Tutta un’altra storia

Conoscere il proprio nome può sembrare scontato, ma quando senti la testa leggera, anzi leggerissima, mancano parole per spiegarsi. Sinonimia di vacuità, che vorresti colmare pur non sapendo dove partire. Alcuni istanti e poi riapro gli occhi per guardare la targhetta. Ancora. Mi rendo conto, mio malgrado, che la vista non era così flebile come credevo. Ora sto bene. E continuo a chiedermi come faccia a leggere, a pensare. Se scuoto il capo, né un emisfero né l’altro pesa…mi sostiene un perfetto equilibrio.



Rimango in piedi parecchio tempo a fissare il vuoto. Per disattenzione, rischio di inciampare nella tuta, forse troppo abbondante per me. E a fare attrito con il liscissimo pavimento, il sudore rimasto impresso e impastato al misterioso liquido giallo, che decido di ignorare.

All’improvviso ecco un tipo sulla trentina. Un giovane uomo dai capelli corvini la cui altezza viene esaltata dalla capigliatura lucida, rasente le spalle. 1 metro e 75 di ragazzo, tutto occhi. Anche lui sfiora la guancia con il dorso della mano. E mentre questo riporta il braccio in prossimità della gamba, quindi alla sua posizione naturale, lasciando al viso una sensazione carezzevole, pronuncio a fior di labbra “ARON”. Mi basta questo per sapere come sono fatto. Almeno fisicamente. Un trentenne fenotipicamente graziato, stupito di vedersi riflesso in quello sguardo ceruleo, nello specchio di un bagno. L’iride fa rilucere le mille striature acquamarina e la pupilla segue a ritmo finché non arriva a dilatazione massima.

Esco dal bagno – uno dei tanti – di Mercuria, l’astronave di lusso su cui sono a bordo. Si chiama così, c’è scritto in alto a sinistra, su un cartello che pende dal balconcino del primo piano. La prima scritta, in caratteri cubitali, riporta il titolo del cartello cui seguono altre, in minuscolo. Le scorro tutte:

Benvenuti a bordo di:

MERCURIA

  • Hall
  • Primo piano
  • Bar Moonlight
  • Ristorante Solar flare
  • Secondo piano
  • Bar Marsquake
  • Ristorante Cosmos
  • Terzo piano
  • Ponte con vista
  • Toilets

…finché l’occhio non cade su una in particolare, semi-sbiadita, Archivio digitale. In caratteri quasi invisibili compare la specifica annessa: nomenclature.Sinceramente non capisco come mai figuri lì e la cosa non fa altro che alimentare il fuoco della mia curiosità. Una scarica d’adrenalina mi pervade da capo a piedi, accantonando momentaneamente l’immagine del volto dapprima svelato. L’istinto decide di seguire le indicazioni al posto mio. Devo muovermi e in fretta.

(…continua)

Aurora Molisso