti stessi all’interno (non voglio immaginarmi il Black Friday in un luogo del genere…); il Bazar delle Spezie, dove vengono vendute maggiormente le spezie, oltre ai cibi tipici; la Kalaba, zona della città, a parere di Evelyn, paragonabile a Montmartre a Parigi, in quanto molto artistica, dove ci si può lasciar ispirare dall’arte grazie a tante piccole boutique e quadri appesi agli edifici; la Torre di Galada, conosciuta anche come la Torre dei Genovesi, in quanto è stata costruita da mercanti italiani di Genova (belin che bel!), punto migliore per ammirare la città dall’alto; infine Piazza Taksim e Istiklal Caddesi, un viale gigantesco, dove sono presenti le grandi marche europee e che si può definire come tra le zone più alla moda della città.
Concludiamo l’articolo con l’ultima domanda: merita tornare?
“Assolutamente sì: è un luogo che mi può dare ancora molto e che sento che devo ancora finire di scoprire; se ho capito qualcosa, è che il mix culturale che puoi trovare al suo interno, ti consente di lasciarti trasportare dall’irrazionalità della città. Se il 2021 me lo concederà, ci ritornerò sicuramente”.
Allora? Che cosa aspettiamo a partire?
Ilaria Violi