Maison Celestino

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La storia della Maison 100% Made in Italy

Chi è la Maison Celestino e quali sono le sue origini, lo scopriremo qui di seguito riportando alcuni cenni sulla nascita e sull’evoluzione del brand totalmente Made in Italy. Nata agli inizi del ‘900 dal Maestro Eugenio Celestino, la Celestino s.r.l. si è evoluta nel corso delle generazioni, dall’attività di tessitura artistica, alla creazione di prodotti tessili per l’arredo casa e corredo, fino alla creazione di vere e proprie collezioni di alta moda italiana. Al Maestro va il merito di aver saputo amare e valorizzare ma soprattutto conservare l’attività della tessitura in una produzione di eccellenza. Nel corso degli anni della sua carriera, gli sono stati conferiti diversi riconoscimenti istituzionali, partecipazioni ad esposizioni di notevole prestigio, a mostre di mercato e di immagine. Di illustre importanza è la visita a Roma nel 1936 della Principessa Maria Josè di Savoia all’esposizione Celestino. 

Oggi, Caterina Celestino, è la portavoce della storica azienda tessile Celestino Tessuti e della Maison Celestino, nipote del maestro Eugenio, che riprende in mano il timone della passarella. Con la sua forte volontà, passione, fiducia nell’azienda della sua famiglia, con dedizione e sacrificio rende un’antica sapienza ancora più affascinante, glamour e moderna.

Curiosando tra le origini si scopre inoltre che la Maison Celestino è una storica casa di moda italiana, marchio amato dal jet set internazionale, dalla regina Maria José di Savoia ad Ava Gardner. Nota per i tessuti preziosi che vengono utilizzati nella realizzazione degli abiti, per i disegni sofisticati delle stoffe e nello stesso tempo per le linee essenziali.  La ricerca appassionata della qualità di cui sono intrise la natura e la composizione dei filati, la loro artigianalità e la trama fitta e preziosa di storia e d’identità che i preziosi disegni, realizzati dalla sapiente esperienza di maestre tessitrici su telaio artigianale, rievocano e plasmano ad ogni creazione gli elementi che determinano il 100% del prodotto italiano.

La cicogna è il logo inconfondibile della Maison Celestino, omaggio al territorio Jonico la cicogna bianca, che secondo il mito di Antigone è il simbolo dell’amore e della fedeltà, e rappresenta, peraltro, una specie della famiglia delle Ciconidi che da qualche anno ripopola i cieli calabresi.

L’evoluzione della Maison segna il passaggio dal telaio all’alta moda. Dall’arte del telaio di antica tradizione longobucchese, centro montano della Sila, dove è stato di recente inaugurato un museo ad hoc che custodisce tra gli altri anche lavorazioni dell’Azienda, la CELESTINO è stata capace di evolversi, valorizzando il patrimonio, innovando, abbracciando e facendo proprie le tendenze fashion della moda di oggi. La maison crea una rielaborazione stilistica e concettuale dei tessuti in pura fibra naturale (il lino, la canapa, il cachemire, la seta, il cotone) e dei disegni della tradizione che, anche grazie all’ausilio di importanti stilisti e fashion designer, vengono presentati in capi di abbigliamento e preziosi accessori che incontrano il gusto della modernità.

Sin dalla prima collezione presentata sulla scena italiana attraverso il fashion happening promosso a Roma, nella sontuosa cornice di Palazzo Ferrajoli, in seguito la partecipazione alle Fashion Week istituzionali come ALTAROMA e MILANO FASHION WEEK sino ad arrivare all’ultima presentazione mozzafiato avvenuta a settembre 2020 in una cornice da sogno dove il sole al tramonto, il vento tra gli ulivi scolari, il verde intenso di una natura madre di creazioni superbe legate inscindibilmente alla loro appartenenza evoca la emozionante rassegna degli abiti proposti da Maison Celestino con la Collezione P/E 2021 nella sfilata svoltasi presso la storica e elegante Vaccheria Foti di Rossano, terra d’origine del brand. Hanno sfilato capi haute couture in rigorosa fibra naturale, in cui la ricerca del bello accessibile sposa senza compromessi il lusso della qualità. Impossibile non restare ammaliati da cotanta sensualità ed eleganza, doti che caratterizzano tutte le collezioni della Maison Celestino, il capo firmato CELESTINO non è caratterizzato solo da un design moderno e suggestivo ma riesce a conferire un senso di importanza e di emozione in chi lo indossa.

By Maria Christina Rigano

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Annalisa Queen, il nuovo fashion brand attento alla sostenibilità

È stata da poco inaugurata a Roma, nel quartiere Monti, la prima boutique monomarca del brand Annalisa Queen della giovane stilista romana Annalisa Caselli. Giovanissima e con un cv invidiabile tra cui le presenze alla Montecarlo Fashion week nel 2018 e la Fiera della Moda Italiana di Kiev nel 2019, la stilista del brand Ethical-Friendly si presenta con un contributo importante e concreto nel mondo green.

Il riciclo rappresenta la vera svolta nelle collezioni della stilista: innovazione, protezione dell’ambiente e la sua salvaguardia investendo sul presente prima ancora che sul futuro. Ogni dettaglio si configura come un’esecuzione perfetta e bilanciata; dai colori alle forme nulla è lasciato al caso persino l’etichetta interna è realizzata con materiale di riciclo. Inoltre, I capi vengono realizzati da un laboratorio, Onlus italiano, che si occupa di ridare lavoro e dignità a donne che provengono da storie difficili.

La collezione in boutique A/1 2020-2021 si presenta come un’iscrizione fiabesca, la breve descrizione di un progetto, un sogno realizzato: “C’era una volta un giardino incantato su un pianeta ancora sconosciuto, tra piante aliene e creature fantastiche, un luogo ancora incontaminato in cui l’uomo ancora non era giunto.”

La boutique, un luogo incantato dove regnano etica, sostenibilità e riciclo. Un luogo dove è possibile trovare qualità ed artigianalità senza dover rinunciare alle nuove tendenze. Un luogo dove i tessuti sono calzanti come una seconda pelle e frizzanti come la vita che portano dentro. Per la collezione F/W 2020 2021 sono stati scelti tre tessuti le cui colorazioni richiamano il cromatismo della stagione: russo ruggine di cotone biologico, un pile in poliestere riciclato con il disegno astratto dagli intrecci tropicali e un tessuto filamentoso con diverse variazioni di colorazione come a richiamare il presagio onirico della tendenza. Tra le altre nuance presenti possiamo trovare: il verde brillante, il viola, la terra bruciata che in boutique si oppongono elegantemente alle pareti soft Pink.

La collezione si compone sia di capi “classici” come pantaloni slim e gonne a ruota sia di capi innovativi e geometrici come i corti destrutturati o i capi in pile dal taglio irregolare fino a capi “composti” vera eccezionalità del brand nati da materiali di scarto di collezioni precedenti. La collezione è inoltre accompagnata da accessori in pelle biologica interamente realizzate attraverso gli scarti dell’ananas come le borse dal design contemporaneo e un bracciale realizzato con scarti di tessuto filamentoso con pochette in coordinato. Completano l’outfit i gioielli in bronzo dove ancora una volta la natura fa da musa ispiratrice con il suo essenzialismo e la sua grazia avvolgente.

La filosofia soggiacente del brand è l’utilizzo sempre maggiore di materiali ecologici e/o riciclati sia per gli abiti che per gli accessori oltre allo stesso arredamento della boutique romana, infatti, piccola oasi eco-sostenibile, è realizzata in materiali di riciclo: dalle vernici Airlite (pittura naturale antibatterica che purifica l’aria) al pavimento FSC (Forest Stewardship Council), marchio di certificazione che garantisce che i materiali legno-cartacei utilizzati derivino da una gestione forestale rispettosa dell’ambiente.

Fanny Trivigno

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Sources:
CS Stefania Vaghi Comunicazione “Annalisa Queen brand etico e sostenibile”;
Photo Credits: Justyna Pawlowska;
https://www.annalisaqueen.com;
https://www.facebook.com/AnnalisaQueen.mhf;
https://www.instagram.com/annalisaqueen/

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Emily in Paris Courtesy of Instagram EIP Official Page

Emily in Paris: the fashion tv series that criticizes les Parisiennes

The Netflix scenario has been surrounded by many news during this year. For the most fashionable viewers the waiting was all concentrated into the new chic comedy-drama, Emily in Paris, by the Darren Star the creator of Sex and the City (also Beverly Hills 90 and Melrose Place).

The plot is set from Chicago to Paris where Emily an industrious and lively girl turns up for a work opportunity in the city of love, and fashion, Paris.

She will be surrounded by a super French chic entourage headed by Sylvie, played by the brilliant Philippine Leroy-Beualieu who seems to be extremely unsympathetic to the American girl since the first day. A meeting of minds one “shouting” in English about the importance of social media for an efficiently marketing approach, the other whispering in French and strongly believing in the “old methods” of marketing.

The result is straightforward: a series of events will confirm Emily as a creative, intuitive ace in the fashion game. but before that many challenges will be faced.

As Emily arrives to Paris, she settles into a perfect artistic little flat and meets several new characters. The firstly charming neighbor, Gabriel, who cooks in the restaurant nearby in the district. The two will immediately find a chemistry but, drama spoiler, the guy is taken.

Soon Emily will meet Mindy, a Chinese who’s escaping from her home in Shanghai to prove her independence and ending up being a nanny (still, a fashionable one).

Then Emily meets Camille, the sweetest Parisienne in the city, who happens to be in a relationship with Gabriel making the potential romance a failure from the beginning.

But, the city is still hers.

Even if the workplace is a chronicles of nightmares and her cultural misadventures make Emily a funny character before making her a fashion influencer, she will eventually end up blossoming into a fierce woman fascinating even the most unlikely-susceptible character, Pierre Cadault the anchor-designer of the season and the lucky star among the Emily’s P.R. agency customers.

Few questions arose during the view of the series and some are deliberately left unanswered for the next season.

  1. Is it snob(bish) really cool?

The description of the Parisienne atmosphere at the workplace has left the French public particularly annoyed.  Some argued that the visitors could be “traumatized” by the antiseptic vision that the people who actually live in Paris have in relation of the visitors from abroad. Not guests, not visitors more like strangers here the word we are looking for. This is like an inner circle: if you cannot share the same ideals of the big city, you’re labelled as “out of market”. But from people who once where from abroad and successfully integrated into the city, with struggle of course but not exceptionally atrocious as the series describes, Paris is more opportunities than opportunism. The series has been ironically seasoned by Americans using misunderstandings as a sharp blade cut the, hypothetically, serious atmosphere.

  • Is Fashion a debate of generations?

First Emily vs Sylvie then Pierre Cadault (who sound very much like Arnault, very clever) vs Grey Space. The debate is true: from methodology and approach to designer and production. Emily is a fresh, lively twenty-something girl who unexpected turned her life upside by moving to Paris. Her views for promotion are quite different from Sylvie ones’ more related to the vis-à-vis relation with the client and overall against the fast turn of social media, considering them as a tool not exactly an end. But the combinations of the two is that balance we wish to see in season two, a training- supportive adventure that is not far from reality if you think about flourishing firm which constantly invest in their human resources. As for Pierre Cadault and Grey Space the debate is also visual: one reminds the golden age of Paris and the romantic silhouette of Christian Dior (at least at the beginning of the series), the others are street-styled almost futuristic pioneers of a generations that sometimes seems to be a little too contemptuous.

  • Is love preventing us from ruling the world?

The hardest question not just from this series I presume. Love and work, carrier and private life. Find the perfect balance is already difficult even if there are not connected in the same field: as Emily exceeds in one this the other seems to be at least damaged. The  city of love will for sure call for many romantic encounters: a fascinating but pedantic teacher, an impossible love story and, for now, the shadow of Mathieu Cadault, heir of Pierre, are the possible “distractions” for our Emily: who’s going to overturn the annoying Parisienne stereotype first?

  • Who’s really Pierre Caldault?

The most hunted fashion icon and designer of the season needs of course a personal space.

Even if at the beginning he could seem a gathering of all the worst attributes for French people, during the developing of the season, his character grows as well touching some important aspect of the fashion industry like acceptance, the fear of the failure and the exactment of renovation. Starting like an elegant owner of an “aristocratic” atelier he struggles with the innovative designer of Grey Space represented by two young Americans who believe that the future of Haute Couture is the simplification of the system by using Jumpers and culdoscopies textures in their production.

After several moments of discomfort and almost a resignation, Pierre comes up with a new concept of Haute couture which engage the street wear and the youth of its public. From soft colors and textures to strong and daring overlapping of fluos and tons, tons of tulle. To conclude every dress has some sort of message according to the concept of “think differently”. Pierre creations have something of Jean Paul Gaultier from the pistol dress in velvet in 1984 to the “outrageous” black leather dress of Madonna later on but also something very Italian like the creation of Moschino of the last years, like the icon black dress with the capital white letters “You can dress me up! but  you can’t take me out”.

A dress, a statement.

Fanny Trivigno

Sources

https://www.independent.co.uk/arts-entertainment/tv/reviews/emily-paris-netflix-review-lily-collins-b714646.html

https://www.vogue.it/moda/article/jean-paul-gaultier-momenti-memorabili-sfilate-carriera

https://www.instagram.com/emilyinparis/?hl=en

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Chanel Spring/Summer 2021
Il nuovo glamour secondo Virginie Viard

Creare qualcosa dopo l’era Lagerfeld sarebbe stata comunque una sfida. Ma l’ormai noto direttore artistico della maison francese, Virginie Viard, ha scelto di proporre un omaggio al cinema per la nuova collezione S/S 2021, così come è stato possibile vedere nei corti di Inez e Vinoodh che hanno contribuito ad anticipare il théme de la collection richiamando il cinema francese e le situazioni “tipiche” da film.

 “Questa collezione rappresenta un tributo alle muse della maison. Alcune di loro sono molto lontane nel tempo (..)” afferma la Viard riferendosi a Romy Schneider, Jeanne Moreau e Anna Karina comparse nel video promozionale antecedente alla sfilata.

La collezione S/S 21 è inedita, rappresenta un legame inteso tra arte e bellezza fino a ricreare una nuova definizione di glamour quasi in contrasto con lo stile hollywoodiano della passerella in cui la scritta “Chanel” appare in Capital letters sullo sfondo del Grand Palais.

Poche le uscite con abiti da sera e pochi sfavillii, i colori sono solidi e classici così come i capi che sfilano: bermuda con o senza giacca in coordinato, i tailleur. I colori poi si urbanizzano tramite le T-shirt a stampa con logo fluo e jeans in coordinato; lo stile casual è poi individuabile anche nei maxi-abiti, morbidi come foulard e modellati perfettamente sui corpi delle manequin.

Il glamour che la maison propone per il 2021 è pieno di confidenza ed intraprendenza, uno statement lontano dal Golden Age di Hollywood e molto più vicino alla disinvoltura di Jane Birkin o Twiggy degli anni 60. “Stavo pensando a quelle attrici che ci hanno fatto sognare tanto (..) ma non volevo fare una citazione vintage, volevo che fosse tutto colorato e giocoso” così sorprende Virginie Viard facendo riferimento alla nuova collezione. Che il passato sia un archivio di idee e revival non stona con il messaggio incentrato sulla nuova Hollywood, colorata e solo apparentemente disimpegnata. È il tempo delle ragazze che indossano les tailleurs de rigueure ma con capelli corti o raccolti in stile punk e con un doppio eyeliner.

I protagonisti indiscussi della collezione restano i bermuda simbolo di un’eleganza giovane che per questa season Chanel ha sostituito alla centralità della mini. Un segno di power dressing che sottintende un power of thinking; così come a suo tempo la stessa Gabrielle Chanel fu artefice del cambiamento nello stile e nell’eleganza della sua epoca, liberando la donna dall’oppressione del corsetto e dalla rigidità dal lungo per ogni momento della giornata.

Fanny Trivigno

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Sources:

https://www.vogue.com/fashion-shows/spring-2021-ready-to-wear/chanel

https://www.harpersbazaar.com/it/moda/tendenze/a34282467/chanel-primavera-estate-2021-parigi-fashion-week/

https://www.chanel.com/it/moda/news/2020/10/tribute-to-actresses-2021-show.html

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ARMANI: LA SFILATA AMMIRATA DAL PICCOLO SCHERMO

Dalle porte chiuse dello scorso inverno ad oggi, i cambiamenti osservati per le settimane della Moda in tutto il mondo sono state numerose. Nel mondo Fashion l’apparire ed il saper organizzare e tessere un rapporto speciale con il pubblico sono delle qualità fondamentali, il venir meno del contatto diretto rappresenta una limitazione totalizzante per chi concepisce la presentazione della moda come le storiche maison degli anni 50.

Senza nulla togliere al passato, se c’è qualcosa che il 2020 ci ha insegnato è senza dubbio la necessità e l’inevitabilità di una rivoluzione. Una di queste novità rivoluzionarie è rappresentato dal passaggio dalle sfilate in presenza alla diretta e in particolare dalla decisione, non condivisa da molti, dello streaming su piccolo schermo proposta per la collezione S/S 2021 di Giorgio Armani.

Puntando ancora una volta su qualità e sostenibilità, Re Giorgio propone diverse novità: la prima, il trasferimento di Armani Privé da Parigi a Milano; la seconda, la presentazione della nuova collezione Uomo-Donna S/S 2021 intitolata “Timeless Thoughts” in diretta streaming, lo scorso sabato 26 settembre. Sfilata trasmessa sul canale televisivo La7, oltre alla diretta sulle piattaforme social del brand e della Camera Nazionale della Moda Italiana.  Un modo per ammagliare, seduti comodi sul proprio divano: ecco che la Milano Fashion Week diventa everywhere, così come lo stile Armani che promette rigore ed eccentricità, semplicità ed eleganza dalle sue prime collezioni.

Essere esigenti nei dettagli

Quello che talvolta manca al lusso per diventare eleganza è la paura, per alcuni disarmante, di poter togliere al capo senza apportare nessun arricchimento nell’insieme. Che sia un abito da sera o una giacca da lavoro, lo stile Armani sa orientarsi senza rinunciare alla simmetria, al tailleur, al respiro “naturale” del modello. Su un set chiaro, pronto ad accogliere le proposte per il giorno, la collezione S/S 2021 si presenta con toni naturali: dal bianco al color porcellana e sabbia. Poi fumo di Londra, verde menta, basalto. Un cromatismo evolutivo sottolineato dagli accessori: tra i più attesi sicuramente è la presenza della borsa “La Prima” riproposta da poco, poi il via alle borse da viaggio: quasi a sottolineare la ripresa e la ripartenza.

ll mito della one night only

Che sia un evento irripetibile si sottolinea da sé. Un cortometraggio guidato dalla voce di Pierfrancesco Favino ripercorre le tappe del successo del brand Armani citando direttamente i pensieri dello stilista: le impressioni, il fiuto imprenditoriale, la modernità. “(..) la moda in tv ha avuto il suo momento di alta spettacolarizzazione negli anni ottanta, quando noi stilisti vi comparivamo spesso, dispensando consigli di ogni genere, ma non è mai stata utilizzata per raccontare una collezione nuova, che nemmeno gli addetti ai lavori hanno ancora visto (..)” affermazione di Giorgio Armani durante un’intervista per Il Corriere della Sera. Quindi, comenon sentirsi un può eccezionali e fortunati dopo una decisione così avanguardista. E per chi teme il rischio della democratizzazione della moda, la risposta è data: è ora di terminare con le etichette, se la moda è in atto essa va vissuta a trecentosessanta gradi, in maniera autentica.

Il privilegio di essere sé stessi

La giacca è un capo capace di diventare un simbolo per intere generazioni e di trasformare l’essere umano avvicinarlo a sé stesso: un uomo ingentilito, una donna pronta a conquistare il mondo. Essa è un elemento chiave anche per la collezione S/S 2021: che sia morbida o con le spalline rigide come buona parte degli anni 80, la giacca non perde il punto d’interesse presso il pubblico. Abbinata ai sandali gioiello bassi, come nella prima parte della sfilata o alle borse dai tagli essenziali di colori base, ad eccezione di un’unica proposta in rosa shocking, essa diventa un ricordo, un’aspettativa mai delusa e la prima testimone di un cambiamento.

In conclusione, del Fashion Show, un cambio di set abbraccia la notte e l’ultima modella “cambia direzione” per permettere alla telecamera di catturare il suo sguardo ed il suo outfit, che rappresenta un evergreen timeless che ci parli di ieri così come del domani.

Fanny Trivigno

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Sources:

https://www.corriere.it/moda/20_settembre_25/armani-la-prima-volta-sfilata-diretta-tv-la7-in-prima-serata-7e3de322-ff43-11ea-bab8-81c46a04ebd3.shtml;

https://www.gqitalia.it/moda/article/giorgio-armani-sfilata-diretta-tv;

https://www.vogue.it/sfilate/sfilata/giorgio-armani?refresh_ce=

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MAISON CELESTINO HA PRESENTATO LA COLLEZIONE FREUD P/E 2021

Il sole al tramonto, il vento tra gli ulivi scolari, il verde intenso di una natura madre di creazioni superbe legate inscindibilmente alla loro appartenenza.
Tutto questo ed altro ancora evoca l’emozionante rassegna degli abiti proposti da Maison Celestino con la Collezione Freud – P/E 2021, nella sfilata di presentazione svoltasi presso la storica e elegante Vaccheria Foti di Rossano, terra d’origine del brand, domenica 27 settembre.
La collezione si è distinta da subito per la delicatezza della palette cromatica che trova proprio nella natura la sua vera esaltazione, quasi a voler ridare ai nobili tessuti creati e lavorati dalla Maison la loro antica origine ed il loro dichiarato fine di sofisticatezza e semplicità stilistica.
Trenta capi di Altamoda che, nelle nuances dal bianco al lilla, dal verde all’ecrù, completano un quadro di rinnovata eleganza cromatica e di stile, in cui ancora una volta sono il tessuto e la sua laboriosa creazione ad essere i protagonisti indiscussi.
Un nutrito parterre di addetti ai lavori, giornalisti specializzati, fotografi e ospiti appartenenti al mondo delle istituzioni e della società civile, nel rigoroso rispetto delle vigenti limitazioni sanitarie, ha vissuto l’intensità creativa che sta dietro ad ogni creazione, quasi esclusivamente realizzata al telaio a mano tradizionale con scrupolosa confezione sartoriale rigorosamente Made in Italy.

La serata è stata condotta con eleganza e competenza dalla presentatrice Veronica Maya, che della Maison ha voluto indossare un prezioso capo da sera in pura seta. Numerosi i momenti di assoluta suggestione tra i quali il défilé dell’apprezzata modella testimonial del brand, Aline Marques, accompagnata da un meraviglioso cane bianco da passerella. Vibranti le parole della portavoce della Maison, Caterina Celestino, la quale, nel nascondere l’emozione, ha voluto salutare il pubblico presente e ringraziare tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione dell’evento, sottolineandone l’alta professionalità.
Il gran successo di pubblico e l’ottima riuscita dell’evento, sotto la direzione artistica di Giovanni Scura, hanno senz’altro premiato la scelta di Maison Celestino di condurre il defilé nel proprio contesto territoriale, combinando le esigenze legate alle limitazioni sanitarie con l’opportunità di veder sfilare i propri capi nella terra che del brand rappresenta luogo di tradizioni secolari e fonte ispiratrice. Ufficio stampa diretto da Maria Cristina Rigano, acconciature realizzate da Cat Italia by Pixel C3, trucco affidato dalla Academy di Antonio Riccardo e Nicola Acella.

Maria Christina Rigano

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Foto di Sandro Quarto:

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Il Premio Margutta, marchio registrato, da sempre simbolo di creatività e fecondità intellettiva, giunto alla sua XX edizione è ideato da Giovanni Morabito. Presidente Onorario del Premio Margutta è il regista Gabriele Salvatores.

La fashion designer Eleonora Altamore, alla quale nel 2011 era stato conferito il Premio Margutta, ha portato in passerella 20 abiti, dieci dei quali di una tra le sue più preziose collezioni: “Pearl Dreams”. Abiti di Alta Moda in voile, ricchi di pizzi, cristalli e perle. Tra essi figura il pregiatissimo abito e vero “fiore all’occhiello” della collezione adornato con 7 mila perle. Hanno sfilato su catwalk, inoltre, un mix di dieci capi haute couture estrapolati da diverse collezioni e in closing fashion show l’abito ispirato all’autunno.

Durante la serata sono stati consegnati vari premi tra cui, per la sezione intrattenimento/editoria a Dimensione Suono Roma; per la musica alla cantante Fiorella Mannoia, per il cinema all’attore Alessandro Preziosi e Marcello Fonte; per la sezione gruppo musicale ai Negrita; per l’arte al Prof. Emmanuele Emanuele; per il giornalismo a Sabrina Giannini. L’evento “ModArt” racconta di un confronto tra due filosofie, la Moda e l’Arte, condotto da Valeria Oppenheimer e dal vivo, il gruppo musicale Black Sheeps. Il “Premio Margutta 2020” è rappresentato da una scultura realizzata dall’artista Angela Pellicanò.

Maria Christina Rigano

Fonti:
Ufficio stampa Eleonora Altamore

Foto:
Gentile concessione dell’ufficio stampa di Eleonora Altamore, Gisella Peana.

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Il cambiamento dell’industria cosmetica nel post Coronavirus

Che il coronavirus abbia impattato inevitabilmente il nostro quotidiano ormai è un dato di fatto. Dalle misure di contenimento del contagio, al vero e proprio lockdown attuato a catena da tutti i paesi del mondo, è possibile affermare che una delle industrie più sensibili al cambiamento è stata sicuramente l’industria cosmetica.

Cosa cerca il cliente in un momento così delicato come questo?

Tra le risposte più quotate sicuramente si trova la ricerca di una maggiore sicurezza sia per quanto riguarda i prodotti da testare che per quanto riguarda l’applicazione, rigida ma necessaria, delle norme per il distanziamento sociale da rispettare in store. Insieme alle richieste relative alla sicurezza della persona, si prevede anche una richiesta legata all’ambito monetario ovvero una riduzione del capitale investito per l’ordinaria beauty routine.

McKinsey ha provato a spiegare come il Covid-19 abbia impattato il mondo della dermocosmesi attraverso l’individuazione di diverse fasi: l’emergenza, la specializzazione e l’adattamento.

Nella prima fase, quella legata all’emergenza, si è assistito allo scoppio inaspettato e celere del virus. Questa estrema velocità ha messo in luce, in breve tempo, che molti paesi non sarebbero stati in grado di far fronte alla mancanza di prodotti utili per evitare il contagio quali mascherine, guanti e gel igienizzanti per le mani. Quindi, passando alla fase di specializzazione, molte aziende in Italia hanno deciso di canalizzare la propria produzione riconvertendola a seconda della situazione eccezionale. In seguito, eliminata definitivamente la possibilità di un debellamento entro fine aprile, si è passati all’adattamento.

Visto, in sostanza, l’impatto decisamente più permanente del previsto del virus, l’industria cosmetica ha dovuto adattarsi al cambiamento delle abitudini del consumatore delineando quelli che potrebbero essere i nuovi beauty trend nel post Corona.

Inutile suggerire che il cambiamento è dato anche da una contrazione economica sostanziale. Basti pensare che le vendite cosmetiche a febbraio 2020 in Cina, primo paese che si è dovuto confrontare con l’emergenza, avevano già registrato un crollo dell’80% rispetto a febbraio 2019.

Nei mesi successivi la ripresa, tuttavia, aveva registrato dei picchi positivi delineando una situazione per la quale è possibile delineare alcuni brand più resilienti di altri generando, quello che in gergo è chiamato l’effetto lipstick.

Un effetto indiretto della pandemia, sempre secondo McKinsey, è la tendenza al protrarsi della contrazione economica da parte del consumatore per questo specifico settore. Insomma, i prodotti per la cura personale, i cosmetici ed il make up (soprattutto quello high-end) appare come un lusso “rinunciabile”.

Si prevede che i primi segnali positivi stabili si potranno vedere nel primo trimestre del 2022; segnali che dovrebbero riportare l’industria cosmetica, stimata per un netto di circa 500 miliardi di dollari l’anno, agli antichi splendori pre-corona.

Nei prossimi mesi si prevedono ancora cali compresi tra il 25% ed il 30% rispetto all’anno precedente, sempre che se il contagio rimarrà assopito.

Parte della perdita del settore è anche legata alla chiusura dei punti vendita durante le settimane di quarantena.

L’85% degli acquisti beauty avvengono, generalmente, ancora tramite lo store; un’abitudine suscettibile di cambiamento se relazionata al target individuato: i millennials acquistano solo per il 60% tramite store mentre un target a parte è quello del consumatore digitale che segue una rotta inversa, talvolta biforcata: o l’acquisto avviene online grazie alle informazioni raccolte sui canali social attraverso beauty influencers oppure l’acquisto è in store (più raramente) ma il riferimento è sempre dato in primis dal canale digitale.

L’incremento degli acquisti online, tuttavia, non ha superato il 20-30% anche in relazione ai grandi player del settore come Amazon e Sephora.

Cosa ci riserva quindi il futuro?

Considerando le norme per evitare il contagio, la pulizia e la massima igienizzazione, la mancata necessità di presenziare ad eventi pubblici e le modalità smart-working, i cali relativi al settore beauty sono facilmente spiegabili.

Per i profumi si prevede un -75% delle vendite (percentuale stimata per i brand più noti), per i rossetti, impossibili da usare sotto mascherina, il calo potrebbe essere il più significativo in assoluto.

E quando le labbra cautelativamente si coprono, i consumatori tendono piuttosto a puntare su prodotti di facile utilizzo per gli occhi e le unghie che, con chiusura di centri estetici e spa, sono il trend con un capitale di crescita maggiore stimato al di sopra del 200%.

Seguono l’acquisto del sapone per le mani aumentato a dismisura insieme ad un aumento dei prodotti detox almeno da maggio ad ora. Si è registrato anche un boom del DIY beauty, ossia dei prodotti fai da te per la cura della persona: sia che siano ingredienti di una maschera o le tinte per capelli in box oppure accessori per la manicure.

In conclusione, cosa cercano di provare questi nuovi trend?

L’industria cosmetica, variegata ed energica, cerca per l’immediato post-corona più che delle soluzioni, delle “mediazioni” con il consumatore: se da un lato si assiste alla crescita dell’acquisto tramite piattaforma online, è senza dubbio necessario anche il potenziamento di una customer experience che sia capace di rappresentare, ed in certi casi di superare, l’esperienza nello store fisico.

Secondo uno studio Mintel riportato da Ansa, si evince la tendenza, in contrasto rispetto agli anni passati, all’acquisto di prodotti beauty contenenti ingredienti artificiali perché considerati più sicuri rispetto ad a prodotti con ingredienti naturali coltivati in questo periodo. Inoltre, ci sarà molta più attenzione per la data di scadenza dei prodotti ed attenzione anche ai prodotti a base acqua che, potrebbero contenere liquidi più facilmente “contaminabili”.

Per quanto riguarda il packaging, la rivoluzione verte verso contenitori e formule touchless come polveri e spray.

Fanny Trivigno

Fonti

https://www.insidemarketing.it/trend-beauty-post-coronavirus-quali-saranno/

Fonte: McKinsey & Company: the global beauty-industry market; Global consumers net intend to spend; Monthly beauty-product sales compared with 2019; Shopping habit by age group; Do-iy-yourself and self-care beauty products

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Valentino 2021, from Vogue.com Courtesy of Valentino;
Dior Cruise 2021 PH by Domenique Maitre/WWD;
Armani Store “la Prima”, Author: Dan Bot, Copyright: Dan Bot

Come l’Alta Moda si reinventa e riparte

Valentino a Roma,
Giorgio Armani a Milano,
Dior di Maria Grazia Chiuri a Lecce

Poco tempo fa, proprio in piena pandemia, Giorgio Armani scriveva una lettera che per prima faceva luce sulle attuali criticità del sistema moda, promuovendo delle soluzioni non solo più sostenibili in termini di materiali e processi produttivi ma anche in termini di ritmi folli e priorità sottovalutate.

Insomma, tutto preannunciava una season diversa dalle altre per la moda italiana sicuramente già altamente “rivoluzionata” dal problema Covid-19.

“(..) è tempo di togliere il superfluo e ridefinire i tempi” la frase- simbolo che ha colto la risposta non solo di re Giorgio alla crisi portata nel mondo della moda dalla pandemia, ma di tutti gli attori del mondo fashion. Questa analisi approfondita, che porta con sé soluzioni a problemi tutt’altro che nuovi, è stata al centro della ridefinizione del calendario donna, uomo e alta moda del gruppo Armani.

Il calendario Armani vedrà sicuramente sfilate Giorgio Armani ed Emporio Armani a settembre a Milano (collezioni uomo e donna) secondo modalità, che ci auguriamo, siano meno digitali rispetto alle season estive dei competitors. Altra storia invece sarà per Armani Privé che sfilerà a gennaio 2021 nella sede di palazzo Orsini in via Borgonuovo a Milano. Ma quali sono le caratteristiche di questa collezione? La non stagionalità.

Con questa premessa, Re Giorgio ed il suo staff propongono dei capi facilmente adattabili che “scivolino” sui corpi accarezzandoli al di là dell’estate o dell’inverno. Ma giugno 2020, come si è potuto vedere, è stato attivo il servizio “sartoria” per i buyers: presentazioni di abiti su appuntamento, come avviene in tempi ordinari, per i clienti più affezionati con un ampio repertorio di modelli anche da precedenti collezioni, correlati di samples tessili.

Oltre al mito immateriale si parlerà, nei prossimi mesi, anche del ritorno di un mito “materiale”: dal prossimo dicembre assisteremo al ritorno de “La Prima” con sei differenti tipi di modelli dell’iconica borsa lanciata dallo stilista italiano nel 1995.  Prima borsa realizzata dallo stilista, essa porta con sé un’idea androgina che va oltre l’oggetto per affermarsi nello stile: un equilibrio tra maschile e femminile, funzionalità ed eleganza come ha affermato lo stesso Armani.

Un’atmosfera onirica è senza dubbio quella realizzata nella sfilata primavera estate di Maria Grazia Chiuri per Dior. La sfilata Cruise 2021 per Dior è stata presenta in Puglia, precisamente a Lecce, terra d’origine del padre della Chiuri. Un evento tutt’altro che usuale sin dall’inizio quando si parlava di diretta streaming dell’evento su tutti i canali social con l’inserzione di diverse performances ad inizio serata. Tuttavia, il destino ci ha messo lo zampino. E come tutte le storie che si rispettano, momenti magici inclusi, l’evento che Dior ha realizzato, è stato un omaggio intimo e delicato alle tradizioni della regione italiana. La decisione di sfilare in Puglia, come ha sostenuto la stessa Chiuri, è stata presa già l’anno scorso; ma forse è stata l’eccezionalità del caso e della situazione attuale, ad immortalare Dior Cruise 2021 nei catwalks più iconici della maison. Ecco che Lecce si trasforma mettendo in luce la propria artigianalità in relazione al nuovo in termini di tessuti ed innovazione ma anche in termini più nostalgici legati al passato, all’idea di famiglia e di fanciullezza.

L’ispirazione della Chiuri non si ferma al luogo e al ricordo personale ma bensì si espande andandosi a concretizzare nello scritto “Sud e Magica” dell’antropologo Ernesto De Martino. Il libro parla di un viaggio intrapreso nel sud Italia nell’immediato secondo dopo guerra: in questo clima segnato dalla guerra e dall’inevitabile povertà, l’autore si sofferma, con uno sguardo curioso, sulla musica e le danze (in particolare la pizzica tarantata) trovando nella tradizione, la speranza per continuare a credere nel futuro. Ecco giustificato il mood/motto “Armando e cantando” che si può notare fuori Le Costantine, un laboratorio tessile e centro di formazione in Puglia, essenziale per la realizzazione degli abiti Cruise. Un inno alla vita e alla gioia, così spensierata, così giocosa. Grazie al lavoro di Le Costantine, che si occupa anche del reperimento dei tessuti da lavorare della zona, ecco riaffiorare nella realizzazione dei capi, la tessitura su telaio che, come sostiene la stessa Chiuri “(..) è importante celebrare questo tipo di lavoro, soprattutto perché c’è questa idea, non solo in Italia, ma nel mondo, che questi lavori vengano fatti normalmente dalle donne come lavoro domestico, più che come lavoro creativo”.

Grazie anche ad un altro sistema tradizionale, quello del tombolo, è stato possibile creare delle rose ricamate per portare avanti la tradizione di un vestito Miss Dior, primo abito ricamato a fiori creato nel 1949 dallo stilista francese.

La performance in sé contiene elementi di reinterpretazione della musica pugliese creando una collaborazione, autentica ed inaspettata, tra Paolo Buonvino (The Medici- la serie, soundtrack) e la fondazione “la Notte della Taranta”. A seguire l’esibizione dell’Orchestra Roma Sinfonietta, inoltre per la coreografia è stato presente il ballerino Sharon Eyal che già precedentemente aveva collaborato con la maison. Un lavoro sull’autenticità non solo nella produzione ma anche per quanto riguarda il team work: ogni mezzo è stato impiegato per facilitare la lavorazione a distanza, appena scattato il lock down; non sono mancati i momenti di incertezza per le sorti della sfilata ma, aspettando tempi migliori in cui il pubblico non mancherà, resta il sogno di una notta magica da condividere con la comunità in streaming. Tra celebrazione della tradizione e sguardo (fiducioso) al futuro.

A Roma invece, Valentino sceglie l’esperienza digitale lanciando un forte segnale di ripartenza. Che il digitale sarebbe stato protagonista, era stato preannunciato a fine giugno insieme alla collaborazione con il regista Nick Knight. Durante la PFW, la maison italiana aveva nutrito la curiosità della fashion community pubblicando un teaser dell’evento-Couture: una rinascita attraverso il movimento di luci e colori su sottofondo musicale. Una Couture “viva” come ha commentato lo stesso Piccioli, direttore artistico della maison, nel giorno di lancio.

 Dal 21 luglio, Valentino ha inaugurato il lancio di una serie di storie tramite l’account ufficiale Instagram. I protagonisti?

Dallo stesso Piccioli, alla supermodella Mariacarla Boscono al regista Nick Knight.

Poi lo show vero e proprio, sulle note di FKA Twigs con immagini girate negli studi di Cinecittà a Roma: su stile cinematico firmato Knight, si scoprono una serie di abiti Valentino decorati con piume e metri di rouches. Tutti modelli bianchi (per essere ancora più distinguibili dallo sfondo dark) diventano il simbolo dell’apertura e della possibilità; un’immagine sostenuta dalla proiezione, direttamente sull’abito, dello sboccare di fiori. A seguito un piccolo stacco segnato dal buio e poi una veloce ripresa con l’accensione di luci nello stesso studio in cui ora le modelle Mariacarla e Adut Aktech storiche muse di Piccioli, posano su piedistalli altissimi che le donano un’immagine innaturalmente sopraelevata quasi proponendole come figure angeliche.

Tema centrale, ancora una volta, è la rinascita anche per Valentino soprattutto dopo un’esperienza negativa durante quest’anno a causa dell’avvento del Covid-19.

“Siamo stanchi di diventare giovani seri,
o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare
qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.
Non vogliamo essere subito già così sicuri.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.”

Così Pierpaolo Piccioli conclude la sua fashion season citando Pier Paolo Pasolini da Lettere Luterane, autore a cui il designer si sente particolarmente vicino:

Fanny Trivigno

Fonti

https://www.google.it/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2020/05/06/giorgio-armani-annuncia-il-nuovo-calendario-delle-sue-sfilate-post-coronavirus-dal-2021-spazio-a-collezioni-senza-stagionalita/5793426/amp/;

https://www.iodonna.it/moda/news/2019/09/21/giorgio-armani-sfilata-primavera-estate-2020/,

https://www.vogue.it/moda/article/maria-grazia-chiuri-dior-cruise-2021-lecce-intervista;

https://www.google.it/amp/s/www.iodonna.it/moda/news/2020/07/22/valentino-roma-haute-couture-sfilata-autunno-inverno-2020-2021/amp/

#LUXURYMOMENTS: LUXURYJUICE

Pubblicato il
PH. Peter Lindbergh per Emporio Armani, 1993

Milano Fashion Week 2020

Un’edizione all’insegna di una fashion community commemorativa più inclusiva e più green

Quello che Milano promette, Milano mantiene.

La MFW di quest’anno è stata pensata e rielaborata dopo l’ondata del Covid-19 prima in Cina e poi nel resto del mondo. Ma oltre ad una stagione “peculiare”, essa si presenta come un’edizione colma di commemorazioni e collaborazioni, sempre ricordando lo sguardo al futuro del settore moda.

Dal tributo di Giorgio Armani per Peter Lindbergh, al cinquantesimo anniversario di Sportmax alle nuove collaborazioni Moncler per terminare con una nuova sfida alla sostenibilità per Vogue Italia.

In risposta al Covid-19, l’ente gestore della MFW, la Camera Nazionale della Moda Italiana ha proposto un’iniziativa intitolata “Cina, siamo con voi” che come dichiarato dal presidente Carlo Capasa ha come scopo: “sottolineare l’importanza di informare e lavorare insieme globalmente per contenere l’epidemia, ma soprattutto per trasformare l’allarme mondiale in un’onda di solidarietà che abbatterà le barriere”.

Tra i nomi più attesi in questa stagione sicuramente ricordiamo Versace pronta a stupire dopo l’apparizione di JLo in abito Jungle della scorsa edizione, Daniel Lee vincitore di ben quattro fashion awards, Bottega Veneta alla sua terza sfilata donna.

Dal designer uscente di Bottega Veneta, Walter Chiapponi, invece, ci viene presentata una preziosa collaborazione con Thomas Maier per Tod’s, marchio di cui Chiapponi è diventato direttore artistico nell’ottobre 2019. Intanto, altri vincitori sono partecipi della MFW: è il caso della vincitrice dell’ANDAM 2019, Christelle Kocher di Koché nonché prima guest designer per Pucci del gruppo LVMH rompendo così la tradizione, ormai consolidata da un paio di seasons, che vedeva un team interno a disegnare le collezioni.

Sempre per quanto riguarda il topic della “promozione della fashion community”, Moncler ha deciso di dare spazio alla terza edizione del suo Genius Project che vede diversi designers competere nell’interpretazione originale di una capsule collection capace di inglobare il DNA del brand e al contempo rielaborarlo in chiave contemporanea ed autentica.

Dallo scorso anno arrivano inoltre diverse conferme, come JW Anderson, Rimowa (gruppo LVMH) e la nuovissima start-up danese Mate.bike.

Lo spirito collaborativo tra i brand ha raggiunto il massimo nel primo weekend quando i guest designers di Valextra, Sunnei, La DougleJ, Massimo Alba ed Arthur Arbesser hanno svelato le loro collezioni di pelletteria di lusso.

Per quanto riguarda i talenti emergenti ed in particolare i brand emergenti che si concentrano su una produzione totalmente artigianale, è stato possibile aprire al pubblico il Fashion Hub Market in via Turati. Ci sarà, per la seconda volta, uno spazio dedicato alla produzione artigianale africana in cui sarà possibile ammirare i lavori di Thebe Magugu vincitore del LVMH prize ed i lavori di Rosario Dawson ed Abrima Erwiah per il brand Studio 189.

Un altro progetto di rilievo, Vogue Yoox Challenge- the Future of Responsible Fashion, è stato inaugurato in questa stagione. Il piano vedrà diversi designers cimentarsi per un intero anno nella realizzazione di progetti fashion più sostenibili. A settembre saranno selezionati 10 finalisti mentre il vincitore sarà annunciato solo nel febbraio 2021. La vincita ammonta a 50.000 euro: una buona cifra d’inizio per offrire un supporto ai nuovi talenti desiderosi di promuovere creazioni sempre più green.

Durante questa nuova MFW si è parlato anche molto di commemorazioni per quelle maison che hanno raggiunto traguardi importanti: è il caso dei 50 anni di Sportmax, dei 20 di Ermanno Scervino e dei 10 di No21. Inoltre, saranno i primi cinque anni per Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, dalla sua prima collezione per la maison.

In coincidenza con la settimana dell’alta Moda, Giorgio Armani ha voluto offrire il suo tributo all’amico e collaboratore Peter Lindbergh scomparso nel 2019 con una mostra intitolata “Heimat: a Sense of Belonging”; la selezione fotografica curata personalmente da Armani è un viaggio di oltre quattro decenni nella fotografia di Lindbergh.

In conclusione, sembra che Milano abbia investito su sé stessa: mostre imperdibili, artigianato d’eccellenza e come sempre, grandi nomi. Lo sguardo verso l’arte diventa un appuntamento fisso nella capitale europea della Moda grazie anche al contributo di della Fashion Exposition: pezzi di archivio di Margiela, Westwood, Armani e Dior saranno presenti al Museo Poldi Pezzoli a cura di Maria Luisa Frisa, inoltre a Palazzo Reale in collaborazione con il Guggenheim saranno esposte alcune opere di van Gogh e Picasso mentre il Museo Diocesano in collaborazione con i Musei Vaticani esporrà Matisse e Chagall.

Fanny Trivigno

Fonti

https://www.vogue.it/moda/article/milan-fashion-week-2020-sfilate-eventi-novita

https://www.vogue.it/moda/article/milano-fashion-week-2020-tutti-backstage-sfilate

https://www.vogue.it/moda/article/milan-fashion-week-tutte-le-novita

https://www.lofficielitalia.com/fashion-week/peter-lindbergh-il-visionario-che-ha-rivoluzionato-la-fotografia-di-moda