E all’improvviso…Papì!
Due mesi fa, presso il Nuovo Teatro San Paolo, ho avuto l’onore e il piacere di prendere parte ad uno spettacolo teatrale che ci riporta ad una tematica ad oggi ampiamente discussa, vale a dire quello della famiglia numerosa/allargata.
Si tratta di “Papì”, Trattato famigliare, ambientato ai giorni nostri, che ci fa riflettere sulle diverse sfaccettature del nostro essere e su emozioni/ stati d’animo, quali l’amore, il rancore, il perdono, lo sgomento, la frustrazione, il ricongiungimento familiare, facendoci acquisire maggiore consapevolezza di alcuni lati di noi stessi che talvolta per ragioni varie non mostriamo agli altri.
L’obiettivo è quello di raccontare il peso delle scelte che facciamo e le conseguenze a cui queste portano. In questo caso, il peso delle scelte di Papì e le conseguenze che quest’ultime hanno portato con sé.
Papì (così chiamato dalla figlia più piccola, Lara), Mario Martucci, è un padre anziano che durante il suo percorso ha deciso di intrattenere diverse relazioni sentimentali, da ognuna delle quali è nato un figlio; per la precisione, sette figlie da sette donne diverse. Ognuna di queste sorelle non ha idea dell’esistenza delle altre sei, per cui per anni tutte loro vivono la propria vita in totale indipendenza familiare, fin quando un giorno una notizia cambia radicalmente l’esistenza di tutte loro. Vale a dire che vengono a sapere che il loro padre è vivo ancora per poco e che proprio per questo desidera conoscerle, perciò decide di riunirle tutte presso la sua dimora. Ognuna di loro era a conoscenza di una verità riguardo dove si trovasse il padre: il mio personaggio, Nicoletta, sapeva si trovasse in Messico per lavoro, Carmela in Marocco, Nadia in Canada…
Ognuna di noi sorelle reagisce diversamente alla notizia dell’incontro con Papì e alcune di noi decidono di incontrarsi prima di incontrare lui per orientarci su chi siamo, come ci sentiamo rispetto a questa circostanza delicata e come intendiamo procedere nei confronti di nostro padre.
Nicoletta è arrabbiata nera con lui, e glielo dimostra chiaramente una volta chiamata ad uno scambio comunicativo col padre; Carmela e Roberta decidono di orientarsi verso un approccio tranquillo e rispettoso; Nadia fa molta fatica a mantenere la calma nei confronti di suo padre e, come Nicoletta, gli mostra tutta la frustrazione che ha conservato nel tempo.
La pièce ha un finale positivo, siccome noi figlie decidiamo di unirci calorosamente attorno a nostro padre che ci ringrazia per essere lì.
Immergersi nelle tematiche riportate in questo progetto per me non è stato difficile, siccome di natura mi immedesimo nell’altro e anch’io faccio parte di una famiglia allargata e ogni giorno ci faccio i conti. Nicoletta cova rabbia e indignazione nei confronti di un padre mancato e lo dichiara apertamente. Per me, Fulvia, non è stato così semplice all’inizio abbracciare questa rabbia calda e portarla agli altri, ma col tempo è riuscita ad entrarmi dentro e a stabilizzarsi per far sì che io potessi familiarizzarci e stabilire un approccio quanto più concreto e realistico per portarla al pubblico.
Fulvia Caporale