Archeoplastica: museo degli antichi rifiuti spiaggiati
Buon giovedì humankind!
Sabato 12 novembre mi sono recata insieme alle mie colleghe del blog al Centro Commerciale Leonardo per la mostra “the plastic age – un progetto di educazione ambientale” di Archeoplastica e WWF per sensibilizzare le nuove generazioni sul tema della sostenibilità e della circolarità della plastica.
Il fulcro di questo progetto è appunto l’esposizione di reperti di plastica rimasti intatti per oltre 50 anni: all’interno dell’allestimento, infatti, ci siamo imbattute in carcasse di flaconi, detersivi e barattoli risalenti a decenni fa ritrovati spiaggiati sulle coste salentine. Infatti, il creatore del progetto Enzo Suma e fondatore di “millenari in Puglia” ha voluto dare vita a questa mostra per portare all’osservatore a riflettere da un’altra prospettiva sul problema “dell’inquinamento plastica” nel mare: non più un mero messaggio ma una visione chiara e cruda della realtà.
Queste tre foto di queste sei carcasse sono state quelle che maggiormente mi hanno colpito, non in senso positivo ovviamente. Mi hanno fatto riflettere davvero molto sul nostro consumo eccessivo di plastica anche e soprattutto negli alimenti come la confezione del nesquik o del caffè. Per non parlare inoltre delle creme abbronzanti comuni sulle spiagge, dei detersivi e dei numerosi giochi per bambini. Ecco perché sono qui a invitare tutti voi alla visione della mostra (visitabile anche online) proprio perché fa riflettere su molti aspetti della nostra vita.
Personalmente, in estate, non riuscirei mai a gettare i rifiuti nella sabbia o nel mare. Bisogna considerare, infatti, che molti di questi provengono da passanti che li gettano (per terra), soprattutto nelle località marittime, non curanti che vento, pioggia o un qualsiasi movimento può farli finire dritti nel nostro mare. Stessa cosa vale per le nostre aree verdi: milioni di rifiuti ogni giorno vengono trovati nei nostri parchi, giardini e aree bonificate, quanta plastica si troverebbe risalente ad anni ed anni fa? Scommetto centinaia di carcasse, ancora perfettamente intatte! Perché di questo si parla: la plastica ritrovata nel mare si accumula proprio perché non si disintegra, non si scalfisce ma rimane intatta. E quindi perché non riciclarla? Perché non riutilizzarla? Perché gettarla quando dura decenni?
Quest’articolo non lo sto scrivendo per spendere delle parole su consigli su come sostituire la plastica ma su come sia importante il suo riciclo e la sua natura, perché la plastica è INFINITAMENTE RICICLABILE.
Oggi voglio dire a voi cari humankind che avere una tutela del nostro ecosistema non è un’impresa così ardua o così drastica come tutti dicono: tutto nasce da piccoli passi, anzi minuscoli, ma che faranno una grande differenza se fatti tutti insieme. Non dite mai a voi stessi che siete una goccia d’acqua in mezzo all’oceano o che un vostro gesto non potrebbe mai fare la differenza perché non è così: informarsi, studiare e stare attenti alle minime cose sono la base per uno stile di vita all’insegna dell’amore per l’ambiente. Siate la differenza che permetterà di NON ritrovare un flacone di plastica nel mare nel 2080.
Che dire! Spero che quest’articolo vi sia piaciuto e che vi abbia lasciato un messaggio di speranza non di tristezza: non è mai troppo tardi per fare la differenza. Ringrazio ancora una volta tutti voi per i meravigliosi feedback che ricevo e per il supporto e i voti che osservo nelle storie!
Ci vediamo come sempre ogni giovedì con la serie #GreenTips!
P.S. Oggi più sentito che mai, ricordate sempre “l’unica cosa che non puoi riciclare è il tempo perso!”.
Chiara Costanzo