Wings of Desire (Il cielo sopra Berlino)
Trama
Nel cielo grigio sopra Berlino, nelle sue vie e nei suoi edifici si aggirano innumerevoli angeli non visibili agli adulti ma individuati dai bambini. Essi possono sentire i pensieri di ognuno e cercare, mettendosi loro accanto, di lenire i dolori dei più sofferenti. Due di loro, Damiel e Cassiel, si ritrovano periodicamente per raccontarsi le reciproche esperienze.
Damiel è quello a cui pesa maggiormente la propria condizione: vorrebbe poter diventare uomo per percepire il senso della materia e della quotidianità. Grazie a una trapezista e a un attore riuscirà a prendere una decisione fondamentale.
Receustione
La dicotomia su cui si pone questo film è chiara: la leggerezza, l’invisibilità degli angeli e la invece pesantezza umana. Gli angeli sperano e vogliono, anche se parlano e discutono su ciò che è eterno, la carnalità umana. Le riprese così come i monologhi parlano di chi ha vissuto quello che è accaduto qualche anno prima in questa Berlino: la seconda guerra mondiale. Così come i monumenti presentano ancora i segni del tempo e delle bombe, anche gli angeli parlano ancora delle tragedie successe, non riescono a dimenticare. Berlino in questo è la città ideale dove ambientare il film perché permette di vedere non solo gli esiti di questa guerra ma anche di parlare di quello che avviene dopo: il Muro. Wenders crea un documento fotografico prima di quello che accadrà nel 1989 e cioè il crollo del muro e gli spazi che lì intorno erano deserti diventeranno un inno alla modernità: il nuovo centro Sony.
Il regista vuole rendere anche omaggio ad ogni creatura umana che essa sia un bambino, gli unici che nella loro purezza, nel loro guardare nel cielo vedono gli angeli, o i superstiti della guerra, stroncati da ricordi che li perseguitano.
L’angelo protagonista vuole sentire, non vuole l’apatia del sapere ogni cosa, vuole provare e sentire le emozioni come gli esseri umani. Vuole trovare l’amore, quel sentimento che sa di provare per la trapezista Marion ma che la sua immortalità e il suo essere invisibile non gli permette di sperimentare. Damiel, il nostro angelo, riuscirà a portare il colore nella vita della giovane trapezista che oramai non vedeva via d’uscita.
Questo è sicuramente un film degno del premio alla miglior regia del Festival di Cannes. E’ un film che possiamo definire come un atto d’amore sia verso il cinema che verso l’uomo. Consiglio vivamente la visione, anche se subito dopo dovrete prendervi 10 giorni per meditarci su e capirne il vero significato.
Alla prossima receustione,
Marta Golotta