Guardare i ravanelli da sotto
Buon venerdì, lettrici e lettori di UNINTBlog!
Molto è stato scritto, ad ogni latitudine, sul tema della morte. Le immagini con cui poeti e scrittori di ogni tempo hanno tentato di descriverla, in prosa e in poesia, testimoniano la volontà e lo sforzo dell’uomo di inquadrarla e darle un senso, talvolta esorcizzarla, sottraendola alla condizione di tabù a cui la cultura moderna sembra averla relegata.
E non di rado le lingue hanno elaborato proverbi, frasi ed espressioni idiomatiche per rappresentare l’esperienza della morte con fantasia. Anche il tedesco, che con l’espressione die Radieschen von unten ansehen – in italiano guardare i ravanelli da sotto – indica la condizione dell’essere morto. Perché? Come spesso avviene nel caso degli idiomatismi di lingua tedesca, la spiegazione è di natura logica: il ravanello è una pianta erbacea coltivata per la sua radice, che cresce nella terra; per guardare i ravanelli dal basso, quindi, bisogna trovarsi sotto terra, condizione che riguarda per l’appunto chi non è più in vita.
È indubbio che l’inumazione, il seppellimento della salma in una fossa scavata nella terra, non sia l’unica modalità di sepoltura e il defunto, per definizione, non goda di capacità visive, ma si tratta naturalmente di una licenza da poter concedere per fini espressivi. Quanto ai ravanelli, le ricerche suggeriscono che la forma originaria di questa espressione parlasse di generiche radici, poi diventate ravanelli per rielaborazioni letterarie.
Quel che è certo è che da sempre l’uomo, attraverso dialetti e lingue nazionali, elabora soluzioni creative per designare la morte senza nominarla espressamente, per quel legittimo timore universale verso un’esperienza ineluttabile così misteriosa e definitiva.
Giulia Coladangelo