Iniziamo questa settimana a suon di musica!
Oggi voglio trasportarvi indietro nel tempo: ci troviamo nella metà del XIX secolo tra i quartieri pittoreschi di Lisbona, in particolare, nella zona dell’Alfama, che ancora ora custodisce l’anima tradizionale della capitale lusitana. In una cornice composta da quartieri popolari, panni stesi all’aria ad asciugare, vicoli stretti e piazze in cui si mescolano gli odori acri dei merluzzi appena pescati, nasce la struggente musica tradizionale di Lisbona: il Fado portoghese, un genere musicale figlio di frange popolari ai margini della società, capaci di esprimere, con l’energia di una chitarra, sentimenti misti a rabbia e amarezza per le sfortune e per le disuguaglianze sociali.
Le tematiche sono molteplici: la cronaca della vita di strada, i conflitti sociali, le sofferenze e l’amore passionale. Viene considerato da molti come canto di depravati, di criminali lamentosi della propria miseria, come una mera celebrazione del cattivo gusto, ma il fado è destinato a rivoluzionarsi e a creare delle vere e proprie muse come Amalia Rodrigues o Maria Severa.
Da canto di marinai e prostitute passa a conquistare i salottini borghesi e aristocratici.
L’immagine del fado, difatti, viene totalmente rivalutata per merito della grande artista Amalia Rodrigues, la quale diviene un vero e proprio mito all’interno dello scenario artistico europeo. Una donna che, con la forza della sua voce, riesce ad incantare milioni di spettatori del panorama europeo contribuendo ad avvicinarli alla tradizione musicale lusitana.
Nata e cresciuta in una povera famiglia di immigrati così tanto numerosa da non ricordare neanche la data di nascita della piccola Amalia, inizia presto a lavorare come ricamatrice, anche se il destino ha ben altro in serbo per lei.
Vista la brutta reputazione associata alle donne che cantavano il genere, la famiglia non accetta la sua passione, ma la sua grande forza e la sua immensa determinazione sono più forti e, quindi, decide di ribellarsi al volere dei suoi cari per seguire la sua passione: è decisa a dar voce ai suoi sentimenti e al suo cuore; rimarrà impresso nella storia il suo timbro graffiato e lacerato dalla ferita della malattia del vivere.
La malinconia, la sofferenza e la disuguaglianze sociali sono i perni centrali della sua poesia. Protagonista di un trionfo internazionale che la conduce sui più importanti palcoscenici del mondo, è ammirevole come Amalia canti non solo in portoghese, ma anche in italiano, in particolare modo con il dialetto napoletano e siciliano. La sua svolta avviene per merito di un noto produttore che le consiglia di ampliare il suo repertorio rielaborando noti testi poetici portoghesi.
Amalia muore il 6 ottobre 1999 a Lisbona, città che tanto l’ha ispirata e che tanto lei ha amato.
Vi lascio qualche strofa di un suo brano intitolato Fado da saudade, perfetto, a mio avviso, per capire al 100% ciò di cui vi ho raccontato nelle precedenti righe.
Eu canto o fado pra mim
Abre-me as portas que dão
Do coração cá pra fora
E a minha dor sem ter fim
Que está naquela prisão
Sai da prisão, vai-se embora
Ai, minha dor
Sem o amargo do teu pranto
Não cantava como canto
No meu canto amargurado
Ai, meu amor
Que és agora que eu sofro e choro?
Afinal, agora que adoro
É por ti que eu canto fado!
Greta Accardi