Quanto conosci la lingua italiana?

Cari lettori e care lettrici,

questa estate torna la rubrica che ci permette di approfondire la lingua italiana. Ogni anno ci sono tante nuove parole che vengono aggiunte al nostro vocabolario, mentre tante altre cadono in disuso.

A tal proposito, scopriamo tre termini, di ambiti diversi, che potrebbero suonare nuovi alle vostre orecchie!

PERLESCENZA

Effetto visivo che si produce quando una superficie colpita dalla luce manda, o crea l’illusione di mandare, riflessi perlacei o madreperlacei particolarmente lucenti e brillanti.
La parola è calco dell’inglese pearlescence ‘effetto perlaceo, madreperlaceo’ ed è rifatta sul modello di iridescenza e opalescenza. Mentre il sostantivo perlescenza è attestato in italiano solo dal 1991, l’aggettivo che ne deriva, perlescente, circola già negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento nel linguaggio della chimica industriale e indica la caratteristica di alcuni pigmenti, di conferire, alle colorazioni cui vengono aggiunti, luminosità cangianti, appunto di tipo perlaceo.
(Fonte: Accademia della Crusca)

“La trasparenza e perlescenza ed il profumo tenue e delicato sottolineano il concetto di prodotti che pur svolgendo un’azione efficace, sono assolutamente non aggressivi e rispettano il naturale equilibrio di pelle e capelli”.
(Neutro Roberts, in «L’Europeo», 22, 31 maggio 1991, p. 129)

BIBLIOSMIA

Scorrendo il glossario si scoprono molte parole curiose. Compare anche un neologismo italiano dal sapore nostalgico. Con bibliosmia si indica la sensazione piacevole data dal profumo di un libro. La bibliosmia è legata per ovvie ragioni ai libri di carta, almeno fino a quando non verranno inventati dei tablet odorosi che stimolino in qualche modo anche l’olfatto. Utopia? Chissà. Nel romanzo Il mondo nuovo Aldous Huxley aveva immaginato i cinema multi-sensoriali e non è detto che non possa accadere per i libri.

In Norwegian Wood Haruki Murakami descrive in poche righe l’innamoramento olfattivo per la lettura: “Leggevo e rileggevo lo stesso libro molte volte, e a volte chiudevo gli occhi e mi riempivo i polmoni del suo odore. Il semplice annusare quel libro, scorrere le dita tra le pagine, per me era la felicità”.
(Fonte: La Repubblica)

CROMATOFOBIA

La paura dei colori. Chi ne soffre, vorrebbe vedere il mondo solo in bianco e nero, perché i colori sono un’autentica fonte di sofferenza. Come molte altre fobie, anche questa è scatenata dall’associazione inconscia di un colore (o dei colori in genere) con un evento traumatico e nasce dunque come meccanismo di difesa. Le persone che ne sono affette possono arrivare a temere tutti i colori o uno solo in particolare.
(Fonte: Corriere.it)