Lo Smart Working nella moda
Quando la distanza cambia il modo di ascoltare, prendere decisioni e fare progetti

Sempre più aziende scelgono il lavoro a distanza, lo smart working sembra l’unica soluzione al periodo di emergenza che tutti stiamo vivendo. Esso appare la risposta perfetta per arginare il contagio e per non arrestare l’economia. Lo smart working risulta immediato, produttivo e concreto, ma purtroppo non può essere applicato in tutti i settori professionali. Alcuni lo percepiscono come la rivoluzione dell’attuale sistema organizzativo, la giusta “spinta” che assicura una medesima o addirittura ampliata produttività oltre al notevole risparmio per quello che concerne i costi relativi agli spostamenti dei dipendenti (emissioni di CO2). Altri invece vi riscontrano delle criticità: in primis la difficoltà di comunicazione ed il probabile misunderstanding tra i colleghi che formano un gruppo di lavoro. In Secundis vanno considerati i casi di cali di attenzione connessi ad un uso eccessivo del pc, da non trascurare la sensazione di isolamento che potrebbe provocare.

Il mondo della moda, grafico e sempre al passo con i tempi, ha deciso di adoperare la modalità smart per quanto riguarda la sua amministrazione e più generalmente parlando, esso sta cercando di cogliere un lato positivo dalla tormenta covid-19. Ma si può davvero parlare di produttività e riequilibrio nel mondo della moda o le sue caratteristiche specifiche di creatività e celerità pregiudicherebbero la buona riuscita dello smart working?

Cercherò di rispondere a questo quesito attraverso degli esempi tangibili valutando vari aspetti.

Una considerazione positiva arriva sicuramente dal taglio dei costi: la modalità smart consente una riduzione delle spese aziendali in termini di logistica e di costi energetici. Alcune aziende come Alexa Chung studios con sede a Londra, hanno uno spazio ricreativo composto da cucina e dispensa ed addirittura un bagno con doccia per permettere al loro staff di ricomporsi prima di partecipare a un evento mondano. Inoltre, calcolando l’impatto ambientale, si potrebbe stimare un risparmio minimo annuale di 135kg di CO2 per non parlare del fatto che la modalità smart sembri conciliare il dilemma su cosa scegliere, “vita privata-vita lavorativa”, in maniera soddisfacente. Questa modalità rivela una soddisfazione personale di +35% dovuta al fatto di potere essere impeccabili ed efficienti in entrambi i campi.

Passando invece, come dovuto, agli effetti negativi si stima che la percezione dell’isolamento e la difficoltà di comunicazione seppur adeguatamente sopportate dalle tecnologie, siano ancora il cruccio centrale della questione.

Delle considerazioni e delle intuizionipositive arrivano soprattutto dal mondo della moda che ancora una volta dimostra di non essere solamente il bello e il piacevole, ma anche di essere un settore concreto, funzionale e ben organizzato. Qui la modalità smart è diventata tendenza, come lo è sempre stata quella di abbracciare “smart people” proiettati a guidare un’azienda che comporta qualità e caratteristiche specifiche sia nel canale offline sia in quello online: abilità nel prendere decisioni, capacità di ascoltare, di osare e di reagire alle pressioni elaborando soluzioni.

È il caso di Hélène Poulit-Duquesne, Ceo di Boucheron, azienda di orologeria e gioielleria con sede a Parigi. Si parla di programmi che, nonostante contemplino tassativamente diverse ore di meeting online, concedono anche la possibilità di riscoprire i piccoli piaceri dimenticati dalla frenetica vita parigina. Tuttavia, la nostalgia dell’ufficio è solo uno dei piccoli tasselli dell’ingranaggio -conseguenza Covid-19 – Ma cosa succederà quando il lockdown terminerà?

Un altro esempio è Jean-Christophe Babin, Ceo di Bulgari che sottolinea l’importanza del pianificare adesso in relazione al futuro. Per poter gestire in maniera soddisfacente il lavoro da casa, sono necessari alcuni strumenti di lavoro come ad esempio Microsoft Teams e Zoom. In particolare quest’ultimo programma, disponibile anche in versione app, si sta rivelando uno strumento fondamentale per l’industria della moda in quanto permette la visualizzazione del prodotto, in questo caso, il prezioso gioiello, nel particolare dei suoi dettagli: un’esperienza essenziale e appagante per il cliente.

Tutto ciò permette all’azienda di far fronte all’emergenza in maniera efficace andando ad incidere su quella porzione di lavoratori che non sono direttamente impegnati nella produzione di gel sanitario, come ha dichiarato più volte la casa madre LVMH. Altre misure concrete riguardano la sospensione della nuova collezione di alta gioielleria BVL: come specifica Babin, la data stabilita per giugno 2020 resta ancora troppo incerta per l’organizzazione di un evento collettivo.

Per quanto riguarda l’industria del vestiario, Nicolas Santi-Weils direttore artistico di Ami Paris, sostiene l’importanza di pianificare un timing per le conferenze tramite Zoom: un massimo di 40 minuti è da considerarsi il necessario per la produttività. Oltre alle tempistiche, si parla di tagli; se la collezione autunnale resterà immutata si potrà pensare a una leggera riduzione per quanto riguarda gli ordini all’ingrosso della collezione invernale.

L’unico canale su cui investire ora sembra quello online. Tuttavia le perplessità riguardanti la presentazione della nuova collezione sembrano abbondare soprattutto per quello che concerne la creatività, la fluidità dei tessuti e l’armonia della mise nel suo complesso. Bastien Daguzan, direttore artistico di Paco Rabanne, sostiene che la creatività nella moda non possa essere compensata dall’efficienza. Con la preparazione della collezione SS-21 in corso, l’azienda si interroga sulla validità dell’organizzazione di un evento così importante come una sfilata su catwalk, da remoto. Ma la direzione, almeno per il momento, sembra protendere per lo showroom digitale poiché calcolando anche le restrizioni di viaggio nel post cov-19, ad assistere sarebbe inevitabilmente un pubblico limitato.

Quindi che sia in un attico soleggiato a Parigi, in un appartamento di New York o in un cottage in Normandia, la moda non si ferma: si fa smart e si dà degli obiettivi in attesa di poter riprendere a catturare il suo pubblico dal vivo. E noi siamo con lei, rigorosamente in smart-mode.

Fanny Trivigno

FONTI

https://www.google.it/amp/s/www.corriere.it/moda/20_marzo_24/effetto-smart-working-l-commerce-destinato-crescere-shopping-on-line-va-tute-biancheria-gioielli-fd6b4e8e-6d10-11ea-ba71-0c6303b9bf2d_amp.html

https://www.google.it/amp/amp.ilsole24ore.com/pagina/ACQTsBMB

Coronavirus: catastrofe della moda o riequilibrio?

https://www.voguebusiness.com/talent/articles/luxury-fashion-ceo-headhunters-executive-search-recruitment-burberry-gucci/

https://www.voguebusiness.com/companies/4-luxury-chief-executives-on-leading-remotely-bulgari-ami-paco-rabanne-boucheron-covid-19